, L'NPICF ' hidei libri delmesehh Gialli e neri Letterature Infanzia Giardini Vini Arte Storia Internazionale Gialli e neri Franck Thilliez, LA stanza dei morti, ed. orig. 2005, trad. dal francese di Chiara Salina, pp. 350, € 18,60, Nord, Milano 2007 Definito dal risvolto di copertina, con la con- sueta enfasi, "la risposta europea al Silenzio degli innocenti', effettivamente questo noir ben costruito riprende dal modello statunitense alcuni ingredienti fondamentali: una giovane detective della polizia, affascinata dal male, eppure decisa a contrastarlo con tutte le sue forze; un "mostro" dotato di un macabro senso dell'umorismo; la canonica discesa nella tana sotterranea del serial killer, tra sinistri animali impagliati, odori nauseabondi e orribili giocat- toli in pelle umana. Questo più che usurato repertorio di effettacci, è però sfruttato da Thil- liez nel contesto di un ambiente reale ricostrui- to con estrema cura: la periferia industriale di Dunkerque, antica zona mineraria ancora dis- seminata di discariche di carbone, giacimenti abbandonati e argani per l'estrazione fuori uso. È su questo sfondo desolato che, una notte, due giovani tecnici informatici disoccupati si vendicano ricoprendo di scritte ingiuriose i muri della fabbrica da cui sono stati licenziati. Sulla via del ritorno, un incìdente cambia per sempre il corso delle loro vite: il caso getta sotto le ruote della loro auto uno sconosciuto, e la sua valigia contenente ben due milioni di euro. Il Caso, diceva Balzac, "è il più grande romanziere del mondo": distribuisce ricchez- ze, intreccia destini, gioca con le più improba- bili coincidenze. Quando, però, sul denaro che il Caso elargisce, si allunga l'ombra di un serial killer specializzato nel torturare bambine gravemente ammalate, non c'è da aspet- tarsi nulla di buono: sui personaggi di Thilliez, la fatalità si richiude come una trappola ben congegnata, del cui perfetto funzionamento il lettore amante del gene- re, non potrà che compiacersi. Mariolina Bertini Joseph Wambaugh, hollywood station, ed. orig. 2006, trad. dall'inglese di Luca Conti, pp. 387, € 16, Einaudi, Torino 2007 Joseph Wambaugh torna a immergersi nel mondo degli agenti del dipartimento di polizia di Los Angeles, presso cui ha a lungo prestato servizio, e al quale ha già dedicato alcuni romanzi. È, ancora una volta, un racconto cora- le, interamente dedicato a un protagonista col- lettivo (la stazione di polizia di Hollywood), ma anche alle regole tramandate, ai rituali, ai valo- ri condivisi, al forte senso di appartenenza. Le vicissitudini dei poliziotti sono ripercorse attra- verso rapidi frammenti: personaggi e situazioni si alternano e il racconto dell'attività degli agen- ti è inframmezzato con quello delle sganghera- te e tragiche imprese di alcuni delinquenti di piccolo taglio. Le indagini sulla rapina a una gioielleria e sul giro della nuova criminalità russa che vi è dietro costituiscono la vicenda principale, dal cui sviluppo prende forma una trama esile e lineare. A questa si intrecciano episodi minori, grotteschi come l'arresto di Darth Vader e le risse tra supereroi, o dramma- tici come il grave ferimento di un'agente. Il rea- lismo del racconto non concede nessuno spa- zio all'epopea o ai toni epici. È una precisa scelta stilistica, ma anche l'effetto dei cambia- menti cui è andato incontro il mestiere del poli- ziotto, oggi meno avventuroso e ben più pro- saico di un tempo, appesantito dalla snervante presenza delle procedure burocratiche e dagli asfissianti controlli interni ispirati, per come ce li presenta (un po' troppo faziosamente) Wam- baugh, da uno sterile ossequio al politically correct. Alessio Gagliardi Fred Vargas, L'uomo dai cerchi