N. 2 Idei libri del mese| Storia io Tutti gli uomini sono eliminabili di Simon Levis Sullam Bollati Boringhieri Arnaud Cathrine Con gli occhi asciutti Varìantine pp. 93, € 9,50 A cura di Mauro Mancia Wittgenstein e Freud Temi 147 pp. 152, € 13,00 Giovanni Garroni Elogio dell'imprecisione Percezione e rappresentazione Saggi. Arte e letteratura pp. 177, € 29,00 Filippo La Porta L'autoreverse dell'esperienza Euforie e abbagli della vita flessibile Saggi. Arte e letteratura pp. 150, € 15,00 Alexander K. Dewdney Hungry Hollow Racconti da un luogo naturale Saggi. Scienze pp. 204, € 20,00 Michel Meulders Helmholtz Dal secolo dei Lumi alle neuroscienze Edizione italiana a cura di, Marco Piccolino e Giacomo Magrini Saggi. Scienze pp. 320, € 32,00 Ivan Cavicchi Ripensare la medicina Restauri, reinterpretazioni, aggiornamenti Nuova Didattica. Scienze pp. 273, € 18,00 Tamàs Varga Fondamenti di logica per insegnanti Nuova Didattica. Scienze pp. 182, € 18,00 A cura di Carmelo Conforto, Luigi Ferrannini, Antonio Maria Ferro e Giovanni Giusto Lavorare in psichiatria Manuale per gli operatori della salute mentale Manuali di Psicologia Psichiatria Psicoterapia pp. 555. € 28,00 Paolo Francesco Pieri Dizionario junghiano Edizione ridotta Manuali di Psicologia Psichiatria Psicoterapia pp. 526, € 30,00 A cura di Giorgio Rezzonico e Davide Liccione Sogni e psicoterapia L'uso del materiale onirico in psicoterapia cognitiva Manuali di Psicologia Psichiatria Psicoterapia pp. 439, € 38,00 Bollati Boringhieri editore 10x21 Torino corso Vittorio Emanuele II, 86 tel. 011.559x711 fax 0x1.543024 www.bollatiboringhieri.it e-mail: info@bollatiboringhieri.it Enzo Traverso AUSCHWITZ E GLI INTELLETTUALI La Shoah nella cultura del dopoguerra pp 250, € 15, il Mulino, Bologna 2004 COSMOPOLI Figure dell'esilio ebraico-tedesco ed. orig. 2004, trad. dal francese di Sara Ottaviani, pp. 166, € 14,50, Ombre Corte, Verona 2004 Dopo averci offerto con La violenza nazista (il Mulino, 2001; cfr. "L'Indice" 2002, n. 6) una genealogia europea delle trasformazioni storiche che resero possibile l'Olocausto, Enzo Traverso ci conduce ora nel suo atelier di lavoro e ci svela gli interlocutori ideali dei suoi studi: traccia, per così dire, la genealogia delle proprie stesse ricerche. Ci guida in una galleria di personaggi - per lo più intellettuali ebrei di lingua tedesca -il cui destino è stato radicalmente segnato dal nazismo e dallo sterminio, e che hanno intensamente riflettuto sulle origini e il significato di Auschwitz. Nei suoi ultimi due libri egli dialoga dunque con le opere di Hannah Arendt, Theodor Adorno, Gunther Anders, Walter Benjamin, Paul Celan, Primo Levi e altri, ne ricostruisce i contorni, le riflessioni, gli itinerari, mostrando la centralità dello sterminio degli ebrei nell'interpretazione degli aspetti più tragici del secolo passato, nelle analisi vertiginose e negli interrogativi brucianti sulle più oscure degenerazioni del pensiero politico, dell'ideologia, della tecnica e della civiltà prodotte dai totalitarismi fascisti. La questione ebraica e Auschwitz divengono così per Traverso un prisma attraverso cui studiare il ruolo dell'intellettuale e la sua capacità di analizzare le forze della storia anche a partire dalla propria condizione individuale, quando essa sia radicalmente chiamata in causa fino al pericolo di vita per sé e di annientamento per l'intera comunità umana, sconvolta nei fondamenti della sua esistenza. Traverso delinea diverse tipologie di comportamento di fronte al totalitarismo nazista e allo sterminio: le "muse arruolate", Tribù ideale cioè gli intellettuali collaboratori e collaborazionisti; i "chierici miopi" o ciechi di fronte allo sterminio (non solo durante lo svolgersi degli eventi, ma subito dopo e a distanza di