Narratori italiani Tra egotismo, narrativa e saggistica H libro di una giornata di Serge Milan Spegnimenti di luce di Antonella Cilento Raffaele La Capria OPERE introd. di Silvio Perrella, pp. XOI-1753, €49, Mondadori, Milano 2003 Dopo vari saggi dedicati alla letteratura del Novecento e curatele di edizioni recenti di Orwell, Parise ed Ermanno Rea, Silvio Perrella cura con perizia il volume dei "Meridiani" dedicato a Raffaele La Capria. Il suo saggio introduttivo (Il mondo come acqua, titolo tratto da una citazione epistolare visionaria di Ortese) è particolarmente documentato e prezioso in qyanto, oltre a offrire al lettore un'anticamera confortevole alla lettura dei romanzi, dei racconti e dei saggi di La Capria, fornisce alcuni punti di riferimento importanti per assaporare questa raccolta quasi esaustiva degli scritti di un autore capace di costruire un'opera a partire da forme e temi apparentemente contraddittori e incoerenti. Effettivamente, oltre alle ragioni di praticità e di prestigio inerenti a questa collana, la giustificazione eventuale di questa edizione delle Opere di Raffaele La Capria starebbe proprio qui: nella materializzazione effettiva della sua idea, vagheggiata da tempo e spesso riaffermata, di proporre un unico libro composto da tutti i suoi libri, il libro di MII^UHU ASTROLABIO Steph eri Skinner MANUALE DI FENG-SHUI Vivere in armonia con la terra Saper orientare la propria casa e la propria vita secondo i principi dell'antica pratica cinese • D. Gordon - M. Meyers Anderson LA PSICOTERAPIA ERICKSONIANA Phoenix I geniali modelli ericksoniani, smontati e analizzati per fissare i lineamenti della sua pratica psicoterapeutica ♦ Sharon Salzberg FEDE Confidare nelle proprie esperienze più profonde Non è essenziale che la fede sia in rapporto con una divinità, dice Sharon Salzberg maestra di meditazione vipassana. La sua vera essenza sta nello capacità di fidarsi delle proprie radici più profonde « Althea Homer IL DESIDERIO DEL POTERE E LA PAURA DI POSSEDERLO Forza creativa e risorsa interiore, il potare può anche essere altamente distruttivo; è dunque imperativo conoscerlo per non esserne posseduti AfilPfM AMA una giornata allo stesso tempo vissuta incoscientemente e osservata con distacco e cognizione. Un unico libro, allora, che renda gli accecanti scogli di Posilli-po e l'interno silenzioso con gatto, un libro tra Marx e Croce, Moravia e Conrad, tra storia europea e "piccola patria" napoletana, sospeso tra morbidezza stilistica e incrinatura esistenziale; e che questo volume sia l'approssimazione più convincente di questo intento risulta anche dalla disposizione proposta delle varie opere lacapriane, né strettamente cronologica né per genere, ma che prende in considerazione, oltre a questi due criteri, la volontà di costituire un percorso circolare, tanto narrativo quanto autobiografico ed etico. Sintomaticamente, è False Partenze a segnare il via di questo vagare, e cioè l'insieme di alcuni lunghi frammenti dell'autobiografia letteraria pubblicata da La Capria nel 1974; poi, prima dei vari saggi letterari e civili che concludono il volume, sono posti i Tre romanzi di una giornata e i numerosi racconti, come a costituire un nucleo narrativo che sarà completato e ripreso dai saggi sulla "bella giornata" e su Napoli. Si tratta dunque di un percorso complesso, compreso tra egotismo, narrativa e saggistica, con spirali tematiche e rivisitazioni stimolanti di motivi psicologici, geografici e culturali, ma costantemente diffuso, e sorprendentemente invitante, è lo stile morbido a cui si accennava, secondo un aggettivo usato da La Capria stesso per Perito a morte, e che si potrebbe estendere all'insieme della sua narrativa e della sua saggistica di "senso comune", "dilettantesca", secondo termini ancora una volta rivendicati dall'autore. Al di là della coerenza dell'edizione del volume, però, non sarà inutile ricordare il valore singolo di alcuni testi che costituiscono, a sé stanti o in rapporto fra loro, alcune delle opere letterarie più entusiasmanti degli ultimi decenni. Così, se Un giorno di impazienza, Ferito a morte e Amore e psiche