Arte Effetto porcellana di Marcella Beraudo di Pralormo Necrologi d'autore di Michela Passini OBITUARIES 37 epitaffi di storici dell'arte nel Novecento a cura dì Silvia Ginzburg pp. XXI-261, €28, Electa, Milano 2008 Silvia Ginzburg traccia la storia di un af- fascinante sottogenere della letteratura artistica: il necrologio di maestri e colleghi. I testi riuniti qui, scritti brevi composti in memoria di storici dell'arte, percorrono il Novecento, attraversano tutta l'Europa e gli Stati Uniti: una carrellata di ritratti che si apre su alcune grandi figure ottocentesche (pionie- ri della disciplina che giungono appena a vedere gli inizi del nuovo secolo, come Caval- casene, il francese Eugène Muntz o il viennese Franz Wickhoff) per approdare infine alle pagine dedicate a Francis Haskell, Ernst Gombrich e John Shearman, recentemente scomparsi; un itinerario che si snoda lungo le maggiori direttrici della cultura europea regi- strando talvolta movimenti trasversali: l'inten- sa fascinazione che fece dell'Italia la patria elettiva di tanti artisti e critici tedeschi, l'esodo di giovani ricercatori dei paesi dell'Est verso Parigi e il prestigioso magistero di Focillon, la fuga dalla Germania nazista di un gruppo di studiosi che avrebbe contribuito in maniera determinante allo sviluppo della storia dell'ar- te nei luoghi d'arrivo, l'Inghilterra e gli Stati Uniti. L'importanza degli epitaffi va ben oltre la pos- sibilità di ricavare dalle parole dei contempo- ranei un bilancio dell'attività e del pensiero di un determinato autore. Ricordare un intellet- tuale, sia che lo si faccia con l'affetto e la stima che si riservano a un maestro, come nel caso di Adolfo Venturi che scrive su Cavalcaselle o di Kubler che rievoca Focillon, sia che si scelga la via del distacco e della revisione critica (Bel- ting su Gombrich), significa assumere una precisa posizione all'interno di una rete di rap- porti personali e scientifici, significa prendere atto di affinità, rivendicare continuità ininter- rotte di sensibilità e di metodo, o al contrario dichiarare con forza una rottura. Comunque si atteggi, chi scrive il necrologio mette a nudo la propria genealogia spirituale, e insieme fa emergere i lineamenti distintivi di un campo di studi. I testi raccolti da Ginzburg disegnano così una speciale topografia della storia dell'arte: una topografia stratificata nella quarta dimensione, che vede l'intrecciarsi di profondi legami tra le generazioni e le diverse tradizioni nazionali. Ernst Gombrich scrive su Otto Kurz; Kurz a sua volta ricorda Julius von Schlosser, e quest'ultimo celebra in Franz Wickhoff uno dei numi tutelari della critica d'arte del Nove- cento: l'ideale passaggio di testimone si fa tangibile nella concretezza della pagina stam- pata. Giorgio Pasquali ripensa Warburg: nelle sue parole si avverte l'eco delle discus- sioni di quegli anni, si colgono i frutti di una ricezione precoce ed esatta dell'opera del tedesco, si legge la complessità delle relazioni che hanno segnato il farsi della nostra disci- plina. La storia della storiografia assume qui tratti particolarmente stimolanti, quelli di una ricerca che, a partire dai profili dei singoli studiosi, riesce a suggerire con grande vivi- dezza il senso e il valore di una serie di filia- zioni intellettuali. ROSALBA CARRIERA "Prima pittrice de l'Europa" a cura di Giuseppe Pavanello pp. 191, €35, Marsilio, Venezia 2007 Bernardina Sani ROSALBA CARRIERA 1673-1757 Maestra del pastello nel- l'Europa ancien régime pp. 394, € 75, Allemandi, Torino 2007 In occasione dei duecento- cinquanta anni dalla morte, è stata celebrata con una sug- gestiva mostra alla Galleria di Palazzo Cini di Venezia la ce- lebre pastellista veneziana Rosalba