N. 2 21 :. _l I CI FI LIBRI PEL MESE | Storia Il gruppo intorno a Gobetti di Nicola Tranfaglia Natalino Sapegno LE PIÙ FORTI AMICIZIE Carteggio 1918-30 a cura di Bruno Germano, pp. XXXVII-597, €40, Aragno, Torino 2005 Aprire le pagine di questo epistolario che raccoglie una parte notevole delle lettere inviate in dodici anni allo storico valdostano della letteratura italiana, e una parte minore di quelle scritte da Sapegno a decine di corrispondenti nello stesso periodo (ancora disperse in molti archivi privati e, per ora, in gran numero irraggiungibili), conduce il lettore in un mondo ormai lontano e a contatto diretto con una generazione - quella nata agli inizi del ventesimo secolo -ormai quasi del tutto scomparsa. Sul piano delle idee, e dei sentimenti, il volume riserva tuttavia al lettore scoperte ed esperienze che pesano ancora. Ci sono del resto due grandi eventi che si affacciano e fanno da sfondo al carteggio: la prima guerra mondiale e l'avvento e il consolidamento del regime fascista. E c'è una città, Torino, che è al centro delle vicende di cui discorrono i più vicini corrispondenti di Sapegno. Tra questi è in primo luogo Piero Gobetti, il fondatore e direttore di "Rivoluzione liberale", l'editore di Montale, e di tanti altri intellettuali dei primi anni venti, lo straordinario organizzatore di cultura e combattente per la libertà, che forma nell'ex capitale subalpina un gruppo di giovanissimi studiosi e giornalisti, i quali, alla sua morte, fatalmente si disperderanno e prenderanno strade differenti, dopo aver peraltro tentato, per due anni, di far sopravvivere il Baretti sotto il fascismo ormai vincitore. Accanto a Gobetti, tra i corrispondenti principali di Sapegno, vi sono poi Carlo Levi e Mario Fubini. Troviamo inoltre, con una presenza significativa, soprattutto dopo la scomparsa di Gobetti, Alessandro Passerin d'Entrèves, Luigi Russo, Guglielmo Alberti, Santino Caramella e molti altri. Esiste, infatti, una differenza di contenuti, ma soprattutto di tono e di atmosfera, tra la prima e la seconda parte del volume. Fino alla morte di Gobetti (febbraio 1926), che coincide, in qualche modo, con il consolidamento definitivo della dittatura, le speranze riposte nel futuro, e il fervore del pensiero e dell'elaborazione critica, percorrono lo scambio umano e culturale, sollecitando tutti a coniugare la cultura con la politica, eccetto forse il già scettico Giovanni Ansaldo, il quale, dopo la chiusura di "Rivoluzione liberale", si allontana dal gruppo torinese. Il motore del gruppo è l'intransigenza morale di Gobetti, per il quale, com'è noto, l'azione politica non contrasta, né esclude, la riflessione e lo studio. Per tutti, e per lo stesso Sapegno, il momento magico, ed eccezionale, sarà rappresentato dal primo dopoguerra, quando l'azione degli operai torinesi farà scrivere a Gobetti, proprio in una lunga lettera a Sapegno, il 28 settembre 1920: "C'è a Torino una minoranza eroica che s'è imposta sulla forza bruta della folla e l'ha condotta a una bella vittoria (...) qui io torno alla mia antica idea che la praxis operaia negherà tutte le formule e le concluderà attraverso tutte le esperienze col dare una nuova classe dirigente". Ed è proprio su questo punto importante dell'esperienza del gruppo raccolto intorno a Gobetti che Bruno Germano, nella sua densa e meditata introduzione al carteggio, ricorda la testimonianza resa da Sapegno nel 1975, quando, in contrasto con l'affermazione di Bobbio, per il quale il gobettismo era sfociato naturalmente nell'azionismo, sostenne che in quel gruppo "c'erano quelli (ed erano i più vicini a Gobetti) che si venivano sempre più chiaramente collocando su posizioni assai vicine ai comunisti". nicola.tranfagliaSunito.it N. Tranfaglia insegna storia dell'Europa all'Università di Torino Il documento di una brillante ascesa Come circolano le idee di Maddalena Carli DESTRA, SINISTRA, FASCISMO Omaggio a Zeev Sternhell a cura di Francesco Germinario pp. 181, € 16, Grafo - Fondazione Luigi Micheletti, Brescia 2005 Rendere omaggio a Zeev Sternhell: atto dovuto e controcorrente, pressoché