N. 7/8 L'INDICE 42 ' m dei libri del mese ^^ co O o CO s o c o o cj CO Alessandro Dal Lago, Il business del pensiero. La consulenza filosofica tra cura di sé e terapia degli altri, pp. 135, € 14, manifestolibri, Roma 2007 Da qualche tempo si parla anche in Italia di consulenza filosofica. Questione interessante, che tenta di innestare all'interno del più generale panorama delle pratiche di cura il piglio critico del domandare filosofico. Quali ne sono, tuttavia, i presupposti? Nel suo volumetto, Dal Lago offre una critica serrata della logica sottesa all'immagine che si ha della consulenza e, in particolare, del "consulente" filosofico. Critica a volte ironicamente centrata sul quid delle cosiddette pratiche filosofiche, altre volte invece indirizzata a scardinare i luoghi comuni di una filosofia da supermercato. È proprio su questa traccia che Dal Lago propone un documentato scenario (certo "di parte", ossia critico) dei pericoli e dei fraintendimenti (sia teoretici sia di azione all'interno del contesto sociale), cui può condurre. L'autore individua infatti i fondamenti della consulenza (partendo dai testi del suo fondatore, il tedesco Gerd B. Achenbach) nel suo porsi come "alternativa" alla psicoterapia, nel fatto che non vuole insegnare filosofia e, infine, nel fatto che si presenta come un dialogo paritario tra due persone. Ora, è proprio su queste tre articolazioni che Dal Lago si mostra scettico. Se si propone come una psicoterapia alternativa, il fallimento è assicurato, visto che la psicoterapia è ormai, da oltre un secolo, felicemente innestata nei meccanismi di adeguamento sociale dell'individuo. Se, invece, si propone come modalità spicciola di analisi delle difficoltà esistenziali di ogni individuo che viva le difficoltà delle so- Richard Newbury, J. M. keynes. vita pubblica e privata di un grande economista ed esteta trasgressivo, a cura di Erica Scroppo, prefaz. di Stefano Folli, pp. 173, € 14, botoli, Milano 2007 A una signora che lo criticava per le posizioni pacifiste, Lytton Strachey ribatté: "Sono io la civiltà per cui stanno combattendo". Così ricorda Newbury in un veloce ma intenso saggio su John Maynard Key-nes e sui tanti mondi che abitava: la Cambridge in cerca di una religione laica, l'economia, dopo la morte di Dio e della regina Vittoria; Bloomsbury e le sue eresie. Veloce ma intensa è stata la vita di Key-nes, economista e, dunque, secondo quanto scrisse neWobituary del maestro Marshall, dotato di quella combinazione di talenti che lo rendeva matematico, storico, statista, filosofo. Incorruttibile e distaccato come un artista, ma al contempo realista come un politico. Senza timori reverenziali nei confronti delle grandi biografie di Keynes, come quella di Robert Skidelsky (due dei tre volumi pubblicati da Macmillan nel 1983 e nel 1992 sono stati tradotti in italiano da Bollati Boringhieri: 1883-1920. Speranze tradite nel 1989 e 1920-1937. L'economista come salvatore nel 1996), Newbury ha il merito di trasmettere al lettore il senso di eccezionalità che contraddistingue la persona, e in ciò la storia lo ha aiutato, e la personalità di un uomo d'altri tempi. Un evento, l'uomo Keynes, destinato a restare isolato, nella modernità cui egli stesso ha condotto tentando di combatterne, paradossalmente, l'utilitarismo di fondo, di base e di sostanza. È quell'alchimia di altri talenti propri dell'economista il filo conduttore del lavoro; quasi a segnalare che nella tarda o postmodernità, che delle alchimie dichiara l'obsolescenza, la speranza che ancora dobbiamo tradire è quella di riscoprire Keynes. Ovvero, l'economia come strumento, per la liberazione della società dal problema economico. Per dare ai nostri nipoti la possibilità di essere anche, molto più di noi, i Grandchildren dello stesso Keynes. Mario Cedrini cietà occidentali, anche qui si pongono evidenti contraddizioni e difficoltà: "O i praticanti di Consulenza filosofica non hanno alcuna idea delle filosofie, della conflittualità dei sistemi, della complessità delle interpretazioni ecc. (...) oppure ce l'hanno, ma se la tengono ben stretta per sé, gettandone solo qualche briciola ai consultanti". Insomma, sostiene Dal Lago (e su questo non possiamo che dichiararci d'accordo), o si fa chiarezza sui propri presupposti teoretici e metodologici, oppure la consulenza filosofica rischia di apparire l'ennesimo contenitore per frustrazioni che trovano nell'ultima moda il loro surrogato esistenziale. Gianluca Giachery Ciro L. De Florio, categoricità e modelli intesi. Temi di filosofia dell'aritmetica del secondo ordine, pp. 172, € 16, Fran-coAngeli, Milano 2007 Risolvere il quesito fondamentale su cosa sia la logica e quali ne siano i limiti, in particolare in quale misura possiamo asserire che la logica dei predicati del secondo ordine sia