N. 9 I risvolti di Sciascia di Giuseppe Traina Scrive il curatore di questo libro importante che Leonardo Sciascia "i libri li pensava vestiti": si riferisce al gusto quasi ineguagliabile che Sciascia ebbe per la cura dei libri che faceva pubblicare ai suoi editori, prima Salvatore Sciascia poi Elvira Sellerio (ma potremmo aggiungere che il suo parere molto influì, nei suoi anni estremi, su molte scelte editoriali di Bompiani e Adelphi). Nel caso, poi, della collana "La civiltà perfezionata" di Sellerio, i libri erano lussuosamente vestiti da copertine appositamente richieste ai maestri contemporanei del disegno e dell'incisione. La metafora del libro vestito (non sarà inutile ricordare che Sciascia, da ragazzino, fu apprendista sarto) si arricchisce di ulteriori risonanze etiche se pensiamo a quel che egli una volta scrisse del Settecento: "Direbbe Giraudoux: il secolo che ha vestito l'Europa (evidentemente conferendo al vestirsi più civiltà che al denudarsi: debol parere anche mio)". Vestire un libro, dunque, così come vestire se stessi, è innanzitutto un atto di civiltà, quasi un dovere etico per un editore. Di questo dovere etico (verso il lettore, verso se stessi) è parte integrante la stesura del risvolto di copertina, il mezzo con cui il libro si presenta al lettore, anzi all'acquirente che lo sfoglia in libreria. La stesura del risvolto, se non è affidata all'autore stesso del libro, è competenza del direttore editoriale o del direttore della collana: Sciascia fu entrambe le cose, e mai ufficialmente, per Sellerio. Fu soprattutto, attingendo alla sua sterminata memoria di lettore e di cultore della memoria, uno straordinario suggeritore di libri da pubblicare: tanto che, fino a due mesi prima di morire, ricordò a Elvira Sellerio che si sarebbe dovuto stampare la Germania di Tacito, tradotta da Marinet-ti, nella collana che più sentiva sua, cioè "La memoria" dall'impareggiabile copertina blu (plagiata da al- EditoriA tri editori, e da Bufalino, in Qui prò quo; elevata a comparsa di romanzo). Scopriamo adesso, grazie al libro Leonardo Sciascia scrittore editore ovvero La felicità di far libri (a cura di Salvatore Silvano Nigro, pp. 315, € 10, Sellerio, Palermo 2003) - la distribuzione del quale è stata bloccata dagli eredi di Sciascia che lamentano di non averne autorizzato la pubblicazione -, che lo scrittore ra-calmutese non si limitava a suggerire libri da pubblicare o a scrivere i risvolti di copertina per le collane da lui ideate ("La memoria" e "La civiltà perfezionata", ma anche "La diagonale" e "Quaderni della Biblioteca siciliana di storia e letteratura"): apprendiamo dalla Testimonianza di Maurizio Barbato, successiva al saggio introduttivo di Nigro, che arrivava a occuparsi personalmente degli aspetti più tecnici della nascita di un libro, dalle schede per la stampa e i venditori alla stesura dei rendiconti commerciali. Veniamo ora ai risvolti, per dire subito che è innanzitutto opera meritoria che in tal modo siano raccolti quelli della "Memoria" (ad essi sono aggiunti quelli stesi per le altre collane nonché i testi scritti per due importanti antologie selleriane: La noia e l'offesa e Delle cose di Sicilia), dopo che già l'editoria italiana ha saputo conservare quelli di altre importanti collane fortemente legate al loro ideatore, come i "Gettoni" o la "Biblioteca delle Silerchie". Perché, scrive Nigro, "un libro da pubblicare è un atto di critica": al momento della sua scelta e nell'estensione di uno scorciatissimo giudizio critico, che deve anche sinteticamente informare, com'è il risvolto. E ben nota ai lettori di Pirandello e la Sicilia o di Cruciverba la finezza di Sciascia critico letterario; ma i suoi risvolti ne fanno apprezzare la capacità di far critica con le armi più squisite della scrittura, con un aggettivo o un avverbio, con un ammiccamento trasversale (si veda la scelta di spiegare Max Beerbohm con René Clair) o con una citazione, ma di quelle che "non hanno le unghie dipinte", per dirla con la prosa fantasiosa di Nigro. Tutto sciasciano era poi il dono di sapere riportare i libri meno recenti alla loro valenza politica d'attualità, talché ripubblicarli assumeva una valenza pedagogica o polemica sintonizzata sui suoi crucci per le vicende italiane e qui testimoniata da alcuni testi pubblicati negli anni della sua esperienza parlamentare: dal bellissimo Procuratore della Giudea di France (che Sciascia stesso tradusse) al Jonathan Wild di Defoe, dal Villaggio di Stepàncikovo di Dostoevskij alla sempiterna Colonna infame. Ma "una biblioteca d'autore è un autoritratto d'artista: un'autobiografia