N. 5 La fine e l'inizio di un amore di Francesco Pettinari Un bacio romantico di Wong Kar Wai, con Norah Jones e Jude Law, Hong-Kong, Cina/Francia, 2007 Nessuno racconta l'amore come Wong Kar Wai, con quel mood romantico, struggente, malin- conico che è diventato un vero e proprio codice grazie a opere quali In the mood for love e 2046. C'era molta aspettativa quindi per il suo nuovo film che ha aperto la passata edizione del Festival di Cannes, partecipando al concorso ufficiale. La nuova fatica è stata accolta con poco entusiasmo dalla critica che ha giudicato l'opera piuttosto ba- nale, poco riuscita rispetto all'ambientazione narra- tiva inoltre, sul piano dello stile, E regista non avrebbe fatto altro che ripetersi, rifare se stesso. Il film, distribuito da Bim, esce ora nelle sale ita- liane: dopo averlo visto, è davvero difficile concor- dare con molti dei giudizi espressi dalla critica cinematografica. Sul piano narrativo, E film lavora sulla contaminazione di due archetipi: da un lato, una variazione sul modulo per eccellenza del plot boy meets girl. In questo caso: due si incontrano, si separano perché lei va via, si ritrovano; d'altro canto, la novità è fornita proprio dall'ambientazio- ne americana: la storia d'amore viene raccontata, in gran parte, in forma di road movie. Del resto, l'America che ci racconta E regista è quella ancora legata al sogno americano, un luogo mitico - per questo tanto cinematografico - come può esserlo quello che visualizza le immagini di chi l'ha vista, immaginata, da un altro luogo del mondo. Ameri- cane sono anche la collaborazione alla sceneggia- tura di Lawrence Block, la musica di Ry Cooder e il cast stellare. Ma, come per tutto E cinema di Wong Kar Wai, è lo stEe che lascia E segno più evi- dente, quello che trasporta una storia d'amore come tante - in questo senso banale - in quell'at- mosfera particolare che costituisce l'essenza inconfondibEe del modo di fare cinema del regista cinese, E mood che si qualifica come proprio di questo regista. Ci sono molti bravi registi, ma non sono molti quelli che possono vedere qualificato lo stEe del loro cinema con l'aggettivo o il genitivo legati al proprio nome. Questo è un fEm di Wong Kar Wai. Non ci si potrebbe sbagliare. E non è cosa da poco, visto l'anonimato stilistico di tanto cinema. L'immagine visiva dell'amore, in questo film, come si vede nei titoli di testa e poi nel finale, è quella di un gelato alla crema che, sciogliendosi, si espande progressivamente sul rosso gelatinoso dei mirtilli che farciscono una torta, quella del titolo originale, My blueberry nights. Bellissimo. La fine di un amore può essere l'inizio di un nuovo amore. Questo è l'assunto tematico del fEm: non E colpo di fulmine legato all'attimo magico che segna l'incontro delle traiettorie di due sguar- di, ma un inizio che, per realizzarsi, necessita a sua volta di un percorso. Siamo a New York. Elisabeth (Norah Jones) deve elaborare la sofferenza per una delusione d'a- more: comincia a frequentare E bar ristorante di Jeremy (Jude Law), anche lui ferito dal termine di una relazione amorosa, e tra i due nasce subito un'intesa, una complicità, un sodalizio; tanto più che Jeremy possiede un vaso di vetro pieno di chiavi, ciascuna legata a una storia d'amore finita male o in attesa di un risvolto che probabEmente non arriverà mai. Elisabeth torna spesso da Jeremy, lui le fa mangiare la torta ai mirtilli che rimane sempre intatta a fine giornata, si tampona- no entrambi E sangue che cola dai nasi in seguito a una rissa lui e a uno scippo lei, guardano insieme la cassetta in cui sono registrati il fidanzato di lei con la nuova compagna. Elisabeth piange, Jeremy le appoggia un braccio sulle spalle, e questa è l'oc- casione per un'autocitazione in chiave musicale: si ascolta il tema per violoncello di Umebayashi che accompagnava In the mood for love, qui suonato da un'armonica ma ugualmente straziante. Senza dare spiegazioni Elisabeth se ne va, parte per un viaggio che durerà quasi un anno, un viag- gio che diventa racconto di formazione, l'educa- zione al sentimento amoroso che si realizza pro- prio mentre lei crede di fuggirlo, di allontanarsene progressivamente. In particolare, sono due le espe- rienze che si riveleranno formative per Elisabeth. A Memphis, assisterà al tragico epEogo della storia d'amore tra il poliziotto Arnie (David Strathairn) e Sue Lynne (Rachel Weisz): lui non si rassegna alla fine del loro amore, beve molto, la- sciandosi dietro lunghe liste di conti da pagare, tenta di rivalersi sul nuovo amante di lei, ma in realtà poco dopo si schianta con la sua automobi- le; solo