□ N. 12 Idei libri del mese| 39 N Il Giubileo discusso di Filippo Gentiloni A L'anno giubilare sta per terminare, fra successi mediatici e dubbi. Vistosi i primi, ma non irrilevanti anche i secondi. Si può tentare qualche bilancio, certamente incompleto e parziale. Fortissima è stata l'esposizione sulla carta stampata, alla quale qui ci si vuole limitare (un discorso sui mass media in genere dovrebbe essere molto più ampio). Libri, riviste, opuscoli a non finire. Basta affacciarsi a una qualunque libreria o a un'edicola di Roma. La prima osservazione riguarda il superamento della vecchia distinzione fra stampa laica e stampa cattolica. La seconda, ovviamente, in prima fila, ma anche la prima ha fatto la sua parte, forse per convinzione, probabilmente per calcolo di vendite e di affari. Domina, com'è logico, la stampa di tipo apologetico. Quantità enorme, difficilmente calcolabile. Qualità discutibile, dominata soprattutto da una forma di esaltazione piuttosto ripetitiva. Più interessante è uno sguardo sulla stampa critica. Critica, non nel senso di una negazione del valore del Giubileo, ma soprattutto nel senso della scoperta e della messa in luce degli aspetti più profondi, spesso sottovalutati, dell'evento giubilare. Anche le pubblicazioni di questo tipo sono numerose, generalmente di buon livello. Qui se ne possono indicare soltanto alcune, fra le più significative delle principali linee di tendenza. Fra queste, è dominante quella che cerca di riportare il Giubileo del 2000 nella linea e nella scia dell'antico giubileo ebraico. In questo senso, chiaro e profondo il volumetto di Carmine Di Sante, Duemila. Il grande giubileo (Editrice Esperienze - Edizioni Lavoro, pp. 68, Lit 10.000). Di Sante lavora come teologo presso il Sidic, centro fondato dopo il Concilio Vaticano II per favorire il dialogo cristiano-ebraico. Il suo saggio, infatti, risale all'antico giubileo ebraico e alle sue categorie. Un'aperta condanna della logica dell'appropriazione e dell'accumulo; una svolta a favore della priorità dei più poveri. Alla base del Giubileo la famosa espressione biblica (Lenitico 25,10): "Santificherete il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia". Un colpo duro al moderno capitalismo. Al centro di questo studio alcune categorie troppo dimenticate, come quelle della "remissione" e dell'"ospitalità". Categorie antiche che oggi ritrovano - meglio: potrebbero ritrovare - una nuova attualità. Così per la gratuità e per il perdono "come antidoto alla violenza, messa in discussione della logica della conquista e della guerra (...) e ricostituzione del mondo sette volte buono, dove l'uomo può tornare a vivere nella gratuità e nella responsabilità". Nella stessa linea del recupero del giubileo biblico si muovono altri testi interessanti. Fra gli altri: Anno santo, giubileo romano o giubileo biblico? di Laura Ronchi De Michelis (Claudiana, pp. 62, Lit 5.000), e anche un volume a più voci della Cittadella di Assisi (Se il Giubileo si fa Vangelo..,,pp. 180, Lit 25.000). Un altro aspetto discutibile del Giubileo è quello ecumenico, inevitabilmente messo in discussione da una celebrazione essenzialmente cattolica, con la sua forte centralizzazione romana. Se ne occupa esplicitamente un volumetto della Claudiana a cura di Franco Giampiccoli, con il titolo significativo Giubileo ed ecumenismo (pp. 104, Lit 15.000). Il sottotitolo pone un interrogativo cruciale: Occasione o inciampo?. I saggi del volumetto propendono piuttosto per il secondo, anche se fra i sette autori tre sono cattolici. Di ostacolo all'ecumenismo soprattutto il legame fra il Giubileo e quella pratica delle indulgenze che nel secolo XVI scatenò la protesta di Lutero. Una pratica sulla quale nel 2000 è stata messa la sordina, ma che non è stata né tacitata né sconfessata. Nel suo saggio, Giampiccoli insiste sulla necessità che il dialogo ecumenico sia "da pari a pari", ma il cattolicesimo continua a negare tale parità fra i dialoganti. Lo ha confermato di recente il discusso documento del cardinale Ratzinger Dominus Jesus. Non sembra che l'anno giubilare, nonostante le premesse vaticane, sia riuscito a far fare passi avanti all'ecumenismo. Tutt'altro, purtroppo. Fortemente critico nei confronti dell'impostazione giubilare un volume a più voci delle comunità cristiane di base, una "provocazione" come recita il sottotitolo. Titolo eloquente: Giubileo e potere (Edizioni Associate, pp. 160, Lit 26.000). I risvolti, l'altra faccia delle celebrazioni giubilari, quella dell'aumento