La rivelazione dei calcolatori di Gabriele Lolli Francesco Berto TUTTI PAZZI PER GÒDEL! La guida completa al Teorema di incompletezza pp. XVI-271, € 16, Laterza, Roma-Bari 2008 FRANCESCO BERTO TUTTI PAZZI I* +MU t««kb Al ItWM *• PER GÒDEL! Un titolo simile invita gò- delianamente all'autori- ferimento, e l'autore non na- sconde di essere anche lui paz- zo per Godei. Purtroppo non è vero, o lo è nel senso pubbli- citario trasmesso dallo stile compiacente del titolo: la dice lunga sulla cultura della nostra ci- viltà E fatto che si possa urlare di essere pazzi per una cosa di cui non si sa nuEa e che non si capisce, se è ven- duta bene. La recente fama mediatica, alimen- tata dal clamore orga- nizzato per E centenario della nascita (1906- 1978), che ha trasfor- mato Kurt Godei in un'icona del ventesimo secolo, è perfettamente compatibEe con l'in- comprensione diffusa, aEa quale si spera che pongano ri- medio Ebri come questo, e con E disinteresse degH studiosi che do- vrebbero essere influenzati dal la- voro del logico austriaco. Non ba- sta citare John von Neumann, o Albert Einstein o Karl Popper che esaltano la grandezza di Godei per giustificare l'affermazione che "questa dimostrazione [ha] cam- biato la nostra comprensione deEa matematica e, secondo alcuni, an- che di noi stessi". Un matematico e, a tempo par- ziale, logico inteUigente come Paul R. Halmos ha dichiarato: "Certamente, qualunque mate- matico trova affascinanti e degni di rispetto i famosi risultati di Go- dei e di Cohen suH'esistenza ne- cessaria di proposizioni indecidi- bih e suE'indipendenza dell'assio- ma di scelta e deE'ipotesi del con- tinuo (... Questi) spettacolari teo- remi (...) E ammiriamo, ma essi non hanno cambiato E nostro la- voro, la nostra filosofia, la nostra vita" (J ioant to be a Mathemati- cian, Springer, 1985). Godei non ha fortuna neanche presso i fisici, nonostante abbia trovato nuove soluzioni delle equazioni cosmologiche, per le quali fu insignito del Premio Einstein. Subrahmanyan Chan- drasekhar e James P. Wright lo hanno liquidato nel 1961 soste- nendo superficialmente ed erro- neamente che aveva sbagEato i calcoli neE'affermare la possibi- lità di compiere viaggi nel passa- to lungo una geodetica in un universo di Godei. Alcuni fisici esprimono una confusa preoccupazione che E fenomeno dell'incompletezza abbia qualche riferimento nega- tivo aUa possibEità di una "teoria del tutto", ben guardandosi dal risolvere E dubbio con un picco- lo sforzo di approfondimento matematico: "Che relazione c'è tra E teorema di Godei e la pos- sibEità che riusciamo a formula- re la teoria deU'universo, in ter- mini di un numero finito di prin- cipi? (...) Una teoria fisica è autoreferenziale, come nel teore- ma di Godei. Ci si può perciò aspettare che essa sia o contrad- dittoria o incompleta" (Stephen Hawking). Ne parlano orec- chiando, non diversamente dai postmodernisti fustigati da Sokal (Alan Sokal e Jean Bricmont, Imposture inteHettuaE, Garzanti, 1999; cfr. "L'Indice", 1999, n. 10), per i quaE l'incompletezza è la fine deEa modernità. I filosofi, dal canto loro, porta- no Godei a esempio di come una capacità di pensiero matematico possa coesistere con una totale sprovvedutezza in questioni filo- sofiche, trovano disdicevole il disinteresse di Godei per le cor- renti alla moda in filo- sofia, come Wittgen- stein o Quine, lo bofia- no come uno sprovve- duto prekantiano (Burton Dreben e Warren Goldfarb), lamentano E suo rozzo platonismo (Charles Chihara) e E suo inge- nuo rivolgersi alla fenomenologia. Chi ha fiducia nel giudizio di von Neumann e di Einstein deve aHora faticare per capire che la grandezza di Godei non è fondata su un fraintendi- mento pubblicitario. La matema- tica è cambiata tra Ottocento e Novecento, per ima rivoluzione neEa concezione del metodo assiomatico che è stata anaEzzata, precisata e definita daHa nuova logica. Godei ha messo E sigElo conclusivo, concludendo e chiu- dendo questa ricerca, e neUo stes- so tempo ha posto le basi per la matematica futura impostando la fondazione della teoria deEa cal- colabEità effettiva, in una parola la teoria dei calcolatori. E raro che si trovino lavori così positivamen- te ambigui, una specie di Angelus novus bifronte: come i Principia di Newton, che usano la vecchia geometria ma aprono aEa nuova anaEsi matematica deEa realtà. Non si possono apprezzare lavori tanto importanti senza conoscerli. Questo libro di Berto si svolge in due parti: nella prima c'è una presentazione det- tagliata