N. 10 VILLAGGIO GLOBALE da BUENOS AIRES Francesca Ambrogetti Immediato successo in Argentina del- l'ultimo libro di Isabel Allende La ciudad de las bestias. Il romanzo, una storia per ra- gazzi destinata ad affascinare gli adulti - o forse il contrario - è andato subito a ruba nelle principali librerie di Buenos Aires. Questa volta la scrittrice cilena ha scelto come scenografia l'esuberante e misteriosa natura della più profonda selva amazzoni- ca. È una storia di avventure con tanti ele- menti di realismo magico, che racconta la metamorfosi di un quindicenne california- no cresciuto tra i rigidi parametri dell'edu- cazione anglosassone e il calore della fami- glia italiana della mamma. Obbligato con- trovoglia ad accompagnare la nonna in una spedizione organizzata da una casa editrice specializzata in viaggi, Alexander Cold, il protagonista, non immagina certo la voragine di avvenimenti nella quale si trova immerso fin da quando giunge a New York per iniziare il viaggio. Gli fa da guida nell'universo sconosciuto di piante, animali e tribù di indios una quasi coeta- nea, Nadia Santos, che nella selva si muo- ve liberamente. La spedizione parte in realtà alla ricerca della "bestia", un gigan- tesco umanoide considerato la versione tropicale dell'abominevole uomo delle ne- vi, che sta seminando il terrore in una re- gione dell'Alto Orinoco. Lungo il viaggio il ragazzo americano avrà incontri esaltan- ti e altri che lo riempiranno di spavento, vi- vrà momenti bellissimi ma anche tanta paura e sofferenza. Saranno tutte esperien- ze che alla fine gli consentiranno di capire che il vero pericolo non sta tra gli animali né tra gli indios selvaggi, ma proprio in mezzo ai presunti rappresentanti di una ci- viltà che pretende di imporre e rendere universali la propria scala di valori e le pro- prie regole. Preceduto della fama dell'au- trice, La ciudad de las bestias è stato com- prato a scatola chiusa, e si prevede che l'avventura fantastica di Alexander Cold diventerà nei prossimi mesi un fenomeno editoriale per lettori di tutte le età. Pur mantenendo alcuni elementi chiave della sua letteratura, in questo nuovo romanzo Isabel Allende ha cambiato stile, scenario e argomento, e chissà che non riesca ad al- largare ancora il suo già vasto pubblico. da MADRID Franco Mimmi Non c'è da stupirsi se una testimonian- za diretta sull'attentato alle Torri gemelle di New York, e sulle sue conseguenze per gli americani, esce in Spagna e in spagno- lo: lo psichiatra sivigliano Luis Rojas Mar- cos, autore di Mas alla del 11 de septiem- bre. La superación del trauma (Espasa), è il responsabile dei servizi pubblici di salu- te mentale della metropoli statunitense, e in tal veste fu lui a coordinare l'assistenza a quanti subirono gli effetti di quella tra- gedia. Dice Rojas Marcos che, a un anno di distanza, gli americani incominciano a superare il colpo brutale inferto loro dai terroristi di Al Qaeda, ma dice pure che semmai dovesse esservi un altro attentato le conseguenze psicologiche sulla popola- zione sarebbero imprevedibili. Parla ad- dirittura di "un colpo di grazia emoziona- le", perché il "nemico" degli Stati Uniti è sempre stato fuori, lontano, il che ha con- sentito che si sviluppasse una senso di in- tangibilità, e il paese non sarebbe in gra- do di convivere con un terrorismo ende- mico come gli spagnoli con l'Età o gli ir- landesi con l'Ira. Tutto ciò ha fatto sì che la società americana accentuasse le sue tendenze patriottiche e anche xenofobe, arrivando a violare i valori di una società multirazziale e ad appoggiare la politica autoritaria e giuridicamente opaca (è un eufemismo...) di George W. Bush. Però, avverte Rojas Marcos, passato il primo colpo la gente ha pure incominciato a in- terrogarsi sulle ragioni dell'antiamericani- smo montante, sono sempre più numero- se le persone contrarie all'amputazione di libertà civili considerate la