tempo); naturalmente i "salvati", scampati alla persecuzione e all'annientamento di massa, che testimoniano e ammoniscono, talora alla fine soccombendo di fronte al peso del ricordo; infine, i "segnalatori d'incendio": quelli che - dall'esilio - intuiscono praticamente subito l'inedita mostruosità e allo stesso tempo la paurosa rivelazione che l'Olocausto rappresenta per la coscienza e la storia dell'Occidente. Alcuni di essi - pensiamo ad Hannah Arendt o, per altri versi, a Primo Levi - sono divenuti ormai riferimenti imprescindibili del dibattito pubblico o vere icone della coscienza civile e dell'immaginazione collettiva del secolo trascorso. Meno noti sono forse altri percorsi ricostruiti da Traverso: come quello del filosofo tedesco Gunther Anders, divenuto a causa del nazismo "cittadino del mondo" tra Parigi, New York, Los Angeles, Vienna; o quello del poeta di origine rumena, Paul Celan, autore in lingua tedesca trapiantato a Parigi, e lì morto suicida nel 1970. Al centro dell'opera di Anders vi fu una riflessione sul destino dell'uomo di fronte alla tecnica, di Marcella Simoni Emanuela Trevisan Semi e Tudor Parfitt EBREI PER SCELTA Movimenti di conversione all'ebraismo ed. orig. 2002, traduzione dall'inglese di Davide Mano, pp. 202, € 19,50, Raffaello Cortina, Milano 2004 Questa raccolta di saggi analizza in un'unica cornice e riunisce per la prima volta in un'unico discorso la storia di alcuni casi di conversioni di vari e diversi gruppi ebrai-cizzanti, dalla Cina del XIX secolo all'Africa meridionale del XX secolo, dalla conversione degli abitanti di San Nicandro in Puglia dopo il 1930 al recupero di un'identità ebraicizzante tra i neri di Harlem dopo il 1950. Tudor Parfitt ed Emanuela Trevisan Semi ci guidano infatti attraverso i secoli e i continenti non soltanto alla ricerca di gruppi di popolazioni che a un certo punto della loro storia si sono identificati con l'ebraismo; gli autori ci offrono piuttosto gli strumenti per interpretare e decostruire quei meccanismi culturali, sociali e identitari che hanno portato questi gruppi a scegliere l'ebraismo come identità collettiva culturale e religiosa. Quest'indagine si presenta quindi particolarmente originale non solo per lo svelamento di un percorso culturale che presenta forti punti di contatto tra le varie esperienze, ma soprattutto perchè - attraverso lo studio di gruppi ritenuti marginali e minoritari all'interno dell'ebraismo - tenta di offrire una risposta alla dibattuta questione di chi sia un ebreo, una domanda a cui i due autori offrono due risposte differenti e in parte complementari: mentre Parfitt propende per un'interpretazione di tipo genealogico-etni-co, Trevisan Semi ne mette maggiormente in rilievo gli aspetti religiosi, culturali e identitari. Le differenti storie dei movimenti e dei gruppi ebraicizzanti presi in considerazione nel volume presentano un punto di partenza comune: la storia di un ebraismo di confine, marginale da un punto di vista storico rispetto alla narrativa tradizionale della storia ebraica - tradizionalmente eurocentrica fino al 1948 - incerto da un punto di vista genealogico e incompleto da un punto di vista religioso (la maggior parte dei gruppi ebraicizzanti non conoscevano o avevano rifiutato il Talmud). Per tutti i gruppi trattati nei volume - i cosiddetti ebrei cinesi, la tribù dei lemba in Africa meridionale, il più conosciuto gruppo etiope, gli abitanti di San Nicandro e i neri di Harlem -si ricostruiscono non solo il processo e i motivi che hanno portato a inventare una tradizione, a interiorizzarla e quindi a codificarla in mito identitarie fondante. Nella maggior parte dei casi, si identifica il momento cruciale di questo lungo e complesso processo di identificazione culturale con l'incontro tra europei e