N. 7/8 4 da BUENOS AIRES Francesca Ambrogetti Tempi di bilancio per la Fiera del libro di Buenos Aires, giunta quest'anno alla trentesima edizione. Dalla prima uscita del 1975, la manifestazione è cresciuta in proporzioni quasi geometriche. I 7.500 metri quadrati di spazio espositivo dell'edizione inaugurale sono diventati quest'anno 35.000; i 116 espositori 1384; i paesi partecipanti da 7 sono saliti a 35 e gli incontri culturali da 50 a quasi 1000. Il numero dei visitatori, che trent'anni fa era stato di 145 mila persone, ha raggiunto nel 2004 il record di un milione e duecentomila persone. Ma il miglior termometro per misurare il successo della mostra è quello delle vendite: rispetto allo scorso anno sono cresciute del 25 per cento. Un risultato a cui ha contribuito in parte anche una campagna per promuovere la lettura lanciata nei mesi scorsi dal Ministero della Pubblica istruzione nelle scuole, nei campi di calcio, nelle stazioni ferroviarie e negli ospedali. Gli autori argentini sono stati quest'anno molto ricercati. Primo tra tutti Julio Corta-zar. Nell'anno internazionale dedicato al grande autore argentino a novant'anni dalla nascita e venti dalla morte, i lettori gli hanno reso 0 miglior omaggio comprando i suoi libri, dai classici come Rayuela ai meno conosciuti come Cronicas del Observa-torio. Oltre al successo di Cortazar e quello delle imbattibili saghe di Harry Potter e Il signore degli anelli, i libri più venduti sono stati quelli di storia, in particolare argentina, le raccolte di vignette umoristiche e i libri di cucina. Tra gli autori stranieri giunti a Buenos Aires ha suscitato grande interesse Melissa Panarello, la famosa Melissa P. Il suo libro, tradotto in spagnolo con il titolo Cien cepilladas antes de dormir, è salito alla chiusura della Feria quasi in testa alla classifica dei più venduti, subito dopo il Codigo Da Vinci di Dan Brown. Melissa P. ha dichiarato che il suo romanzo è andato a ruba per "l'interesse morboso per le sue esperienze sessuali come adolescente". Un parere condiviso da alcuni critici argentini molto scettici sugli autentici meriti letterari della scrittrice. da NEW YORK Andrea Visconti La guerra in Iraq, gli abusi di Abu Gh-reib, gli sberleffi di Bush alla "vecchia" Europa ci avevano fatto dimenticare la quotidianità americana. Una quotidianità fatta di bizzarre e nevrotiche scenette familiari in strani sobborghi residenziali che riportano alla mente le strisce comiche di Charlie Brown. Ma per fortuna c'è David Sedaris. Con il suo nuovo libro Dress your family in corduroy and denim (Little Brown) l'autore ci racconta un'America piccolo borghese, piatta e anonima e allo Le immagini Le immagini di questo numero sono tratte da Un principe in America di Alessandro Tasca di Cuto, pp. 325, € 16, Enzo Sellerio, Palermo 2004. A p. 10, Alessandro Tasca. A p. 31, Alessandro Tasca, Papà, Mamà e Gioia. A p. 33, Mamà gioca a scacchi sul palcoscenico. A p. 34, Mamà con un gruppo di amici. A p. 35, Mamà con Alessandro Tasca. A p. 45, Grandmère. VILLAGGIO GLOBALE - stesso tempo spiritosa e con senso dell'umorismo. I più recenti successi di questo eccentrico scrittore-giornalista sono già stati tradotti in italiano, compreso ad esempio Me parlare bello un giorno, pubblicato da Mondadori. Ma di Sedaris non ci si stufa mai. Il suo ultimo libro sono 257 pagine che si leggono in un battibaleno. Sono diciassette racconti che attingono alla sua famiglia, ai suoi compagni di scuola, ai suoi vicini di casa. Tutti già pubblicati su riviste americane prima di venire raccolti in un libro. Ne emerge un'esilarante pennellata dell'America degli anni sessanta e settanta, quando David era un bambino e poi un adolescente. Molto divertente, ad esempio, il racconto della casetta al mare che per un momento i suoi genitori erano parsi