Storia Tra uguaglianza e conformismo di Francesco Tuccari Un magnifico prosatore Umberto Coldagelli VITA DI TOCQUEVILLE (1805-1859) La democrazia tra storia e politica pp. Vn-340, €24,50 Donzelli, Roma 2005 In questi ultimi anni la figu- ra e l'opera di Alexis de Tocqueville (1805-1859) sono state oggetto di un costante in- teresse, come dimostrano, tra gli altri, gli importanti lavori di Eric Keslassy, di Sheldon S. Wolin, di Olivier Meuwly, di Sharon B. Watkins, di Robert T. Gannett, di Serge Audier, di Laurence Guellec, di Jean- Louis Benoìt e di Frantjoise Me- lonio. Per il momento è ancora difficile capire se questi studi abbiano davvero inaugurato, come si è detto, un nouveau re- tour de Tocqueville. Oppure se essi si inseriscano nel solco di quel primo e più grande retour che è iniziato alla vigilia della seconda guerra mondiale con le monografie di Pierson e di Mayer e che è poi proseguito per tutta la seconda metà del Novecento, parallelamente alla pubblicazione delle OEuvres complètes, iniziata presso Galli- mard nel 1951 e ormai prossima al compimento. Quel che è cer- to - e che è stato confermato dai molti incontri di studio che si sono svolti tra l'Europa e gli Stati Uniti in occasione dell'ap- pena concluso bicentenario del- la nascita di Tocqueville - è che l'autore di La democrazia in America (1835-40), dei Ricordi (1850-51) e di L'antico regime e la rivoluzione (1856) rimane an- cor oggi un riferimento essen- ziale nella storia del pensiero politico e sociale contempora- neo. E ciò, come avviene per i grandi "classici", sia per il rap- porto che intrattenne con la propria epoca sia per la perdu- rante attualità di molte delle sue riflessioni e del nucleo stesso della sua teoria della democra- zia e della libertà nel mondo moderno. Anche in Italia esiste un'im- portante tradizione di studi toc- quevilliani. E anche in Italia il bi- centenario non è certo passato sotto silenzio. L'"evento" più si- gnificativo di questa ricorrenza è stato tuttavia la pubblicazione, presso Donzelli, della Vita di Tocqueville di Umberto Colda- gelli, "finita di stampare", come si legge nell'ultima pagina, "il 29 luglio 2005", esattamente due- cento anni dopo la nascita di Alexis. Si tratta di un lavoro serio e importante, che, sulla base dei materiali portati alla luce dall'edizione delle CEuvres, ag- giorna in diversi passaggi le bio- grafie di Tocqueville oggi dispo- nibili, in un quadro d'insieme as- sai persuasivo. Di un lavoro, in- somma, tutt'altro che "occasio- nale". Scritto, del resto, da uno studioso che è ben noto per aver curato con grande rigore impor- tanti testi tocquevilliani. La Vita di Coldagelli prende le mosse dagli anni della giovinez- za di Alexis (fino al 1830), vissu- ti in un ambiente aristocratico profondamente scosso dal trau- ma della Rivoluzione e ormai av- viato al tramonto. Sono gli anni cruciali della formazione, degli studi e degli inizi della carriera giudiziaria di Tocqueville, in cui, accanto ai genitori, ebbero un ruolo importante Chateau- briand, zio di Alexis e profondo conoscitore dell'America; i due amici di una vita, Louis de Ker- gorlay e Gustave de Beaumont; e ancora Guizot, i cui corsi Toc- queville seguì alla Sorbona nel 1829-30, nel quadro di un con- fronto serrato con la cultura li- berale della Restaurazione. Que- sta prima fase della biografia di Tocqueville, a cui è dedicato il primo capitolo della Vita, si chiuse con la rivoluzione di lu- glio, quando Alexis, schieratosi a favore della monarchia orleani- sta, si trovò isolato negli ambien- ti legittimisti della sua famiglia e delle sue stesse amicizie. Fu allora che maturò la deci- sione di intraprendere, insieme a Beaumont, quel viaggio negli Stati Uniti (1831-32) da cui pre- se avvio la grande impresa della Democrazia in America, portata a termine nel corso degli anni trenta con la stesura della prima e della seconda parte dell'ope- ra, pubblicate nel 1835 e nel 1840. A quel viaggio e a questa impresa - che costituiscono il nucleo della seconda fase della biografia di Tocqueville (1831- 40) - Coldagelli dedica il secon- do e il terzo capitolo del libro, affrontando la nota questione del rapporto fra la prima e la se- conda Democrazia: fra un testo che è dedicato in modo prima- rio all'analisi della società de- mocratica americana e un