azzurri, ed. orig. 1996, trad. dal francese di Yasmina Melaouah, pp. 238, € 15,50, Einaudi, Torino 2007 Nei boschi eterni, ed. orig. 2006, trad. dal francese di Margherita Botto, pp. 391, € 15,80, Einaudi, Torino 2007 Affidati a due traduttrici eccellenti, sono arri- vati insieme nelle librerie italiane il primo e l'ul- timo dei romanzi di Vargas incentrati sul com- missario più accidioso, ma anche più romanti- co, di tutta la storia del poliziesco: il trasanda- to e desiderabilissimo Jean-Baptiste Adam- sberg. Adamsberg ha ascendenze letterarie implicite ma altolocate. Il suo farfugliante disprezzo per i rigori della logica altro non è che l'applicazione al poliziesco della gnoseo- logia proustiana: come il narratore della Ricer- ca può arrivare alla verità solo guidato da ricordi "involontari", sottratti al controllo della coscienza, così Adamsberg sbroglia le più intricate matasse criminali soltanto grazie a una stremante alternanza tra intuizioni sublimi- nali e illuminanti momenti di vuoto zen. Coniu- gando un'immaginazione sbrigliata e la sua vasta cultura di zooarcheologa, Vargas crea scenari segnati da un gusto dell'incongruo che prima di lei soltanto Chesterton aveva por- tato alla sua massima espressione: se nell'Uo- mo dai cerchi azzurri sui marciapiedi di Parigi compaiono cerchi di gesso che racchiudono bambole e bigodini, cadaveri e cotton fioc, Nei boschi eterni propone collegamenti ben più stravaganti tra antiche reliquie, ossa di maiale, cuori di cervo e tombe profanate. Consultando i siti che accolgono i giudizi del pubblico, col- pisce un evidente schieramento di genere: a lettrici in preda a entusiasmi incontenibili, si alternano lettori insofferenti, che scalpitano in nome della verosimiglianza e dei canoni con- solidati del noir. Canoni che in effetti Vargas si diverte a far saltare in aria con il suo dirom- pente e personalissimo mélange di humour, erudizione, romanticismo e mistero. (M.B.) Leif G.W. Persson, Anatomia di un'indagine, ed. orig. 2005, trad. dallo svedese di Giorgio Puleo, pp. 560, € 18,50, Marsilio, Venezia 2008 Il giallo scandinavo piace. Sarà forse per l'i- ronia che attraversa pagine di schietto reali- smo, per il richiamo dell'ambientazione o per lo scompiglio che suscita nel lettore affezio- nato a una stereotipata visione dell'Europa iperborea. E nel crescente spazio che gli edi- tori italiani accordano ai polizieschi nordici, ha già trovato il suo posto, accanto a scrittori quali Henning Mankell, Àke Smedberg e Hàkan Nesser, lo svedese Leif G.W. Persson. La sua fortuna italiana, iniziata nel 2004, si consolida con Anatomia di un'indagine. Il vin- colo che salda questo giallo ai precedenti, ossia l'investigatore Lars Martin Johansson, si fa sempre meno stretto, a vantaggio di nuovi personaggi, tra cui Evert Bàckstrom, cinico commissario dell'anticrimine di Stoccolma, L'uomo è una caricatura: "piccolo, grasso e rozzo", con un'abnorme considerazione di sé, preoccupato solo di non lavorare a stomaco vuoto e di mostrare ogni tanto il proprio "supersalame". Nel corso di un'estate calda, Backstróm e la sua squadra vengono chiama- ti a Vaxjò, cittadina nella Svezia meridionale, per indagare sull'omicidio di un'aspirante poli- ziotta. Bàckstrbm è convinto di inchiodare l'assassino con il solo ausilio del laboratorio scientifico, mentre la soluzione verrà dal più tradizionale dei metodi, di cui è timoniere il pacato collega Jan Lewin che, insieme ad altri personaggi, si aggiudica varie sequenze del romanzo, confondendo la gerarchia dei ruoli narrativi. Ma a essere offuscata è soprattutto l'inappuntabile società svedese del nostro immaginario. Nel quale non troverebbe mai posto un poliziotto che addebita allo stato le sue sordide