N. 5 19 L'altra faccia della solidarietà di Patrizia Oppici Saggistica letteraria Dare voce al negativo Henning Ritter SVENTURA LONTANA Saggio sulla compassione ed. orig. 2004, trad. dal tedesco di Marco Rispoli, pp. 242, €28, Adelphi, Milano 2007 non abbiamo più V^/tanti arrotati: solo uno ogni otto giorni, tanto per tenere allenata la giusti- zia. A dire il vero l'impicca- gione mi sembra ora quasi una ventata d'aria fresca", scriveva gaiamente Mme de Sévigné alla figlia, raccontandole della cruenta repressione della rivolta in Bretagna, nel 1675. Il tono disinvolto e persino canzo- natorio con cui descriveva i tor- menti dei condannati ("Hanno arrotato un idiota (...) è stato squartato e i suoi quarti esposti ai quattro canti della città") ci appare oggi quasi inconcepibile. Già Tocqueville, centocin- quant'anni dopo, osserva nel suo saggio Della democrazia in Ame- rica che neppure il più cinico de- gli uomini oserebbe più permet- tersi simili facezie. Per Tocqueville la spiega- zione della brutalità di Mme de Sévigné anda- va ricercata nell'inca- pacità di immedesi- marsi in esseri che non appartenessero al suo ceto sociale. Non era la sensibilità a mancare alla raffinata epistolo- grafa, ma la facoltà di estenderla oltre i confi- ni dell'aristocrazia, ri- conoscendo comunque nell'al- tro un essere umano. Viceversa, quando prevalgono le idee di democrazia e di eguaglianza, ognuno può immedesimarsi nel- le sensazioni altrui, e non esiste dolore che non sia compreso fa- cilmente da chiunque. La compassione universale di cui parla Tocqueville è ingigan- tita in epoca odierna dai media, che rovesciano su di noi una do- se quotidiana di sciagure e mas- sacri, avvenuti in ogni angolo del pianeta, davanti ai quali ci sentiamo obbligati a esprimere una qualche forma di commise- razione, almeno verbale. Questo tipo di empatia, anche stereoti- pata, è uno dei fondamenti del- la sensibilità moderna: permet- tersi spiritosaggini sulla tortura è divenuto un comportamento inammissibile. Come scrive giu- stamente l'autore di questo sag- gio colto e appassionante, "la capacità di immedesimarsi nel- l'altro è una delle poche certez- ze per gb uomini della civiltà occidentale". Essa oggi si esten- de nello spazio e nel tempo, e persino si abarga oltre l'uma- nità, ad abbracciare gb esseri vi- venti di ogni sorta. Ma una com- passione così onnicomprensiva e totale - Henning la definisce "civiltà morale deb'empatia" - finisce per diluirsi in un senti- mento così vago da risultare del tutto inoperante sul piano del- l'azione. È E rovescio del moderno sen- di Guido Massino tire la compassione, e lo notava già Tocquevibe, e prima di lui i philosophes Eluministi che per primi tentarono la rivalutazione morale della pietà: "Il sentimen- to dell'umanità evapora e s'inde- bolisce estendendosi a tutta la terra" scrive Rousseau, notando che l'intensità deba compassione è inversamente proporzionale al- la distanza - geografica ma an- che psicologica - che ci separa da chi soffre. Per ritornare al- l'oggi, è chiaro che una morale deUa compassione si scontra con la mitridatizzazione provocata daU'accumulo di sventure lonta- ne che si abbattono su qualun- que fruitore di giornali e tv. Da- vanti al telegiornale, siamo tutti Mme Verdurin, che, leggendo del naufragio del Lusitania, commisera ad alta voce i poveri annegati, mentre addenta con soddisfazione un fragrante e burroso croissant. La distanza non è l'unico aspetto problematico della com- passione affrontato nel libro: partendo dal terremoto di Li- sbona per arrivare ai "fEosofi che si turano le orecchie", ogni sfumatura del sentimento vi è di- segnata finemente attraverso un'indagine ricca di riferimenti a molta letteratura europea, in cui tuttavia gli scritto- ri francesi occupano un ruolo preponde- rante. Fra questi, Bal- zac iHustra con la sua celebre parabola del mandarino cinese co- me la forza deU'inte- resse possa piegare la lontananza a fini addi- rittura omicidi. In una scena di Papà Goriot, Rastignac chiede ah'amico Bian- chon, altrettanto squattrinato, cosa farebbe se potesse diventa- re ricco uccidendo un