altro testo che è invece soprattutto incentrato, con un taglio più teorico, il pensiero rivolto al- l'Europa e una forte dose di pessimismo, sull'analisi delle società democratiche in astratto e delle sfide che esse pongono al destino della libertà nel mon- do moderno. Al momento della pubblica- zione della seconda Democrazia Tocqueville sedeva da circa un anno alla Camera dei deputati. E da allora, per oltre un decennio, la politica rimase la sua occupa- zione principale. Questa terza fase della biografia di Tocquevil- le (1839-51) viene ricostruita nei capitoli quarto e quinto del li- bro, dedicati agli ultimi anni del- la monarchia orleanista e a quel- li della rivoluzione del 1848, del- la presidenza di Luigi Napoleo- ne e del colpo di stato del 2 di- cembre 1851. Sono le pagine più interessanti della Vita. Ci mo- strano un Tocqueville che inter- viene sui temi dell'abolizione della schiavitù, della riforma pe- nitenziaria, della politica estera e coloniale, dei rapporti tra chiesa e stato e tra religione e politica; che all'"ateismo politico" di Guizot oppone il progetto di un "nuovo partito conservatore" per arginare le possibili derive di Maurizio Griffo Dopo diversi contributi particolari, soprattut- to alcune impeccabili edizioni di suoi scrit- ti, Umberto Coldagelli corona una lunga fedeltà tocquevilliana con un'ampia biografia. Si tratta di un lavoro importante anzitutto per il taglio in- terpretativo proposto. Le biografie non sono molto in voga nella storiografia italiana, perché considerate un genere minore. Scegliere la bio- grafia significa riconoscere, almeno implicita- mente, l'importanza della personalità nella sto- ria. Un discorso che, se vale per la storia gene- rale, ha poi una sua particolare rilevanza nel ca- so di un pensatore come Tocqueville, perché mette in luce la necessaria connessione tra ri- flessione intellettuale e vicenda individuale. D'altronde, nel caso specifico, il ricchissimo epi- stolario dello scrittore normanno offre un'ampia materia prima per articolare compiutamente il racconto biografico. Tocqueville è un prosatore magnifico, che combina l'acutezza dell'osservazione particolare con una non comune capacità di generalizzare. In questo spontaneo collegamento fra particola- re e universale, che le sue pagine presentano con grande naturalezza, sta uno dei segreti della sua crescente fortuna. Tuttavia, tale affascinante ca- ratteristica sollecita una tentazione cui non sem- pre l'interprete riesce a resistere. Così, da qual- che anno, la letteratura tocquevilliana comincia a spesseggiare di eleganti centoni che combina- no molte citazioni senza curarsi del contesto da cui sono tratte. Ancora peggio, sempre più fre- quentemente Tocqueville viene tirato in ballo al fine di corroborare le tesi più disparate. Lo si adopera, insomma, come alcuni decenni addie- tro si adoperava Marx. Il libro di Coldagelli si colloca saggiamente in controtendenza, stigma- tizzando negativamente l'uso di Tocqueville co- me profeta buono a tutti gli usi. A questa im- propria torsione euristica Coldagelli contrappo- ne sobriamente la sua irrinunciabile statura di classico interprete dei problemi della democra- zia e della libertà nelle società moderne. Il profilo biografico che si disegna è accurato e analitico, ma da subito l'autore presenta al let- tore le coordinate generali all'interno delle qua- li collocare il racconto degli avvenimenti. Le giunture essenziali della riflessione tocquevillia- na sono rintracciate nel coerente svolgimento di un'intuizione giovanile, la "precoce scoperta del destino egualitario del mondo moderno". Tale intuizione verrà indagata dapprima sincronica- mente, per verificare se fosse possibile la "so- pravvivenza della libertà nelle società moderne" abitate dalla nuova fattispecie antropologica "dell'uomo democratico". Successivamente, a distanza di circa due decenni, lo stesso tema sarà studiato diacronicamente nel "passaggio dall'e- ra aristocratica a quella democratica". Nascono così le due grandi opere: La democrazia in Ame- rica e L'Antico regime e la Rivoluzione. Anche sul controverso problema delle fonti del suo pensiero Coldagelli si muove con cali- brata attenzione. Sul nucleo degli autori che ne influenzano la formazione, la triade Monte- squieu, Pascal, Rousseau, si innestano le