L'accidentata storia di due eretici di Leonardo Rapone Sergio Soave SENZA TRADIRSI SENZA TRADIRE Silone e Tasca dal comunismo al socialismo cristiano (1900-1940) pp. 659, €30, Aragno, Tomo 2005 Diciamo subito che quello dedicato da Soave alle figure di Ignazio Silone e di Angelo Tasca - personaggi che ebbero vite per lo più parallele, talvolta tangenziali, ma idealmente convergenti verso un medesimo approdo intellettuale e morale: il "socialismo cristiano" del sottotitolo - è un libro di peso, e non solo per la mole. Di così tante pagine, infatti, l'autore ha avuto bisogno per mettere alla prova un efficacissimo metodo di indagine attorno a quelle due personalità, che scava a fondò, per approfondimenti successivi, attraverso le stratificazioni dei rispettivi patrimoni intellettuali, negli sviluppi più riposti delle loro riflessioni, nei tumulti esistenziali, così da mettere in relazione quanto si rivela alla superficie - nell'azione politica, nella pubblicistica, nella produzione letteraria e storiografica - con la ricerca interiore, con gli stimoli culturali, con la rielaborazione, anche a distanza di tempo, di precedenti esperienze di vita. Il libro muove chiaramente dall'intento di valorizzare due percorsi politico-intellettuali fra i più discussi e controversi della sinistra italiana del Novecento, e la scelta di presentare come personaggi positivi, anzi esemplari, uomini dalla biografia tormentata, segnata da scarti, rotture, drammi, intellettuali inappagati da una concezione della politica come scelta di schieramento e perciò destinati all'inesausta ricerca di verità, e che andassero oltre le sfide più ravvicinate del momento, fa di questo libro un'opera controcorrente: si può infatti non consentire con tutti i giudizi di merito dell'autore o trovare che nelle sue pagine abbia riversato troppa di quella passione che lo storico dovrebbe sforzarsi di raffrenare, ma come non avvertire il divario, a tutto vantaggio di Soave, fra il suo elogio dell'irregolarità e il bisogno di tanti storici, oggi, di surrogare le proprie insicurezze dipingendo immagini nette dei personaggi studiati, riducendo a forza vite mosse e complesse in schemi che suonino familiari e si prestino a essere giudicati sbrigativamente e seccamente con il pollice dritto o il pollice verso? La categoria del "tradimento" incombe come una dannazione sulle biografie di Silone e di Tasca. Doppio tradimento, anzi: uno chiaramente riferibile per entrambi al distacco dal comunismo, tra il 1929 (Tasca) e il 1931 (Silone), e alla loro successiva funzione di critici inesauribili dei diversi svolgimenti della politica comunista nel corso del tempo, che ne fece a lungo dei "rinnegati" agli occhi comunisti; l'altro più ambiguo e misterioso, che lascia una sensazione di inafferrabilità. Per Tasca è il suo più tardo distacco anche dall'antifascismo militante quando, esule in Francia, la disperata convinzione che Hitler fosse ormai padrone dell'Europa occidentale lo indusse, nel 1940, a puntare sul regime di Vichy e ad attraversarne gli apparati per trovare un argine alla germanizzazione della Francia, salvo poi, dopo nemmeno un anno, incominciare una collaborazione discreta con la Resistenza, ma senza per questo tagliare i fili con il regime del maresciallo Pé-tain: una scelta che sgomentò anche chi gli era più vicino, e di cui solo la progressiva pubblicazione dei documenti del suo sterminato archivio, conservato presso la Fondazione Feltrinelli di Milano, e gli studi che ne sono derivati, hanno permesso a poco a poco di comprendere la logica interiore. Nel caso di Silone il discorso è ancora più intricato, perché D'altro" tradimento - che nella sequenza cronologica della sua vita precede l'abbandono del comunismo - avrebbe l'aspetto infamante del servizio prestato alla polizia in qualità di informatore, infiltrato sin da ragazzo nella Federazione giovanile socialista e da questa transitato nel Partito comunista. Sul caso dell'attività spionistica di Si- Storia Ione si è fatto da un decennio in qua molto clamore, a ben vedere, però, con limitato costrutto: perché, a onta della sicurezza di alcuni studiosi che pretendono si siano raccolte prove schiaccianti dell'opera delatoria di Si-Ione, l'unica certezza al riguardo è che, in tutta la storia, di definitivamente acclarato tuttora vi è poco. Un rapporto tra il futuro autore di Eontamara e la polizia, che s'interruppe