vecchio mandarino in Cina, senza muo- versi da Parigi e con la garanzia dell'impunità. Il dEemma creato da Balzac suEa base di discusse fonti settecentesche (Rousseau, Diderot, Adam Smith e Cha- teaubriand le più probabEi) è queUo di una coscienza svincola- ta da qualunque inibizione so- ciale e naturale. Reciso il freno legale costituito dal timore del castigo, ahentato il legame di so- lidarietà umana per effetto deUa distanza, sussisterà il solo senso morale? L'onesto Bianchon, pago di un'esistenza modesta, deci- de di lasciar vivere E cinese. Ma la Commedia umana general- mente ci mostra un mondo dove il mandarino ha ben scarse pos- sibEità di sopravvivenza. Ognu- no, del resto, può provare a dare la sua risposta, come hanno fatto Dostoevskij, Freud ejunger, che hanno riformulato nei loro scrit- ti la provocazione di Balzac, e mostrato E percorso tortuoso di una compassione che può mutarsi nel suo contrario, tra- scolorare nell'indifferenza o neba crudeltà. ■ patrizia.oppici@katamail.com P. Oppici insegna lingua e letteratura francese all'Università di Macerata "SCRIVO IN TEDESCO PERCHÉ SONO EBREO" Canoni, bilanci, prospettive di studio sulla letteratura ebraico-tedesca a cura di Roberta Ascarelli e Claudia Sonino pp. 210, € 15, Biblioteca Aretina, Arezzo 2007 Questo volume, che rac- coglie gli atti di un con- vegno svoltosi ad Arezzo nel 2005 (con contributi di Ro- berta Ascarelb, Rita Calabre- se, Klaus Davidowicz, Mari- no Freschi, Primus Heinz Kucher, Gert Mattenklott, Giulio Schiavoni, Julius H. Schoeps, Claudia Sonino, Da- niel Vogelmann), offre un pre- zioso consuntivo degh studi sul- la letteratura ebraica in lingua tedesca negb ultimi anni, in par- ticolare in Germania, Austria e Itaha. I dati che emergono sono estremamente interessanti. In Germania, dopo la riunifi- cazione, l'interesse per la cultu- ra ebraica è andato via via cre- scendo e ha dato vita un prolife- rare di pubblicazioni e manifestazioni, per al- cuni versi singolari, sui più disparati aspet- ti deUa vita e della cul- tura ebraica: dalla mu- sica klezmer all'umori- smo yiddish, dallo scomparso mondo dello shtetl al Talmud, dal folklore alla cucina ebraica. Colpisce al- tresì la fioritura di centri universitari ebraici, di cattedre e seminari per la Judaistik in università an- che minori, un po' in tutta la Germania. Se tutto ciò è da un lato positivo, dab'altro sorgono alcune perplessità. Chi pensa al- la rinascita deb'effervescente e fatale "simbiosi ebraico tede- sca", che ha dato frutti come Heine, Karl Kraus o Benjamin, è fuori strada. Mattenklott, Schoeps e Davi- dowicz sembrano concordare sul fatto che quella stagione straordinaria (esplosa negli ul- timi decenni dell'Ottocento ma iniziata nel secolo precedente con Moses Mendelssohn e gb illuministi ebraici deU'Haska- lah che auspicavano l'assimila- zione alla cultura tedesca) ter- mini di fatto con l'avvento al potere di Hitler e con le leggi di Norimberga. DifficEe, se non impossibbe, stabilire cosa nella Germania del dopoguerra, in cui le ferite sotto la rimozione collettiva sono rimaste aperte, sia ancora rimasto deEa Deut- sch-jiidische Erbe, l'eredità ebraico-tedesca; essa è soprav- vissuta piuttosto, spiega Schoe- ps, neb'esilio di tanti ebrei dal- la Germania nazista, in Ameri- ca ad esempio, nel loro legame ancora fortissimo con la cultura e la Bildung degli loro anni gio- vanbi. Dopo la caduta del Muro E massiccio afflusso di ebrei russi, favorito anche dabo stato, ha ri- vitabzzato le esangui comunità «Scrivo in tedesco perché sono ebreo» Canoni, bilanci, prospettivi di studio sulla letteratura ebraico-leti esca ebraiche deba Germania post- bebica. I nuovi arrivati dall'Est (circa duecentomila), legati a tradizioni e modi di vita ben lontani dabo spirito del vecchio ebraismo mitteleuropeo, hanno creato le basi per una comunità ebraica futura, anche numerica- mente significativa. Al contem- po hanno trasformato ulterior- mente E volto dell'ebraismo te- desco, accelerando probabil- mente la liquidazione definitiva di queUo che in Germania an- cora sopravvive dell'eredità ebraico-tedesca, o del suo ricor- do. I