□ N. 12 17 Lettere d'amore alle radici del romanzo Federica Bessone Publio Ovidio Nasone, tìeroides, a cura di Pierpaolo Fornaro, pp. 428, Lit 80.000, Edizioni dell'Orso, Alessandria 1999 Achille Tazio, Leucippe e Clitofonte, a cura di Federica Ciccolella, pp. 360, Lit 60.000, Edizioni dell'Orso, Alessandria 1999 Parlano d'amore i due volumi che inaugurano la collana "Millennium", diretta da un gruppo di classicisti dell'Università di Torino: testi greci e latini con traduzione a fronte, ricca introduzione, nota biobibliografica accurata e aggiornatissima, nota al testo e alla traduzione, puntuali note di commento a piè di pagina. Più che un'edizione economica, più che uno strumento per specialisti: studiosi, appassionati di classicità, amatori di letteratura moderna in cerca di "radici" troveranno molto di utile e di piacevole in questi testi, che si rivolgono anche a chi di filologia non si cura. "Ti vidi e fui perduta (...) Bello tu eri (...) avevano i tuoi occhi incatenato i miei sguardi (...) Poi quando, a morte ferita, arrivai alla stanza, al letto lì steso, per me la notte, lunga quant'era, passò tra le lacrime". "Vederla ed essere perduto fu tutt'uno. Infatti la bellezza (...) si insinua nell'anima attraverso gli occhi (...) Giunto nella mia camera da letto, non riuscii nemmeno a chiudere occhio". Il linguaggio dell'eros mette alla pari Medea e Clitofonte, l'amore tragico di una grandissima figura del mito - rinarrato elegiacamente nell'epistola a Giasone - e 0 coup de foudre di un giovane di buona famiglia alla prima esperienza (un io-narratore che promuove se stesso a un livello più alto di quello di un personaggio da romanzo: ma il ro- manzo antico è appunto un collettore, degradato, di tradizioni letterarie illustri). Due opere distanti per genere letterario, lingua, epoca si incontrano a tratti nella rappresentazione dell'amore e si pongono, in modi diversi, alle origini della moderna forma romanzesca. Lacrime nella busta è il titolo dell'importante introduzione di Fornaro alle Eroidi: più di sessanta pagine dense e stuzzicanti, che molto presuppongono e molto suggeriscono di nuovo. Svetta, su tutte, la parte dedicata alla permanenza vitale dell'opera nella letteratura europea, con incursioni felici in testi epistolari e non ("L'influenza delle Eroidi (...) non coincide affatto con il sottogenere dell'eroide"): si va da Eloisa e Abelardo alle "eroidi allucinate" di Madame Bovary a Rodolphe; vanno aggiunti alla serie gli accostamenti fulminanti dei testi in calce alle epistole. È soprattutto l'invenzione delle epistole "doppie", con il loro gioco di prospettive diverse (complicato, nel caso di Enone, Paride ed Elena, dal dialogo con un'epistola "singola"), a suggerire "una lettura d'insieme del libro come intreccio narrativo aperto" e a fare di Ovidio un precursore del romanzo epistolare: "tra Richardson e Rousseau si vede bene che il romanzo epistolare moderno nasce dalla costola dell'eroide inverando l'indicazione ovidiana del distanziamento e dell'ironia prospettica a cui la lettera può, fra altre lettere, venir sottoposta". La possibilità di una doppia lettura di ogni epistola, la prima emotivamente coinvolta, la seconda relativizzante e avvertita della distanza ironica fra autore ed eroina, apre vie diverse al prolungarsi dell'eroide in tempi moderni. r < ca, descrittiva dell'aspetto materiale del codice e dei rapporti fra il volgarizzamento e la fonte diretta, e da una breve Nota linguistica. Le parche annotazioni sono volte a glossare i termini meno immediati per il lettore moderno, spesso rapportandoli ai corrispettivi del testo francese. Il secondo volume di cui si dà qui conto è invece una benemerita raccolta di testi in ottava rima finora dispersi in edizioni ormai quasi irreperibili e antiquate, testi certamente rappresentativi di una letteratura "minore", ma che, dal secondo Trecento in poi, godette di un enorme favore presso il popolo radunato ad ascoltare nelle pubbliche piazze, e che pervenne anche alle orecchie di personaggi culturalmente non sprovveduti come il conte Matteo Maria Boiardo, il cui Orlando innamorato si nutre pure di questo