N. 10 C'è una nuova Grecia di Caterina Carpinato A Francoforte quest'anno paese d'onore è la Grecia, paese che si imporrà all'attenzione del pubblico e degli editori stranieri non solo per il suo patrimonio simbolo di un ideale e primitivo sogno di democrazia, non solo per la straordinaria testimonianza letteraria antica (in principio era Omero...), ma anche per una vivace e misconosciuta produzione letteraria moderna. La Grecia (anche a livello politico) ha operato una precisa scelta, quella di presentarsi come diretta erede della classicità ma anche come realtà culturale ormai del tutto matura, capace di prescindere dalle credenziali degli antichi. In vista delle Olimpiadi che si terranno ad Atene nel 2004, il Ministero della Cultura, retto da Evanghelos Venizelos, ha dato il via alle "Olimpiadi culturali", un progetto ampio e articolato diretto dal poeta Titos Patrikios, una delle voci più interessanti nel panoramico letterario greco del secondo Novecento. Nello spirito greco si intende arrivare al traguardo delle Olimpiadi di Atene non solo pronti fisicamente per affrontare le gare (e le maratone televisive), ma anche allenati nell'anima. Pertanto nella preparazione dei prossimi Giochi Olimpici (che nell'età moderna come è noto ripresero proprio ad Atene nel 1896), la Grecia si appresta a essere nazione madre dello spirito olimpico, inteso nel senso più completo e profondo: in "divino" (perché l'Olimpo è la montagna sacra) equilibrio tra il corpo e l'anima. Alla preparazione atletica del corpo penseranno le società sportive e le multinazionali dello sport e del mondo che ruota intorno ad esso; a quella dello spirito invece proprio i greci stessi intendono offrire opportunità di sviluppo. L'allestimento delle Olimpiadi culturali mira alla promozione di iniziative in grado di favorire una maggiore e più intensa cooperazione scientifica, artistica, letteraria tra gli Stati partecipanti, nella speranza che una più ampia collaborazione sul piano culturale possa contribuire alla pace e alla serena convivenza. Campiello Giuseppe Pontiggia è il vincitore del premio Campiello di quest'anno con il romanzo Nati due volte (Mondadori, 2000), recensito sull'Indice" (2000, n. 12) con scritti di Maria Luisa Bedo-gni, Marosia Castaldi, Vittorio Coletti, Ferruccio Giaca-nelli e Silvio Perrella. La Grecia apre quindi le sue porte per far conoscere meglio la propria cultura contemporanea. L'Occidente, e l'Italia in particolare, della Grecia moderna conoscono solo alcuni aspetti, più folcloristici e turistici che altro. Eppure questo paese così vicino a noi e apparentemente così simile merita un'attenzione più concreta: la sua storia recente ci permette di capire meglio i complessi equilibri dell'Europa dell'Est, la sua letteratura ci introduce in un universo ancora sconosciuto. Ma perché la storia e la letteratura della Grecia moderna sono rimaste così isolate e ancora così poco conosciute? Prima di tentare qualche risposta devo dire che negli ultimi anni qualcosa sta finalmente cambiando: da Bompiani è uscita la traduzione italiana della Storia della Grecia moderna di Richard Clogg, con un utile aggiornamento bibliografico a cura del traduttore, Andrea Di Gregorio (il quale, oltre che dall'inglese, traduce anche dal greco moderno); da Carocci è uscita invece la Storia della letteratura neogreca di Mario Vitti (nuova edizione aggiornata dell'ormai introvabile, ma finora unico, strumento per accedere a una panoramica completa della produzione letteraria in greco moderno dall'età tardo-bizantina ai nostri giorni). Sembra incredibile, eppure in Italia per conoscere il profilo della letteratura neogreca esistono soltanto la sintesi letteraria di Bruno Lavagnini, pubblicata più di trent'anni fa da Sansoni, la traduzione italiana di un'epitome di Linos Politis pubblicata in ambito accademico a Trieste, e la nuova edizione di Mario Vitti. Ancora