Editoria Dalla fiera di Lipsia di Anna Chiarloni Memorie tedesche Le polemiche sollevate nello scorso agosto dalla pubblicazione dell'autobiografia di Giinter Grass (Beim Hàuten der Zwiebel, Sbucciando la cipolla, Steidl, 2006) si sono riaccese con le poesie presentate dall'autore alla fiera di Lipsia: Dumtner August (Storto agosto, Steidl, 2007), sorta di colpo di coda di un Nobel che veste i panni del clown a difesa della propria figura morale, incrinata secondo alcuni dalla tardiva rivelazione di appartenenza alle SS negli anni della prima giovinezza. Accompagnati da una serie di disegni a penna, i versi di Grass catturano più che per qualità poetica per alcuni segnali interni, a cominciare dalla dedica a Christa Wolf, vittima - ha ribadito l'autore - di un'analoga campagna di denigrazione all'uscita, dopo la caduta del muro, di Was Bleibt (Cosa resta, e/o, 1991). La vecchia guardia intellettuale risulta dunque accomunata nella presa di distanza dal giornalismo riunificato. A Lipsia l'ottantenne Gùnter Grass, camicia azzurra e fiammante vestito avana, ha infatti sparato a zero in primis contro Frank Schirrma-cher, promotore della campagna scandalistica orchestrata dalla "FAZ" all'uscita dell'autobiografia; poi ha messo sotto accusa - di fronte a un pubblico effervescente - tutta la stampa, ridotta a suo dire a un grigio magma commerciale di bassa cronaca in cui non sarebbe più possibile distinguere tra lo "Spiegel" e la "Bildzeitung". Scene di un divorzio tedesco tra letteratura e critica? In realtà la polemica sembra destinata a spegnersi sul fronte personale, Grass resta infatti anche in Germania una figura di riferimento. La vicenda rivela piuttosto come la riflessione sul nazismo fermenti ancora nelle coscienze. Che la caduta del muro non abbia costituito in questo senso una cesura netta lo dimostra anche la recente produzione letteraria. Mentre i superstiti via via scompaiono, sono infatti le generazioni successive a prendere la parola scavando nel passato domestico. Di qui un genere particolarmente affermato negli ultimi anni: il "Familienroman" - il romanzo centrato sulla storia familiare attraverso il Novecento che inevitabilmente riesplora i percorsi attraverso il cosiddetto "dodicennio nero". Un genere che nel cinema si è affermato dal 1984 con il ciclo Heimat. Eine deutsche Chronik, di Edgar Reitz. La rassegna di Lipsia presenta anche altre forme di declinazione della memoria. Un esempio per tutti. In Stille Post. Eine andere Eamiliengeschichte (Posta silenziosa. Una diversa storia familiare, Propylàen Verlag, 2007) Christina von Braun s'inoltra nell'ombra di quel passato prussiano e aristocratico cui appartenne, tra gli altri, anche Wernher von Braun, il fisico della V2 emigrato dopo il 1945 negli Stati Uniti. L'autrice, che proviene dai gender studies, privilegia una ricostruzione matrilineare. Sono prevalentemente volti di donna dimenticati dalla grande storia quelli che emergono da lettere, diari, fotografie e ricordi d'infanzia di Braun: al centro la nonna ebrea e comunista, figura fiera e indipendente, arrestata nel 1944 e uccisa in carcere dalla Ge-stapo; accanto una zia che all'ascesa di Hitler spinge il figlio a emigrare in Inghilterra per sottrarlo al nazismo; e a latere s'intravedono profili femminili di passaggio nell'antica tenuta slesiana confiscata dopo la guerra, donne colte nella loro gestualità quotidiana, esistenze forti e silenziose, capaci