genuinamente logica e non matematica, è indubbiamente complesso. Nel corso dei decenni, si sono susseguite posizioni logico-filosofiche che hanno cercato di rispondere più o meno direttamente a questa domanda. In questo dibattito si colloca l'utile lavoro di De Florio, che si propone non tanto di presentare una vacua carrellata di teorie, quanto piuttosto di approfondire e chiarire quale sia il quadro tecnico e teorico entro il quale l'interrogativo sullo statuto della logica dei predicati del secondo ordine va inserito. Dopo gli Leonardo Becchetti, Il denaro fa la felicità?, pp. 145, € 10, Laterza, Roma-Bari2007 Ecco un breve e agile saggio su un tema quanto mai attuale, il rapporto fra reddito e felicità, fra il guadagno e il buon vivere. Il problema è spinoso, avvincente e ci meraviglia che sia potuto diventare solo recentemente oggetto di studi approfonditi. L'autore, che dimostra una notevole dimestichezza nel maneggiare i vari aspetti della questione, ci spiega che solo negli ultimi anni si è potuto creare indici più o meno obiettivi per analizzare lo stato della felicità, in un mondo che vede i messicani o i nigeriani più felici degli europei. Effettivamente, non fa certo piacere constatare che le medesime ragioni che ci hanno reso ricchi ci hanno pure reso infelici: se l'economia è la scienza triste, in questo saggio se ne comprendono appieno le motivazioni. Ma che cosa dovrebbe mai affliggere il ricco che non addolora il povero? La risposta non è così scontata: Becchetti ci ricorda che le aspettative individuali e la qualità dei rapporti interpersonali sono gli elementi principali su cui una persona basa la propria valutazione di felicità: questa idea è dì per sé già nota, ed è infatti a questo punto che l'autore compie una virata per approdare a spiegare in termini scientifici come le dinamiche economiche possano, è il caso di dirlo, ridurre la percezione della felicità, visto che trasformano (e spesso degradano) il nostro rapporto con gli altri e con noi stessi. La lettura del saggio è scorrevole grazie all'impiego di molti esempi e lascia spazio al lettore per le domande che di volta in volta può porsi, domande che spesso trovano risposta nello svolgersi del discorso. L'unica pecca, forse, è il poco spazio dedicato al tema del rapporto fra uso del tempo e felicità. Comunque, una buona introduzione su un tema per nulla scontato. Paolo Ermano accurati capitoli introduttivi su sintassi, semantica e metateoria, che riassumono efficacemente le nozioni tecniche più importanti per inquadrare il problema, l'autore affronta con puntualità gli argomenti di taglio più squisitamente filosofico: la relazione della logica del secondo ordine con la teoria degli insiemi; il significato della sua capacità espressiva e deduttiva in ambito matematico; la relazione con la centralità assunta dalla logica dei predicati del primo ordine; la questione del suo impegno ontologico e del suo ruolo teorico. Si noti che il lavoro volutamente trascura gli aspetti tecnici della logica dei predicati del primo ordine, non essendo un testo eminentemente divulgativo, dandoli tuttavia per assunti. Ciro De Florio si è dottorato e lavora presso il Dipartimento di filosofia dell'Università Cattolica di Milano. Ha inoltre pubblicato Second Order Logic. Intended Models and Ontology (Polimetrica Publisher, 2006) e Indirizzi fondazionali in filosofia della matematica (Isu Università Cattolica, 2005). Francesca Boccuni Manlio lofrida, per una storia della filosofia francese contemporanea. Da jacques Derrida a Maurice Merleau-Ponty, pp. 172, € 16, Mucchi, Modena 2007 L'incremento crescente della lettura critica delle filosofie di Foucault, Derrida e Deleuze sembra smentire le proposte teoriche più radicali dei tre pensatori, attenti al "divenire-altro", all'atopia della scrittura e alla dissoluzione della soggettività. Nei sette saggi raccolti in questo volume (scritti tra il 1995 e il 2005), lofrida sancisce la trasfigurazione "classica" dei tre David Harvey, Breve storia del neouberi- smo, ed. orig. 2005, trad. dall'inglese di Pietro Meneghelli, pp. 283, €22, Il Saggiatore, Milano 2007 Associata generalmente ai nomi di Rea-gan e Thatcher, di Pinochet e Deng Xiao-ping e, in tempi più recenti, di Bush jr., Berlusconi e ora Sarkozy, la svolta neoliberista ha segnato in profondità la storia recente di molti paesi, dal Cile alla Cina, dal Messico all'Europa orientale ex socialista e al Sud-Est asiatico. Tanto che, seppure con modalità, forme e tempi assai diversi da un contesto all'altro, il neoliberismo costituisce per molti aspetti l'autentica cifra distintiva delle politiche economiche nazionali degli ultimi venticinque anni. Di questo processo il volume ricostruisce la genesi culturale e politica, le prime sperimentazioni e i molteplici e complessi