base della de- mocrazia americana, e sempre meno quelle favorevoli a una guerra contro l'I- raq. Come ha detto il senatore Patrick Leahy, "Non possiamo intraprendere una guerra in difesa dei nostri valori e rinun- ciare ad essi allo stesso tempo". da LONDRA Annie Duke I venti di guerra che stanno soffiando intensamente lungo le due sponde dell'A- dantico imprimono una bella spinta a un librone (976 pagine) che di guerra e di guerre offre una puntuale catalogazione. Scritto da Philip Bobbitt, che insegna di- ritto costituzionale all'Università del Texas (il volume è stato pubblicato con- temporaneamente in Usa e qui, in Inghil- terra), The Shield of Achilles: War, Peace, and the Course of History (Alien Lane, £ 25) non è però un pezzo d'archivio trasfe- rito su carta, ma l'interessante perlustra- zione di una teoria: che lo Stato-Mercato è andato sostituendosi allo Stato-Nazione. Il professor Bobbit non si strappa le vesti, per questa mutazione che si sta consu- mando sotto i nostri occhi; più semplice- mente, e con il distacco dello studioso - distacco, tuttavia, che non necessariamen- te significa neutralità - afferma che la nuo- va società regolerà i propri conflitti secon- do le strutture che avrà saputo costruire in risposta alle sfide portate dal cambiamen- to. Nel suo interessante racconto, il libro individua il motore del cambio della storia nella Long War che si è combattuta tra l'i- nizio della prima guerra mondiale e la fine della guerra fredda, e nel confronto/scon- tro che i sistemi politici hanno consumato in quegli anni avviando anche il ripensa- mento delle vecchie (tradizionali) istitu- zioni. La tesi del libro sta vivacizzando il dibattito nei salotti londinesi, dove non di- sturba molto la nascita di uno Stato-Mer- cato, ma si ama sostenere - con antica ipo- crisia britannica - che tuttavia questo nuo- vo modello istituzionale non potrebbe funzionare se non trovasse radici solide nel terreno di una definizione ideologica e di una struttura legale organica. Tra le di- chiarazioni di principio e la realtà del ca- pitalismo di mercato (il free market capita- lism del nuovo corso mondiale) ci corre sempre una bella differenza. Ma la man- chette con la quale il librone sta guada- gnandosi le vetrine delle librerie ha una urgenza che richiama l'attenzione dei let- tori. Ed è una frase di Bobbit: "Stiamo en- trando in un periodo in cui un numero an- che ristretto di persone, usando il potere enorme dei computer, della biogenetica, e delle piccole armi nucleari, può distrugge- re qualsiasi società". Tra le righe si po- trebbero leggere facilmente i nomi di Al Qaeda e di Saddam. da PARIGI Fabio Varlotta Molti francesi, all'inizio, non hanno ca- pito. Le Petit Robert des nomspropres sem- brava proprio il nome del dizionario, il Pe- tit Robert, presente sugli scaffali di tutte le case di Francia. Come poteva, il vocabola- rio, essere in testa alle classifiche di vendi- ta? Miracolo di Amelie Nothomb, la giova- ne e originale scrittrice nata in Giappone da genitori belgi, che da una decina d'anni infila un successo dopo l'altro. Ci voleva un dizionario dei nomi propri per una bambina che si chiama Plectrude e che de- ve interrogarsi moltissimo su di sé, sulle sue origini e sul suo destino. È lei la prota- gonista del breve romanzo già primo nelle classifiche di vendita francesi, una bambi- na nata sotto i peggiori auspici: la madre la dà alla luce in carcere, dove è rinchiusa per aver ammazzato il marito. Poi lei stessa si toglie la vita, abbandonando Plectrude a una zia che la alleva in un clima di venera- zione totale. La bimba è piena di doti ma anche un po' presuntuosa, è bella e sa con- quistare, è originale e ha un talento straor- dinario di ballerina. Ma è proprio alla du- rissima scuola di danza che Plectrude co- mincia a capire che la vita non sarà facile: disciplina di ferro, severità e dieta ferrea per diventare