impensabile fino a qualche anno fa, quando imperversavano, aspri e violenti, i malintesi e le dispute innescati dalla pubblicazione della trilogia sulle "origini francesi del fascismo" (Maurice Barrès et le nationalisme frangais, 1972; La droite révolutionnaire 1885-1914. Les origi-nes frangaises du fascisme, 1978; Ni droite ni gauche. L'idéologie fasciste en France, 1983) e della monografia sull'ideologia fascista come "terza via tra liberalismo e socialismo marxista" (Nais-sance de l'idéologie fasciste, 1989). Rendere omaggio all'intellettuale israeliano non come "'allievi' ossequiosi nei confronti di uno dei maestri della storiografia sul fascismo", bensì attraverso una serie di saggi accomunati dall'esigenza di confrontarsi con i nodi metodologici e interpretativi della produzione sterhnel-liana: questo il merito del volume curato da Francesco Germinario (con contributi di Michele Battini, Paolo Corsini, Gian Biagio Fu-riozzi, Francesco Germinario, Maria Grazia Meriggi, Michela Nacci e Zeev Sternhell), che propone al lettore gli atti di un convegno tenutosi a Brescia nel giugno 2003 e alcuni interventi particolarmente significativi delle posizioni politiche e civili di uno tra i fondatori di Peace Now (un'intervista del settembre 2003 e la postfazione a Aux origines d'Israel: entre nationalisme et socialisme, 1996). La raccolta in questione testimonia in effetti di una nuova fase nella ricezione italiana di Sternhell; una fase in cui, smussatisi i toni della polemica e cadute le accuse di "revisionismo", sembra tornare a prevalere il riconoscimento dell'originalità e della natura pionieristica della sua opera, come della ricchezza delle piste di ricerca da questa veicolate. Destra, sinistra, fascismo ci parla - in primo luogo e per esprimere alcune considerazioni generali senza entrare nel merito dei singoli articoli - della "straordinaria utilizzabilità" dell'approccio sternhelliano alla formazione delle culture politiche di inizio Novecento: l'attenzione alle contaminazioni, alle convergenze e alle sintesi ideologiche fanno dei lavori dello storico israeliano un riferimento obbligato tanto per gli studi sul variegato mondo delle destre, quanto per quelli sulle derive nazionaliste, xenofobe e antisemite del movimento operaio e socialista. Le analisi di Sternhell si caratterizzano, in secondo luogo, per una costante riflessione sulla circolazione delle idee e del pensiero politico; come suggeriscono i suoi interlocutori, non è necessario condividere tutte le implicazioni della tesi del fascismo come "sistema culturale" europeo per concordare sull'efficacia della comparazione e della ricostruzione degli scambi e dei transfert sovranazionali che animarono l'Europa nella prima metà del ventesimo secolo. Né, infine, per convenire sull'importanza delle radici tardo ottocentesche della cultura fascista. Quale che sia il ruolo che si assegni al primo conflitto mondiale nella determinazione del clima che condusse al potere le dittature dell'entre-deux-guerres, misurarsi criticamente con le teorie sternhelliane significa dialogare con una ricostruzione storica sensibile alle continuità e al peso esercitato, anche sul secolo della modernità, dalla tradizione e dal passato. di Marco Scavino I documenti epistolari, pubblicati in questo corposo volume, promosso dalla Fondazione di studi storico-letterari Natalino Sapegno di Aosta, apparten- S;ono a una fase particolare del-a lunga vicenda biografica dell'insigne studioso, nato nel 1901 e deceduto nel 1990. La prima lettera risale addirittura al periodo liceale, agli inizi del 1918, allorché i genitori (nel clima di incertezza determinato dalla guerra ancora in corso) gli consigliarono di anticipare l'esame per il conseguimento del diploma, "sia per guadagnare un anno di tempo in previsione di quelli che potrai perdere se la guerra continuerà, sia per procurarti l'iscrizione all'Università come titolo per l'ammissione all'Accademia [militare] in caso di chiamata alle armi". Le ultime sono del 1930, quando Sapegno risiedeva ormai da tempo a Ferrara (aveva vinto un