sono effettivamente il romanzo di una giornata unica e trina, rileggere ad esempio di seguito Ferito a morte, La neve sul Vesuvio e L'armonia perduta è di per sé un'esperienza di lettura vivificante, perché allo stesso tempo straordinariamente varia e coerente, ciascuno scritto essendo paradossalmente completo tanto individualmente quanto sovrapposto caleidoscopicamente agli altri due. La neve sul Vesuvio, "racconto dell'infanzia di Perito a morte" pubblicato nel 1988, fornisce la prova più convincente del talento di La Capria per il genere del racconto. E inserito nel volume tra i romanzi e i saggi, testimone di quell'abbandono progressivo della narrazione romanzesca dopo il "fallito" Amore e psiche, ed è accompagnato dalla ripresa Antonio Pascale LA MANUTENZIONE DEGLI AFFETTI pp. 143, € 11,50, Einaudi, Torino 2003 CI è un'idea precisa di letteratura dietro i sette racconti contenuti nella Manutenzione degli affetti (per altro recente finalista al nuovo premio Napoli) di Antonio Pascale, classe 1966, già autore della Città distratta (l'ancora del mediterraneo, 1999; Einaudi, 2001; cfr. "L'Indice", 2000, n. 3), discusso e pluripremiato reportage narrativo su Caserta e i suoi mali. È un'idea asciutta e precisa, in certi momenti accusatoria, agitata da un sano furore morale, in certi momenti melanconica, perfino struggente. Un'idea che accusa la letteratura italiana della bella parola, dell'estetica senza fatto, del compiacimento, e che sostiene invece i racconti del libro con una lingua essenziale, capace però di mimare diversi linguaggi: la sintassi amorosa, il gergo malavitoso, la brevilinearità del ceto medio. Nel primo racconto, ultimo in ordine di composizione, che dà il titolo alla raccolta (un titolo che si ricorda, ma che l'autore sa essere spesso l'unica cosa che i recensori rammentano), è la storia di una coppia, o meglio di un uomo che osserva se stesso, la moglie, i suoi figli, la storia di un matrimonio. E l'osservazione passa attraverso spegnimenti di luce (prima una lampadina, poi un temporale) come se il buio fisico illuminasse la natura dei rapporti e delle cose: "La natura per rinascere deve abbandonarsi, lasciarsi attraversare da tutto". Così, il buio illumina l'amore "che finisce alla prima ripetizione", le frasi da corteggiamento (una celebre di Fromm, sulla relazione fra bisogno e amore, che torna più volte nel libro come il segnale riflessivo di una falsa manutenzione quotidiana degli affetti), un quadro di Schiele che mostrerebbe la predestinazione (inesistente) dell'amore. E la domanda, ossessiva: "S'impara una sola volta nella vita?". Perché se questo racconto parla d'amore e del nostro modo di nominare invano il mondo, in fondo anche i seguenti muovono nella stessa direzione: La controra, parabola agghiacciante di un figlio non amato che ingrassa e prova la vita uccidendo piccoli animali (l'obesità traccia inquietante dell'oggi, che torna anche in un verso di Luporini: "l'obeso è l'Infinito di un Leopardi americano"), Il ceto medio, ritratto feroce del "terziario avanzato" e dei suoi dubbi valori fra i quali l'amore è appena una decorazione; Mi vidi di schiena, che si apre con una naturale confusione fra vivi e morti, fra luoghi vissuti e abbandonati (l'abbandono, tema anche tondelliano, è forse un altro dei cardini del libro); Qui le chiacchiere stanno a zero, storia di camorra e rapporti di forza, di omicidi commissionati ed eseguiti con dispiacere, ma pur sempre routine di una diversa (aliena) manutenzione del vivere. E poi l'inaccettabilità della perdita di un figlio, l'orrore del quotidiano, in Bei giorni domani, e la fotografia dei funzionari ministeriali in Spettabile ministero (tutti meridionali, tutti alloggiati in periferia, ossessionati dagli ascensori). Un'esplorazione del nostro comune senso di non appartenenza, un'istantanea (ancora, quindi, un buio-luce) che non può lasciare indifferenti perché l'indifferenza del nostro vivere è messa sotto accusa: un libro importante, in barba a chi dice che i "nuovi" narratori non hanno un'idea del mondo da raccontare. della favola di Colapesce, già ricordata da Benedetto