magre. Plectrude non man- gia più, si avvilisce, si devitalizza e diventa anoressica. Quando la ragazzina esce dal- l'inferno della scuola di danza, ci pensa la madre adottiva, la zia, a gettarla dalla pa- della nella brace rivelandole il segreto delle sue origini. A questo punto, Plectrude si convince di essere destinata al peggio. L'u- nico compagno della vita, l'unico incorag- giamento è... Robert, il dizionario dei nomi propri. Che Plectrude legge e rilegge per conoscere il suo destino, il suo assassino, la sua fine. Amelie Nothomb conferma la propria ispirazione con un romanzo atipi- co che trabocca di solitudine, la storia di una ragazza superdotata e incompresa che attraversa la vita e le sue asperità con la grazia di una principessa o di una fata. Le immagini Le immagini di questo numero sono fotografie di Vincenzo Cottinelli tratte dal catalogo Ritratti d'autore, a cura di Francesco Scarabicchi (pp. 47, € 3, Co- mune di Ancona, Assessorato alla Cul- tura, Ancona 2002). A p. 4, Alda Merini, Milano, 1997. A p. 7, Nico Naldini, Solighetto, 1994. A p. 14, Lalla Romano, Milano, 1996 (particolare). A p. 18, Mario Luzi, Brescia, 1994 (particolare). A p. 27, Attilio Bertolucci, Roma, 1994 (particolare). A p. 29, Alda Merini, Milano, 1997. A p. 33, Lalla Romano, Milano, 1996. A p. 37, Lalla Romano, Milano, 1996. A p. 40, Francesco Leonetti, Milano, 1994. Errata corrige Nella recensione, comparsa nel numero scorso, di Cesare de Seta al vo- lume Carlo Maderno di Howard Hibbard (p. 28) è stato per errore indicato il nome di William Blunt anziché quello, già citato nel testo, di Anthony Blunt. Ce ne scusiamo. Questo numero Abbiamo voluto aprire questo numero con un Primo piano sulle ossessioni, tentando di re- cuperarne con l'aiuto di alcuni grandi intellettuali - in copertina il James Hillman di Tullio Pe- ricoli - la forza positiva, forse anche vitale, per la creazione letteraria. E in questo progetto di revisione vogliamo segnalarvi le due pagine, la 28 e la 29, che dedichiamo a una rilettura non convenzionale (il "buon uso") della depressione partendo dal libro di Fédida. Se fra le Letterature primeggiano nomi come Nadine Gordimer, Antonia Byatt, Karen Arm- strong ma soprattutto il nuovo, controverso, lavoro di Yehoshua sulla storia di un divorzio che si fa metafora della drammatica rottura tra arabi e israeliani, i Narratori italiani offrono un pa- norama davvero interessante, con un percorso che va da Agnelli a Berlusconi, da Torino a Mi- lano, attraverso Frutterò &■ Lucentini e Ottieri. E i più curiosi non si lasceranno sfuggire la se- gnalazione dell'ultimo "Linus", con il giudizio critico su un numero speciale dedicato ai giova- ni narratori. Nella Storia vengono analizzati due volumi destinati ad aprire squarci polemici: lo studio sul ruolo della destra e della sinistra nella politica del nostro paese, e l'analisi della posizione del- la Chiesa a fronte dello sterminio degli ebrei. Ma sono certamente di rilievo anche la storia dei Balcani, di Maria Todorova, e il riesame dei dieci anni che hanno sconvolto la Russia. Molto polemico è poi il saggio dedicato al rapporto tra giustizia e distribuzione delle risorse, con un richiamo al ruolo del diritto nel disegno di una società più giusta. La Saggistica letteraria, la Poesia, l'Arte, l'Architettura, la Filosofia e l'Antropologia propongono percorsi di lettura sele- zionati con notevole impegno critico. Dopo le pagine dedicate alla Comunicazione e al Cinema, i Segnali trovano spunti di forte interesse in alcuni temi di dibattito legati all'attualità: l'immaginario della "città perfetta", tra Disney e Campanella; il controverso sviluppo economico dell'Italia contemporanea; un Tolkien rivisitato in modo non tradizionale; le perplessità sul ruolo degli strumenti informatici nella di- dattica d'oggi. Gli Strumenti e otto fitte pagine di Schede chiudono questo primo numero d'au- tunno.