intenzionati a comprare. La famiglia intera si sbizzarrisce a scegliere il nome da dare alla casa. Tutti si ispirano a quello che vedono per strada in questo grazioso paesino lungo l'oceano. Ma messi da parte nomi poetici come "Il nido del pellicano" o "La collinetta pigra", la famiglia Sedaris osserva anche le bruttezza di questa cittadina e allora si indirizzano verso nomi che di poetico non hanno nulla: "La casa accanto al benzinaio Shell", oppure "La villetta del bidone dell'immondizia" e ancora "La Casina del negro sdentato che vende scampi". Esilarante anche il racconto di David costretto a socializzare con i compagni di scuola. Suo malgrado deve giocare a poker strip e dormire da un amichetto che gli sta antipatico. L'umorismo di Sedaris non è fine a se stesso ma serve a comporre il ritratto di un'America che fa fatica a capire quanto sia ridicola. Se ne rende conto lui, che invece ha scelto di vivere all'estero. Abita infatti a Parigi e viaggia molto. da MADRID Franco Mimmi Logica vorrebbe che un signore che ha portato il suo Paese (contro la volontà del 91 per cento dei cittadini) a una guerra illegale, rendendosi complice dell'occupazione di un altro Paese e della morte di almeno trentamila persone, ricevesse un avviso di comparizione per rispondere dei suoi reati davanti al Tribunale penale internazionale dell'Aia. Invece José Maria Aznar, ex presidente del governo spagnolo, pur avendo fatto tutto ciò, ha ricevuto dalla grande casa editrice Pianeta un assegno di 601.012,10 euro per tre libri di cui il primo è già uscito e si chiama Otto anni di governo, una visione personale della Spagna. Molto "personale" davvero, se si pensa che lo storico Javier Tusell, per nulla di sinistra, afferma che il libro presenta "bugie evidenti" e "omissioni oceaniche", e che le interpretazioni che Aznar dà del scita del volume che ne ricostruisce la storia: Pierre Daix, redattore capo dal '48 al '72, ha appena pubblicato "Les Lettres frangaises". ]alons pour l'histoire d'un journal 1941-1972, presso le edizioni Taillan-dier. Ma è il classico a far da padrone negli scaffali delle librerie: nell'anno che ne festeggia il bicentenario dalla nascita, la scrittrice George Sand è al centro di innumerevoli iniziative e pubblicazioni. Ogni anno, in questo periodo, per la gioia di bibliofili e curiosi, Gallimard manda in libreria La Quinzaine de la Plèiade. Questo album iconografico e commentato, distribuito con l'acquisto di tre volumi della collana più blasonata del mondo, è dedicato quest'anno a Diderot in occasione della nuova pubblicazione nella "Plèiade" dei suoi racconti e romanzi. Come sempre, non deluderà. proprio operato e dei propri successi "sono di un semplicismo e di un destrismo stupefacenti". Che cosa consigliare ai lettori? Forse di seguire l'esempio dello scrittore Juan José Millàs, che così ha commentato: "Àrdo dal desiderio di non leggere il libro di Aznar. Credo di essere stato tra i primi a non comprarlo per non leggerlo subito e togliermi al più presto questa obbligazione di dosso. Seguii lo stesso metodo con il libro di sua moglie e penso di fare lo stesso con quello di sua figlia, quello di suo genero e quelli dei suoi due figli, che certamente sono già in stampa. Tutti vogliono raccontarci i loro otto anni alla Moncloa, ma otto per sei fa 48. Non sprechino la vita in questo modo, almeno finché continuano a perderla decine degli irakeni che andammo a salvare". da PARIGI Marco Filoni Come spesso accade, ogni grande avventura editoriale e intellettuale conosce nella sua storia più vite. È il caso di uno dei più vivaci giornali culturali francesi del XX secolo, che rinasce per la terza volta: "Les Lettres frangaises". Nato in forma clandestina nel '41 con il sostegno del partito comunista francese, il giornale fu ideato da uno straordinario