di passare parola attraverso una "Flùsterkette" - catena mormorante nella quale l'autrice rintraccia il senso della vita. Il secondo passato Viviamo anni di bilancio ideologico. Gli intellettuali tedeschi riflettono sul dopoguerra e sulle vicende di un paese diviso. Gùnter Kunert, Stefan Heym, Christa Wolf e più recentemente Martin Walser hanno pubblicato le loro memorie. Dagli archivi delle case editrici orientali affiorano testi a lungo censurati, come Rummel-platz di Werner Bràunig (Parco dei divertimenti, Aufbau, 2007). Scritto nel 1965 e ambientato nelle miniere dei Monti Metalliferi, il romanzo mette in scena le difficoltà nella Ddr degli anni Semicerchio cinquanta, la stretta economica ma anche il disorientamento esistenziale di chi avvertiva la progressiva sclerosi del sistema. L'autore, comunista appena trentenne, venne accusato di deviazionismo dall'apparato culturale. Emarginato, morì alcolizzato a Halle, nel 1976. A quarant'anni di distanza la pubblicazione di Rummelplatz costituisce una sorta di restituzione postuma, un riconoscimento condiviso delle asprezze del dopoguerra. Anche dagli altri paesi dell'ex blocco sovietico filtra una letteratura della testimonianza. Toccante la premessa di Herta Muller, la scrittrice rumena di lingua tedesca nota anche in Italia. "Mia madre ha sempre taciuto gli anni della sua deportazione, - ha esordito - ma io ho scavato in quel silenzio raccogliendo nel tempo le memorie di chi, come il poeta Oskar Pa-stior, ha vissuto quell'atroce esperienza". Con una scrittura "d'invenzione" ma basata su elementi documentari, Muller mette in luce un capitolo rimosso della storia europea, la deportazione imposta nel 1945 da Stalin di ottantamila romeni di lingua tedesca nei campi di lavoro in Ucraina. Con Pa-stior c'era il progetto di un libro. A un anno dalla sua morte la lettura pubblica del manoscritto, con quelle immagini di fame, gelo e lavoro coatto, acquista una fonda forza testamentaria. Germania, cuore dell'Europa? Fin dall'inaugurazione l'accento della fiera è caduto sull'apertura della cultura tedesca ai paesi europei. Tra gli ospiti d'onore c'era Gerd Koenen, noto studioso del mondo sovietico, che ha tenuto una relazione sul rapporto tra russi e tedeschi nella prima metà del Novecento. In Germania l'impulso ad allargare i confini della cultura è evidente - e confortante. Lo stesso restauro della Herzogin Anna Amalia Bibliothek di Weimar, devastata da un recente incendio, viene percepito come un implicito omaggio al goethiano concetto di Weltliteratur. E lo sguardo sul mondo, si sa, significa frequentare le altre lingue. Di qui i numerosi dibattiti sui problemi connessi, le iniziative di "reciproca traduzione poetica" come quella promossa dal Litera-turwerkstatt di Berlino che ha vi- sto in azione simultanea un gruppo di poeti olandesi e tedeschi. E'Italia? L'attenzione sempre iva nei nostri confronti è testimoniata dalla presenza di diversi autori, a cominciare da Moresco che, commentando con il pubblico l'edizione tedesca del suo Esordi (Amman, 2006), ha discettato con acribia musiliana sulle strutture narrative del romanzo contemporaneo. Ampio successo di critica ha riscosso anche Longo con II mangiatore di pietre (Wagenbach, 2007). Ma è l'afflusso di autori dall'Est che colpisce chi visita la Buchmesse: "Con quel mondo siamo in consonanza, hanno la stessa nostra mentalità", dichiara il direttore della fiera, ed è proprio