Carriera. Curata da Giuseppe Pavanello, la mo- stra era accompagnata da un bel catalogo edito da Marsilio. Alcu- ni mesi prima Allemandi pubbli- cava, a vent'anni dalla prima edi- zione, la poderosa edizione aggiornata del catalogo ragiona- to della pittrice, curato da Ber- nardina Sani. Rosalba Carriera è la più nota tra gli artisti che nel corso del Settecento si cimentarono con la tecnica del pastello, forse perché giunse a Parigi al momento giu- sto, nel 1720, e iniziò subito a frequentare i personaggi che contavano: i collezionisti e cono- scitori Crozat e Mariette, che la introdussero a corte e presso le più facoltose famiglie dell'aristo- crazia. È proprio Rosalba a lan- ciare la moda del pastello, termi- ne che deriva da "pasta" e indi- ca bastoncini costituiti da pigmenti pestati e legati con gomma ara- bica, o colla di pesce o siero di latte, secondo le fonti. La tecnica sfu- mata rendeva bene l'incarnato di porcella- na che la cipria confe- riva e permetteva di riprodurre fedelmente l'effetto poudré delle parrucche. Vent'anni dopo E passaggio a Parigi di Rosalba Carriera, oltre 2500 artisti si dedicavano a que- sta tecnica, molti dei quali sono finalmente catalogati nell'utilis- simo Dictionary of Tastellists before 1800 di Neil Jeffares (Unicorn Press, 2006). Ed è un gusto che accomuna l'Europa intera, perché E pastello si adat- tava alla perfezione a tratteggia- re "la svaporata delicatezza del- l'epoca" (Roberto Longhi) attra- verso quadri di dimensioni abbastanza ridotte (tranne le eccezioni, come il ritratto di Mme de Pompadour di Mauri- ce-Quentin de La Tour), perfet- ti per i salottini ricoperti di damaschi e velluti dai colori vivaci. I sovrani di tutte le corti europee erano in competizione per aggiudicarsi i ritratti delle più belle donne dell'epoca, arti- ste, cantanti, attrici, spesso tra- vestite da figure mitologiche, ed esporli in ambienti esclusiva- mente dedicati ai pastelli, come E famoso Gabinetto deEa Rosal- ba a Dresda, costituito da Fede- rico Augusto III di Sassonia. La mostra ha avuto E merito di superare le difficoltà legate ai problemi conservativi del pastel- lo, quasi sempre inamovibile per la fragEità della materia, riuscen- do a esporre al pubblico un pre- zioso nucleo di trentasette pastelli e alcuni disegni e minia- ture provenienti da importanti musei internazionali e raccolte private, da Monaco a Digione, da Firenze a Torino, daEa Gran Bretagna a MEano. Significativo il gruppo dei ritratti delle princi- pesse d'Este, dispersi tra Firenze e Monaco e qui riuniti. Rosalba le aveva ritratte nel 1723 su com- missione del duca Rinaldo d'E- ste, che intendeva inviarli neEe corti europee a scopo matrimo- niale. Interessante anche il nucleo con i Quattro elementi, conservato aUa Galleria naziona- le d'Arte antica di Palazzo Corsi- ni, commissionati dal nunzio apostolico Francesco Stoppani, di cui in mostra si ammirava anche E ritratto, ora al Museo civico Ala Ponzone di Cremona. In catalogo, oltre aUe minuziose schede scientifiche di ogni opera, vi sono saggi di Franca Zava, Adriano Mariuz, Piero Del Negro, Bernardina Sani, Manlio Brusatin e Giuseppe Pavanello. I testi tratteggiano in maniera esaustiva la figura della pastellista, la sua vita tra Venezia e Parigi, il carteggio, oggi con- servato a Firenze, pubblicato per la prima volta nel 1985 da Bernardina Sani, che è una vera miniera di notizie sia sulla tecni- ca del pasteUo che sui commit- tenti. Il curatore Pavanello affronta nel suo saggio la fortuna critica della pittrice, a partire daUe fonti coeve (Orlandi, Zanetti, Crozat) per arrivare al catalogo generale di Sani. Franca Zava riper- corre tutta la vita della pittrice, daEa sua for- mazione nel periodo veneziano, sottoli- neando