Editoria Un'unica avventura L'altra faccia letteraria ed editoriale della rivoluzione di Paolo Maccari di Massimo Bacigalupo Prosegue presso Polistampa di Firenze la pubblicazione di alcuni dei più interessanti carteggi di Antonio Pizzuto. Dopo quelli con Giovanni Nencioni (1998), con Gianfranco Contini e con sua moglie Margaret (entrambi del 2000), con Carlo Betocchi (2006), ecco un altro libro di lettere, che comprende 263 missive di Pizzuto ad Alberto Mondadori, a Madeleine Sant-schi e a Pierre Graff, e 38 di Mondadori a Pizzuto (Antonio Pizzuto e Alberto Mondadori, L'ultima è sempre la migliore. Carteggio (1967-1975), a cura di Antonio Pane, pp. 288, € 18, Polistampa, Firenze 2007). L'arco cronologico comprende circa nove anni, dal 1967 al 1975. Madeleine Santschi, scrittrice svizzera, è la "responsabile della traduzione francese (...), anzi si può dire curatrice, considerate le preziose note di cui col concorso dell'autore postilla i passi più ardui, delle edizioni bilingui di Pagelle I, Pagelle II, e di Ultime, entro il volume che le raccoglie locupletandole di Penultime. Tutti volumi del Saggiatore di Alberto Mondadori". Per questo sono presenti anche le lettere a Santschi, perché le tre voci fanno parte di "un'unica avventura letteraria e editoriale, unità che sarebbe stato peccato dividere in pluralità fisicamente separate" (così Claudio Vela nell'introduzione al volume; la meticolosa curatela si deve ad Antonio Pane). Il carteggio con Alberto Mondadori si apre sotto gli auspici di una duplice svolta: quella dello stesso Mondadori, che si è lanciato nell'avventura del Saggiatore quale casa editrice autonoma rispetto alla casa madre, e quella di Pizzuto, che entra nella scuderia di un grande editore, potendo così sperare in una maggiore diffusione e visibilità delle sue opere. Ad ogni modo, nella prima lettera troviamo il questore a riposo esultante per 0 notevole anticipo ottenuto sulle vendite delle opere future: non sa usare, nell'eccitazione del momento, perifrasi troppo velate: "Che ogni mia pagina, ogni sua virgola, sia sempre una pagina da dieci milioni, una virgola da dieci milioni". L'accordo è giunto dopo un tira e molla con la Mondadori, e certo Alberto è lusingato dal buon esito di un corteggiamento che ha sbaragliato la concorrenza. Non era in cerca di facili guadagni, lottando per assicurarsi i diritti del raffinatissimo scrittore; piuttosto, si rallegrava di essere riuscito a inserire nel suo catalogo un autore, sinceramente ammirato, il cui nome era sinonimo di letteratura di qualità. Sostanzialmente, nel corso degli anni, il rapporto tra i due non subirà cambiamenti: chi già conosce lo stile epistolare di Pizzuto non si sorprende, e anzi gusta divertito le iperboliche attestazioni di af- fetto e di stima che lo scrittore elargisce indefesso. Nella seconda lettera scrive: "Mecenate rivive, dopo tanti secoli!". E spesso prova emozioni di gratitudine così intense da risultare ineffabili: "Immensa la tua generosità, al punto da farmi scoprire i limiti inoltrepassabili per la mia penna, che non sa né può adeguarsi ai miei sentimenti". D'altra parte, Alberto Mondadori dimostra per tutto il periodo del sodalizio una rara, signorile disponibilità nel-l'accontentare ogni richiesta proveniente da Pizzuto. Ma al di là dei rapporti personali e del pur succoso, nelle sue sornione e umide esagerazioni, stile epistolografico pizzutiano, questo carteggio interessa soprattutto per la possibilità di cogliere in progress i retroscena dell'azzardo sperimentale che lo scrittore coltiva con una pertinacia vicina all'ascesi (rispetto all'orizzonte d'esperienze coevo, siano esse apparentemente affini o, il più delle volte, lontanissime). L'individuazione costante, nella pagina appena scritta, dell'esito più alto mai raggiunto - che ricorre in queste lettere quasi come un tic, e da cui trae origine opportunamente il titolo del volume - potrà pure ritenere una qualche dose di civetteria, alimentata dal desiderio di compiacere Mecenate. Sta di fatto che risponde insieme a una piena persuasione della direzionalità impressa alla propria parabola narrativa. In questo senso, le lettere