più incredibile è la quasi totale assenza di dizionari: escluso il dizionario greco moderno - italiano pubblicato dalle edizioni Gei e curato da un'équipe di specialisti dell'Università di Palermo, nessun altro strumento lessicale appare allo stato attuale rispondere alle esigenze di mediazione linguistica tra l'italiano e il greco moderno. E di tori A Torniamo ora all'interrogativo di prima: perché tanto silenzio sulla letteratura neogreca? Le ragioni sono varie: innanzitutto la letteratura greca moderna ha dovuto continuamente difendersi dal peso incombente della letteratura greca classica, e dall'aristocratico disprezzo nei confronti della lingua greca moderna nutrito dalla maggior parte degli specialisti di greco antico; in secondo luogo la lingua greca moderna (parlata da poco più di dieci milioni di greci, e da qualche altra minoranza di emigrati) è una lingua particolarmente complessa ed articolata. In quanto tale, essa è difficilissima da tradurre nelle altre lingue moderne, dal momento che il traduttore non soltanto deve conoscere la lingua attuale, ma deve anche avere un rapporto piuttosto stretto con la lingua ecclesiastica e con quella dotta. Almeno fino a qualche decennio fa, la questione della lingua in Grecia non era ancora del tutto risolta, e le conseguenze di tale conflitto linguistico erano evidenti anche nelle opere letterarie scritte in greco "demotico": il traduttore dal neogreco dunque non solo deve avere un bagaglio di conoscenze grammaticali e sintattiche, non solo deve sapersi orientare in un contesto culturale e religioso ortodosso, ma deve anche essere dotato degli strumenti necessari per decodificare le connessioni linguistiche esistenti con il greco antico. Il traduttore deve quindi spesso sottomettersi a un lavoro arduo, complesso e quasi sempre poco soddisfacente, dal momento che la maggior parte degli editori italiani non intende rischiare investendo in questa letteratura. Eppure negli ultimi anni qualcosa sta finalmente cambiando: nell'ultimo decennio sono stati pubblicati molti libri tfadotti dal greco moderno, grazie soprattutto alle iniziative di piccoli editori come Theoria, Crocetti, Ponte alle Grazie, Argo, ma anche di grandi editori come Bompiani, al quale va il merito di aver fatto conoscere meglio in Italia la prosa di Apostolos Doxiadis e le avventure del commissario ateniese Charitos, che - da autentico greco - coltiva una passione particolare per la lingua e per i vocabolari. Esistono però anche altri problemi che non hanno consentito finora alla letteratura neogreca di spiccare il volo. La poesia greca moderna, che è di altissima qualità perché questa lingua è "geneticamente poetica", perdendo i connotati linguistici in traduzione risulta sbiadita, o nel migliore dei casi appare come una fotografia in bianco e nero. Quanto alla produzione narrativa, essa è stata spesso autoreferenziale, strettamente connessa a fatti storici e a vicende politiche del tutto oscure per un lettore medio-alto del mondo occidentale. Ad esempio, nei nostri libri di storia alla cosiddetta "catastrofe dell'Asia Minore" del 1922, che comportò l'espulsione della popolazione di lingua greca dalle terre di Smirne, Efeso e delle coste turche, non viene dedicato che qualche cenno; per la Grecia, invece, questo avvenimento politico rappresenta una svolta storica le cui conseguenze sono ancora evidenti. La letteratura greca del Novecento è spesso la testimonianza sofferta di questo esilio, e risulta quindi difficilmente fruibile per quanti hanno un'esperienza differente della storia del secolo passato. Ed ancora: mentre l'Europa occidentale dopo la seconda guerra mondiale si preoccupava della ricostruzione e dei nuovi equilibri, la Grecia viveva anni di sangue e di orrore, sconvolta da un'atroce guerra civile che ha lasciato tracce indelebili nella prosa e nella poesia greca del secondo Novecento. Vale tuttavia