4 L'INDICE * ' ■■dei libri del mesebhi Fortune e fallimenti di un tradizionalista Evola, il razzista dello spirito di Alessandro Campi Francesco Germinario RAZZA DEL SANGUE, RAZZA DELLO SPIRITO Julius Evola, l'antisemitismo e il nazionalsocialismo (1930-1943) pp. 172, Ut 30.000, Bollati Boringhieri, Torino 2001 ulius Evola (1898-1974) non è stato solo il più im- portante teorico italiano del razzismo, l'unico che negli anni del fascismo abbia cerca- to di elaborare una organica "dottrina della razza". E stato anche il più originale. La sua posizione fu infatti diversa da quella di uomini come Giuseppe Preziosi e Telesio Interlandi, che del razzismo e dell'antisemiti- smo furono soltanto propagan- disti fanatici. Poco ebbe anche in comune con la schiera di an- tropologi, medici, demografi e genetisti impegnata a fornire, spesso per puro conformismo, una copertura scientifico-ideolo- gica alla legislazione razziale va- rata dal regime fascista a partire dal settembre 1938. Ciò che tentò di sviluppare, da una pro- spettiva di rigoroso antimoder- nismo e con la strumentazione che gli derivava dai suoi studi comparati di storia delle religio- ni e delle civiltà, furono i fonda- menti di un "razzismo spirituali- sta", di una "teoria delle razze interiori", che «sgHmnnms fossero ben di- stinti dal tradi- zionale razzismo biologico e ma- terialista. Per questa ra- gione Evola può essere conside- rato, secondo il noto giudizio di Renzo De Felice, uno dei pochi pensatori razzisti italiani che, im- boccata la sua strada, la seppe percorrere "con dignità e persi- no con serietà": la sua teoria "spiritualista" della razza, per quanto anch'essa inaccettabile, ha infatti avuto "il pregio di non disconoscere del tutto certi valo- ri, di respingere le aberrazioni tedesche e alla tedesca e di cer- care di mantenere il razzismo (...) sul terreno di una proble- matica culturale degna di questo nome". n polemica con questa valuta- zione - che rischia di accredi- tare una inesistente differenza tra "razzismo spiritualista" e "razzismo biologico", e di "sot- trarre il primo al fumo di Au- schwitz" - il libro di Germina- rio affronta per la prima volta in modo sistematico e documenta- to la concezione evoliana della razza e il contributo offerto dal- l'autore di Rivolta contro il mon- do moderno all'elaborazione e diffusione dell'antisemitismo nel periodo compreso tra il 1930 e la caduta del regime mussoliniano. Nel dopoguerra, Evola è stato uno degli ispirato- "Una concezione della razza qualitativa e aristocratica, gerarchica e spiritualistica" ri del radicalismo di destra, gra- zie a testi quali Gli uomini e le rovine (1953) e Cavalcare la ti- gre (1961). I suoi scritti sulla razza sono stati dimenticati da- gli studiosi, rimossi dall'autore e tenuti in scarsa considerazione dai suoi stessi seguaci, più at- tratti dalla sua concezione poli- tico-esistenziale ispirata ai valo- ri della Tradizione (ordine, di- sciplina, gerarchia) e dalla sua etica aristocratico-guerriera. Questo studio sul razzismo evo- liano ha il merito di colmare una lacuna nella conoscenza del pensiero di questo autore, che ha lasciato tracce significative anche in altri ambiti intellettua- li (dall'arte pittorica alla filoso- fia teoretica alla storia delle reli- gioni); di offrire un interessante spaccato del dibattito culturale interno al fascismo (specie per ciò che concerne i rapporti di quest'ultimo con il nazionalso- cialismo); e infine di approfon- dire la nostra conoscenza sulle diverse componenti culturali che, spesso in contrasto tra di loro, contribuirono a diffondere nella società italiana dell'epoca razzismo e antisemitismo. Il razzismo evoliano - la cui più organica esposizione si tro- va nel volume del 1941 Sintesi di dottrina della razza - si ali- mentò di una costante e dura polemica nei confronti degli in- dirizzi razziali provenienti dalla Germania. Ai teorici dell'anti- semitismo nazista, in particola- re ad Alfred Ro- senberg, egli im- putò a più ripre- se una pericolo- sa commistione di paganesimo e laicismo, di na- turalismo filoso- fico e di biologi- smo materiali- sta, di determi- nismo e razionalismo. Il raz- zismo nazista, fondato sulla Volksgemeinschaft, sul rifiuto della tradizione romano-cattoli- ca, su un acceso particolarismo nazionalistico, sfociava, a giudi- zio di Evola, in una concezione plebea, democratica e tenden- zialmente collettivistica della razza, del tutto in contrasto