J N. 10 12 Come diletto e come progetto di Alfonso Lentini - Gaetano Testa Francesco Gambaro KLEENEX (appunti di deontologia letteraria palermitana) pp. 115, €8, Flaccovio, Palermo 2003 IKleenex, fazzolettini di carta usa e getta che negli anni ottanta erano ancora un prodotto industriale relativamente nuovo e dunque a suo modo "simbolico", hanno acquistato una loro sbilenca dignità letteraria nel momento in cui tale fu il nome dato a una rubrica che apparve nell'arco di quegli anni in una rivista "di narrazioni" chiamata "Perap" (cioè "Per approssimazione"). Il titolo della rubrica può far pensare a una scrittura consapevolmente volatile, ma già il fatto che gli autori abbiano voluto riproporre oggi quei testi raccolti in volume a distanza di circa vent'anni, pone una bella ipoteca sulla loro presunta occasionalità. Nella Palermo degli anni ottanta, "Perap" non è stata avventura da poco (anche se davvero minima era la veste edito- Propone duecapolavori della letteratura medio orientale ; |i| || » Il ' borine senza uomini Shahrnush Parsipur Donne senza uomini pp. 128 - € 9,50 Mohammad Asaf Soltanzade Perduti nella fuga pp. 176 - € 11,00 Ì5AIEP editore tei 0549.992389 • e-mail aiep@omnìway.sm riale della rivistina, che ebbe una circolazione tosta, ma di nicchia, e una distribuzione irregolare, limitata al circuito Feltrinelli e alle librerie palermitane). Su "Perap" scrivevano ogni tanto personaggi del livello di Sanguineti, Volponi, Di Marco, Lunetta. Il nucleo fondamentale della rivista, però, era costituito da un caotico ma non casuale va e vieni di gente in gran parte estranea alla letteratura ufficiale, personalità stravaganti e fra loro diverse, ma accomunate dall'interesse verso una scrittura non addomesticata, anomala, sbilanciata. Francesco Gambaro, Giuseppe Zimmardi, Pippo Rizzo, Costantino Chillura, Gaetano Altopiano, Antonio Patti, Nino Gennaro, Mimmo Gerratana, Carola Susani, Sergio Toscano, Giuseppe Tutone... sono solo alcuni dei nomi che circolavano in quella specie di pulsante microgalassia. Esperienza forse un po' arroccata, ma pura e felice, anarchica nel senso pieno della parola, "Perap" ha fatto capo soprattutto alla forte personalità di Gaetano Testa, genio della scrittura cangiante e irrisolta, figura centrale nella storia delle avanguardie letterarie in Sicilia, fin da quando, insieme a Roberto Di Marco e Michele Perriera, fondò la "Scuola di Palermo". L'azione viva, attiva e irriducibile di Testa si può considerare, anche per motivi generazionali, un prezioso elemento di congiunzione che, nel passaggio da un'esperienza all'altra, ha travasato le istanze più genuine di quel clima in un contesto ormai quasi del tutto addomesticato alle logiche del riflusso, del mercato e dell'apparire. Crepa nel muro, voce stonata, ma anche momento di resistenza, contenitore aperto e plurale, "Perap" si è trasformata negli anni in una piccola cooperativa editoriale che pubblica con capricciosa discontinuità volumetti strani e rari. Testa e Gambaro, autori di Kleenex, avendo più volte pubblicato in coppia nelle Edizioni Perap, sono ben allenati nel gioco impertinente del mixare le voci, anche se poi ciascuno conduce una sua autonoma ricerca espressiva (che nel caso di Testa parte da un esordio feltrinelliano e prosegue rigogliosa fino a sconfinare nel campo delle arti visive, mentre nel caso di Gambaro si è sedimentata in una serie variegata di edizioni fra cui anche due volumetti pubblicati da Sellerio). In Klenex- incalzano brevi lampi, frammenti, approssimazioni, in una fuga di parole assolutamente sganciata da regole e schemi (un vezzo è ad esempio quello di snobbare anche il bon ton dell'ortografia, facendosi beffe dell'accento sui monosillabi e altre similari "bazzecole"). Queste composizioni sono però ben lontane dall'aforisma tradizionale e assumono invece forma di gesti nervosi, scatti, extrasistoli del discorso: assecondano l'idea di una scrittura ansante, esclusivamente corporale e biologica, sintonizzata sul ritmo della circolazione sanguigna e del respiro. E a distanza di vent'anni sembra che abbiano ancora qualcosa di urgente da dire "nel segno della ricerca come diletto e come progetto". ■ alea.len.gri@libero.it A. Lentini è insegnante Narratori italiani Giuseppe Antonelli, che abitualmente collabora all"Tndice" come recensore e critico, ci manda questa volta un contributo originale, un testo di scrittura in proprio, creativa: una strana specie di elogio del vino, in cui le suggestioni dei limerick di Edward Lear (e la logica dell'irrazionale) s'incrociano con l'esemplare nostrano, toscano, e il ritmo ditirambico (la materia fonica) del Bacco di Francesco Redi. (Altri rimandi e segrete citazioni e linguistiche invenzioni se le troverà da solo il lettore). Si tratta dunque di un culto divertimento letterario? Dev'esserci qualcosa in più, se tale deviazione tematica verso il vino non è isolata. (Vedi la Filosofia del vino di Massimo Dona, storia semiseria del pensiero attraverso l'ebbrezza, uscita