culturale e autorizzata, che si dà tutta insieme in ogni numero della collana e in sequenza" (Nigro). Le scelte per "La memoria" confermano in buona parte il ritratto d'artista che conosciamo, ma ne allargano i contorni ad aspetti meno noti, come l'interesse per la cultura anglosassone (ben nutrita, in gioventù, dai saggi critici di Cecchi prima ancora che da Americana) o l'attenzione alla cultura classica (che si rapprende nella figura di una fine saggista, Lidia Sto-roni Mazzolani); e alle altre "vene" che scorrono all'interno di quel corpo pulsante che è una collana: la scrittura femminile, l'evocazione di microcosmi paesani ormai confinati nel passato, la rappresentazione degli orrori della guerra, la godibilità della lettura come valore assoluto; e la vena forse più utile a capire la scrittura dello Sciascia narratore in proprio, voglio dire l'attrazione per libri scritti con vivissimo il gusto dell'intreccio o, come scrive a proposito di un poco noto racconto lungo di Moravia, "racconti di intreccio o — per usare un suo titolo - d'imbroglio. D'imbroglio, si capisce, magistralmente seguito e dipanato; e cioè inventato con divertimento e con divertimento raccontato e risolto". ■ gtraina@unict.it G. Traina è ricercatore di letteratura italiana all'Università di Catania ■"Vi; : Ó Con la mostra "La dolce vita" il Museo Nazionale del Cinema inaugura i nuovi spazi di accoglienza a ingresso libero area espositiva - biglietteria informatizzata - caffetteria multimediale - bookshop Dal 24 giugno 2003 il Museo Nazionale del Cinema apre con la mostra "La dolce vita" la nuova area espositiva dedicata a mostre temporanee ad ingresso gratuito e situata al livello di accoglienza del Museo. Realizzata in collaborazione con l'Istituto Luce e la Scuola Nazionale di Cinema Cineteca Nazionale, la mostra è tratta dal volume La dolce vita. Scandalo a Roma, Palma d'oro a Cannes curato da Claudio siniscalchi e Arnaldo Cola-santi. Un omaggio al grande capolavoro di Federico Fellini, dove fotografie di scena, sequenze di film, ritagli di giornale e memorie dell'epoca ricreano la suggestiva atmosfera di quegli anni, così come la statua del Cristo un raro e originale oggetto di scena presente nelle prime sequenze del film "La dolce vita" sovrasta il giardino della Mole Antonelliana. Tutti i materiali esposti provengono dalle Collezioni del Museo Nazionale del Cinema, dagli Archivi della Scuola Nazionale di Cinema e dagli Archivi Istituto Luce; la mostra continua nella suggestiva Aula del Tempio, e rimarrà esposta fino al 30 settembre 2003. I nuovi spazi di accoglienza del Museo Nazionale del Cinema alla Mole Antonelliana prevedono inoltre la nuova biglietteria, la caffetteria e il bookshop, tutti a ingresso libero e su progetto di Francois Confino, lo stesso architetto che ha ideato l'allestimento del Museo. Giochi di ombre e di luci ripropongono le suggestioni cinematografiche in un museo unico al mondo, ricreando le sensazioni che solo il cinema sa dare. Raggiunti oramai i 1.100.000 visitatori in meno di 3 anni dalla sua apertura, con i nuovi servizi per il pubblico il Museo Nazionale del Cinema diventa a tutti gli effetti il regno incontrastato della Settima Arte. Una sorta di cubo trasparente che emette biglietti-cartolina, un innovativo sistema di prenotazione on-line e uno schermo holopro che permette nuove tecnologie di proiezione, il tutto realizzato da Telecom Italia: questa la nuova biglietteria informatizzata per uno dei musei più sensibili alle innovazioni tecnologiche. Tanto è che una futuristica caffetteria multimediale permetterà, da un tavolo conviviale con 40 posti a sedere, di sfogliare un menù cinematografico ed interattivo giocando con una track ball, e dopo la scelta, darà la possibilità di visionare alcune sequenze di film. Tutt'intorno, le Alcove, mini salot-tini rialzati per gustare una bibita o leggere un libro, e le Voile, intimi tavoli a 4 posti sormontati da un baldacchino di leggerissima stoffa bianca. Nel bookshop, interamente dedicato al cinema, si offre al visitatore la possibilità di portarsi a casa le emozioni che il Museo offre, con un ampio assortimento di merchandise e pubblicazioni, un "pezzo" di sogno cinematografico racchiuso in una cartolina con Mary-lin Monroe, nel poster di "Gilda" o nel saggio dedicato al Neorealismo. È stata inoltre completata da parte di Telecom Italia l'estensione della copertura WiFi a tutte le aree espositive del Museo e relativa al progetto sperimentale Wireless Museum che prevede l'utilizzo di palmari Ipaq come guida multimediale interattiva arricchita da approfondimenti tematici.