spedite a Madeleine Santschi (la cui figura esce discreta ed elegante) presentano una quantità di informazioni e finanche di delucidazioni della poetica e della scrittura pizzutiane che aiutano a penetrare le ragioni di quel folle volo che atterrirà alcuni dei critici più attrezzati e favorevoli alla "riforma" di Pizzuto. Basterebbe citare, come fa Vela nell'introduzione, la personale tavola delle leggi narrative che l'autore di Pagelle invia all'amica impegnata nella stesura di un romanzo. Il secondo dei sette punti che scandiscono il privato manifesto recita: "In progressiva trasfigurazione siamo passati ormai dall'associazione al collage, dal racconto a coralità, da realismi più o meno ontologici a un espressione estetica pura, a priori cioè". Il plurale prescelto non è un pluralis maiestatis, bensì una sorta di impersonale storico: Pizzuto vede i destini della narrativa vincolati a quel radicalismo che lui stesso .concorre a promuovere nella maniera più ardita. Destini che si riveleranno poi diversi, e forse Pizzuto lo sapeva bene. Il che non gli ha impedito di proseguire per la sua accidentata via di sperimentatore autonomo e, nonostante la calda affettuosità della sua indole, solitario. ■ pa.maccari®libero.it P. Maccari è critico letterario e poeta A mezzo secolo dalla mitica trasferta parigina della San Francisco Renaissance esplosa negli Stati Uniti con la pubblicazione di Howl di Ginsberg (1956), On the Road di Kerouac (1957), Gasoline di Corso (1958), A Coney Island of the Mind di Ferlighetti (1958) e Naked Lunch di Burroughs (1959), il biografo inglese Barry Miles ha composto un notevole ritratto di gruppo (Il Beat Hotel. Ginsberg Corso, Burroughs e gli altri: l'avventura parigina dei Beat, ed. orig. 2000, trad. dall'inglese di Francesca Bandel Dragone, pp. 323, € 18, Guanda, Milano 2007), mostrandoci gli andirivieni dei nostri campioni nel modesto albergo parigino dove si stabilirono per mesi quando non anni, un po' come avviene più regolarmente negli alberghi americani (c'è chi ha trascorso una vita al Chelsea Hotel di New York). Al centro del racconto è Ginsberg, trentenne poeta-im-presario, quasi un novello Pound nello scoprire e incoraggiare talenti (in primis Corso, ma anche Naked Lunch è un libro in parte creato da lui). Ma l'ultima parte del libro è dominata dal più sinistro Burroughs, uxoricida reichiano e converso di Scientology, scrutatore di specchi, l'altra faccia del-l'apparentemente ridente rivoluzione dei fiori (Ginsberg da parte sua era un sostenitore di Ti-mothy Leary, profeta dell'Lsd, oggi ridimensionato come un ultimo esempio di quack americano, cioè del venditore di medicine truffaldine dei racconti del West). Con Barry Miles seguiamo la scoperta dell'Europa di questa nuova ondata di bohemien americani, allora al culmine della creatività. Ginsberg visita il Pére La-chaise per deporre Howl sulla tomba di Apollinare e lo racconta in una poesia, lancia invettive apocalittiche e autoironiche (Europa, Morte all'orecchio di "Van Gogh), mette mano a uno dei suoi capolavori, il la- Barry Milès It BEAT HOTEL ... A Wr ■ fi* * " \ ■--tsn. 4 ...... ' www.lindice.com ...aria nuova nel mondo dei libri ! Le nostre e-mail direzione@lindice.191.it redazione@lindice.com ufficiostampa@lindice.net abbonamenti@lindice.com mento funebre per la madre Kaddish. Corso compone Bomba, affrontando con gusto da comica americana e impareggiabile vigore lirica l'ossessione centrale del tempo (il poema, si ricorderà, è a forma di fungo). Tutti si recano in pellegrinaggio da Céline, frequentano Ge-net e Michaux (quest'ultimo, per quanto "maledetto", restò interdetto quando li vide far pipì nel lavandino della stanza dove abitavano in comune e cucinavano su un fornelletto a gas: i servizi igienici del Beat Hotel della indulgente Madame Rachou erano infatti dei più primitivi). Barry Miles ha fatto un lavoro scrupoloso guidato dalla simpatia per i personaggi e cita ampiamente lettere e testimonianze; sulle opere letterarie della combriccola ha meno da dire, sicché il lettore potrebbe chiedersi in definitiva perché dedicare tanta attenzione a droga, sesso e maldipancia di questi stravaganti