concorso per l'insegnamento nelle scuole superiori) e si stava rapidamente affermando come brillante studioso della letteratura classica italiana. Si tratta dunque di poco più di un decennio (il carteggio diventa davvero rilevante solo dal 1920), fitto tuttavia di esperienze decisive per la formazione intellettuale e per le scelte di vita del giovane valdostano: gli studi universitari a Torino, nel clima incandescente del dopoguerra e del "biennio rosso", la conoscenza e la frequentazione dell'entourage gobettiano, le prime collaborazioni giornalistiche, quindi il trasferimento e l'isolamento a Ferrara, il concentrarsi sempre più decisamente sugli studi letterari e sulla prospettiva (che inizierà a concretizzarsi poco più tardi) di una carriera accademica. Un percorso che le oltre 350 lettere e cartoline qui raccolte consentono di seguire in tutti i suoi passaggi e le sue svolte, attraverso la ricostruzione di una rete di relazioni fittissima e oltremodo ricca, in cui avevano senz'altro un ruolo privilegiato quelle "più forti amicizie" indicate nel titolo (Gobetti, Carlo Levi, Alessandro Passerin d'Entrèves e soprattutto Mario Fubini), ma in cui non mancavano i rapporti con personaggi come Papini, Croce, Salvatorelli, Momigliano, Karl Vossler e tanti, tanti altri. La pubblicazione di queste corrispondenze (per la maggior parte inedite, a eccezione di quelle con Gobetti e con Levi) offre un contributo di grande importanza alla conoscenza non solo delle vicende umane e professionali di Sapegno, ma più in generale degli atteggiamenti culturali e politici (e persino psicologici) di quel gruppo di giovani intellettuali che, seppure in forme e in misure diverse, fu vicino nei primi anni venti alle iniziative gobettia-ne e che anche in seguito mantenne un forte riferimento ideale alla figura e all'opera dell'ideatore di "La Rivoluzione liberale". Estremamente utile, in questo senso, è anche l'introduzione del curatore, Bruno Germano, che ricostruisce con grande finezza e senso critico il rapporto tutt'altro che lineare di Sapegno (ma anche di Fubini) con Gobetti, i suoi dubbi e le sue incertezze, il senso di frustrazione che egli visse in parallelo con l'affermarsi del fascismo, l'allontanamento progressivo dai vecchi amici dopo la morte del giovane editore torinese. Arrivando alla conclusione che "nello scorcio finale degli anni '20 (...) il carteggio non è più lo specchio di una sofferta ricerca di identità, sua personale ed anche di tanti suoi coetanei", ma diventa "il documento della brillante e sicura ascesa del futuro maestro della critica e della storia letteraria". Proprio per l'importanza dell'opera, tuttavia, è un peccato che in essa vi sia uno squilibrio tanto forte tra le lettere ricevute da Sapegno e quelle da lui scritte ad altri. Le prime (conservate presso l'archivio di famiglia, a Roma) sono infatti trecentoquattro e riguardano un ampio arco di corrispondenti, mentre le seconde (conservate in archivi diversi) sono in tutto una cinquantina, indirizzate a Gobetti, a Fubini, a Levi, a Croce e a pochissimi altri. Non è escluso, dunque (come si evince anche dalla nota al testo), che esistano altri documenti ancora di Sapegno, conservati presso altri archivi, pubblici e privati, che potrebbero essere recuperati e pubblicati in un prossimo futuro. Siamo in molti, credo, ad augurarcelo, dopo aver letto questa straordinaria raccolta. ■ marcoscavino@libero.it M. Scavino è dottore di ricerca in storia contemporanea all'Università di Torino Fatti in casa Italia. Immagini e storia. 1945-2005. Voi. 8. Arte e cui tura, a cura di Bruno Bon-giovanni, pp. 135, € 12,90, l'Unità, Roma 2006. Marco Revelli, Carta d'identità. Cronache d'inizio secolo, pp. 186, € 10, Intra Moenia, Napoli 2005. Giorgio Barberis, Marco Revelli, Sulla fine della politica. Tracce di un altro mondo possibile, pp. 134, € 15,50, Guerini e Associati, Milano 2005. Norberto Bobbio, a cura di Marco Revelli, pp. 206, € 14, Cittadella, Assisi 2005. Gustavo Zagrebelsky, Principi e voti. La corte costituzionale e la politica, pp. 131, € 8, Einaudi, Torino 2005.