humus. L'antologia, curata da una delle maggiori spécialiste del settore, comprende i due Cantari di Carduino, i due Cantari del Falso Scudo, il Cantare di Astore e Morgana, l'Innamoramento di Galvano, il Cantare di Lasancis e il Cantare di Galasso dalla Scura Valle, rappresentativi delle tre tematiche intorno alle quali sostanzialmente si possono raggruppare tutti i cantari fiabeschi di materia artu-riana: l'amore di un cavaliere per una fata; l'itinerario di formazione di un giovane cavaliere allevato fuori dal mondo civilizzato; la liberazione, da parte di un cavaliere quasi celestiale, del- la corte di Artù messa in pericolo da un altro cavaliere che una fata malvagia ha fornito di armi incantate. A rendere interessanti questi cantari è soprattutto il fatto che testimoniano narrazioni non altrimenti documentate, che non derivano dalle compilazioni in prosa più ampie (come il Tristano Riccardiano e la Tavola Ritonda, entrambe leggibili in volumi pubblicati dallo stesso editore) circolanti in Italia fra il Due e il Trecento: abbiamo piuttosto frammenti di storie ar-turiane che, prendendo a protagonisti personaggi della Tavola Rotonda, rielaborano e reinventano episodi attingendo a piene mani dal repertorio fiabesco, come era già avvenuto nei lais in lingua d'o'fl. La diffusione di queste brevi storie in ottava rima dovette però essere enorme, benché ci siano pervenute in testimonianze manoscritte spesso uniche e talvolta frammentarie, immancabilmente di aspetto modesto: d'altronde, la scarsa sopravvivenza di codici può attribuirsi giustappunto alla povertà dei materiali che non hanno resistito a un uso che dobbiamo supporre piuttosto intenso. La Nota al testo informa dello stato della tradizione manoscritta dei cantari pubblicati; essi sono inoltre corredati di note di commento adeguate agli intenti di buona divulgazione perseguiti dalla collana, mentre la dovizia di rinvìi bibliografici dell'introduzione fa del volume un buon punto di partenza per chi volesse avviare studi più approfonditi. Da Callimaco agli Umanisti Andrea Tessier Migel Wilson, Da Bisanzio all'Italia. Gli studi greci nell'Umanesimo italiano, ed. orig. 1992, trad. dall'inglese di Barbara Sancin, pp. 226, Lit 30.000, Edizioni dell'Orso, Alessandria 2000 Francesco Tissoni, Cristodoro. Un'introduzione e un commento, pp. 256, Lit 30.000, Edizioni dell'Orso, Alessandria 2000 Luigi Lehnus Nuova bibliografia callimachea (1489-1998), pp. 511, Lit 70.000, Edizioni dell'Orso, Alessandria 2000 Ha goduto di fortunato interesse (anche oltre i confini del pubblico "di nicchia" cui si rivolgeva) la recente breve silloge dei Ritratti degli uomini illustri (Elogia clarorum virorum, 1546) del medico umanista Paolo Giovio curata da C. Caruso (Sellerio, 1999): spicca, tra essi, la felice immagine del cardinal Bessarione colto nel suo percorso mattutino dai Santi Apostoli al Vaticano, circondato dal fiore degli Umanisti del tempo e fatto segno all'ammirazione degli astanti. Il lettore odierno si sorprende di questa ben riposta ammirazione; al più, percepisce il testo di Giovio come felice rivisitazione antiquaria, ma forse gli sfugge la novità rivoluzionaria dell'esperienza umana e letteraria che esso vividamente trasmette, il nuovo contatto di- retto con la cultura ellenica (sino alla seconda metà del XIV secolo intermittente e occasionale) e il suo collocarsi, come eredità della Bisanzio morente, entro quella europea quale centro fondante. Tra i grandi Umanisti del corteggio bessarioneo (Leonardo Bruni, Poggio Bracciolini, Lorenzo Valla...) non spicca forse Francesco Filelfo: eppure proprio a lui si deve, con significativo anticipo su Poliziano, il primo cospicuo tentativo occidentale di versificazione greca "antica" di età umanistica, il De psychagogia-, altrettanto significativamente, dalla prima edizione moderna della raccolta fi-lelfiana ha preso le mosse nel 1997, presso le alessandrine Edizioni dell'Orso, una nuova collana ("Helle-nica. Testi e strumenti di letteratura greca antica, medievale e umanistica"). In essa trova ora posto la prima traduzione italiana della sintesi di Nigel G. Wilson (Da Bisanzio