Premio Paola Biocca Dal reportage premiato Bambini di strada a Manila di Roberto Mauri Pubblichiamo alcuni stralci dal reportage di Roberto Mauri Bambini di strada a Manila, che ha vinto il Premio Paola Biocca 2000-2001 (I edizione). San Antonio Zambales Le barche sono allineate con ordine sulla sabbia bianca di San Antonio. Il mare è calmo e cristallino, e solo pochissimi legni ne increspano la superficie. I pescatori, distesi sulla sabbia, dormono abbracciati dal sole, mentre i loro bambini, armati di bastoni di bambù, inseguono cani randagi. Un cavo collegato illegalmente ad uno dei rarissimi lampioni della strada permette a questa spiaggia di avere un poco di energia elettrica. In una baracca una televisione trasmette delle immagini nel pigro pomeriggio di venerdì santo. Immagini bluastre di telenovelas prodotte a Manila o in Giappone, immagini stinte in cui baci senza passione si mischiano a pubblicità di yogurt, di fast-food e di scarpe di cuoio; comfort e delizie mai giunte fino a San Antonio. D'un tratto il telegiornale catapulta la comunità dei pescatori nel mezzo di un campo di rifugiati: Kosovo, la crisi umanitaria continua, ancora bombe, ancora morti. I pescatori seguono in silenzio le notizie ed ascoltano la voce della giovane giornalista che cerca di spiegare cosa stia succedendo dall'altra parte del mondo. La gente di questa spiaggia riconosce il volto di Clinton, e inorridisce davanti ai palazzi in fiamme nel cuore di Belgrado, davanti ai cadaveri ko-sovari, davanti all'esodo dei civili. Loro che non hanno conosciuto niente del genere, loro riescono ad inorridire. D'un tratto la campana di una cappella suona qualche rintocco. La televisione si spegne. I cani avranno un po' di pace perché le donne chiamano i bambini, mentre gli uomini corrono a prepararsi. Sulla spiaggia di San Antonio riman- gono le loro povere barche, le baracche che contengono in un sacchetto di plastica tutti i loro averi, ed i quattro o cinque turisti giunti da Manila per le vacanze di Pasqua. Sulla spiaggia sono state allestite due cappelle, fatte di paglia e bambù. La gente della spiaggia si riunisce per pregare prima di partire. Dopo le lodi da ogni angolo del villaggio partono decine di processioni, a volte si tratta di un centinaio di persone, a volte solo di qualche individuo. A guidare ogni processione c'è almeno un Cristo, almeno un uomo con una corona di spine in testa, una croce sulle spalle un gruppo di flagellatori. E la tradizione. Nel corteo saranno tanti quelli che si feriranno la schiena a colpi di flagello. Attraverseranno il villaggio in direzione della chiesa principale. Il sangue inizierà a colare ai primi passi. Dalla periferia al centro sarà un riprodursi di marce, una serie infinita di improvvisate via crucis. Ad ogni stazione verranno ripetute le orazioni del caso, mentre qualcuno con una lametta da barba si occuperà di aprire delle ferite sul dorso di quanti ancora non sanguinano. I molti emuli di Cristo arrivano alla chiesa grondanti sangue. Molti di loro, dopo, passeranno al locale health center perché un medico si occupi delle loro ferite. La notte cade veloce sulla spiaggia di San Antonio e la luna piena illumina le acque calme della baia. Nelle cappelle allestite in spiaggia la veglia continuerà senza sosta fino a domenica. Le donne, qualche uomo e moltissimi bambini sono seduti sotto quelle tettoie di paglia mentre tutto intorno è un silenzio assoluto. Nelle cappelle si parla della vita, si discute dei piccoli-grandi problemi quotidiani, si gioca a carte bevendo birra o jin. Fino alla mattina di Pasqua: Cristo è risorto ed i pescatori organizzano una competizione nelle acque della baia. r Loc. Spini di Gardolo 38014 Gardolo - Trento Ti • 1 Edizioni jLnckson Rossana De Beni, Lerida Cisotto e Barbara Carretti Psicologia della lettura e della scrittura L'insegnamento e la riabilitazione pp. 320-L. 35.000 Dario Ianes Didattica speciale per l'integrazione Un insegnamento sensibile alle differenze pp. 440 - L. 35.000 Su internet: www.erlckson.it mero. Vincerà la fragile barca di Ariel. Vincerà celebrità, nessun premio era stato messo in palio. Poi, d'un tratto le donne chiamano i loro mariti: "Ehi, incomincia il Kosovo", e chi non lavora si fionda a guardare le nuove immagini della guerra balcanica. Anche alcuni ragazzini fanno parte della platea. La giornalista parla della "Nato", delle "Nazioni Unite", dice "corridoio umanitario", e poi Serbia, Macedonia, Montenegro. I pescatori seguono attenti cercando di non perdere nemmeno un'immagine, nemmeno una parola. "Papà, ma cosa vuol dire Kosovo?" - chiede un bambino di sette anni frantumando il silenzio quasi religioso che regna intorno alla televisione in questa mattina di Pasqua. "Vuol dire guerra, figliolo, vuol dire guerra". Il bambino delle Nazioni Unite United Nations Avenue è una strada dritta che attraversa Paco e si butta senza esitazioni su Roxas