N. 1 18 Arte Un fascino prorompente di Marco Collareta Giovanni Maria Fara ALBRECHT DÙRER Originali, copie, derivazioni pp. XVI-308, €93, Olschki, Firenze 2007 Mentre prosegue la pubblicazione dell'Inventario generale dei disegni varato nel 1986 da Anna Maria Pe-trioli Tofani, il Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi inaugura, sotto la direzione di Marzia Faietti, l'Inventario generale delle stampe. Sembra un'impresa pazzesca in tempi in cui il ministero lesina i fondi e le iniziative dei suoi funzionari costituiscono il bersaglio preferito di una critica fattasi sempre più astratta e autoreferenziale. Basta tuttavia prendere in mano questo splendido primo volume della collana per convincersi del contrario. Facendo convergere sulle incisioni di Albrecht Diirer la competenza scientifica di Giovanni Maria Fara, la sapienza editoriale delle edizioni Olschki e il generoso sostegno economico della Finmeccanica, Marzia Faietti è riuscita a dare il miglior avvio possibile a una collana che si annuncia come un imprescindibile punto di riferimento per lo studio e l'apprezzamento di quelle affascinanti opere d'arte che sono le stampe degli antichi maestri. Il libro si apre con una premessa di Cristina Acidini, una più corposa presentazione programmatica di Marzia Faietti e un denso saggio di Rainer Scho-ch, coautore, assieme a Matthias Mende e Anna Scherbaum, del più recente e accreditato catalogo delle incisioni di Albrecht Durer. Le quasi cinquecento pagine che seguono questa vera e propria "porta d'onore" si devono per intero a Fara. Il cuore del lavoro è costituito dal catalogo di tutti i bulini, le ac-queforti, le puntesecche e le xilografie di Albrecht Durer in possesso del Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi. Si tratta di centoquarantasette schede relative a fogli singoli o intere serie di stampe, attraverso le quali viene preso in esame pressoché per intero il monumentale corpus grafico dell'incisore tedesco. La qualità degli esemplari esaminati è di norma altissima e perfettamente riflessa nello straordinario apparato illustrativo del volume. Ciò ha permesso a Fara di strutturare le schede in modo da limitare al minimo il momento meramente descrittivo per potenziare al massimo, invece, le zone di più specifico interesse per i diversi cultori della materia. I dati tecnici, le osservazioni storiche e stilistiche, le notizie sul collezionismo e la fortuna critica si susseguono entro una griglia sistematica ed elastica a un tempo, che facilita la consultazione degli addetti ai lavori senza per questo intimorire i semplici curiosi. L'ordinamento delle schede è quello tradizionale per tecniche e per temi, una scelta assai opportuna. Evidentemente ciò che sta a cuore a Fara non è tanto di offrirci l'ennesima biografia di Albrecht Durer sub specie graphicae, quanto di farci comprendere la grandezza artistica e il cruciale ruolo storico delle incisioni del maestro tedesco. È per questo che nel suo libro, più che la morte di Albrecht Durer nel 1528, assume un significato periodizzante la pubblicazione nel 1686 delle "notizie" che sullo stesso ebbe a raccogliere Filippo Baldinucci. Personaggio chiave per l'intera storia del collezionismo mediceo, lo storico fiorentino costituisce in effetti una pietra miliare nella vicenda variegata e complessa della fortuna di Albrecht Durer in Italia. Il tema costituisce senz'altro una delle novità più rilevanti del catalogo. In ogni scheda sono segnalate sia le copie dell'opera in esame dovute a incisori italiani, sia le derivazioni più o Installazione di memorie di Paola Elena Boccalatte MONTAGNA IN MOVIMENTO Percorsi multimediali attraverso le alpi meridionali a cura di Studio Azzurro pp. 144, € 23, Silvana, Cinisello Balsamo (Mi) 2007 E recupero funzionale del forte ottocente-co di Vinadio si inserisce in un filone di interventi di riscoperta e riutilizzo delle fortezze alpine, dopo quelle di Exilles e di Bard; i forti, tradizionalmente punti privilegiati e strategici di osservazione, mantengono questa vocazione offrendosi come spazi di raccolta di oggetti e saperi, baluardi a difesa della memoria degli individui e