con la visione qualitativa e aristocra- tica, gerarchica e spiritualistica, che egli ne aveva, quella tipica del mondo tradizionale. Coerente con la propria visio- ne della storia e della politica, improntata a un radicale rifiuto del mondo moderno, fedele al mito ghibellino dell'Impero, Evola si impegnò dunque, attra- verso una ricca produzione pubblicistica, nell'elaborazione di un razzismo spiritualista, o meglio di una "scienza delle razze dello spirito" che in un breve testo del 1941, Indirizzi per una educazione razziale, egli presentò come una sorta di scienza delle origini, da svilup- pare "parallelamente ad una morfologia delle tradizioni, dei simboli e dei miti primordiali", basata su una complessa tipolo- gia delle razze spirituali: la sola- re o olimpica, la tellurica o cto- nica, la lunare o demetrica, la ti- tanica, l'amazzonica, l'afroditi- ca, la dionisiaca e, infine, quella degli eroi. A giudizio di Germinario il tentativo fatto da Evola di spiri- tualizzare il razzismo fu velleita- rio e si risolse intellettualmente in uno scacco. Le sue discetta- zioni sull'immutabilità dello spi- rito ebraico, sull'impossibilità per l'ebreo di emanciparsi dall'i- stinto della propria razza, mo- strano come il suo razzismo del- lo spirito al dunque sia rimasto drammaticamente subalterno al razzismo biologico, condividen- done sul piano dottrinario ste- reotipi e risultati e, sul piano storico e morale, colpe e respon- sabilità. a più che tale fallimento teorico-politico all'autore interessa sostenere che Evola fu tutt'altro che un marginale, ben- sì, proprio nella sua veste di dot- trinario razzista, un autorevole esponente intellettuale del fasci- smo maturo e totalitario, verso il quale lo stesso Mussolini mostrò a più riprese interesse. In realtà è 10 stesso Germinario a definire Evola "il solitario esponente di una visione tradizionalistica del- la destra fascista". Nel calderone ideologico del fascismo, che contenne di tutto (pragmatismo filosofico, volontarismo, esteti- smo decadente, culto dell'azione diretta, sindacalismo rivoluzio- nario, nazionalismo più o meno integrale, conservatorismo catto- lico, sovversivismo piccolo-bor- ghese, arditismo, elitismo, stata- lismo, attualismo, populismo, corporativismo), il tradizionali- smo politico e l'anti-moderni- smo, per di più declinati in una chiave paganeggiante, ebbero in effetti un peso assai ridotto. Del- la distanza, metafisicamente in- colmabile, tra il mondo della Tradizione e realtà rivoluziona- rie di massa quali il fascismo e il nazionalsocialismo lo stesso Evola ebbe sempre consapevo- lezza. Il suo antisemitismo, come ammette ancora una volta Ger- minario, fu dunque espressione coerente della sua accanita lotta contro la modernità. Quanto a Mussolini, nei Tac- cuini, citati come prova da Ger- minario, Evola viene sì definito un amico, un valido e prezioso interlocutore, salvo scoprire che l'interesse del Duce verso il filo- sofo romano non era stimolato dalle sue divagazioni sulla razza, ma dalle sue analisi, di tono spengleriano, sul declino politi- co dell'Occidente e sulla deca- denza dei popoli. Che Evola, specie nei tardi an- ni trenta, abbia ambito a nazifi- care il fascismo e a fascistizzare 11 nazismo, a creare insomma un'alleanza tra romanità e ger- manità nella prospettiva di un ri- torno al mondo tradizionale del- l'Imperium, è un fatto che gli scritti evoliani documentano be- ne. Che si sia trattato di un'eser- citazione intellettuale, oltre che velleitaria, del tutto improdutti- va dal punto di vista politico è qualcosa che non andrebbe di- menticato e che testimonia al- trettanto bene la scarsa impor- tanza che Evola ebbe negli anni del fascismo. campigassind.p.it Evola a destra del fascismo O noi o loro di Francesco Cassata "Vuole da un lato la nazifìcazione del fascismo, dall'altro la fascistizzazione del ec ridere nec lugere, sed intelligere". Il monito spinoziano è forse il miglior commento per questo saggio di Germinario, cui spetta il merito di aver interrotto il monologo dell'agiografia di destra, riportando il proble- ma del ruolo culturale di Evola negli anni trenta e quaranta sul terreno della ricostruzione sto- riografica equilibrata, ben docu- mentata e corretta sul piano me- todologico, al di là del vacuo gioco di specchi fra demonizza- tori e apologeti. Per affrontare un tema non a caso trascurato dalla cultura di destra - quello del razzismo e dell'antisemitismo