ragazzoni. Ma Il Beat Hotel è sicuramente utile e di lettura interessante per chi vuol compiere un viaggio nel tempo e capire un certo contesto culturale. Allo stesso periodo si riferisce l'edizione italiana dell'affascinante epistolario di Alien e Louis Ginsberg curato da Michael Schumacher (Affari di famiglia. Lettere scelte 1957-1965, ed. orig. 2001, trad. dall'inglese di Marina Premoli, pp. 302, € 22, Archinto, Milano 2007). L'edizione originale comprende lettere dal 1944 al 1977, data della morte del padre di Alien, professore e anche lui poeta. La scelta italiana comincia proprio con il periodo europeo di Ginsberg e poi lo segue in America e in India negli anni in effetti più importanti della sua attività. Il dialogo con il padre è molto intenso, e porta alla stesura di lettere lunghe decine di pagine. Alien rivela le sue doti critiche, per esempio quando si sofferma sulla poesia dell'amico Corso e sullo stile di Kerouac, e una grande intelligenza dialettica. Sia lui che Louis sono esponenti di una cultura ebraica della scrittura, della famiglia e dell'impegno sociale. Dissentono per ragioni generazionali (Alien critica Israele anche per iscritto, Louis gli risponde in privato e scrivendo alle riviste che ospitano le denunce del figlio). Si tratta di un dibattito avvincente e rivelatore, esemplare per la pazienza e insistenza con cui i due uomini cercano di spiegarsi a vicenda e, così, ai lettori di oggi. In definitiva è ovvio che Louis rivela più buon senso, e una dose d'umorismo (mai frivolo) che del resto non manca nemmeno ad Alien. Ormai questi bohemien così colti e ragionevoli sembrano praticamente degli illuministi o, meglio, degli umanisti. ■ massimo.bacigalupoSunige.it M. Bacigalupo insegna letteratura angloamericana all'Università di Genova Direzione Mimmo Càndito (direttore) Mariolina Bertini (vicedirettore) Aldo Fascio (vicedirettore) direttore®lindice.191. it Redazione Camilla Valletti (redattore capo), Monica Bardi, Daniela Innocenti, Elide La Rosa, Tiziana Magone, Giuliana Olivero redazione®lindice.com ufficiostampa®lindioe.net Comitato editoriale Enrico Alleva, Arnaldo Bagnasco, Elisabetta Bartuli, Gian Luigi Beccaria, Cristina Bianchetti, Bruno Bongiovanni, Guido Bonino, Eliana Bouchard, Loris Campetti, Enrico Castelnuovo, Guido Castelnuovo, Alberto Cavaglion, Anna Chiarlo-ni, Sergio Chiarloni, Marina Colonna, Alberto Conte, Sara Cortei-lazzo, Piero Cresto-Dina, Lidia De Federicis, Piero de Gennaro, Giuseppe Dematteis, Michela di Macco, Giovanni Filoramo, Delia Fri-gessi, Anna Elisabetta Galeotti, Gian Franco Gianotti, Claudio Gorlier, Davide Lovisolo, Danilo Manera, Diego Marconi, Franco Marenco, Gian Giacomo Migone, Anna Nadotti, Alberto Papuzzi, Cesare Piandola, Telmo Pievani, Luca Rastello, Tullio Regge, Marco Revelli, Alberto Rizzuti, Gianni Rondolino, Franco Rositi, Lino Sau, Giuseppe Sergi, Stefania Stafutti, Ferdinando Taviani, Mario Tozzi, Gian Luigi Vaccarino, Maurizio Vaudagna, Anna Viacava, Paolo Vineis, Gustavo Zagrebelsky Editrice L'Indice Scarl Registrazione Tribunale di Roma n. 369 del 17/10/1984 Presidente Gian Giacomo Migone Consigliere Gian Luigi Vaccarino Direttore responsabile Sara Cortellazzo Redazione via Madama Cristina 16, 10125 Torino tel. 011-6693934, fax 6699082 Ufficio abbonamenti tel. 011-6689823 (orario 9-13). abbonamenti®lindice.com Ufficio pubblicità Alessandra Gerbo pubblicita.indice@gmail.com Pubblicità case editrici Argentovivo srl, via De Sanctis 33/35, 20141 Milano tel. 02-89515424, fax 89515565 www.argentovivo.it argentovivo®argentovivo.it Distribuzione So.Di.P., di Angelo Patuzzi, via Bettola 18, 20092 Cinisello (Mi) tel. 02-660301 Joo Distribuzione, via Argelati 35, 20143 Milano tel. 02-8375671 videoimpaginazione grafica la fotocomposizione, via San Pio V15, 10125 Torino Stampa presso So.Gra.Ro. (via Pettinengo 39, 00159 Roma) il 28 dicembre 2007 Ritratti Tullio Pericoli Disegni Franco Matticchio Strumenti a cura di Lidia De Federicis, Diego Marconi, Camilla Valletti Effetto film a cura di Sara Cortellazzo e Gianni Rondolino con la collaborazione di Dario Tornasi Mente Locale a cura di Elide La Rosa e Giuseppe Sergi