nuovi protagonisti della odierna Jiidische Renassaince sono però tedeschi: sono i gio- vani che affobano le manifesta- zioni culturali, tedesca è la stra- grande maggioranza degli stu- denti che seguono lezioni negli istituti di ebraistica (sempre più numerosi ma con sempre meno ebrei) che si stanno trasforma- no in istituzioni di "gojim per i gojim". Secondo Schoeps c'è in tutto questo una sorta di Uberi- dentifikation, la ricerca di una riconciliazione da parte delle giovani generazioni attraverso una più o meno inconscia iden- tificazione con le vittime del ge- nocidio. Un tentativo talvolta goffo e sgra- devole, quando non cancella del tutto i pregiudizi antisemiti del passato, ma pur sempre un tentativo, che suggerisce alme- no un altro possibbe titolo per il volume, "studio l'ebraico per- ché sono tedesco". Pur con motivazio- ni diverse, anche in Italia l'interesse per il mondo ebraico e la sua cultura è vivo e coinvolge un vasto pubblico, come testimonia il successo di un artista eclettico come Moni Ovadia. NeEa germanistica ita- liana gb studi sulla letteratura ebraica costituiscono oggi un ambito di ricerca ben consoli- dato, di cui le curatrici del volu- me sono eminenti rappresen- tanti. Questo sviluppo ha un suo momento "fondante" nel grande libro di Claudio Magris Lontano da dove (1973). Magris ha fatto amare per la prima vol- ta la letteratura ebraico orienta- le e yiddish che avrebbe trovato in Italia un fertEe terreno, come ricorda un altro suo acuto inter- prete, Marino Freschi. Ma so- prattutto, riscoprendo l'opera di Joseph Roth sullo sfondo dei grandi protagonisti deUa lette- ratura ebraica del Novecento, da Kafka a Benjamin a Singer, ha messo in luce il legame es- senziale che esiste fra queba let- teratura e la crisi della moder- nità. Ed è in fondo proprio la consapevolezza di questo stret- to rapporto fra ebraismo e crisi del mondo moderno - su cui hanno scritto pagine Eluminan- ti Cesare Cases, Ferruccio Ma- sini, Massimo Cacciari e che, in questo volume, Schiavoni ana- lizza nel CasteUo di Kafka - il tratto comune agb studi italiani sulla letteratura ebraica in lin- gua tedesca, anche quando, co- me è avvenuto negli ultimi anni, essi hanno assunto un carattere sempre più specialistico. Fondamentale in questo sen- so è stata la lezione, posta bene in rilievo nel volume, di un altro grande maestro, Giuliano Baioni. Autore di due opere fondamentali e inesauribili (Kafka. Romanzo e parabola, 1962 e Kafka: letteratura ed ebraismo, 1984), che a ragione Sonino definisce "classiche", perché qui la profondità dell'in- tuizione è sempre accompagna- ta da un rigore estremo dell'in- dagine sulle fonti, Baioni ci ha fatto conoscere Kafka come in- terprete della Westjùdische Zeit, l'epoca ebraico-occidentale, che vuol dire smarrimento, perdita delle radici, assimilazione, im- possibEità di fuga e di ritorno. Ma proprio l'ebraismo assoluto di Kafka si rivela attraverso la lettura di Baioni in tutto il suo disperato fascino come un cer- chio che viene anche continua- mente valicato, il cardine di un'esperienza epocale per cui scrivere vuol dire annullarsi e tendere a un grado massimo di universalità, dare voce a quel "negativo della mia epoca" che, diceva Kafka, "non posso com- battere, ma, tutt'al più, rappre- sentare". ■ guido .massirio@ lett. unipmn. it G. Massino insegna letteratura tedesca all'Università di Vercelli Libri pei pensare, riilettere, confrontarsi, cambiare il mondo La pratica analitica è sempre gruppo"-«litica, e la sua finalità consiste nel riattraversamentc delle proprie gruppalita nterne da un identità come espressione dei codici genetic e cu lucali a ur, autenticità come espressione della propria creatività Il campo ana ucc e luogo d'incontro tia ld filosofia CI ineiieutica e il oaradiyma della complessità Attraverso le due voci in prima persona di un bambine e di una madre, una riflessione pedagogica sulle metodologie dell'Educazione Primaria e l'indicazione di un possibile perco,«c per diventare adulti,qenitop e insegnanti più consapevoli delle scelte educative 1POC Via A. Albricci, 8 20122 tviilano nnw.ipoc.it