gruppo indigeno. Entrambi gli autori insistono sull'importanza del mito delle tribù perdute di Israele, alla radice della frequente attribuzione dell'identità ebraica a popolazioni indigene e di successivi movimenti di ebraicizzazione: il gruppo etiope spicca in questo contesto come tribù perduta ideale (la tribù di Dan), con importanti conseguenze per il successivo sviluppo di un'altra identità ebraicizzante, quella di alcuni gruppi di neri di Harlem. Gli autori non tralasciano di affrontare l'ambiguità dell'ebraismo ortodosso (prevalentemente) israeliano e statunitense di fronte a un ebraismo dalle tradizioni "altre" e diverse, che tuttavia ha rappresentato, e continua a rappresentare, una fonte di discussione, di scambio, di apertura e di arricchimento culturale e spirituale nel variegato caleidoscopio dia-sporico ebraico. nata da un senso bruciante di "vergogna prometeica" che aveva colto il filosofo, come un rovesciamento della fede nel progresso del XIX secolo. In una riflessione retrospettiva su Auschwitz e le trasformazioni tecnologiche che lo avevano reso possibile, Anders notava sconsolato come avesse perso ogni senso "la proposizione rispettabile: 'tutti gli uomini sono mortali'", essa doveva sostituirsi ora con la "sentenza": "tutti gli uomini sono eliminabili". Ma la riflessione di Anders non si limitava allo sterminio nazista: la scienza, la tecnica e l'esercizio perverso del potere avevano prodotto nel secondo conflitto mondiale anche la distruzione atomica di Hiroshima e Nagasaki, rispetto a cui non solo gli ebrei, com'egli constatava con vergogna negli anni sessanta durante una visita ai campi di sterminio, ma l'umanità intera era "sopravvissuta": perciò l'aspirazione marxiana a "trasformare il mondo" doveva ripartire ora, in una sorta di "utopia invertita", dalla necessità prioritaria di conservarlo. Per Celan, invece, una risposta ad Auschwitz stava nella possibilità o nel tentativo di rappresentarlo attraverso la poesia - sfidando l'imperativo adornia-no che la dichiarava un "atto di barbarie" dopo lo sterminio -, impegnandosi in un corpo a corpo con la "lingua della morte", il tedesco, nel tentativo di esplorarne le possibilità espressive ma anche di trasformarne i codici. Simbiosi ebraico-tedesca e perversione della tradizione caratterizzano due figure non investigate direttamente da Traverso, ma che costituiscono per molti versi gli interlocutori costanti, anche se in alcuni casi non immediatamente evidenti o addirittura segreti, degli intellettuali qui ridiscussi e studiati: Benjamin e Heidegger, amico il t rimo e maestro il secondo di molti di essi. Da un lato la carica utopistica del critico berlinese, tragicamente infranta dal suo suicidio nei Pirenei durante la fuga dall'Europa occupata dai nazisti, in una sorta di precipizio del suo "angelo della storia" di fronte alle "macerie" della civiltà; dall'altro la riflessione sull'Essere e il destino dell'uomo di fronte alla tecnica, politicamente pervertiti dall'adesione al nazismo, mai ritrattata, del filosofo di Messkirch. Un dialogo ininterrotto con entrambi coinvolse la maggior parte degli intellettuali "segnalatori d'incendio" che più affascinano Enzo Traverso, chiamando in causa gli aspetti più sublimi e più tragici del secolo: l'utopia, la rivolta, il senso di catastrofe di fronte ai fascismi; e, all'opposto, la fede cieca nella possibilità di una "politica dell'essere", che rimediasse alla "gettatezza" dell'uomo e rigenerasse la Germania e l'Occidente. Utopie invertite e perveritite, queste, che segnarono per sempre le domande degli intellettuali trovatisi di fronte ad Auschwitz e da Auschwitz perpetuamente segnati e interrogati. ■ levissmnSunive.it S. Levis Sullam è dottore di ricerca in storia contemporanea all'Università di Venezia