come più che la figura del miniaturista Dia- mantini, citato dai biografi, doveva aver avuto importanza quella di Antonio Balestra, vero- nese, che ne seguì l'esercizio del disegno, e l'esempio di Federico Bencovich. Tutti gli autori cita- no la fondamentale importanza del soggiorno parigino, durate E quale l'artista dipinge ben cin- quanta ritratti a pastello. Adria- no Mariuz afferma che "Rosalba ci conduce aEa soglia dell'inte- riorità", anche se in effetti la pastellista non riesce a varcare quella soglia, come invece farà il vero maestro nel campo del ritratto psicologico: Maurice Quentin de La Tour, attraverso gli studi dei volti presi dal vero (les masques). Rosalba, piuttosto, "sembra aver scoperto e fatto proprio qualco- sa del segreto dei ritratti di Rembrandt", per quelle espressioni enigmati- che e sospese. II catalogo generale aggiorna- to, curato da Berardina Sani, conta ora 425 opere attribuite a Rosalba Carriera. Molti pastelli che nella prima edizione del 1988 erano ancora in attesa di un'identificazione precisa sono stati studiati e ricondotti alla persona ritratta. L'autrice ha operato una selezione molto prudente, puntando l'attenzio- ne suUe problematiche relative ai falsi, alle copie, ai collabora- tori, alle sorelle, alle allieve della pittrice, Marianna Carlevarijs, e Felicita Sartori. Sani aveva già pubblicato il carteggio di Rosal- ba Carriera (Olschki, 1985), con il quale era riuscita a rico- struire il ruolo di alcuni suoi collabora- tori e allievi, la tecni- ca utilizzata (i pastelli che si faceva mandare, le pro- blematiche relative al trasporto dei ritratti, i cristalli per coprire i lavori finiti, che dovevano sal- vaguardare la polvere preziosa del pastello) e la committenza. Rosalba, sottolinea Sani, pro- pone un gusto più moderno rispetto ai suoi predecessori, come Robert NanteuE, per que- sto piace così tanto ai sovrani delle corti europee. Il saggio introduttivo punta l'attenzione sul rapporto con alcuni pittori: a Firenze il Volterrano e Benedet- to Luti, entrambi autori di pastelli, devono essere stati rife- rimenti significativi; a Parigi l'e- sempio fondamentale di Nicolas de Largillière e di Jean-Antoine Watteau deve aver lasciato un segno sullo svEuppo stilistico deUa pittrice. Il rapporto con i mecenati parigini Crozat e Mariette fu occasione di rifles- sione sui dipinti antichi per la pittrice, che ebbe occasione di ammirare opere del Cinque e Seicento di proprietà dei due conoscitori, tra cui Correggio, Guido Reni e Barocci. Inoltre, il rapporto con la corte doveva aver favorito l'accesso alle coUe- zioni reali e dei principi, an- ch'esse ricche di opere cinque- centesche e secentesche. Le ricerche effettuate presso E Dipartimento deUe Stampe deUa Bibliothèque Nationale de Fran- ce hanno permesso l'identifica- zione di alcuni personaggi, come ad esempio E ritratto sempre cre- duto di Metastasio ora identifica- to con la figura dell'abate Crozat. Sani sottolinea infine l'impor- tanza del ruolo dei viaggiatori stranieri nella promozione di Rosalba in tutta Europa. Sotto questo profilo, E soggiorno pari- gino diventa punto di partenza per E rinnovamento di un genere in senso più moderno rispetto al ritratto di corte secentesco di apparato. E la modernità dei ritrattini a mezzo busto piace sia alla committenza inglese, dal console Joseph Smith ai Walpo- le, sia al sovrano di Dresda Fede- rico Augusto III di Sassonia, che costituisce E magnifico Gabinet- to della Rosalba la cui storia e E cui corpus andrebbe, secondo la studiosa, ancora indagato in maniera approfondita. ■ marcella.pralormo? pinacoteca-agnelli.it M. Beraudo di Pralormo è direttrice della Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli di Torino