del territorio. Il libro mostra in cosa consista l'interpretazione, da parte del team di creativi milanesi Studio Azzurro, dei temi che ruotano intorno all'idea portante della montagna e del "movimento", carattere che connota aspetti della sua storia, vicina e lontana, e del suo presente. Il movimento è quello dei confini fluttuanti disegnati da inferenze e poteri, escartons - unità territoriali che godevano di una certa autonomia di governo - e statuti uniti, dei percorsi di emigranti e pastori, contrabbandieri e soldati, alpinisti e turisti, e infine dei viaggi degli artisti, uno fra tutti il Maestro d'Elva, forse riconoscibile nel pittore pic-cardo Hans Clemer attivo nel Marchesato di Sa-luzzo e in Provenza tra XV e XVI secolo. Non potendo riportare nel formato del libro la fascinazione di "ambienti sensibili", videoambienti e installazioni interattive, si è ricorso alla presentazione dei pannelli introduttivi ai diversi ambienti, accompagnati dagli schizzi di progetto, che si sovrappongono a immagini e sequenze, in un sintetico storyboard che chiarisce il tema e il principio di azionamento delle stazioni del percorso. Non si tratta di un catalogo di un museo o di una mostra, quanto, piuttosto, di un solido biglietto d'invito, che propone non solo di visitare le valli del cunee-se, di grande interesse storico, artistico, paesaggistico e più ampiamente culturale, ma che inoltre invita a riconsiderare la montagna e a ripensare il nostro modo di fruirne. Non sono solo le cave, l'edilizia selvaggia, il turismo di massa che offendono le valli: sono prima ancora l'abbandono, lo spopolamento, l'oblio, ma anche un modo di ricostruire la storia delle persone e dei luoghi per macigni concettuali che rischiano di portare a pericolosi arroccamenti, idealizzazioni, banalizzazioni. Emblematico, in questo senso, anche se forse non del tutto compreso nella sua carica critica, il dialogo, in apertura di una delle premesse, tra la troupe giunta nella borgata di Ferriere per effettuare alcune riprese e un'abitante del luogo. Si sente forse la mancanza di un contributo più consistente dedicato ai conflitti, primo fra tutti la guerra di Resistenza, dei partigiani valdesi in Val Varaita, delle formazioni di Giustizia e Libertà, del partigiano Johnny, tassello della storia di quelle pendici che per ora è affidato solo ad un'installazione con un fiume di nomi, vittime di ogni parte delle molte guerre del Novecento. Mancano le orme lasciate da Duccio Galimberti e Beppe Fe-noglio e le storie dei "vinti" di Nuto Revelli, dei poveri, degli "altri", dei "dispersi", della masca, della desmentiòura, dello spirit fulét, figure che abitarono nelle fessure aperte tra il reale e l'immaginario, misura delle contraddizioni e dei misteri della montagna. Contraddizioni che si leggono limpidamente nel bel film di Giorgio Diritti, Il vento fa il suo giro, produzione cui gli abitanti della Val Maira hanno partecipato coralmente e intensamente, come l'omaggio dei titoli di coda dimostra con cura toccante. meno fedeli riscontrate in disegni, dipinti, sculture, maioliche e altri manufatti d'arte italiana di età rinascimentale e barocca. Il lavoro, sporadicamente avviato dagli studiosi precedenti, è portato avanti da Fara con encomiabile sistematicità e capillarità d'indagine. Basta scorrere l'indice dei nomi e dei luoghi in calce al volume per rendersi conto di quanto stretto si sia fatto ormai lo spazio per ulteriori scoperte in questo campo. Da nord a sud, da est a ovest dell'Italia, nessun centro o personaggio artistico significativo sembra essere sfuggito nel Cinque e Seicento al fascino prorompente delle incisioni di Albrecht Durer. A volte la derivazione è puntuale, a volte riguarda solo l'idea, a volte coinvolge tutto quanto lo stile, ma sempre denuncia un'ammirazione incondizionata per il maestro di Norimberga e per la sua straordinaria inventiva e acribia rappresentativa. Il lucido, bellissimo saggio che introduce il catalogo fornisce le coordinate essenziali per intendere la portata delle questioni in gioco. Con l'invidiabile noncha-lance che nasce da una lunga consuetudine, Fara vi tesse in un discorso storico