nel 1930, è assodato, ma origini, durata, motivazioni, intensità ed effetti di quella relazione restano per ora indefiniti: tutti gli elementi addotti per calcare la mano nei suoi confronti o addirittura per individuare nell'attività spionistica la cifra distintiva della sua biografia sono di natura congetturale e, quanto a fondatezza, presentano un alto tasso di variabilità, che va dal plausibile all'inverosimile (e anche al manifestamente falso), passando per tutte le gradazioni intermedie, ma sempre restando, come correttamente rileva Soave, sul piano degli indizi, e gli indizi, anche e soprattutto per lo storico, che non ha l'assillo di dover emettere sen- sitszA m,\mmf \t ••/•; m -Matti- tenze, non sono prove, ma solo indicazione di problemi. Tuttavia, non è certo in forza di quanto di inconoscibile vi è nelle due biografie, o delle letture denigratorie a cui entrambe sono state sottoposte, che Soave ha deciso di costruire un libro accostando le figure di Tasca e Silone. Ciò che gli preme è ripercorrere, passo dopo passo, il cammino attraverso il quale l'uno e l'altro, dalla delusione patita nelle file comuniste - delusione non solo per il contenuto politico delle direttive del partito o per i fondamenti ideologici della dottrina, ma anche per il mondo umano che va prendendo forma entro il perimetro delle organizzazioni legate alla Terza Internazionale - arrivano a delineare una nuova prospettiva ideale ed esistenziale, caratterizzata da un recupero, in chiave extraconfessionale e terrena, dei valori cristiani, che trasforma il socialismo classista e produttivista delle origini in una visione umanistica della riforma sociale. L'attenzione dell'autore si appunta proprio sulla categoria del "socialismo religioso", sia sugli aspetti che questa concezione del rapporto tra liberazione dell'umanità e concreta realtà operaia assume nell'elaborazione di Silone e di Tasca, sia sulla dimensione più generale, europea, di quel movimento di pensiero, generalmente poco conosciuto in Italia (le pagine dedicate all'opera di Leonhard Ra-gaz, "l'apostolo del socialismo cristiano in Svizzera", l'incontro con il quale Silone riconobbe come decisivo per la sua evoluzione Lo sforzo di capire di Mimmo Franzinelli Senza tradirsi, senza tradire si confronta con l'esistenza, gli scritti e le speranze di due intellettuali irregolari, nel periodo cruciale compreso tra la fine degli anni venti e l'inizio degli anni quaranta. Il titolo del volume è evocativo del tragitto, a suo modo rettilineo pur nelle frequenti tortuosità, dal comunismo marxista al socialismo cristiano. Soave padroneggia l'eccezionale mole della produzione di Tasca e di Si-Ione (inclusi carteggi e appunti), fa tesoro degli studi critici a loro dedicati, e ricostruisce il senso di itinerari travagliati; ci presenta due diversi modi di entrare nel movimento comunista e di rapportarsi nelle lotte interne, pur nella comune attenzione alla vita reale. Non evoca miti: si sforza di comprendere due persone che dei loro tempi interiorizzarono contraddizioni e doppiezze, ma - a differenza di tanti loro compagni - serbando una straordinaria capacità di proiezione nel futuro. L'autore attinge a note di lavoro e a scritti poco conosciuti, rivelatori di stati d'animo e di valutazioni tutt'altro che effimere. Tasca e Silone spiccano come due grandi solitari, che dall'esilio vissuto quale dimensione esistenziale hanno gettato un ponte verso le nuove generazioni. Attorno ai due protagonisti gravita un microcosmo di interlocutori, talvolta infidi. Il fascismo riuscì difatti a infiltrare spie ovunque: persino la domestica e istitutrice della famiglia Tasca era al soldo della polizia segreta. Il ritrovarsi oggetto di sorveglianza occhiuta è ulteriore elemento di comunanza, al di là del diverso orizzonte di riferimento seguito dai due dopo la rottura col comunismo. Alle lunghe riflessioni di Tasca, determinato a "riandare alle fonti della sua militanza", per ridefinire "quel complesso di verità che è stato all'origine della sua vocazione rivoluzionaria e che il movimento comunista, in poco più di un decennio di storia, gli pare sia riuscito a tradire radicalmente", corrispondono le tragedie che popolano i romanzi siloniani (emblematico ad esempio il disincanto del violinista Uliva in Pane e vino). Soave valorizza una dimensione solo in apparenza minore del narratore abruzzese: quella