da BUENOS AIRES Federica Ambrogetti Guardarsi allo specchio con gli occhi di un altro può essere un esercizio doloroso ma interessante. Per i lettori argentini, che lo hanno accolto con favore, lo è senza dubbio la lettura di La Orden del Tigre, l'ultimo romanzo dello spagnolo J.J. Armas Marcelo, autore di El ano que fuimos Mary Un, Asì en La Habana corno en el cielo e della biografia di Vargas Llo-sa El vicio de escribir. Una storia d'amore tra un giornalista spagnolo e una donna magica e misteriosa, che si svolge in Argentina nei due momenti più drammatici degli ultimi tempi. I primi incontri avvengono a Buenos Aires quando gli anni di piombo della dittatura militare erano appena cominciati. La storia finisce - bene - quasi trent'anni dopo, in un'Argentina sommersa di nuovo da una grave crisi. La storia d'amore è un pretesto per descrivere due situazioni limite vissute da un paese amato dall'autore, ma sul quale emette giudizi spietati. "L'Argentina è una malattia mentale", dice a più riprese uno dei personaggi. Il giornalista spagnolo, nel quale si riconosce l'alter ego dell'autore, oltre alla donna amata incontra nella sua prima visita in Argentina alcuni giovani entusiasti e idealisti che fondano l'Ordine del Tigre, una società segreta i cui membri si impegnano ad aiutarsi a vicenda. Quando la scena si sposta nell'attualità, i ricordi dei sopravvissuti alla dittatura sono pieni di dolore e di nostalgia: "La memoria è un'arma che carica il diavolo con mitraglia e dinamite". da MADRID Franco Mimmi Piaccia o non piaccia, come pittore e come personaggio Salvador Dall' è stato una delle grandi figure del secolo scorso, e in quest'anno che vede 0 centenario della sua nascita si ricorda che fu anche uomo di penna e si pubblicano o ripubblicano i suoi scritti, e molti altri gli sono dedicati. Ovviamente l'iniziativa editoriale più importante è quella dell 'Opera completa (Destino), ben otto volumi di cui sei previsti entro il 2006 e due già usciti. In questi ultimi è compreso il testo autobiografico fondamentale di Dali, ovvero Vida secreta, che apparve nel 1942. C'è pure Diario de un genio, che apparve ventidue anni dopo, ma di fatto si può intendere come un proseguimento del primo. I critici concordano sia nel trovare prolisse fino alla noia alcune parti di questi testi autobiografici, sia nel lodare l'intensità e l'incisività di alcune pagine. C'è anche un romanzo, Rostros ocultos, ovvero "volti nascosti", che un critico ha così VILLAGGIO GLOBALE da NEW YORK Andrea Visconti "Sono stata nel letto di Gianni Ver-sace", dichiarò Madonna facendo scoppiare a ridere gli astanti. "Lui naturalmente non era presente". Era il 24 luglio 1997, il giorno del funerale , dello stilista ucciso a Miami, e la cantante aveva scelto queste parole irriverenti perl'eulogia dell'amico scomparso. Le eulogie in America sono diventate quasi una forma d'arte tipicamente made in Usa; celebrano la vita della persona scomparsa, ma sono anche un'occasione di entertainment che solleva lo spirito e onora con brio la memoria di chi non c'è più. L'arte del-l'eulogia è il tema di cui si occupa Cy-rus Copeland, autore di Farewell\ Godspeed: The Greatest Eulogies of Our Times. Il libro è stato accolto con grande favore della critica americana e Copeland non nasconde di non essere troppo sorpreso da questo successo. "Non era mai stato pubblicato niente di simile", dice l'autore, che ha collezionato sessantaquattro delle eulogie più note e celebrate in America: spesso la persona scomparsa è tanto famosa quanto la persona che ne fa l'eulo-gia, come per esempio nel caso di John E Kennedy, che compose un commovente testo per il poeta Robert Frost. Oppure del filosofo Engels, che scrisse l'eulogia per l'amico Karl Marx. In molti paesi al mondo sono il prete o il ministro di culto a esaltare la memoria del defunto. Non così in America? Qui è un amico o un familiare che scrive e recita un testo la cui formula vincente solitamente è fatta di parole