del potere ecclesiastico, e anche dei denari (un saggio di Marcello Vigli; suo anche il volume I giubilei del Novecento. Papato e potere da inizio secolo al giubileo del 2000, Datanews, pp. 160, Lit 2.000). Una dura denuncia dei privilegi che la Chiesa cattolica ha acquisito con il regime concordatario e che il Giubileo non può non accrescere. Nel suo saggio Giovanni Franzoni si chiede se il Giubileo sarà veramente un "grido degli oppressi", una possibile utopia, o non piuttosto una speranza inutile e delusa. Maria Immacolata Macioti, docente di sociologia presso l'Università "La Sapienza" di Roma, allarga il discorso sui giubilei: è in gioco non soltanto la storia - come in tutti i testi citati - ma anche la geografia. In Pellegrinaggi e giubilei. I luoghi del culto (Laterza, pp. 220, Lit 35.000) il Giubileo romano del 2000 viene messo a confronto con eventi analoghi in varie religioni in varie parti del mondo. Così l'evento romano viene insieme illuminato e anche ridimensionato. Dall'Antico Egitto, alla greca Delfi, alle montagne e ai fiumi sacri dell'Africa e dell'Asia, al pellegrinaggio alla Mecca, fino a Lourdes e a Fatima: viaggi e viaggiatori in cerca di un "al di là", di un qualcosa che li possa "salvare". Una storia lungo i millenni, che si ripete anche nel 2000 a Roma. Niente di nuovo sotto il sole. Babele Osservatorio sulla proliferazione semantica" Medium s.rrì. Da quelle parti - come si sa - stat virtus, secondo la fortunata sentenza scolastica che riassume l'apprezzamento aristotelico per la medietà. Ma il significato letterale dell'aggettivo sostantivato ne faceva già da prima del Medioevo un termine tecnico in più di un linguaggio scientifico, logica compresa (il termine di mezzo di un sillogismo), estendendosi rapidamente a indicare ciò che si interpone fra due entità, lo strumento della correlazione e della comunicazione, la sostanza stessa attraverso la quale la comunicazione avviene. Resta nella forma latina anche negli scienziati che in epoca moderna si esprimono nelle rispettive lingue, a cominciare da Bacone, per passare nel XIX secolo al francese, che si limita ad aggiungere l'accento acuto sulla prima vocale (1856). Ma sono anche gli anni delle sensitive, delle sedute spiritiche nelle quali "avrebbe agito da medium [in presenza di D'Annunzio] la famigerata Eusapia Paladino", e in questa accezione l'uso è consolidato anche al di fuori del linguaggio degli studiosi. Col nuovo secolo la massificazione incombe, e abbastanza presto si assiste alla cumulazione della pluralità di giornali, cinema, radio nei mass media, espressione inglese che appare per la prima volta - quando si dice il destino - nella frase "Class appeal in mass media" (1923). La pervasività dei mezzi di comunicazione di massa procede veloce, compaiono i suoi primi esegeti. La pronunciabilità dell'espressione inglese ne assicura la fortuna anche nelle altre lingue e McLuhan è il suo profeta, capace di un'autocitazione quasi ironica quando fa seguire ai suoi Strumenti del comunicare un titolo come II medium è il massaggio. La comodità del riferimento collettivo al plurale si impone col moltiplicarsi dei mezzi di comunicazione, ai quali si aggiunge con tutta la sua inevitabilità la televisione. Eppure si comincia seriamente a parlare di multimedialità soltanto con l'avvento dello strumento che negli ultimi decenni ci ha permesso dì rimpiazzare da solo calcolatrici, carta, penna, telefono, carta da lettere, per non parlare degli stessi cinema e tv: l'elaboratore elettronico. Anziché coagularsi in un più realistico termine singolare (e molti sono entrati e usciti dalle mode) la pluralità di funzioni svolta dagli elaboratori si riassume oggi in una parola che ricorda - grazie al prefisso "multi-" - la varietà dei codici impiegati più che l'assoluta e sempre più monolitica omogeneità del medium. Forse per dimenticare che in fin dei conti si tratta solo di numeri, per quanto velocissimi, anzi di due cifre soltanto: l'uno e lo zero. Giulia Visintin Berselli Laura Gasparini L'archivio fotografico pei la (ons.rva2io.it e la gestione Silvia Berselli, Laura Gasparini L'ARCHIVIO FOTOGRAFICO MANUALE PER LA CONSERVAZIONE E LA GESTIONE DELLA FOTOGRAFIA ANTICA E MODERNA 58 000 lire j Prodotti chimici Guida per il consumatore t ira John Emsley PRODOTTI CHIMICI GUIDA PER IL CONSUMATORE 34 000 lire www.zanichelli.it ENCICLOPEDIA ZANICHELLI DIZIONARIO ENCICLOPEDICO DI ARTI. SCIENZE, TECNICHE, LETTERE, FILOSOFIA, STORIA. 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