|dei libri del mese n\ cedoc-cv La scuola della sottomissione di Fiero Cresto-Dina OTTOBRE 1997 joachim kòhler, Friedrich Nietzsche e Cosima Wagner, Pratiche, Parma 1997, ed. orig. 1996, trad. dal tedesco di Stella Boschetti, pp. 188, Lit 26.600. Diciamolo subito: il limite intrinseco di certe operazioni biografiche consiste nella loro incapacità di mettere a fuoco in modo sufficientemente unitario la serie delle esperienze che caratterizzano un determinato itinerario intellettuale o artistico. Se tali esperienze vengono sistematicamente interpretate come espressione di conflitti di natura psicologica o come semplici reazioni ai condizionamenti del mondo esterno, ciò che viene smarrito è il rapporto che esse intrattengono con quella riflessione che si dipana in una più vasta prospettiva storica e che rientra tra i presupposti essenziali nel cammino di ogni pensatore. Così, sembra davvero riduttivo interpretare la graduale acquisizione da parte di Nietzsche di un punto di vista autonomo - dopo la giovanile condivisione del progetto estetico wagneriano - solo come risentita replica a quell'ocra mortale che il filosofo aveva individuato nelle insinuazioni di Wagner circa la sua presunta pederastia. Se in Umano, troppo umano - il libro del distacco - non mancano riferimenti più o meno espliciti a elementi dell'esperienza vissuta, non per questo possono essere fraintese le linee portanti di un'opera che impone piuttosto una riconsiderazio-ne complessiva della storia della metafisica e della morale occidentali. Posto quindi che si sia consapevoli delle caratteristiche di un genere di scrittura che lo humour di Woody Alien ha immortalato nella celebre nota sulle liste del bucato del Metterling ("L'avversione del Metterling per l'amido è tipica del periodo e, quando il suddetto pacco di biancheria gli tornò indietro troppo irrigidito, egli piombò in una cupa depressione"), non dovrebbe essere troppo difficile cogliere anche gli aspetti positivi del libro di Joachim Kòhler. Essi consistono principalmente nella revisione delle interpretazioni tradizionali relative al complesso rapporto tra Nietzsche e Wagner, sia di quelle dominanti nella letteratura nietzscheana, la quale ha sempre attribuito al filosofo "il ruolo del genio paritario a Wagner, che avrebbe vissuto con il Maestro le fasi di un incontro epocale", sia di quelle accreditate dalla letteratura di parte wagneriana, a sua volta assai zelante nel sottolineare il "subdolo" tradimento operato ai danni del compositore da parte di colui che avrebbe potuto diventarne l'alfiere più fidato. In entrambi i casi si è persa, secondo Kòhler, l'immagine del discepolo plagiato e manipolato, del sostenitore entusiasta utilizzato in un primo tempo quale strumento di propaganda e di diffusione del verbo wagneriano, ma poi violentemente respinto al sorgere dei primi sintomi del dissenso. Non è stata insomma sufficientemente messa in luce quella vera e propria "scuola della sottomissione" (DieSchule der Un-terwerfung suona il sottotitolo originale del volume, inspiegabilmente soppresso nella versione italiana) alla quale in misura assai maggiore e in modo tanto più incondizionato rispetto a Nietzsche si sottopose la stessa Cosima, con la sua vigile custodia del patrimonio artistico del marito, sopravvissuta nelle forme più discutibili dell'ideologia ufficiale di Bay-reuth. Nell'analisi di questi rapporti la considerazione psicologica incon- N.9, PAG. 21 tra nella mitologia un sostegno diretto. Il rapporto di Nietzsche e di Cosima con il dominatore Wagner viene letto alla luce del mito relativo all'impresa di Teseo nel labirinto di Cnosso e all'incontro di Dioniso e Arianna sull'isola di Nasso, secondo un quadro di corrispondenze che alcuni tardi frammenti di Nietzsche sembrano effettivamente suggerire. Un elemento peculiare di questo isolamento può essere considerato l'accanito antisemitismo della famiglia Wagner, che l'autore colloca tra i motivi della rottura con Nietzsche, soprattutto a causa dell'amicizia di quest'ultimo con D'israelita" Paul Rèe. Se risulta abbastanza problematico sostenere, come fa Kòhler, che in alcune espressioni polemiche che Nietzsche aveva coniato nella fase del suo apostolato wagneriano (quali "uomo socratico" o "filisteo della cultura") si nascondesse un'allusione all'ebraismo tale da far pensare a un'iniziale piena accettazione dell'ideologia antisemita professata a Tribschen, più plausibile appare invece la tesi secondo la quale il suo posteriore rifiuto delle posizioni antiebraiche sarebbe da ricondurre almeno in parte alla volontà di sottolineare da ogni punto di vista l'avvenuta presa di distanza nei confronti dell'alleato di un tempo. Proprio una tale questione è destinata tuttavia a palesare i limiti di un'indagine basata sul materiale biografico, dal momento che solo da una sistematica ricognizione testuale ci si potrebbe aspettare qualche chiarimento essenziale. Si tratta, come è facile intuire, di una materia molto complessa, della quale occorre acquisire piena consapevolezza soprattutto se, rifiutando gli aspetti più deteriori e regressivi dell'ideologia wagneriana, si intende tuttavia continuare a frequentare il