gruppetto di intellettuali, fra i quali Jacques Decour, Jean Paulhan, Louis Aragon, Francois Mauriac e Raymond Queneau. Materialmente fondato dai primi due, nei primi anni diventò il portaparola della resistenza intellettuale, tanto che costò la fucilazione a Decour da parte dei nazisti. Dall'anno dopo la fondazione apparve regolarmente come settimanale fino al '72 quando, privato di ogni mezzo economico, fu messo a tacere a causa del lungo dissenso sulla repressione degli intellettuali nell'Europa Orientale e sull'invasione dell'Urss in Cecoslovacchia. Aragon, che ne aveva assunto la direzione per quasi vent'anni, condusse allora una lunga ma vana battaglia. Nel '90 fu Jean Ristat a raccogliere l'eredità del suo maestro. "Les Lettres frangaises" rinacque in forma mensile, ma solo fino al '93: per la seconda volta il giornale fu fatto chiudere a causa della pubblicazione di un dossier sull'omosessualità. Oggi finalmente questa voce critica trova nuovamente spazio, ancora sotto la guida di Ristat, come supplemento mensile a "l'Humanité". L'iniziativa è stata accolta con entusiamo e benevolmente salutata dall'intero panorama culturale. Tanto che per il primo numero si sono scomodati, fra gli altri, Jacques Derrida, Philippe Sollers e Juliette Gréco. Insieme al ritorno del giornale, al quale auguriamo una lunga vita, segnaliamo l'u- da LONDRA Pierpaolo Antonello A differenza di quanto affermava Woody Alien, il cervello è sicuramente l'organo preferito dall'editoria anglosassone. Non c'è stagione in cui non si proponga qualche nuovo libro di autori che indagano i misteri e i problemi posti dalle attuali neuroscienze (da Damasio a Pinker, da Dennett a Greenfield). L'indagine dei meccanismi neurobiologici che stanno alla base della nostra coscienza, e il definirsi di una concezione radicalmente materialistica e monista di quella che per secoli abbiamo chiamato "anima", è uno dei temi forti sia della divulgazione scientifica che della discussione filosofica d'oltremanica. Di recente pubblicazione è il nuovo volume di uno dei più importanti autori a riguardo: Gerald Edelman, padre del cosiddetto "darwinismo neuronale", e Nobel 1972 per la medicina. In Wider Than the Sky: The Phenomenal Gift of Consciousness (Alien Lane), Edelman ritorna su temi a lui cari - peraltro già noti al suo pubblico, anche italiano (è tradotto da Einaudi) - e in f articolare sulla nozione di coscienza come processo "emergente", nato sulla base di una stretta dinamica evolutiva, e proponendo pertanto una visione organica di quella che i filosofi definiscono come "mente", ancorché sia proprio sulle questioni filosofiche più profonde che il libro di Edelman risponde solo in parte, eludendo scomodi confronti sia con la tradizione continentale che con quella analitica. Più interessante e intenso è invece il libro del neuropsicologo Paul Broks Into the Silent Land (Atlantic Books, già finalista del The Guardian First Book Award dello scorso anno), che raccoglie una serie di casi clinici, accompagnati da divagazioni filosofiche e dialoghi immaginari, che cercano di esplorare molto umanamente il confine labile e fragilissimo tra attività cerebrale e identità personale, tra base organica e immagine soggettiva. Errata corrige L'articolo di Mario Tozzi, apparso sul numero di giugno a pagina 31, non riporta i dati dei libri recensiti. Si tratta di Maurizio Pallante, Un futuro senza luce?, pp.167, € 10, Editori Riuniti, Roma 2004; State of the World 2004. I consumi, a cura del Worldwatch Institute, edizione italiana a cura di Gianfranco Bologna, pp. 299, € 20, Edizioni Ambiente, Milano 2004; Rapporto 2004 Salute e Globalizzazione, a cura dell'Osservatorio italiano della salute globale, pp. 270, € 16, Feltrinelli, Milano 2004. Ci scusiamo dell'omissione con gli editori e con l'autore.