effetti sociali ed economici, senza indulgere in semplicistiche schematizzazioni. Il neoliberismo appare infatti ben altra cosa rispetto a una meccanica riedizione del liberismo classico, o al combinarsi di monetarismo e drastiche riduzioni del ruolo dello stato. Basti pensare alla presenza asfissiante dei monopoli, ai diversi casi di incremento della spesa pubblica e del deficit statale, alle politiche monetarie espansive e, almeno in tempi più recenti, a un ben poco liberale interventismo etico. Alla fine, più che nell'affermazione di uno sfrenato individualismo e di un mercato senza vincoli e limiti, la sostanza della svolta neoliberista deve essere rintracciata nel rafforzamento della posizione del capitale a discapito del lavoro, che ha per corollario l'irrefrenabile sviluppo della finanza e l'accentuarsi delle differenze sociali. Non solo, ma proprio la sempre più accentuata fragilità della coesione sociale che ne deriva sembra ormai dare luogo, secondo l'analisi di Harvey, a una più recente svolta neoconservatrice, e quindi all'accentuazione dei tratti autoritari e antidemocratici del neoliberismo. Alessio Gagliardi pensatori considerati. Dinanzi all'eclettismo postmoderno della French Theory, l'autore propone un riorientamento della radicalità teorica di Foucault, Derrida e Deleuze a partire dalle radici deila loro svolta teorica, inserite negli anni sessanta (e nell'orizzonte del '68). Tale rilettura si evidenzia nel terzo saggio (L'esaurimento del programma post-strutturalista: un bilancio e qualche prospettiva), con la presa di distanza dal "post-strutturalismo" (ma quanto vale questa etichetta per Deleuze?), che in Foucault e Derrida propone un razionalismo rigoroso e anti-psico-logico di matrice husserliana, miscelato con un'idea dell'assoluto come alterità, in funzione anti-soggettivistica e anti-umanistica, e in Deleuze produce una filosofia dell'evento come anti-umanesimo della differenza. Foucault, Derrida e Deleuze producono una cesura radicale con la filosofia della storia, della natura e del soggetto, che mira a far emergere il "fondamento nascosto di non-senso e di infinita energia vitale" delle strutture razionali. Si tratta di una rottura oltre la tradizione moderna che è improponibile nel nostro orizzonte storico. Nuove forme di ripetizione creativa acquistano ora, per lofrida, pregnanza teorica in una diversa topologia del presente. I motivi sono rintracciati in una nuova alleanza franco-tedesca che avvicini Adorno e Merleau-Ponty. Alla luce del pensiero di quest'ultimo, la storia dovrà far spazio all'evento senza accettarlo come salto verso il puro non-senso, la natura andrà iscritta nell'essere come limite al costruttivismo assoluto cartesiano e il senso comune pre-riflessivo della percezione dovrà illuminare, nel soggetto, "la finitezza del chiasma uomo-natura". Gaspare Pouzzi Pasquale Jannaccone, lezioni di statistica economica, a cura di Francesco Cassata e Roberto Marchionatti, pp. 215, €21, Celid, Torino 2008 Figura di primissimo piano della scienza economica italiana della prima metà del Novecento e rappresentante tra i più illustri del liberismo nostrano, Pasquale Jannaccone offrì anche un contributo significativo allo sviluppo scientifico della statistica. Alla materia dedicò infatti una fase lunga e importante della sua carriera: dal 1916 al 1932 tenne la cattedra di statistica, materia su cui, nello stesso periodo, concentrò larga parte della propria produzione scientifica. All'interno di questa si annoverano, a testimonianza del continuo sforzo di aggiornamento e sistematizzazione dei contenuti disciplinari, ben quattro manuali universitari, pensati in funzione dei suoi corsi. L'ultimo, del 1931, non venne dato alle stampe. Vede la luce soltanto ora, nella nuova collana "Lezioni e testi di maestri dell'ateneo torinese", corredato da un esauriente profilo biografico dell'autore, da un altrettanto accurato saggio di contestualizzazione storico-culturale (dei due curatori il primo e del solo Cassata il secondo) e di una selezione di documenti inediti. Il testo, coerentemente con l'assunto di metodo (in base al quale la statistica non è una scienza a sé e neanche una tecnica, ma un metodo di ricerca, non scindibile dalla conoscenza scientifica dei fatti a cui deve essere applicata), è non solo un manuale di statistica economica, esemplare per la chiarezza di argomentazione, ma anche una lezione di teoria economica e di economia applicata. Prima di passare alla disamina del tema delle serie storiche e di quello dei numeri indice (il principale argomento di ricerca in campo statistico di Jannaccone), ampio spazio è accordato all'analisi delle crisi e dei cicli economici e a una dettagliata e aggiornatissima, per quel tempo, analisi delle principali teorie elaborate sul tema. (A.G.)