complessivo ciò che nelle schede appare solo come approfondimento specifico. L'ossatura dell'argomentazione è offerta dall'ormai familiare partizione per soggetti e per tipologie, ma lo spirito che l'attraversa e che la anima attinge principalmente alla testimonianza delle fonti letterarie e documentarie. Quest'occhio di riguardo per la parola scritta in un contesto propriamente dedicato all'immagine incisa merita di essere sottolineato. L'avvento pressoché contemporaneo della stampa figurativa e di quella tipografica nell'ultimo secolo del medioevo impresse infatti nuovo vigore al vecchio parallelismo classico e cristiano tra il linguaggio verbale e il linguaggio visivo. Giustamente Fara include i trattati d'arte nel suo resoconto della ricezione italiana di Albrecht Diirer e riaccosta alla colossale xilografia con l'arco in onore di Massimiliano I d'Asburgo la lunga didascalia che l'accompagnava, riportandola in appendice sia nel testo originale tedesco che in una nuova traduzione italiana. L'incisione è ancora considerata da molti storici dell'arte italiani come un orticello adatto alle cure amorose di pochi specialisti. Le pesanti conseguenze di un simile modo di pensare cominciano però a suscitare anche da noi un diffuso senso d'imbarazzo e non mancano i segni di un lento ma deciso cambiamento di rotta. Il libro di Fara cade dunque al momento opportuno per dare il contributo decisivo al reinserimento della più originale tecnica artistica moderna nel corpo .vivo degli sviluppi iconografici e stilistici cui appartiene di diritto. ■ marcocollareta@hotmail.com Separare le pecore dai capri di Alessio Monciatti ALFA E OMEGA Il Giudizio Universale tra Oriente e Occidente a cura di Valentino Pace pp. 233, 273 ili, €63, Itaca, Castel Bolognese (Ra) 2006 "VTella prefazione Valentino 1 Pace si augura che "il Lettore, giudicando (...) il libro nella sua globalità, ci collochi alla sua destra". Questo stesso era l'auspicio del fedele che guardava il Sommo Giudice: la raffigurazione del Giudizio universale è stata infatti una costante dell'arte cristiana e, tanto in Occidente quanto in Oriente, era la prima o l'ultima immagine che si vedeva entrando e uscendo dalla chiesa. Alfa e Omega illustra e indaga la persistenza e la diffusione del tema, dalla tarda antichità al Rinascimento e dalla Spagna (Léon) alla Russia (Vladimir), riunendo pregevoli fotografie e (insieme ai testi di Marcello Angheben) le schede di medie-visti celebri quali Xenia Mura-tova, Robert Suckale, Joachim Yarza Luaces, Joachim Poe-schke. Scandite fra l'altome-dioevo, l'età romanica e il XIII secolo, lasciano emergere chiaramente i tempi pieni e i tempi vuoti dell'illustrazione del soggetto, dalla sua scomparsa in epoca merovingia alla capillare diffusione del Xll secolo (sempre in controfacciata e normalizzata in Oriente, anche nelle lunette dei portali, e poi nei pergami, in Qccidente). Attraverso il succedersi dei diversi tipi, dall'allegoria del pastore che separa le pecore dai capri alla pala del Giudizio Universale di Rogier Van der Weiden all'Hòtel-Dieu di Beau-ne, si apprezzano le profonde differenze delle opere ma anche insospettabili continuità che carsicamente attraversano le specificità delle tecniche e si cristallizzano in capolavori celeberrimi: si pensi al San Giovanni di Mun-stair, alla cattedrale di Torcello o a Sant'Angelo in Formis; al timpano di Saint-Lazare di Autun, opera di Gislebertus, agli affreschi della cattedrale di San Demetrio a Vladimir e ai mosaici del battistero di Firenze, che di quelli condividono la matrice iconografica e altresì preludono al rinnovamento verificatosi nella Toscana della seconda metà del secolo XIII; anche attraverso i codici miniati e fino a Luca Si-gnorelli e a Michelangelo. Ne risulta una sintesi iconografica tanto pregevole quanto attenta agli appoggi testuali. Alla fine del percorso di lettura ogni lettore collocherà il volume alla sua destra, e all'occorrenza potrà consultarlo fruttuosamente. ■ alessio.monciattiSjgmail.com M. Collareta insegna storia dell'arte all'Università di Bergamo A. Monciatti insegna storia dell'arte medievale all'Università del Molise