questo slancio che rende evidente la scomparsa della cortina di ferro. I contatti vengono sorretti da istituzioni accademiche come il Daad, anche tramite riviste ad hoc - si veda ad esempio il recente numero di "Brùcken" (Ponti), dedicato ai rapporti tra tedeschi, cechi e slovacchi. Una letteratura in dialogo, quella odierna, che entra anche in casa altrui per smontare alcune nefaste mitogra-fie nazionali, come dimostra il romanzo del tedesco Kevin Venne-mann, Mara Kogoj (Suhrkamp, 2007), un testo che racconta "l'altra storia", quella della minoranza slovena in Carinzia, vittima nel 1945 del fanatismo nazionalista. Diffuse le letture poetiche di serbi, croati, sloveni, ucraini, russi e polacchi. Talora in libertà vigilata, e non solo per ragioni di mercato. In Minsk. Sonnenstadt der Tràume (Suhrkamp) di Ar-tur Klinau, scrittore di Minsk, il paesaggio è quello di una cultura clandestina che tenta di sfuggire, attraverso una "tattica partigiana", alla repressione di Lukascenko. E chi come Valzy-na Mort ha abbandonato la Russia Bianca - la giovane poetessa vive attualmente a Washington -teme lo scacco del linguaggio: "Il bielorusso l'ho lasciato in Europa, ormai penso in inglese ma non mi basta per fare poesia". Anche senza un oceano di mezzo il senso di perdita dell'idioma originario si fa in alcuni autori palpabile. La diaspora linguistica opera talora come una sutura incarnata. Nato nel 1945 a Sa-rajewo, Josip Osti scrive oggi non in bosniaco bensì in sloveno - e s'interroga: "Questa mia lingua recisa in due dalla lama affilata di un coltello, si dimena forse come un serpente...?". Anche questo è un tratto della tanto celebrata Mi-grantenliteratur: lo sradicamento, il dubbio di aver perso la parola autentica, la parola della verità. D'altra parte sono i giovanissimi a insegnarci il balzo disinvolto nella comunicazione globale: Handy s'intitola infatti l'ultima raccolta di racconti di Ingo Schulze, primo premio alla fiera di Lipsia (Berlin Verlag, 2007). In uno stile piano e inappariscente - alla Car-ver - ecco le fragili capriole dell'io autobiografico tra Berlino e Manhattan. Brevi incontri, sguardi fuggitivi, immancabili congedi, ma anche piccole epifanie che ostinatamente richiamano lo stupore di una possibile felicità. ■ anna,chiarloni@unito.it A. Chiarloni insegna letteratura tedesca all'Università di Torino Direzione Mimmo Candito (direttore) Mariolina Berlini (vicedirettore) Aldo Fasolo (vicedirettore) direttore@lindice.191.it Redazione Camilla Valletti (redattore capo), Monica Bardi, Francesca Garbarmi, Daniela Innocenti, Elide La Rosa, Tiziana Magone, Giuliana Olivero redazione@lindice.com ufficiostampa@lindice.net Comitato editoriaie Enrico Alleva, Arnaldo Bagnasco, Elisabetta Bartuli, Gian Luigi Beccaria, Cristina Bianchetti, Bruno Bongiovanni, Guido Bonino, Eliana Bouchard, Loris Campetti, Franco Carlini, Enrico Castelnuovo, Guido Castelnuovo, Alberto Cava-glion, Anna Chiarloni, Sergio Chiarloni, Marina Colonna, Alberto Conte, Sara Cortellazzo, Piero Cresto-Dina, Lidia De Federicis, Piero de Gennaro, Giuseppe De-matteis, Michela di Macco, Giovanni Filoramo, Delia Frigessi, Anna Elisabetta Galeotti, Gian Franco Gianotti, Claudio Gorlier, Davide Lovisolo, Diego Marconi, Franco Marenco, Gian Giacomo Migone, Angelo Morino, Anna Na-dotti, Alberto Papuzzi, Cesare Piandola, Telmo Pievani, Luca Ra-stello, Tullio Regge, Marco Revelli, Alberto Rizzuti, Gianni