ora nei Tascabili Bompiani). Al nostro Antonelli abbiamo chiesto di accompagnare l'inedito Bevo. E sono felice con una propria biografia d'occasione. Auto biografia Giuseppe Antonelli è nato (per caso) ad Arezzo nel 1970, ma ha passato quasi tutta la vita a Roma. Da poco, dopo essersi sposato, si è trasferito in un piccolo casale tra le colline dell'alta Ciociaria. G. A., atleta mancato, è nato nel 1981, durante un'affannosa corsa campestre dei Giochi della gioventù. Una volta ha corso i quattrocento in cinquantuno e sette. Di lui non si hanno più notizie dal 1990. Di G. A., sedicente cantautore, si hanno testimonianze tra il 1984 e il 1989. In seguito si conoscono solo sparute prove da paroliere. Oggi si è definitivamente riconvertito in parolaio. G. A., storico della lingua italiana, è nato nel 1992, seguendo un seminario per biennalisti te- nuto da Luca Serianni all'Università La Sapienza di Roma. In quello stesso anno è stato tra i fondatori dell'Accademia degli Scrausi (Versi rock, Rizzoli, 1996; Parola di scrittore, minimum fax, 1997). Si è occupato della lingua del romanzo settecentesco (Alle radici della letteratura di consumo, Ipl, 1996), di tica nella seconda Repubblica; ha curato, insieme a Luca Serianni, la Stil. it. Storia ipertestuale della lingua italiana (Bruno Mondadori, 2002). Attualmente è professore associato di linguistica italiana all'Università degli studi di Cassino. A firma Giuseppe Antonelli - con ogni evidenza un ortoni-mo collettivo - è uscito nel 2003 il romanzo Trenità ovvero Elogio dei tempi morti (peQuod). epistolari ottocenteschi (Tipologia linguistica del genere epistolare nel primo Ottocento, in corso di stampa) e di vari aspetti dell'italiano letterario e non letterario: dalla commedia cinquecentesca al linguaggio giovanile romano, dalla narrativa contemporanea alla lingua poli- che segue è un e-stratto, un "corto", un trailer, un assaggio di un racconto più lungo (Sentore e sentimento! scritto per una raccolta curata da Silverio Novelli e Luca Anania (Vino nostro. Racconti, poesie, confessioni e testimonianze sul vino in Italia) comprendente - tra gli altri - anche pezzi di Roberto Benigni, Francesco Guerini, Melania Mazzucco, Dario Voltolini, Alessandro Ber-gonzoni, Marco Mancassola), al momento in cerca di editore. (G.A.) Bevo. E sono felice Un inedito di Giuseppe Antonelli C'era un re a Ripa disotto Che la lingua s'era decotto: Cotto e biscotto, gusto e disgusto, Si morse la lingua e rise: "Degusto!". Quel Sommo Lear re di Ripa di sotto. (Primo monologo del re Sommo Lear) "... mi creda dottore ... mi dia retta, che non è facile ammetterlo, davanti a questo calice di nettare ... io mento, signore, sapendo di mentire, perché fingo di sentire ogni sentore ... come dire, adesso che col vino sputo l'osso, io parlo a vanvera, boiate a più non posso ... un'emozione vera io non l'ho mai provata ... forse non sono un uomo, ma una scimmia ammaestrata ..." "... niente cortocircuiti, niente senso né memoria, solo giudiziosi accoppiamenti (vecchia storia) ... freddi prodotti della ragione, viaggi organizzati in quella regione dove scorre il corso del rimorso, che è cosa ben diversa dal ricordo ... altro che sinfonia, altro che accordo ... quando assaggio chiudo gli occhi e fingo, come un'amante insoddisfatta simulo sensazioni che non provo ... frugo negli avanzi dei miei sensi, e cerco ma non trovo ... così attingo attentamente ai manualetti, traendone, voilà, abbinamenti perfetti..." "... al rosso giovane starà bene la marasca o un altro frutto di stagione, al bianco strutturato qualche fiore profumato (e fa fino dire gelsomino) ...se vedo che il pubblico accetta, allora sciorino tutta la ricetta ...la punta di pepe nero sotto al naso, la bara del harrique che uccide il gusto (avvolto in un sudario vanigliato), la nota alcolica del frutto spiritato ... poi - pezzo di bravura più acclamato - ordino sauvignon perché sia fatto il numero a sorpresa della pipì di gatto ..." "... il fatto è che io non sento, ascolto ... ascolto la mia sete, inseguo invano il giro della vite, perdendo, intanto, il gusto vero della vita ... dice cerca nel passato: profumi, sapori che hai provato ... ma che sapore ha una giornata astiosa? ... che sentore ha una vita in rosa?" "... io, la mia lingua mi serve ... diciamo così ... in un altro senso, insaporo, inodoro: sonoro ... divoro parole e parole ... inaudito, sento le voci, prona preda della mia malattia, questa maledetta enofonesi, che non passa e non va via..." "... strana deformazione, la mia, così poco professionale, dirà lei, la lingua biforcuta del mio sire ... che mezza lingua parla e l'altra metà non sa sentire ... ma è proprio così: da troppi anni invento estasi anestetiche ... ormai ho la voce rauca, la papilla glauca ..." "... è troppo impalpabile, il sentimento, per i palpiti del mio cuore a ciambella ... sospeso sul mio animo angusto, aggalla evidente soltanto il retrogusto ...le emozioni mi passano da parte a parte ... io le affronto