aforistica, che distillando la parola demistifica costruzioni artificiose, come nell'appunto del 1931 - "L'azione del p.c. in Italia non è una lotta politica, ma la manutenzione di un apparato" - in cui coglie con impietosa esattezza il limite di fondo dell'azione di partito. Apprezzati e denigrati in vita, in patria e all'estero, i due intellettuali sono discussi e ripubblicati ancora oggi, a decenni dalla scomparsa. La vexata quaestio del Silone spia fascista, snodo biografico indecifrabile a onta delle meticolose ricerche documentarie e di superficiali campagne massmediatiche, è inquadrata da Soave nell'arco esistenziale e nella produzione artistico-culturale del giovane ribelle, con intuizione felice. La "pagina nera" di Tasca è rappresentata dal comportamento dinanzi a Vichy, scelta qui spiegata come l'azzardo di chi, nel dissolvimento di una comunità nazionale, sperava di contribuire alla ridefinizione di un'identità collettiva, senza peraltro concedere adesioni fideistiche al governo Pétain e, dal 1942, aveva iniziato la collaborazione clandestina alla resistenza. Senza tradirsi, senza tradire contiene ben di più che le biografie di Silone e di Tasca: è l'esempio di come lo storico possa avvicinare i suoi personaggi e costruire -con rigore metodologico e sensibilità - un libro avvincente e non effimero, che si legge con giovamento e che resterà a lungo come importante punto di riferimento. intellettuale, rappresentano quasi un piccolo saggio a sé nell'economia generale del libro). Tasca e Silone si muovono lungo questa strada con tempi e modalità diverse, l'uno indipendentemente dall'altro: Soave sottolinea ripetutamente "la non coincidenza temporale delle loro scelte" (Tasca ritorna a militare nel Partito socialista, mentre Silone s'immerge nell'attività letteraria e ritiene di aver definitivamente tagliato i ponti con la politica organizzata, salvo assumere la rappresentanza del socialismo italiano in esilio proprio all'indomani del nuovo "tradimento" di Tasca), ma dimostra in modo convincente quanto, proprio alle soglie del fatidico 1940, i loro pensieri sul "dover essere" politico e morale del momento fossero venuti a coincidere, assai più di quanto entrambi ne avessero consapevolezza. Il fulcro del libro è perciò rappresentato dagli anni postco-munisti nella biografia dei due "eretici", fino allo scoppio della guerra. Questo primario interesse storiografico consente a Soave anche di lasciare relativamente ai margini del discorso, più di quanto sarebbe stato possibile in uno studio complessivo, i problemi posti dagli aspetti più controversi delle due esistenze, che nel caso di Silone appartengono per intero al periodo comunista, mentre per Tasca sono legati agli anni della guerra. L'avvicinamento di entrambi a un socialismo che integri nel suo sistema la morale crisdana (Tasca) o che del cristianesimo costituisca la traduzione politica (Silone) è fuori del cono d'ombra di quelle scelte meno nitide. Semmai si potrà dire che l'aver ripreso il titolo del libro da una dichiarazione autobiografica di Tasca (fu lui a dire di sé, al tempo di Vichy, di non essersi tradito, oltre che d< non aver tradito) ha indotto Soave ad accentuare forse troppo la continuità e la coerenza nel tempo lungo di esperienze politiche e intellettuali che, proprio per la loro multiformità e la loro apertura a innesti esterni, non presentano un segno distintivo unico che le riassuma per intero. Quanto all'eredità che i due hanno lasciato, Soave osserva giustamente che se molti dei loro giudizi sulle distorsioni del movimento comunista o sull'opposizione tra democrazia e totalitarismo sono diventati, a distanza di anni, patrimonio diffuso della sinistra, la proiezione dell'impegno politico in una dimensione etico-religiosa resta un'esperienza peculiare che non è entrata, e forse non poteva entrare, nello statuto, per quanto rinnovato, di una sinistra politica. E del resto non è con il metro della politica che si può valutare il percorso di Tasca e di Silone negli anni trenta: "intellettuali inadatti alla politica" li definisce Soave, ed è un giudizio, 0 suo, che, pur provenendo da uno studioso che alla politica ha dedicato buona parte di sé nelle amministrazioni locali e nel parlamento nazionale, suona critico di un limite, non del pensiero, ma del la politica. ■ raponel@tin.it L. Rapone insegna storia contemporanea all'Università di Viterbo