dei teoremi di incomple- tezza e della loro dimostrazione. Nella seconda una valutazione deUa loro importanza e dei loro effetti, attraverso alcuni dibattiti e polemiche susseguenti. L'autore ammette onestamente che per seguire l'esposizione occorre aver assimEato un corso di logica di medio livello; per sua buona sorte l'editore non ha messo l'avvertimento in coperti- na. Ma anche E fortunato Godei, Escher, Bach. Un'eterna ghirlan- da brillante di Douglas R. Hof- stadter (Adelphi, 1984; cfr. "L'In- dice", 1984, n. 3) conteneva prati- camente e tacitamente, che è la migEor forma di divulgazione, un piccolo manuale di logica. Berto trova e riprende da Hofstadter molte efficaci soluzioni espositive. Presenta la dimostrazione neEa forma originale, queEa ispirata al paradosso del mentitore, non queEe indicate come possibiE da Godei e trovate in seguito, ispira- te agE altri paradossi. L'esposizio- ne è chiara e piacevole, aHeggerita da espressioni coUoquiaE in Enea con la frivolezza del titolo (non tutte indovinate: non chiamerei "soprannaturali" i numeri non standard, perché si confondono con quelE di Conway). Per la seconda parte, intitolata Il mondo dopo Godei, Berto ha proficuamente usufruito dell'e- sposizione critica di Torkel Franzén (Gòdel's Theorem. An Incomplete Guide to its Use and Abuse, AK Peters, 2005). GE argomenti trattati sono innanzi- tutto le interpretazioni più fan- tasiose: queEe postmoderniste, secondo le quali non c'è più la verità, queEe politiche ("Non esiste sistema organizzato senza chiusure", Regis Debray) e reli- giose (la Bibbia è completa?, bisogna uscire dal mondo per capire il mondo). Quindi un approfondimento è dedicato ai temi deUa filosofia deEa matema- tica, del reaEsmo e del problema di dove ancorare la certezza deEa matematica. Infine, maggior spa- zio è giustamente dedicato al tema deU'inteUigenza artificiale e al rapporto tra mente e macchine. Su questo argomento è Eiterve- nuto lo stesso Godei, trovan- do come al soEto la formulazione più corretta e rispettosa deUe conoscenze disponibEi: "Tutta- via, se una tale regola [per gene- rare tutta la matematica] esiste, noi con la nostra comprensione umana non potremmo certamen- te mai riconoscerla come tale, vale a dire, non potremmo mai sapere con certezza matematica che tutte le proposizioni che essa produce sono corrette (...) Se fosse così, ciò significherebbe che la mente umana è equivalente a una mac- china finita che, tuttavia, è inca- pace di comprendere completa- mente E proprio funzionamento. Questa incapacità dell'essere umano di comprendere se stesso gE apparirebbe aUora erronea- mente come la propria (deEa sua mente) Elimitatezza o inesauribi- Età" (Opere. Voi. 3, BoUati Borin- ghieri, 2006). Chiude E Ebro una discussione del caso Wittgenstein, che rifiutò E teorema, per lo sconcerto dei suoi ammiratori che credevano che non lo avesse capito. Lo aveva capito benissimo, ma esso non era compatibEe con la sua visione deUa matematica come un insie- me di calcoE incomunicanti e privi di interpretazioni: il teorema di Godei ha senso solo se E for- malismo aritmetico ha due inter- pretazioni, una aritmetica e una linguistica, quando esso è usato come metateoria di se stesso. Berto giustifica le argomentazioni di Wittgenstein ipotizzando che possano essere inserite in una logica paraconsistente. EgE stes- so, tuttavia, confuta Wittgenstein quando nel tirare le somme deEa sua esposizione, neE'ultima pagi- na, si chiede quale sia E significa- to deE'incompletezza, e propone che "possiamo trovare significati anche dove meno ce l'aspetterem- mo; ad esempio in un pacchetto di stringhe di segni che si rivela capace di introspezione". ■ gabriele.lollìdunito.it Ad armi pari di Telmo Pievani Michele Luzzatto PREGHIERA DARWINIANA prefaz. di Giulio Giorello, pp. 70, €9, Raffaello Cortina, Milano 2008 Michèle.' Luzzatto Preuhiei G. Lolli insegna logica matematica all'Università di Torino Il Signore del mondo deve essere molto più sottEe di così. Lo scriveva già Charles Darwin nell'estate del 1838, in uno dei taccuini giovanili: "Non è all'altezza della di- gnità di Colui che si presume abbia detto 'Sia fatta luce' e luce fu immaginare che Egli abbia creato una lunga succes- sione di vEi animali moUuschi". Molto più "semplice e sublime" ipotizzare che Dio abbia affidato all'ine- vitabEe svolgersi delle leggi "prefissate" deEa "trasmutazione" il corso deEa storia natu- rale. È E "defitto", come lo definirà in una lettera del 1844, che il