repertorio mitologico e musicale che Wagner ha messo a disposizione della modernità, senza rassegnarsi all'isolamento artificioso di un livello "neutro" della fruizione che si vorrebbe innaturalmente depurato di ogni implicazione extrartistica. Ma il vantaggio della nostra posizione odierna risiede almeno nella possibilità di capire senza doverci necessariamente schierare, laddove per la critica nietzscheana proprio l'esigenza di una presa di posizione si era manifestata come l'imperativo più urgente. NOVITÀ' rz \ R. DeSalle, D.Lindley Come costruire un dinosauro La scienza di Jurassic Park e del Mondo perduto Ernst Peter Fischer Aristotele, Einstein e gli altri I grandi scienziati tra pensiero e vita quotidiana Robert Simon I buoni lo sognano, i cattivi lo fanno Psicopatici, stupratori, serial killer Sergio Capranico Role playing Manuale a uso di formatori e insegnanti Gilles Deleuze Differenza e ripetizione Un classico del pensiero contemporaneo, da molti anni introvabile Maurizio Ferraris Estetica razionale Una storia dell'estetica e, insieme, un modo nuovo di interpretare il mondo Gaetano Benedetti La psicoterapia come sfida esistenziale Il volume più recente di Gaetano Benedetti sul trattamento delle psicosi schede Carlo Migliaccio, Invito all'ascolto di Claude Debussy. Mursia, Milano 1997, pp. 294, Lit 17.000. Divisa fra languidezza e ironia, protetta da uno sguardo malinconico e poco trasparente, la personalità di Debussy traspare in quest'agile monografia nei suoi tratti essenziali, affiancata dall'Inquadramento integrale dell'opera. L'autore conduce il discorso con mano leggera e pregevole eleganza descrittiva, ricavandone un'immagine ricca di sfumature e di contrasti. Se l'aria da tritone molle e impacciato che si riflette nelle fotografie male si accorda col fondo di un temperamento reso instabile dalle urgenze della passione, la vita sentimentale del musicista, più voluttuosa che appassionata, sem- bra ritrovarsi soprattutto nel tessuto di una fragile trama interiore, i cui legami sembrano corrispondere con esemplarità alla ricerca di una sfuggente figura materna. Lo spartiacque della carriera è rappresentato dal primo grande successo, il Pel-léas. Come da copione, la fama internazionale non basta a dissolvere le preoccupazioni economiche e personali: scartato l'amore responsabile, il rifugio dell'artista è nelle amicizie, sincere e profonde, consegnate alle pagine di un ricchissimo epistolario. La propedeutica all'ascolto dispone in ordine successivo, pur segnalandone l'intima correlazione, le componenti linguistiche dello stile: melodie dal disegno flessibile e amorto, armonie caleidoscopiche fondate sull'autonomia delle risultanti sonore, maculate amalga- me timbriche, languori ritmici stemperati in episodi di immobile bellezza, o asciugati in guizzi di disinvolta ironia. Alla descrizione dei brani fa da sfondo il suggerimento dell'interpretazione ricavato da alcuni dei maestri che figurano in posizione chiave nella sezione dedicata alla critica. Con equilibrio, senza forzarne la portata teorica, Migliaccio lascia scivolare nella prosa gli strumenti concettuali desunti dalla filosofia di Bergson e di Jankélévitch: la concretezza temporale, il simbolismo della stagnanza sonora, il geotropismo dell'arabesco, la brachilogia, ecc. In un'immagine polimorfa e seducente, si compone il profilo di un'opera portata a sollecitare, nella sua ambiguità aperta al gioco delle proiezioni simboliche, un esercizio di lettura spinto generosamente oltre i limiti della collocazione storica e sistematica. Alessandro Ardo Piero Scaruffi, Storia del rock, voi. VI: Europa, Canada, Oceania e Giappone: gli anni '90, Arcana, Padova 1997, pp. 482, Lit 30.000. Della monumentale opera di Piero Scaruffi, il cui primo volume è stato pubblicato nel 1989, colpisce la straordinaria visione grandangolare e la quantità quasi iperbolica (5268) dei musicisti e dei gruppi che via via sono stati esaminati. In tale ambito,'evidentemente, il termine rock assume una connotazione relativa, tanto è variegato l'insieme di generi, tendenze e derivazioni trattate. A complemento del precedente tomo dedicato al nuovo rock americano degli anni novanta, quest'ultima sezione si rivolge ai fenomeni musicali sviluppatisi negli ultimi anni in Europa e in aree considerate secondarie, quali il Canada, o decisamente periferi- che, come l'Oceania e il Giappone. Particolare approfondimento è dedicato alla scena britannica, alla cosiddetta next big thing, coacervo di realtà emergenti il cui valore artistico viene, fatte poche eccezioni, sistematicamente ridimensionato, nella convinzione dell'assoluta supremazia della musica americana su quella inglese. La scure di Scaruffi cade sui gruppi più legati alle mode, celebrati dalle riviste specializzate locali e ignorati dalla stampa d'oltreoceano, risiedendo il senso del rock europeo, a giudizio dell'autore, nella musica sperimentale (industriale e postindustriale). Più adatte alla lettura che a una rapida consultazione, queste pagine sollecitano il dibatti to sulla qualità del rock attuale e si propongono come essenziale aggiornamento di una materia in continua espansione. Francesco Caltagirone