evoliani - Germinario adotta una prospet- tiva anch'essa poco esplorata: il rapporto fra E- ^mi^mi vola e il nazio- nalsocialismo. Ne emerge l'im- magine di un pensiero meta- politico in lotta con il proprio li- mite "ontologi- co": come resta- urare il mondo elitario della Tradizione nell'e- poca della politica di massa? Nei primi scritti (1930-38), Evola critica duramente il nazi- smo, colpevole di aver abdicato al Preussentum in nome dell'ap- pello demagogico e plebeo alla mobilitazione delle masse. L'i- deologia nazista viene ridotta al semplice razzismo biologico, e centrale diviene la critica del Mythus di Rosenberg, di cui Evola rifiuta l'identificazione anti-romana tra arianesimo, nordicità e germanicità, e la co- siddetta Blutsdemokratisierung, ovvero il legame deterministico tra Volk e Razza, che implica la democratizzazione e volgarizza- zione del concetto di Sangue. Nella polemica evoliana il na- zionalsocialismo finisce così per tradursi nel paradossale erede testamentario del liberalismo: alla difesa dei diritti individuali si sostituisce un'altrettanto giu- snaturalistica difesa dell'"aria- nità". Il progressivo "slittamento" di Evola sulle posizioni ideolo- giche del Terzo Reich si consu- ma alla vigilia della guerra, mo- tivato innanzitutto da un giudi- zio di "prussianizzazione del nazismo". Se negli scritti del 1933-35 la Germania della Gleichschaltung segnava la rot- tura radicale con la tradizione prussiana, ora essa assume i contorni della forma "storica- mente necessaria" di restaura- zione della Tradizione. Un se- condo fattore di mutamento va poi ricercato nella valorizzazio- ne del radicalismo politico, so- prattutto sulla questione della razza: le Napolas, le SS, gli Or- densburgen rispecchiano agli occhi di Evola i nuovi ordini di individui razzialmente e spiri tualmente differenziati. Nella cornice di un conflitto, inter- pretato come guerra razziale nazismo condotta dai popoli ariani, s'in- serisce una lettura dell'Asse che vuole, da un lato, la nazifì- cazione del fascismo, con l'ado- zione del modello del Partito- Ordine e l'inasprimento della legislazione razziale, dall'altro la fascistizzazione del nazismo, attraverso il superamento del concetto biologico-nazionalisti- co di Lebensraum nella forma dellTmperium razziale fascista. on un efficace sguardo obliquo e trasversale sul pensiero evoliano Germinario demolisce, senza dirlo esplicita- mente, due luoghi comuni so- stenuti dalla pubblicistica di destra e facilmente assorbiti dalla cultura giornalistica. In primo luogo, di contro allo ste- reotipo di un razzismo "acces- sorio" e "secon- dario" rispetto al tradizionali- smo di Evola, Germinario ri- badisce il lega- me intrinseco e necessario fra teoria della raz- za e metafisica della Tradizio- ne: se la Tradizione s'identifica con l'Arianità e se uno degli aspetti della decadenza si espli- ca nella degenerazione delle razze, il razzismo "totalitario" può essere lo strumento capace di fare del fascismo e del nazi- smo i volani per l'uscita dalla Modernità verso un ritorno al mondo aureo della Tradizione. In secondo luogo, all'immagine di un Evola "morbido" verso gli ebrei, l'autore contrappone l'a- nalisi di un antisemitismo quan- to mai radicale, fondato sulla vi- sione dell'ebreo come Gegen- rasse e su una teoria cospirazio- nista che individua la lotta all'e- braismo come una fase centrale, anche se non esclusiva, del rifiu- to della Modernità. A tale proposito, se Germina- rio ha senz'altro ragione nel re- spingere la retorica delle respon- sabilità di Evola nella Endlòsung nazista, a mio parere andrebbe, tuttavia, rilevato il fatto che l'an- tisemitismo evoliano sviluppa una logica di sterminabilità, la cui conclusione non può che es- sere la distruzione totale dell'Al- tro. La costruzione dell'Altro come Nemico Assoluto, come Demone manicheo, operazione ideologica che fonda l'imperati- vo etico del suo sterminio in no- me della legittima difesa contro la violenza pura, si articola in Evola su tre livelli: metafisico (l'ebreo è il Male), razziale (l'e- breo è l'anti-razza), batteriologi- co (l'ebreo è il "virus"). Il mo- dello della scismogenesi simme- trica, studiato da Réné Girard, ritorna nell'idea del "fronte in- ternazionale ario" contro l'ebrai- smo, che produce una disgiun zione esclusiva, fondatrice di una pratica di guerra totale in cui vale un solo principio nor- mativo. O noi o loro. f rancescocassataShotmail. corti