natura- lista inglese non vorrà confessare per più di vent'anni: aver scoperto i meccanismi di variazione e sele- zione che rendono conto defi'evo- luzione deEe specie, l'umana com- presa, senza dover più ricorrere a cause finaH e ad architetti celesti. La teologia naturale, nel suo ten- tativo di riconoscere empirica- mente negE adattamenti mgegnosi degH esseri viventi le "vestigia deEa creazione", veniva così con- futata e si apriva un crinale filoso- fico deficato che da fi in poi sepa- rerà coloro che vedranno in que- sta laicizzazione del vivente un'e- mancipazione irreversibHe deEa conoscenza umana, ma non una definitiva dimostrazione della non esistenza di un'entità sovrannatu- rale, e chi invece riterrà l'ateismo l'unica deduzione plausibHe. GE uni e gE altri faranno i conti con chi cercherà, ancora oggi, un secolo e mezzo dopo, di trovare alternative scientificamen- te plausibili per disinnescare l'"idea pericolosa" di Darwin, reintroducendo surrettiziamente "piani preordinati" e altre conso- latorie forme di "razionaEtà supe- riore" neEa spiegazione. In questa sua opera prima, Michele Luzzatto, di formazione biologo evoluzionista ed editor di saggistica scientifica, sceghe di andare dritto al cuore del pro- blema e di affrontarlo, grazie afie fibertà concesse da una narrazio- ne incalzante e ironica, dal punto di vista di un immaginario dialo- go "aEa pari" fra Darwin e E Padreterno. Chi preferirebbe avere di fronte a sé Dio, un petu- lante servo devoto oppure E frut- to glorioso deEa sua creazione, fiducioso verso i propri mezzi EiteHettuaH, tanto da spingersi persino a sfidarlo apertamente? Non v'è dubbio, un Signore dav- vero sottile, non E demiurgo arruffone che vorrebbero alcuni sostenitori del "disegno inteUi- gente", scegEerebbe di confron- tarsi con una creatura libera e coraggiosa, magari lacerata dal dubbio come Darwin. In fondo, E Dio deEa Bibbia scende a patti con Mosè e con Abramo, sceglie Giacobbe e Giobbe per lottare con loro "ad armi pari". Ai proliferanti nemici dell'im- presa scientifica Luzzatto rivolge un monito inaggirabile: è davve- ro questo il modo giusto di difendere E vostro credo? Di fronte aH'awentura emozionan- te di un essere umano che si pone domande sul mondo e ne svela le regolarità nascoste, di fronte a un uomo che si interro- ga criticamente sufie conseguen- ze più profonde delle sue sco- perte onorando in questo suo travagfio interiore le facoltà più nobEi del participio "sapiens" che abbiamo (forse prematura- mente) attribuito al nostro nome di specie, quale autorità morale o spirituale dovrem- mo attribuire a coloro che scelgono la rimo- zione e la violenza ver- bale per sfuggire alla sfida darwiniana? Di quali valori morali e umani sarebbero por- tatori gli zelanti e minacciosi adepti che si scagliano contro la "darwino- latria" e che paragonano l'evolu- zionismo alle croci uncinate? È tempo forse di non accettare più, suggerisce la laica Preghiera darwiniana di Luzzatto, gli effetti perversi deEe povere battagfie di questi mHitanti deEa fede, pro- prio come Dio ignora sdegnosa- mente EHhu, E giovane esaltato che si scagha contro Giobbe pen- sando di parlare in nome di Dio per decidere già su questa Terra chi è perduto e chi è salvato. Anche i tre amici di Giobbe, che cercano con dotte ragioni teolo- giche di convincerlo a rassegnarsi aH'ingiusto destino di sofferenza che lo ha travolto, incassano dal Signore un rimprovero senza appeHo: "Io sono adirato con te - dice a Elifaz E temanita, - e con i tuoi due compagni, perché non avete parlato rivolti a me con sin- cerità, come E Mio servo Giob- be" (Libro di Giobbe, 42, 7). Non credete a chi semina paura sostenendo che dopo Darwin non c'è più spazio né per Dio né per i fondamenti deEa dignità umana, conclude Luzzatto, perché E Dio in evolu- zione deEa Bibbia "ha saputo cambiare idea, convinto in que- sto dagli esseri umani, che sono liberi, che talvolta combattono con lui e oppongono le loro ragioni, come Giacobbe con la sua lotta e come Giobbe con le sue lamentazioni. E Dio sembra apprezzarii e ripagarli proprio per questo". Saggezza bibEca che andrebbe insegnata in tutte le scuole, sottraendola al mono- polio pedagogico di una confes- sione sola e restituendola a un paese dove la spiritualità schiva, generosa e riflessiva di tante per- sone deEe fedi più diverse è oggi ammutoEta e soverchiata dai cla- mori dei propagandisti. H telmo.pievani@unimib.it T. Pievani insegna filosofìa della scienza all'Università Bicocca di Milano