Boulevard. È una strada a due corsie, di solito piena di traffico. Sugli alberi e sui pali che costeggiano la via sono state fissate diverse decine di bandiere di metallo: tutti i paesi membri delle Nazioni Unite mostrano fieri i colori del proprio Il bando dell'edizione 2001-2002 del Premio Paola Biocca è pubblicato a pagina 26 di questo nu- drappo nazionale su United Nations Avenue. Fra un colpo di claxon ed una frenata, mi ritrovo fermo davanti ad un semaforo rosso. La baia di Manila, nera di una notte senza compromessi, è sdraiata davanti ai miei occhi, ancora curiosi. Le palme, illuminate dai lampioni della banchina e dai fari delle automobili nervo- se, assumono un aspetto terribilmente spettrale mentre nel disordine notturno vegliano silenziose sulla vita di questa città. Intorno sembra esserci solo vuoto di pensiero. Qualcuno bussa al finestrino. Lancio uno sguardo pigro che incontra quello stanco del giovane venditore di sampaguita profumati. Non so restare dietro ad un vetro mentre qualcuno chiede di parlare con me. Apro il finestrino dell'automobile e guardo il ragazzino negli occhi. Non è che uno dei troppi ragazzini di Manila, costretti a mendicare e vendere fiori per sbarcare il lunario. Mi chiede di comprare i suoi sampaguita. Gli dico che non ne comprerò. Insiste per un attimo, rimanendo sempre gentile. Non dimentico che lui è la vittima, che lui sta per strada mentre io dormo su un confortevole materasso, ma al tempo stesso cerco anche di ricordare che non è comprando la sua ghirlanda di fiori che riuscirò ad aiutarlo. Non c'è niente da fare: in questo momento non sono in condizione di fare niente per lui. Quando insiste ancora una volta gli dico nella sua lingua: "ti voglio bene, ma non posso comprare i tuoi fiori". Accompagno le parole con un sorriso che non vuole avere nessuna pretesa. Il ragazzino non si muove, continua a fissarmi come se non avesse sentito niente, poi abbozza un sorriso timido e senza vergogna risponde: "ti voglio bene anche io". Rimane ancora un secondo, mi tende la mano, accetta che io gliela stringa e se ne va. Non va a cercare altri possibili clienti a cui vendere i suoi fiori, preferisce sedersi sul marciapiede poco lontano. Da solo. Non ho mai visto questo ragazzino prima, non lo vedrò probabilmente mai più. Non ho nemmeno pensato di chiedergli il suo nome, non gli ho detto il mio. È rimasto lì, nel buio della notte di United Nations Avenue, la strada dedicata ai padroni del mondo. Lui è rimasto lì. I suoi fiori gettati per un attimo sull'asflato, la testa fra le sue manine da bambino, il rumore tutt'intorno ed una frase che rimbomba nelle orecchie: ti voglio bene. Diventa minuscolo nel mio specchietto retrovisore, così piccolo che ad un certo punto scompare, come me, soffocato dal buio della notte manilegna. ■ Il comunicato della giuria 2000-2001 Prima edizione del Premio Paola Biocca per il reportage La giuria decide a maggioranza di assegnare il premio al reportage di Roberto Mauri, Bambini di strada a Manila. Attraverso una narrazione composita, fatta di descrizioni d'ambiente, testimonianze dirette, riflessione politica, puntuale raccolta di informazioni, Roberto Mauri ci dà il senso drammatico e penetrante di una realtà forse meno distante di quanto pensiamo. Il racconto, apparentemente frammentato, ritrova il proprio centro naturale nel tema apocalittico della scomparsa (e successiva carcerazione) dei bambini di strada a Manila per decisione governativa. La documentazione giornalistica è ampia e documentata. La lingua, referenziale, asciutta, si fa più intensa in prossimità delle persone che l'autore incontra (i bambini, poverissimi, costretti a prostituirsi). Sdegno e protesta civile fanno vibrare la pagina di Mauri, ma sempre senza enfasi, e soprattutto non dimenticano mai di mostrarci con accuratezza la "normalità" dell'orrore quotidiano. Alla fine scompaiono dallo schermo tutti quanti, i bambini, gli abitanti di Manila, e perfino chi racconta. La giuria: Vinicio Albanesi, Maurizio Chierici, Filippo La Porta, Delia Fri-gessi, Gad Lerner, Maria Nadotti, Francesca Sanvitale e Clara Sereni. Il comitato di lettura del premio ha segnalato alla giuria i seguenti testi fra quelli che gli sono pervenuti: Un cielo coperto di nuvole di Luigina Bianchi; Poi ci insegnarono a lavare l'aria di Pierluigi Cervelli; C'era scritto "Regina della morte" di Giorgio Cingolani; Viaggio nel paese dei bracciali d'ottone di Annalisa De Lucia; Chiapas, ai confini di un sistema di Stefano Femminis; Ipozzi della vita di Ivano Liberati; Luci di ponente di Stefano Galieni e Antonella Patete; Istantanee di Chiara Righetti; Oltrepassare un confine di Benedetta Scatafassi; Diario di Silvia Valduga. Il comitato di lettura è composto da Margherita D'Amico, Piero De Gennaro, Giovanna Di Ciaula, Lisa Ginzburg, Gabriella Marsili, Laura Mollea, Susanna Nirenstein, Antonio Pascale, Virginia Ripa Di Meana.