La potenza dell'insegnamento di Linnio Accorroni Sulla via del disingaggio di Massimo Onofri Eraldo Affinati LA CITTÀ DEI RAGAZZI pp. 210, €17, Mondadori, Milano 2008 4 4 T n classe abbiamo una .Abella carta geografica. Molti miei alunni, slavi, arabi, africani e asiatici, possono considerarsi esperti viaggiato- ri. Hanno mangiato la polvere dei deserti, il catrame delle au- tostrade. Conoscono la ver- nice scrostata delle sbarre doga- nali, i sonni persi con la testa ap- poggiata al finestrino dell'auto- bus, i documenti stropicciati fra le mani. (...) E io compio davvero insieme a loro, senza pagare il bi- glietto, il giro del mondo in aula". Così Eraldo Affinati concludeva l'introduzione al suo Compagni segreti (Fandango, 2006). In quel- lo sguardo posato su un'aula sco- lastica molto particolare, c'era la prefigurazione della materia di cui è composto questo ennesimo capitolo di una considerevole car- riera letteraria fra saggismo e nar- rativa. Se si osserva a ritroso la produzione di Affinati, essa sem- bra mossa soprattutto da una ri- cerca etica, prima ancora che arti- stica; c'è una convinzione, pregiu- diziale e assoluta, che Affinati sempre ha voluto trasmetterci, sia che si occupi di Tolstoj o di Bonhoeffer o della storia di sua madre scampata alla Shoah: la po- tenza della letteratura, la sua ca- pacità di assumere, come qualsia- si altro gesto umano, una rilevan- za e significanza universale, stig- matizzando così il comportamen- to di chi "vuol procedere pensan- do solo a se stesso". Ecco dove affondano le radici della sua scrittura e dove risale la genesi anche di questo suo inten- so e commovente La città dei ragazzi, opera fra le più riuscite dell'autore romano. Poiché l'es- senziale è sempre sotto gli occhi, questa volta i suoi "compagni segreti" Affinati non ha bisogno di scovarli nelle pagine di capo- lavori o nelle strade del mondo: ce li ha proprio lì, tra i banchi di scuola della Città dei ragazzi, una specie di comunità-utopia- falansterio fondata a Roma nel secondo dopoguerra dal sacer- dote irlandese John Patrick Car- roll-Abbing, un luogo "dove il fanciullo amareggiato avrebbe trovato la dedizione degli adul- ti", secondo le parole del monsi- gnore. Qui, per scelta, è appro- data la carriera di insegnante di Affinati: e qui sono approdati, in seguito a circostanza assai più dolorose e traumatiche delle sue, i suoi alunni. Si chiamano Nabi, Faris, Fran- cisco, Ivan, Mihai, Angus, Adu- lali ecc., sono giunti in Italia nei modi più imprevedibili e tortuo- si, scaraventati da tutte le parti del mondo, hanno quattordici, quindici anni e alle spalle un carico di esperienze talmente sconvolgenti che ci si stupisce a pensare che riescano ancora a parlare, a sorridere, a vivere. Sono i paria della glo- balizzazione e del fa- natismo ultraliberisti- co, i lazzarilli e gli sciu- scià del nuovo millen- nio, gli Oliver Twist dei giorni nostri. Alla fine dell'apprendistato scolastico narrato in questo volume, sapre- mo che uno sarà scari- catore di bagagli in un albergo a Termini, un altro venditore di frut- ta sulla Portuense, un altro ancora commesso in un negozio di fotocopie sull'Anagnina e così via. Aver avuto il privilegio di essere stato loro insegnante significa non solo "compiere Narratori italiani un'opera umana", come dice l'e- pigrafe in apertura di libro di Teilhard de Chardin, ma anche offrirsi indifesi a una sequela di squassanti emozioni, vere e pro- prie fitte del cuore: significa arrendersi alla "tenerezza che sentivo invadermi quando spie- gavo il Risorgimento agli slavi e il groppo che mi attanagliava la gola nel momento in cui elenca- vo i gradi di parentela italiana agli afgani". In tempi assai grami per l'isti- tuzione scolastica, Affinati ricon- segna all'esperienza dell'insegna- mento quel ruolo che le spetta di diritto: "Quello che accade in aula produce effetti indelebili. È la potenza dell'insegnamento". È questo che spinge l'insegnante- scrittore a ricopiare, con la stessa paziente acribia con la quale un severo copista trascriverebbe preziosi codici manoscritti, le let- tere che questi ragazzi gli invia- no. Tutte iniziano con una strug- gente e bellissima storpiatura "caro raldo". Tutte sono ovvia- mente piene di sgrammaticature, di svarioni ortografici, di punteg- giatura sconnessa, ma rivelano una straordinaria, incontenibile urgenza comunicativa che pochi altri testi hanno. In quelle righe sbilenche c'è un sapore incon- fondibile: quello della vita vissu- ta che chiede ascolto e compren- sione. Affinati reagisce alla sfida che proviene da queste vite di scarto: vuole scoprire l'enigma delle radici, vuole sapere come e perché essi sono giunti lì. Si inge- gna a proseguire lungo quel tracciato che ave- va già sperimentato nelle altre sue opere, restituendo alla lette- ratura la sua ineludibi- le responsabilità mo- rale e sociale: studiare i fatti, decifrare le incurie, sco- prire le distrazioni, accertare le responsabilità. In questo libro, come in una pellicola del duo Inàrritu-Arria- ga, tre vicende si mescolano e si annodando in una catena di rimandi e riflessi continui: la cronaca delle giornate presso questa nuova scuola di Barbiana che è la Città dei ragazzi, la nar- razione di un viaggio in Maroc- co, ospite desiderato e curioso di due studenti, Omar e Faris, la ricostruzione, sul filo labile della memoria, della storia del padre dell'autore. Anche lui è stato un orfano e uno sciuscià, a suo modo, nell'Italia del secondo dopoguerra, anche lui un ex cucciolo smarrito alle prese con la schiacciante brutalità delle cose. Quel padre tanto poco conosciuto in vita, tanto enigma- tico e sfuggente, la cui persona- lità Affinati ricostruisce per tagli ed ellissi, viene recuperato pro- prio attraverso quei "minori non accompagnati, quei figli senza padri". È come se il contatto con quel mix di determinatezza e fragilità che è la loro adolescen- za gli consentisse di compiere il più nobile e antico gesto del mondo, quello di Enea che cari- ca sulle proprie spalle il padre Anchise. Senza di loro, l'avrebbe perso per sempre. ■ dr.scardanelli?libero.it L. Accorroni è insegnante e critico letterario Piergiorgio Bellocchio AL DISOTTO DELLA MISCHIA Satire e saggi pp. 232, €16, Libri Scheiwiller, Milano 2007 v E questo l'ultimo libro di Piergiorgio Bellocchio, il fondatore, nel 1962, dei "Quaderni Piacentini", che si provarono a coniugare "il lu- me della ragione con la prati- ca della contestazione", stan- do almeno alle parole di Ce- sare De Michelis, che lo stesso Bellocchio riporta nello scritto introduttivo, Essere o non essere cattivi. E appare nella collana "Poesia e Prosa", ora diretta da Alfonso Berardinelli. Bellocchio e Berardinelli, insomma: un sodalizio quasi leggendario e che mise capo, nel 1985, dopo la chiusura dei "Quaderni piacen- tini", a "Diario", la rivista intera- mente scritta a quattro mani, "totalmente autogestita e non profit", distribuita a pochi fede- li per abbonamento. Molti degli interventi di Belloc- chio che in quella sede furono pubblicati nei primissimi anni novanta (e sino al '93), unitamente a un grup- po di articoli apparsi su "King" (tra il '94 e il '95) e alla prefazione (1999) per d "Meridia- no" pasoliniano Saggi sulla politica e la società, vengono appunto raccolti in questo libro: che, nel suo italia- no elegante e solido, di grande limpidezza intellettuale, sor- prende quasi come fosse scritto ora. Diciamolo: fu un passaggio, quello dai "Quaderni" a "Dia- rio", in direzione di ciò che mi piacerebbe chiamare il "disin- gaggio", laddove alle ragioni dell'ideologia si sostituivano -definitivamente e senza ritorno - quelle dell'individuo. E che, se trovò il consenso di Carlo Ginz- burg e di Cesare Garboli, pro- vocò però l'irritazione di antichi sodali come Franco Fortini e Cesare Cases. Quanto a tale nozione di disin- gaggio, è bene, forse, che mi spieghi meglio. Dalla parte del torto (1989) si intitola uno dei libri più belli e più noti di Bel- locchio, così come Chi perde ha sempre torto, dedicato al proces- so contro Lotta continua per l'o- micidio Calabresi, rappresenta ora il cuore pulsante del volume Scheiwiller. Però bisogna inten- dersi subito su questo concetto: 0 torto di cui parla Bellocchio non è solo il punto d'arrivo di una vicenda esistenziale e storica che ha riguardato molti militanti della sinistra più o meno radicale italiana, quel