Croce, e dai cinquantacinque pezzi facili dei Fiori giapponesi, "raccontini-pensieri" sparsi. Per quanto riguarda Perito a morte, esso rimane, quarantadue anni dopo la sua prima pubblicazione e il premio Strega ottenuto allora, uno dei grandi romanzi italiani della seconda metà del Novecento, per i quali si ricordano le belle frasi dei filosofi sull'utilità di quei libri capaci di portarci, niccianamente, "al di là di tutti i libri". La Capria riusciva a rendere, con procedimenti narrativi volti a stravolgere la condizione stessa di possibilità dei to-poi letterari napoletani, il Mediterraneo solare della giovinezza pigra e disperata, quasi già maturità nostalgica; le spigole e il polpo inediti, la "classe digerente" di una città metaforizzata e contemplata come Foresta Vergine, e alcuni grandi personaggi letterari, come Sasà ("uno eccezionale") e Massimo, protagonista narrante meditabondo e costante doppio irrisolto e inquieto dell'autore. La sincronicità e la moltiplicazione dei punti di vista, che caratterizzavano una narrazione allora quasi sperimentale, appaiono oggi naturalmente generati dalla scrittura lacapriana del sole sottomarino, onirico, materno e ipnotico, che distorce temporalità e itinerari dei vari personaggi sino alla partenza di Massimo per Roma e ai suoi ritorni, segnati da uno stacco crescente e dalle presenze fantasma- tiche degli amici e del golfo che emergono dal passato. L'armonia perduta, "fantasia sulla storia di Napoli", pubblicata nel 1986, è invece una penetrante riflessione sulla napoletanità, termine del resto che La Capria è uno dei pochi ad aver teorizzato, la cui portata è tale che sembra impossibile oggi riflettere sull'identità napoletana senza riferirsi a questo testo. Partendo da un'amichevole conversazione (un procedimento ricorrente nei suoi saggi, che contribuisce al common sense che li caratterizza), La Capria percorre la genesi della napoletanità come recita collettiva, elaborando la storia psicologica e sociale di una città trasformata in individuo, e indicando pella tentata rivoluzione del 1799 l'avvenimento fondatore di quel carattere comune e di quel dialetto, "flauto suadente", che avrebbero al contempo significato l'anima e l'emarginazione dalla storia europea di Napoli. Il rapporto tra le opere qui sommariamente ricordate è esemplare del procedere di questo "autore-scrittore": nelle utili e complete Notizie sui testi, Perrella ricorda come spesso in La Capria alla narrazione faccia eco il ragionamento. I ritorni di La Capria sono al tempo stesso una riflessione nella quale, ad esempio, è il rapporto dell'Italia con l'Europa a essere interrogato metonimicamente attraverso la napoletanità (e nell'imagerie populaire l'italiano è per lo più un napoleta- no); ma sono anche degli approfondimenti lirici, con la ricorrente ripresa di elementi centrali della stessa autobiografia lacapriana: primo fra tutti Palazzo Donn'An-na (o Palazzo Medina, in Ferito a morte), declinato dai saggi e dalla narrativa fino a culminare in "un'immagine in luogo dell'apologo" tra le pagine degli scritti intitolati Lo stile dell'anatra, bellissima icona fotografica del luogo d'infanzia e di formazione, eroso e atemporale. Allo stesso modo con cui altri saggi del volume rimandano a questo litigio poetico con il golfo di Napoli e la sua vita letteraria (Capri e non più Capri, Ultimi viaggi nell'Italia perduta, L'occhio di Napoli e Napolitan graffati, tra i più acuti, o ancora l'Intermezzo '44-'47, realizzato da La Capria appositamente per questa edizione), i saggi letterari, costituiti essenzialmente dalle collaborazioni col "Corriere della Sera", sanno abbracciare le letterature più varie per renderne un sentimento intimo e sincero. Anche in questi scritti La Capria è talvolta capace di grandi virtuosismi, come in Letteratura e salti mortali, tratto dall'omonima raccolta, o 11 sentimento della letteratura, che contiene, oltre ad analisi raffinate sui personaggi letterari, un interrogarsi individuale sui rapporti tra italianità e identità europea. ■ serge.mi lanSwanadoo.fr S. Milan insegna letteratura italiana all'Università di Nizza