Controversie di un inverno anatolico di Luca Badini Confalonieri Manuele II Paleologo DIALOGHI CON UN MUSULMANO 7a discussione a cura di Théodore Khoury, trad. dal greco di Federica Artioli, pp. 248, testo greco a fronte, € 23, Studio Domenicano - San Clemente, Bologna-Roma 2007 IL "DIALOGO DELLA DISCORDIA" Dialoghi con un musulmano Settima controversia a cura di Marco Di Branco, pp. 74, € 8, Salerno, Roma 2007 DIALOGHI CON UN PERSIANO a cura di Francesco Colafemmina, prefaz. di Rino Fisichella, pp. 100, € 10, Rubbettino, Soveria Mannelli (Ci) 2007 Nell'inverno del 1390-91 o in quello seguente, l'imperatore di Bisanzio Manuele II si trova ad Ankara, dove è stato chiamato per una campagna militare dal sultano Baya-zld, di cui è ormai vassallo. Le noie e i fastidi dell'inverno anatolico (le preoccupazioni, per esempio, per l'approvvigionamento delle truppe) sono alleviati dalla proposta dell'anziano maestro dell'islam, presso cui alloggia, di dibattere insieme di questioni religiose. In presenza di un traduttore e di molti altri uditori, i dialoghi hanno luogo per più giorni, sovente fino a ora tarda. Alcuni anni dopo, Manuele ritorna su quelle conversazioni e stende ventisei controversie, fortemente influenzate dalla pubblicistica anti-islamica. Questi testi, e in particolare la settima controversia, hanno acquistato un'improvvisa celebrità grazie alla citazione che ne ha fatto Benedetto XVI nella lezione da lui tenuta all'università di Regensburg il 12 settembre 2006. L'evocazione di un brano assai duro di Manuele contro l'islam, e la sua volontà di imporre la fede con la spada, aveva dato occasione al papa di spiegare, ancora con le parole dell'antico imperatore, che voler convertire con la violenza era cosa inadatta alla natura ragionevole di Dio e dell'anima umana. Conclusione evidente per un greco come Manuele, aggiungeva il papa; non evidente invece nella dottrina musulmana, per la quale Dio è assolutamente trascendente e non legato per questo a nessuna delle nostre categorie, fosse an- Filologia che quella della ragionevolezza. Non è mio compito commentare queste affermazioni. Registro solo che Benedetto XVI aveva esplicitamente rinviato (per il testo, ma anche per il commento) all'edizione della settima controversia allestita da Théodore Khoury per la prestigiosa collana delle "Sources chrétiennes" (Editions du Cerf) nel 1966. In Italia, la controversia non era mai stata pubblicata. Nel 2007, ne sono uscite tre edizioni (che reciprocamente si ignorano). La prima, dell'aprile, è quella delle Edizioni Studio Domenicano di Bologna e delle romane Edizioni San Clemente, terzo volume pubblicato del-1'"edizione italiana" della "Sources chrétiennes". Il volume è una versione fedele di quello del 1966. Il suo pregio è di presentare, a fronte della traduzione (unico delle tre edizioni italiane qui recensite), il testo originale greco e di mettere a disposizione del lettore italiano l'ampio studio introduttivo (130 pagine) e le note di commento al testo di Théodore Khoury. Il suo difetto è proprio l'eccesso di fedeltà a un'edizione che ha più di qua-rant'anni. Khoury presentava allora un testo inedito, dando nella sua introduzione un riassunto dettagliato delle due controversie già edite, la prima e la seconda (pubblicate da tempo nei volumi della Patrologia Grxca) e una sintesi rapida di tutte le altre ancora inedite (dalla terza alla H nuovo bando del Premio Italo Calvino Ventiduesima edizione 2008-2009 1) L'Associazione per il Premio Italo Calvino in collaborazione con la rivista "L'Indice" bandisce la ventiduesima edizione del Premio Italo Calvino. 2) Si concorre inviando un'opera inedita di narrativa (romanzo oppure raccolta di racconti, quest'ultima di contenuto non inferiore a tre racconti e di lunghezza complessiva di almeno 30 cartelle) in lingua italiana e che non sia stata premiata ad altri concorsi. Si precisa che l'autore non deve aver pubblicato nessun'altra opera narrativa in forma di libro autonomo, presso case editrici a distribuzione nazionale o locale. Sono ammesse le pubblicazioni su Internet, su riviste o antologie. Nei casi dubbi è opportuno rivolgersi alla segreteria del premio. Qualora intervengano premiazioni o pubblicazioni dopo l'invio del manoscritto, si prega di darne tempestiva comunicazione. 