risultato che non si può onestamente eludere, ma è anche - ecco il punto decisivo - una posizione per cui lo scrittore ha deciso di parteggiare. Scrive Bellocchio: "Il peggio non è la sconfitta: è la falsificazione della verità e la perdita della memoria imposte dal vincitore". In altre parole: Bellocchio non ha soltan- to avuto torto, perché ha perso; ma, da un certo punto in poi, ha effettivamente e propriamente scelto d'aver torto. Anche nei confronti di chi, un tempo, gli combatteva accanto contro il sistema e che, oggi, si è integrato nella classe dirigente nazionale e, magari, gli rimprovera di non essere più il critico feroce e bril- lante dei "Quaderni" o, addirit- tura, di fare "oggettivamente", come si diceva una volta, il gioco della reazione. Questo, dunque, il disingag- gio: il totale svincolamento da ogni forma d'appartenenza, non- ché da qualsiasi tipo di idea rice- vuta. Sicché, si potrebbe dedur- re, soltanto avendo torto si potrà sperare d'avere qualche volta ragione. Secondo una concezio- ne di scrittura, mi verrebbe da aggiungere, intesa come il negati- vo del potere. Concezione al fondo anarchica, ma con un paradossale senso delle regole: e che in Italia, nel secondo Nove- cento, ha avuto come unici inter- preti i pur molto diversi Sciascia e Pasolini. Con i quali condivide un'idea etica della feli- cità. Così, ricordando gli anni della militanza e dello scontro: "Era- vamo più felici (o meno infelici), perché c'era un maggior accordo tra le nostre idee e i nostri compor- tamenti". Bellocchio, di suo, gioca d'under- statement e mostra un sentimento di delusio- ne che, però, non coin- cide con la disperazione antro- pologica di Pasolini, né con lo scetticismo metafisico di Scia- scia, e che trova la sua definizio- ne più chiara nell'articolo che dà il titolo al libro, dove lo scrittore si riconosce, di fronte alla cata- strofe italiana, nella stessa "sfidu- cia e stanchezza", negli stessi "pessimismo e acciacchi" del vecchio e pur illuminista Bobbio. Inutile dire che, alle spalle di Bellocchio, ci sta il grande capi- tolo novecentesco intitolabile "Psicologia delle masse e analisi dell'io", quello che muove dal dibattito tra Freud e Le Bon e che passa per Kraus, i francofor- tesi e tutto il marxismo critico, sino al nostro Fortini, ma corret- to, non si sa come, dall'ironia e dall'empirismo della grande cul- tura inglese, innanzi tutto orwel- liana. Chi la lavora, questa tradi- zione, è però uno scrittore amaro e esilarante, integralmen- te satirico, come l'Italia di oggi non ne ha, e che, muovendo dal- l'analisi del linguaggio e dei comportamenti, dai tic e dalle ossessioni ideologiche collettive, dai riti mondani e dalla comuni- cazione culturale, ha saputo restituirci una sua sociopatolo- gia della vita quotidiana. Con Bellocchio, ve ne accorgerete leggendo, i benpensanti non possono star tranquilli nemme- no al ristorante. ■ massimoonofri?libero.it M. Onofri è critico letterario W7JH4W I ,3, L'indice Mm* dei libri del mese / wfffèc Un giornale che aiuta a scegliere Per abbonarsi Tariffe (11 numeri corrispondenti a tutti i mesi, tranne ago- sto): Italia: €51,50. Europa e Mediterraneo: €72,00. Altri paesi extraeuropei: €90,00. Gli abbonamenti vengono messi in corso a partire dal mese successivo a quello in cui perviene l'ordine. Si consiglia il versamento sul conto corrente postale n. 37827102 intestato a Vindice dei libri del mese - Via Madama Cristina 16 - 10125 Torino, oppure l'invio di un assegno banca- rio "non trasferibile" - intestato a "Vindice scarl" '- all'Indice, Ufficio Abbonamenti, via Madama Cristina 16 - 10125 Torino, oppure l'uso della carta di credito (comunicandone il numero per e-mail, via fax o per telefono). I numeri arretrati costano €9,00 cadauno. "L'Indice" (USPS 0008884) is published monthly except Augu- st for $ 99 per year by "L'Indice S.p.A." - Turin, Italy. Periodicals postage paid at L.I.C., NY 11101 Postamster: send address chan- ges to "L'Indice" c/o Speedimpex Usa, Inc.-35-02 48th Avenue, L.I.C., NY 11101-2421. Ufficio abbonamenti: tel. 011-6689823 (orario 9-13), fax 011-6699082, abbonamenti@lindice.net Al dì sotto della mischia Piergiorgio bellocchio