Rondolino, Franco Rositi, Lino Sau, Giuseppe Sergi, Stefania Stafutti, Ferdinando Taviani, Mario Tozzi, Gian Luigi Vaccarino, Maurizio Vaudagna, Anna Vi acava, Paolo Vineis, Gustavo Zagrebelsky Editrice L'Indice Scarl Registrazione Tribunale di Roma n. 369 del 17/10/1984 Presidente Gian Giacomo Migone consigiiere Gian Luigi Vaccarino Direttore responsabile Sara Cortellazzo Redazione via Madama Cristina 16, 10125 Torino tel. 011-6693934, fax 6699082 Ufficio abbonamenti tel. 011-6689823 (orario 9-13). abbonamenti®lindice.com Ufficio pubblicità Alessandra Gerbo pubblicita.indice@gmail.com Pubblicità case editrici Argentovivo srl, via De Sanctis 33/35, 20141 Milano tel. 02-89515424, fax 89515565 www. argentovivo. it argentovivo® argentovivo.it Distribuzione So.Di.P., di Angelo Patuzzi, via Bettola 18, 20092 Cinisello (Mi) tel. 02-660301 Joo Distribuzione, via Argelati 35, 20143 Milano tel. 02-8375671 Videoimpaginazione grafica la fotocomposizione, via San Pio V 15, 10125 Torino Stampa presso So.Gra.Ro. (via Pettinengo 39, 00159 Roma) il 28 aprile 2007 Ritratti Tullio Pericoli Disegni Franco Matticchio Strumenti a cura di Lidia De Federicis, Diego Marconi, Camilla Valletti Effetto film a cura di Sara Cortellazzo e Gianni Rondolino con la collaborazione di Giulia Carluccio e Dario Tornasi Mente Locale a cura di Elide La Rosa e Giuseppe Sergi Gn l'uscita del numero 35 (Il trovatore stanco. Sul laudato sociale del poeta, pp. 143, € 15, Le Lettere, 2006, n. 2), la rivista di poesia comparata "Semicerchio", diretta e animata da Francesco Stella, compie vent'anni: traguardo importante per una pubblicazione che si occupa del campo, spesso mar-ginalizzato, della poesia. "Semicerchio" esplora il panorama vastissimo della produzione poetica dal mondo antico a quello contemporaneo, dall'Europa agli altri continenti, con rigoroso piglio filologico. Sono queste caratteristiche che inquadrano la rivista come una delle più vivaci e insieme scrupolose del panorama internazionale, annoverando tra i collaboratori nomi come Brodskij, Gadamer, Sanguineti, Zanzotto. Con questo numero, appunto, "Semicerchio" celebra il suo anniversario sotto il segno di un argomento di urgenza nella critica contemporanea: il mandato sociale dello scrittore/poeta ovvero la questione della funzione e del valore della poesia nell'attualità collettiva. D tema è trattato a partire da un recente testo di Guido Mazzoni, Sulla poesia moderna (2005), che fotografa e analizza il "crepuscolo della rilevanza pubblica" della scrittura poetica. Attorno alla questione si alternano le opinioni e le proposte di poeti eminenti di varia provenienza come, per citarne alcuni, Yves Bonnefoy, Michel Deguy, Jorie Graham, Rafael Courtoisie, Meena Alexander. Se questo dossier è la parte che più colpisce di questo numero, seguono anche altre sezioni che restituiscono il vivace profilo della rivista: si passa dai canti liturgici ebraici inediti alla poesia russa di Marina Cvetaeva; dalla pubblicazione del giovane talentuoso angloindiano S. S. Prasad a nuovi ingegni italiani. Trova poi posto la saggistica colta e un'agile e ricca sezione di recensioni sulla poesia e sugli strumenti della critica comparata. In relazione a questo numero poi, per celebrare il suo ventennale "Semicerchio" organizza anche alcuni imminenti incontri internazionali, le cui relative informazioni si possono trovare nel sito della rivista www.unisi.it/semicerchio. Paola Cerotti