la pena investire in questa letteratura? Cosa possono raccontarci i greci di oggi? La risposta alla prima domanda è certamente affermativa: la produzione letteraria neogreca, ancora quasi del tutto inesplorata dal lettore italiano, è uno scrigno di sorprendenti novità espressive. Narratori contemporanei come Nikos Chuliaràs, Petros Ambatzoglu, Ersi Sotiropulu, Rea Galanaki e poeti come Titos Patrikios, Kikì Dimulà, Miltos Sachturis, Nasos Va-ghenàs, pur avendo una precisa identità greca, possono sicuramente conquistare la fantasia di un lettore curioso; così come anche alcuni classici del Novecento (e perché no, anche della fine dell'Ottocento) che certamente meriterebbero di essere tradotti (o ritradotti) in italiano. Se si potessero leggere i racconti di Papadiamandis (1851-1911) si conoscerebbe un altro capitolo della letteratura naturalista europea, se si leg- gesse Nikos Engonopulos (1910-1985) il surrealismo europeo acquisterebbe un altro significativo rappresentante, se si traducesse l'opera completa di Ghior-gos Seferis (1900-1971, premio Nobel per la letteratura) 0 quadro delle nostre conoscenze sul Novecento sarebbe sicuramente più articolato e completo. Questi greci hanno tanto da dire. Molte cose le hanno già raccontate nella loro lingua, a loro modo e secondo il loro punto di vista. Sta adesso a noi avvicinarli e interpretarli. Superate le barriere linguistiche e demolito l'ormai anacronistico muro a difesa della "purezza classica", esplode esuberante una contaminata, variopinta e disorganica cultura greca moderna. Alla fiera di Francoforte di Nasos Vaghenàs La Fiera Internazionale del Libro di Francoforte (che si terrà tra il 10 e il 15 ottobre) è essenzialmente una esposizione commerciale, dove si incontrano editori alla ricerca di libri "che si vendono" piuttosto che alla scoperta di libri di qualità. La letteratura costituisce certo una parte importante dell'insieme dei libri esposti, ma è solo una parte dell'insieme. E la buona letteratura costituisce una parte più piccola. Esistono tuttavia, è ovvio, anche altri libri significativi, che non sono testi letterari. Non sono sicuro però che la Grecia, quest'anno paese d'onore, abbia preso in considerazione tutto ciò: innanzitutto perché, da quanto è stato comunicato, la presenza greca a Francoforte sarà esclusivamente una presenza letteraria, e in secondo luogo perché questa presenza, anziché essere rappresentata da pochi ma significativi scrittori, viventi e no (gli autori significativi di ogni letteratura non sono mai molto numerosi), ha assunto invece l'aspetto di una squadra di rappresentanza "nazionale", quanto mai ampia e numerosa. Questa "nazionale letteraria" è costituita da 56 scrittori (21 poeti, 28 prosatori, 2 autori di romanzi gialli e 4 autori di libri per bambini). Mi sembra però che le case editrici straniere non siano interessate a "letterature nazionali", quanto piuttosto a singoli autori (anzi per essere più precisi, a singoli buoni libri). La letteratura fiorisce in Grecia più rigogliosa di qualsiasi altra forma artistica. La Grecia, anche se si tratta di un paese di dimensioni geografiche ridotte e con un numero di abitanti piuttosto limitato, ha prodotto opere letterarie significative, alla pari di altri paesi europei: mi riferisco a Kavafis, Sikelianòs, Kazant-zakis, Seferis, Elytis, Ritsos, per rimanere soltanto nel XX secolo. Alcuni degli autori scelti dal Ministero della Cultura greco per l'esposizione di Francoforte sono autori che meritano di essere conosciuti anche in ambito internazionale. Quanto sarà possibile mostrare il loro valore e la loro qualità nel contesto convulso e frettoloso di una fiera? (trad. di Caterina Carpinato) Concorso recensori A causa del grande numero di recensioni ricevute, si è reso necessario rimandare di un mese la comunicazione dei nomi dei vincitori, che verranno pubblicati sul numero di novembre