3) Le opere devono essere spedite alla segreteria del premio presso la sede dell'Associazione Premio Calvino (c/o "L'Indice", via Madama Cristina 16, 10125 Torino) entro e non oltre il 15 ottobre 2008 (fa fede la data del timbro postale) in plico raccomandato, in duplice copia cartacea dattiloscritta ben leggibile. Le opere devono inoltre pervenire anche in copia digitale su dischetto o cd-rom, da allegare al pacco contenente copia cartacea (l'invio per e-mail crea problemi di sovraccarico e intasamento e occorre pertanto evitarlo). I partecipanti dovranno indicare sul frontespizio del testo il proprio nome, cognome, indirizzo, numero di telefono, e-mail, data di nascita, e riportare la seguente autorizzazione firmata: "Autorizzo l'uso dei miei dati personali ai sensi della L. 196/03". Per partecipare si richiede di inviare per mezzo di vaglia postale (intestato a "Associazione per il Premio Italo Calvino", c/o L'Indice, Via Madama Cristina 16, 10125 Torino) euro 60,00 che serviranno a coprire le spese di segreteria del premio. I manoscritti non verranno restituiti. 4) Saranno ammesse al giudizio della giuria le opere selezionate dal comitato di lettura dell'Associazione per il Premio Italo Calvino. I nomi degli autori e i titoli delle opere segnalate saranno resi pubblici (anche in rete) in occasione della premiazione. 5) La giuria è composta da 5 membri, scelti dai promotori del premio. La giuria designerà l'opera vincitrice, alla quale sarà attribuito un premio di euro 1.500,00. "L'Indice" si riserva la facoltà di pubblicare un estratto dell'opera premiata. I diritti restano di proprietà dell'autore. L'esito del concorso sarà reso noto entro il mese di maggio 2009 mediante un comunicato stampa e la pubblicazione sulla rivista "L'Indice". 6) Ogni concorrente riceverà entro giugno (2009) - e comunque dopo la cerimonia di premiazione -, via e-mail o per posta, un giudizio sull'opera da lui presentata. 7) La partecipazione al premio comporta l'accettazione e l'osservanza di tutte le norme del presente regolamento. Il premio si finanzia attraverso la sottoscrizione dei singoli, di enti e di società. Per ulteriori informazioni si può telefonare il venerdì dalle 9.30 alle 16.00 al numero 011.6693934, o scrivere a: premio.calvino@tin.it ventiseiesima). In quello stesso 1966 sarebbe però uscita l'edizione di tutti i ventisei dialoghi a cura di Erich Trapp (nella collana dei "Wiener Byzantinische Studien"). Oggi, poi, si dispone dell'edizione a cura di Karl Fòr-stel, con ampia introduzione, testo greco e traduzione tedesca (tre volumi del "Corpus Islamo-Christianum", 1993-1996). L'edizione Khoury è quindi ormai datata. Oltre al resto la curatrice, che ha pur fatto un lavoro attento e paziente, è eccessivamente timida e alcune volte ri- nunzia a correggere evidenti refusi (come a p. 23 : "Bajazet convocò di nuovo i suoi vassalli europei ad Ankara, l'antica Andra, nell'inverno del 1391/92. Manuele ci andò, ma il 7 gennaio 1391 era già di ritorno nella sua capitale", dove l'ultima data è senz'altro da correggersi in 1392), altre volte addirittura a tradurre, come quando, dando la descrizione dei codici che ci hanno trasmesso il testo greco, scrive : "contiene 693 folios"; o come quando dà nella loro forma francese i nomi degli autori greci citati da Khoury ("Deme-trios Cydones" per "Demetrio Cidone", e così via). La seconda edizione, uscita nel settembre dalla Salerno Editrice a cura del bizantinista Marco di Branco, presenta in forma snella ed elegante il solo testo italiano (tradotto dall'edizione Fòrstel) con una bibliografia aggiornata e sobriamente commentata e un'introduzione informata e al tempo stesso "attualizzante". Già il titolo scelto per il volume (Il "dialogo della discordia") fa allusione apertamente, del resto, alle polemiche seguite all'intervento papale di Regensburg. Di Branco da un lato