sugge- stioni derivate dai corsi di Guizot alla Sorbona. Ma sono poi le sollecitazioni delle ricerche sul campo, dal vivo in America e in archivio e in bi- blioteca per il libro sulla Rivoluzione francese, a garantire l'elaborazione delle intuizioni in quel- la compiuta architettura concettuale, aperta ma al tempo stesso coerente, che è la cifra inimita- bile dell'opera di Tocqueville. verso la barbarie del socialismo o l'investitura plebiscitaria di un nuovo tiranno; e che dopo il 1848 vede materializzarsi queste due prospettive negli sviluppi della rivoluzione tra il febbraio e il giugno e quindi in Luigi Na- poleone. Si tratta di un Tocque- ville mosso da un realismo a trat- ti "sconcertante" e da forti pul- sioni conservatrici; in- capace, soprattutto, di comprendere a fondo la moderna questione sociale e le sfide poste dall'emergere delle classi subalterne e del socialismo. Da qui, in ultima analisi, il falli- mento della sua espe- rienza politica e la scelta, dopo il colpo di stato, di ritirarsi a vita privata, in un "esilio in patria" che doveva durare fino alla mor- te e che coincise con gli anni del- la stesura di L'antico regime e la rivoluzione, ai quali è dedicato il sesto capitolo. Tre tesi essenziali innervano il complesso di questa nar- razione. La prima riguarda il singolare intreccio fra la visione disincantata che Tocqueville ebbe della marcia travolgente della democrazia e il suo punto di vista tipicamente "aristocra- tico" sui caratteri e i rischi di questo processo. A differenza di quanto sostenuto da molti studiosi, non esiste, secondo Coldagelli, un Tocqueville "sdoppiato tra cuore e ragio- ne", tra la sensibilità della pro- pria classe sociale e le convin- zioni scaturite dalla compren- sione razionale del processo storico in atto. Questa com- prensione, al contrario, fu pro- prio il frutto degli "istinti fon- damentali" di Tocqueville, dei suoi valori predemocratici, a partire dalla sua concezione della libertà. A questo intreccio corrisponde - è la se- conda tesi - la visione che Tocqueville ebbe dei rapporti fra storia e politica: la prima in- tesa come il teatro dell'avanzata "natura- le" e irresistibile dell'e- guaglianza delle condi- zioni, la seconda co- me l'unico possibile argine "artificiale" contro i suoi probabili esiti conformistici, atomistici e dispotici. Questa vi- sione, secondo Coldagelli, for- nisce la chiave dell'intera biogra- fia di Tocqueville. La quale fu per l'appunto scandita dalla scoperta del "senso democrati- co della storia" negli anni giova- nili; dalla duplice "verifica" di questa scoperta in America e in Europa negli anni della compo- sizione delle due Democrazie; dal tentativo fallimentare di porre un "argine" agli "istinti selvaggi" della democrazia at- traverso la politica attiva; e quindi dal ritorno alla "con- templazione" del senso demo- cratico della storia (e del suo le- game, in Francia, con la tradi- zione del centralismo statale e con lo spirito rivoluzionario), nel quadro di una rassegnata dissociazione tra storia e politi- ca, tra scienza politica e arte di governo. Tra le ragioni essenziali di questa "sconfitta della politica" Coldagelli richiama più volte - è la terza tesi - l'inattualità di Toc- queville rispetto alle "vere no- vità del secolo": l'avvento della civiltà industriale e del moderno movimento operaio. È questa inattualità che spiega altresì l'o- blio calato sulla sua opera a par- tire dagli anni settanta dell'Otto- cento. A essa, tuttavia, fa da con- trappunto la sua straordinaria capacità di "immaginare" i ca- ratteri della moderna società di massa e del ruolo che in essa gio- cano le passioni, gli interessi e le miserie dell 'homo democraticus. Deriva da qui l'eccezionale for- tuna novecentesca di Tocquevil- le come "profeta della società di massa". Questa "straripante ri- scoperta", aggiunge l'autore, ha spesso prodotto improbabili re- vival tocquevilliani. Nel suo nu- cleo originario, tuttavia, l'idea di Tocqueville che le moderne so- cietà democratiche siano desti- nate, se lasciate a se stesse, ad atomizzarsi e assoggettarsi a po- teri forti, suadenti e tutelari, mantiene intatta, secondo Col- dagelli, la sua validità. Anche ol- tre il Novecento. ■ francesco.tuccari@unito.it F. Tuccari insegna storia delle dottine politiche all'Università di Torino