all'Italia. Gli studi greci nell'Umanesimo italiano): si tratta di un'edizione riveduta e aggiornata dall'autore rispetto al fortunato originale inglese (1992), e anche qui a Wilson riesce, come nell'opera gemella Filologi bizantini (Morano, 1990; la prima edizione inglese, Scholars of Byzantium, è del 1983), un percorso che felicemente delinea le relazioni tra ricercatori, insegnanti e imprenditori nel cruciale periodo che si apre col precursore Leonzio Pilato (opportuno questo spostamento all'indietro rispetto alla data del 1397 quando, con l'incarico dello Studio fiorentino a Manuele Crisolora, si faceva convenzionalmente iniziare l'insegnamento del greco in età moderna), per muoversi, assai concretamente, tra manoscritti, biblioteche e prime edizioni a stampa (il capitolo su Aldo Manuzio, con la cui morte nel 1515 il volume programmaticamente si chiude, è tra i più felici). Dal Rinascimento al sesto secolo trasporta la seconda opera che si segnala, la cura (monumentale, invero) che Tissoni - recente traduttore delle Dionisiache di Nonno di Panopoli -dedica al poemetto descrittivo (ekphrasis) in esametri dattilici che un poeta dell'epoca di Anastasio I (491-518), sbrigativamente etichettato "minore" (ma certo non tale nel gusto degli antichi antologisti, se giudicato degno di comparire nell'Antologia greca), Cristodoro, dedicò alle statue dello Zeusippo, il celebre complesso termale in piena Costantinopoli iniziato da Settimio Severo, portato da Costantino al massimo splendore e infine incendiato nel 532, durante la rivolta di Nika. Dèi, eroi, poeti, retori, filosofi si susseguono in un'apparentemente fulgida galleria: pure s'insinua sottile nei versi del bizantino il senso di una grandezza già inesorabilmente lontana, e vi echeggiano nuovi conflitti che mostrano perduto l'ideale dell'antica pai-deia. Cristodoro, poeta-filosofo, era originario della Tebaide egiziana: come nota Tissoni, "è difficile trovare, nel IV e nel V secolo d.C., un poeta di qualche fama che non sia originario dell'Egitto", ed egiziano era appunto Nonno, nel cui magistero, "diretto o indiretto", Tissoni ravvisa un elemento fondante della poetica cristodorea. L'ultimo nuovo volume di "Hellenica" si rivolge infine al mondo dell'alta erudizione: è l'aggiornamento della straordinariamente ricca bibliografia callimachea che Luigi Lehnus produsse (Università di Genova, 1989) limitandosi al 1988. L'autore sta ultimando una nuova edizione di Callimaco, ed è certo superfluo notare che questo suo lavoro, lungi dal costituire un arido elenco di titoli, sottende un rigoroso percorso nella storia della filologia classica, che proprio attorno al poeta filologo, ben prima delle scoperte papiracee, ha misurato per cinque secoli le proprie forze. Callimaco era di Cirene e operava ad Alessandria; egiziano, dunque, come Cristodoro (e Nonno), e proprio su un suo testo, l'Inno a Pallade, si esercitava il genio precursore di Angelo Poliziano: diverse piste uniscono questi tre libri solo in apparenza disparati. ■ ff edizioni \jQuattroVentiJ PSICOLOGIA APPLICATA E DELLA COMUNICAZIONE Collana diretta da Mario Rizzardi AA.W., Genitori e figli in consultazione, a cura di Elena Trombini AA.W., Processi di rappresentazione, soggetto e società, a cura di Federico Braga Illa AA.W., Viaggi di andata e ritorno: zero tre anni, a cura di Fiorella Monti M. Bydlowski, Il debito di vita. I segreti della filiazione F. De Felice - A.M. Ferrane, Autismo e musicoterapia F. De Felice - V. Firetto - C. Pagnanelli, Il dolore cronico G. Lakoff - M. Johnson, Elementi di linguistica cognitiva, a cura di M. Casonato e M. Cervi G. Lucarelli, L'arte di rendere creativo un gruppo F. Nanetti, La leadership efficace R. Pani - R. Biolcati, Shopping compulsivo. Note di psichiatria psicodinamica R. Stoloraw - J. Fosshage -G. Atwood - B. Brandchaft, Psicopatologia intersoggettiva, a cura di M. Casonato J. Weiss - H. Sampson, Convinzioni patogene. La scuola Psicoanalitica di S. Francisco, a cura di M. Casonato Via Din! 16,61029 URBINO FAX 0722/320998 "È difficile trovare, nel IV e nel V secolo d.C., un poeta di qualche fama che non sia originario dell'Egitto"