contestualizza il testo di Manuele nella tradizione della letteratura di controversia, dall'altro si chiede che senso abbia richiamarsi oggi a tale letteratura in funzione di un dialogo tra cristianesimo e islam. Accanto a Benedetto XVI, Di Branco evoca il gesuita egiziano Samir Kha-lil Samir, uno dei consiglieri più ascoltati dal papa su questi temi, che propone di riscoprire quegli antichi testi perché ancora utili per il dialogo attuale. Ma l'antica controversistica, obietta Di Branco, è sorda alle ragioni dell'altro. Teologicamente il discorso di Regensburg è ineccepibile, continua lo studioso. Ma è su un altro piano che il dialogo può avvenire: ammettendo l'irriducibilità delle varie religioni e accettando così com'è il volto dell'altro. Rimane però il fatto, si potrebbe a nostra volta obiettare, che il rispetto del volto dell'altro non vanifica e annulla il problema del rapporto alla verità. Sarebbe poi auspicabile, penso, una riflessione attenta ai diversi possibili approcci teologici e pastorali. Già nel testo di Manuele si ha del resto, com'è naturale, non il discorso simpliciter della teologia, ma quello di una certa teologia, che sarebbe interessante meglio precisare nelle sue origini storiche e nel suo profilo (penso per esempio al DIALOGHI CON UN PERSIANO suo insistere sulla volontà ascetica dei "perfetti", che scelgono non solo l'osservanza dei comandamenti ma la pratica dei consigli evangelici per una reale adozione a figli). In questa analisi più interna al dialogo in questione si potrebbe del resto rilevare un aspetto a tutta prima paradossale (se si pensa alle conclusioni del discorso del papa): è proprio il saggio musulmano a sostenere con forza la dottrina etica del giusto mezzo, così cara alla filosofia greca (ma ripresa in ambito islamico da Al Fàrabi, da Ghazzali, da Ibn Mi-skawayh). In realtà, il discorso di Manuele tende a confinare la "ragione" islamica nella sfera del corpo e dei sensi, mentre la vita cristiana prende per lui spazio e sostanza in una dimensione spirituale, che sottolinea soprattutto l'apertura ascetica e mistica dell'anima razionale, il suo essere chiamata a una libera dinamica di amore che non concerne in verità solo la "ragione", ma anche il cuore e l'intero essere. Buon'ultima è venuta, nell'ottobre, l'edizione Rubbettino, prefata da monsignor Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranese, e curata da Francesco Colafemmina, che aggiunge alla traduzione italiana della settima controversia anche quella del proemio e della prima (tutti i testi sono tradotti dall'edizione Trapp 1966). Il curatore è un attivista che si batte per la difesa dei diritti del popolo cipriota nei confronti del governo turco. La sua introduzione evoca il dramma della caduta di Bisanzio, e insieme la "splendida vittoria di Manuele" in questo dialogo, testimonianza luminosa e profetica della vittoria del logos. Senonché, un grecista che oltretutto arriva a tradurre per terzo il dialogo in italiano avrebbe potuto evitare di rendere in modo così maldestro (e con glossa errata) la chiusa della settima controversia, quando il saggio musulmano suggerisce di andare a dormire perché vede Manuele stanco per aver troppo praticato la caccia, allontanandosi in tal modo dall'aurea misura: "Colui che ora ci comanda [il Muteriz] se avesse trascurato la misura anche riguardo a ciò, come in quasi tutte le altre cose, credo che avrebbe ricevuto imprecazioni anche da quelli che amano troppo andare a caccia". E il Muteriz ("maestro": con questo nome è designato, nella controversia, l'interlocutore di Manuele) che sta parlando. Dicendo "colui che ora ci comanda" non può parlare di se stesso. "Ma se il nostro attuale sovrano - dice in realtà il Muteriz, facendo allusione al sultano Bayazld, che imponeva all'imperatore cristiano di accompagnarlo nei suoi svaghi venatori - sdegna la misura anche in questo, come in quasi tutto il resto, gliene verranno maledizioni anche dai più appassionati cacciatori!". 1.badinigwanadoo.fr L. Badini Confalonieri insegna letteratura italiana all'Università di Chambéry