sincere, di un linguaggio spigliato ricco di aneddoti. E le eulogie più celebri sono quelle che iniziano su un tono forte, come il segretario di stato Stevenson che al funerale di Eleonora Roosevelt iniziò dicendo: "Una settimana fa il suo viaggio è terminato, oggi incominciano le sue memorie". Tema strano quello che lei ha scelto per il suo libro... Una decina d'anni fa morì mio padre e mi fu chiesto di scrivere la sua eulogia. Per me fu un'esperienza catartica, e mentre in chiesa la leggevo mi pareva di sentire la voce di papà nella mia testa. Più di recente ci fu l'I 1 settembre, e divenne impossibile non reagire alle parole che si sentivano nelle eulogie, parole che celebravano i nuovi eroi americani. Da lì l'idea del libro. Questa è una manifestazione molto tipica della cultura americana. Che cosa la rende così unica? Io sono mezzo iraniano, e in Iran è il mullah che parla al funerale ponendosi come anello di collegamento con il mondo spirituale. In America, invece, sono persone qualsiasi che fanno l'eulogia perché viviamo in una cultura dove soprattutto la baby boom generation sente di avere acquisito un nuovo modo di porsi. È come se avessimo raggiunto un maggior livello di consapevolezza perché sappiamo rivelare in pubblico i momenti più intimi. Anche se non sempre è così. Nel libro, ad esempio, avrei voluto includere l'eulogia di Courtney Love al funerale del marito Kurt Cobain. Ma lei non mi ha dato l'autorizzazione perché in quel momento aveva letto a voce alta la nota suicida che il cantante le aveva scritto prima di uccidersi. riassunto: "Noia suprema". Tra i libri pronti a trarre vantaggio dal centenario sarà forse divertente Dali, icono y personale, di Laia Rosa Armengol (Catedra), in cui si spiega che cosa significano, nella vita e nell'opera del pittore surrealista, particolari come i suoi famosi baffi. da LONDRA Pierpaolo Antonello Se c'è un posto dove George Steiner avrebbe dovuto far lezione da tempo (ben prima dell'autunno 2001 quando è stato in effetti chiamato), è il Sanders Theatre dell'Università di Harvard, per quelle che ormai sono canonizzate come una sorta di Nobel della critica letteraria: le Charles Eliot Norton Lectures. Depositario di una certa erudizione tradizionale classica, o di quel "canone" occidentale tanto caro a Harold Bloom, il settantaquattrenne George Steiner è da tempo installato nel firmamento delle star accademiche internazionali, anche per la sua capacità di parlare a un pubblico non specialistico, come sanno i lettori del "New Yorker" o del "Times Literary Supplement". Il titolo del ciclo di Boston, Lessons of the Masters on the Art of Teaching (ora raccolte in volume da Harvard University Press), la dice lunga sul ruolo che Steiner ha voluto ritagliarsi: quello del sacerdote nel cerimoniale della trasmissione della cultura. Non a caso le sue Norton Lectures si aprono con un-tributo ai due maestri che hanno segnato la cultura occidentale (pur non lasciando una sola riga scritta): Socrate e Cristo, capaci di avere un rapporto "amorevole" e non di rivalità con i propri studenti, un amore che si può risolvere, ovviamente, anche in tensione erotica, come accade per Socrate con Alcibiade, o per Martin Heiddeger con Hannah Arendt. Anche se lo sfoggio d'erudizione sfocia spesso nell'aneddottica e lo stile rimane un po' sopra le righe, questo libro avrebbe forse qualcosa da dire anche a un paese geron-tocratico come l'Italia, in cui il rapporto pedagogico fra maestri e allievi si risolve spesso in fedeltà incondizionata o semplice abuso di potere. Steiner a proposito ci fornisce rn esemplare modello "autoctono" nel Dante della Commedia, dove il discepolo, pur rispettando e lodando il grande maestro Virgilio, riesce, amorevolmente, a superarlo e abbandonarlo. Le immagini Le immagini di questo numero sono tratte dal volume di fotografie II matrimonio in Sicilia di Giuseppe Leone, in-trod. di Salvatore Silvano Nigro, pp. 90, € 28, Enzo Sellerio, Palermo 2003.