dopo la morte del marito, Sue Lynne rico- noscerà la mancanza dell'amore. In seguito, lavo- rando come cameriera in un casinò in Arizona, Elisabeth conosce Leslie (Natalie Portman), una ragazza che ha trasferito, a causa del rapporto sof- ferto con E padre, l'impulso passionale, a livello ossessivo e maniacale, nel poker. Leslie si fa dare da Elisabeth tutto il denaro che lei ha messo da parte: se perde, la sua macchina, una Jaguar fiam- mante, sarà sua: e così è; ma in realtà Leslie le ha mentito, ha vinto, voleva solo mettere alia prova la sua fiducia; non solo, a Las Vegas, di fronte alla morte del padre, Leslie vorrà tenere per sempre queU'automobEe che gli aveva regalato lui. Elisa- beth conserva la purezza di cuore, non cede all'in- segnamento che è meglio non fidarsi di nessuno. Durante E suo viaggio ha scritto molte cartoline a Jeremy, E quale, da parte sua, non è mai riuscito a sentirla al telefono e si è visto recapitare tutta la posta che le ha inviato. L'attesa lo ripaga: Elisabeth torna a New York e tutto lascia pensare che tra i due nascerà una grande storia d'amore. Wong Kar Wai costruisce un teorema amoroso fondato sulla distanza intesa come alterazione del rapporto spazio-tempo: E viaggio di Elisabeth è fatto di spostamenti spaziali successivi secondo E prototi- po canonico coast to coast: è un viaggio sì diacroni- co, che si svEuppa su una sequenza lineare, ma in cui, per dirla con Proust, E tempo oggettivo del calendario astronomico viene doppiato e alterato dal tempo del calendario sentimentale che è tutto squi- sitamente soggettivo. La misura della distanza deter- mina E disegno in cui convergono le linee del desti- no che porterà al riavvicinamento dei protagonisti. li viaggio è anche modulazione di tonalità senti- mentali alla stregua di quelle musicali: come tutto E suo cinema, anche questo è un fEm stupenda- mente musicale, dove i personaggi e le situazioni sono abbinati a temi musicali che ritornano come leitmotiv nei momenti più emozionanti della vicenda. Sul piano dello stEe, la visione del film permette di cogliere tutti quei segni del codice cinematogra- fico proprio di Wong Kar Wai: E monitoraggio dei sensi e dell'emotività dello spettatore è costruito con immagini-stilema, figure di uno stato d'animo, in grado di produrre quelle note emotive strazian- ti, malinconiche, che gli ammiratori del cinema di questo regista ben conoscono. Ecco allora le scar- pe femminEi, i primi piani sospesi e sognanti, il senso del toccare le superfici, le tracce esitanti che una mano lascia sul pomeEo di una porta; e poi i colori: accesi, vivaci, pop, che rimandano a una palette artificiale, come le luci al neon colorate del bar di Jeremy, con una forte predominanza del rosso - qualcuno ha detto che ha esagerato con E rosso: ma non è questo E colore per eccellenza abbinato alla passione amorosa? Ma è l'elemento temporale quello su cui si eser- cita maggiormente l'impronta dello stile di Wong Kar Wai: un tempo all'insegna della velocità, ellit- tico, rispetto al tempo della storia narrata. NeEa prima parte, nell'buls clos che è il bar di Jeremy, le ellissi temporali si susseguono veloci: a fronte del fatto che sembra di vedere sempre la stessa scena, di essere sempre dentro lo stesso tempo, E segno del cambiamento, del passaggio temporale, è affi- dato al variare degli abiti dei protagonisti - e come non pensare all'abito sempre dello stesso taglio ma ogni volta di diverso tessuto indossato da Maggie Cheung in In the mood for love? E poi i numerosi time-lapses, dove E cielo diven- ta E cronotopo per segnare i passaggi tempo- rali; o i treni che sfrecciano velocissimi come code di comete; o ancora E gusto di mostrare orologi e segnalazioni di tempi oggettivi che non coincidono mai con i tempi soggettivi che stanno vivendo i protagonisti. A questo si aggiunge la cura estrema per la costruzione di ogni inquadratura, sempre rivelativa di un modo preciso di guardare, ima modalità di sguardo che spesso regala allo spettatore E privEe- gio di un accesso esclusivo, E piacere di spiare da un'apertura che non possiede mai limiti definiti, ma è spesso limitata da aloni che ne sfumano i con- torni, o da condizioni diegetiche che la alterano - come quando Jeremy pulisce con uno straccio la vetrina appannata o ripara la videocamera di sorve- glianza che disturbava la qualità dell'immagine. La storia a lieto fine di una chiave che apre la porta di un nuovo amore. Il film si chiude su un bacio, davvero molto romantico, che appartiene già alla storia del cinema. ■ fravaz_tin.itdhotmail.com F. Pettinari insegna alla scuola Holden di Torino o s<> £ CD