spese personali, né l'acredine dei cittadini verso le forze del- l'ordine. Rossella Durando Ian Rankin, indagini incrociate, ed. orig. 2004, trad. dall'inglese di Anna Rusconi, pp. 467, € 17,80, Longanesi, Milano 2008 Pienamente fedele ai canoni del giallo d'in- vestigazione, Rankin ha saputo mettere a punto una formula narrativa immediatamente riconoscibile, grazie all'invariabile ricorrere, di alcuni elementi fissi: l'intrecciarsi di più indagini diverse e apparentemente slegate ma in realtà sotterraneamente connesse tra loro, i cortocircuiti temporali tra casi recenti e vecchi eventi che richiedono di riesumare un passato più o meno remoto, la partecipata attenzione a Edimburgo, città evidentemente molto amata. Su tutto campeggia poi la figu- ra di John Rebus, poliziotto integerrimo e tor- mentato, infallibile e restio ad adattarsi a regolamenti e gerarchie. Naturalmente non fa eccezione questo Indagini incrociate, nel quale Rebus deve affrontare l'uccisione di un immigrato clandestino, mentre la sua collega Siohban Clarke è alle prese con la scompar- sa di un'adolescente e con lo strano ritrova- mento degli scheletri di una donna e di un bambino. Al racconto delle indagini si sovrappone, come sempre, l'attenta descri- zione della realtà sociale di Edimburgo: l'at- tenzione è qui rivolta all'innesto, nel già pro- vato tessuto sociale dell'estrema periferia, degli immigrati clandestini, accolti con fred- dezza se non con aperta ostilità. Comunque, né i contesti, né la denuncia dell'intolleranza e né tanto meno le vicende private dei perso- naggi principali conquistano il centro della scena, che è invece saldamente occupato, come richiedono le regole del genere, dallo svolgimento delle indagini e dalla ricerca del colpevole. (A.G.) Romana Rutelli, Fuga per andromeda, ovvero: criminal storia d'amore, pp. 185, €18, Manni, Lecce 2007 Che un semiologo sia sempre anche un investigatore mancato è qualcosa che la critica letteraria ci ha dimostrato ormai da un pezzo. Fuga per Androme- da prende però la metafora alla lettera, dal momento che il suo narratore è un giovane ricercatore impegnato a fare luce sulla vicen- da di un misterioso rapimento e di ancora più inspiegabili e intricate avventure amorose. Che fine ha fatto l'astronoma di fama mon- diale Selena Stellaris? È partita per il solito convegno di astrofisica o è stata rapita da qualcuno che vuole mettere le mani sul suo patrimonio? Guardare troppo le stelle le ha dato alla testa oppure la disperazione per la morte del figlio tossicodipendente ha finito per farla impazzire? La detective story imba- stita da Romana Rutelli, già autrice del romanzo Ritratto di signora capovolta (ExCo- gita, 2002), possiede tutti gli ingredienti elen- cati da Umberto Eco quando ha definito il giallo come racconto strutturato. Solo che, al momento di stringere le fila dell'intreccio, scommette su ciò che resta di indeterminato nel suo marchingegno a orologeria. È questo del resto il significato della fuga per Andro- meda cui fa riferimento il titolo. L'immagine della nebulosa, di cui non si può sapere cosa nasconda fino a che non la si è attraversata, rappresenta l'ignoto verso cui Selena cerca di evadere per dimenticare l'orizzonte meschino della sua vita. Come quella di Amleto nelle parole di Polonio, la sua follia possiede però quella "happiness I that often madness hits on, which reason and sanity / could not so prosperously be delivered of'. Questo progetto di fading rivela infatti un mondo insospettato di affetti e generosità, che fa sentire Selena parte della Terra, a dispetto del cielo. O forse anche con la sua approvazione, se è vero che le stelle non sempre sono sorde al nostro desiderio di raggiungerle. Luigi Marfè