N. 6 Le fatiche della bibliofilia Intervista a Vittorio Di Giuro Perché questo nome francese, Sylvestre Bonnard, per una casa editrice italiana? Il nome è un omaggio a un personaggio letterario, lo studioso e bibliofilo protagonista di un romanzo di Anatole France che è stato per molto tempo un long-seller. Naturalmente il romanzo non è più presente come una volta nella memoria dei lettori, e così mi succede ogni tanto che qualcuno si congratuli con me perché il mio accento francese non si sente affatto. Chi frequenta le librerie anglosassoni sa che, anche in quelle di dimensioni ridotte, si trova quasi sempre una sezione denominata books on books. Non mi sembra che si possa dire la stessa cosa delle librerie nostrane. E questo il "vuoto" che la Bonnard si prefigge di colmare? L'idea di pubblicare "libri che parlano del libro" nasce piuttosto dalla considerazione che la storia del libro è ormai da non pochi decenni considerata una disciplina a sé stante in molti paesi. Anche in Italia, naturalmente, è coltivata e da non pochi studiosi, ma poiché la storia del libro collima con molti e vasti campi del sapere, era giustificato supporre che potesse e dovesse uscire dall'ambito degli studi accademici per rivolgersi a un pubblico ragionevolmente più ampio con una sigla editoriale autonoma. Premio Dedalus Non sembra una grande notizia: è nato l'ennesimo premio letterario. Lo "Stephen Dedalus" però dovrebbe distinguersi, almeno nelle intenzioni dei fondatori (Alberto Casadei, Andrea Cortellessa, Guido Mazzoni, Massimo Raffaeli). Infatti, saranno in primo luogo i critici a esprimere il loro giudizio, senza distinzione tra accademici e militanti: l'importante sarà riconoscere la qualità delle opere, sia di autori famosi che di esordienti, pubblicate da case editrici grandi o piccole. Verranno premiati insomma testi che incidano sul presente e che non siano destinati a restare il caso o la moda di pochi mesi. In questa scelta verranno coinvolti anche i "lettori forti" (quelli appunto che non si fanno condizionare dalle mode), che potranno esprimere il loro voto eleggendo uno dei finalisti, e che soprattutto potranno inviare le loro motivazioni per la scelta, delle quali si terrà conto nella fase finale del premio. Per questa prima edizione il presidente sarà Enzo Golino, e in giuria, oltre ai fondatori, entreranno Grazia Casagrande di Librialice.it, sito sul quale si proporranno interventi e dibattiti, e Lidia De Federicis, che metterà a disposizione la sua lunga esperienza all'"Indice". Le sezioni del premio per il 2005 saranno due, narrativa e poesia, ma è già previsto per il futuro che saranno prese in considerazione anche la saggistica (non solo letteraria) nonché le nuove opere multimediali, ai confini tra scrittura letteraria, arte e musica: per quanto ancora pionieristiche, infatti, queste opere possono fornire importanti stimoli per interpretare i sempre più intricati rapporti fra cultura scritta e cultura visuale. Anche i lettori dell'"Indice" possono esprimere il loro voto con una motivazione (max 500 caratteri). E sufficiente inviare una mail all'indirizzo premiostephendedalusOvirgilio.it, indicando fino a due opere tanto per la narrativa quanto per la poesia (alla preferita vengono assegnati 2 punti, 1 all'altra), edite tra il 1° luglio 2004 e il 30 giugno 2005: le più votate entreranno di diritto in finale. Entro il mese di luglio la giuria stabilirà le rose di cinque finalisti, mentre i vincitori saranno scelti entro settembre. La premiazione avverrà nel mese di ottobre a Forlì, dove l'Associazione "Nuova civiltà delle macchine" curerà gli aspetti organizzativi. I premi saranno offerti dalla Fondazione "Cassa dei risparmi di Forlì". E ditori A ' È noto che Umberto Eco è un grande bibliofilo, e porta sempre con sé un'agendina elettronica con tutto il suo catalogo. Altri studiosi e letterati, al contrario, professano una sorta di disdegno per la bibliofilia. E diffusa questa passione per l'oggetto libro (per citare il titolo del vostro sontuoso annuario) fra i nostri letterati e uomini di cultura? Non saprei dire se e quanto sia diffusa. Ma l'interesse per il libro antico, o per il libro da collezione in generale, dovrebbe, proprio nella considerazione di studiosi e letterati, trascen dere le motivazioni del collezionismo, perché ogni oggetto libro esprime, in quanto tale, una realtà sociale e storica, economica ed estetica, che ogni uomo di cultura dovrebbe avere interesse a decifrare, e che è l'essenza stessa dell'importanza che assume, come disciplina, la "storia del libro". Intendo dire che un'edizione, poniamo, del Cinquecento, a prescindere dal testo, che potrebbe anche non essere così importante, "parla", dice più cose di quanto non si creda attraverso la sua materialità - la carta, la composizione del frontespizio, l'impaginazione, il colophon - e tanto più se l'esemplare, in quanto "unico", reca tracce dell'uso che ne hanno fatto i precedenti proprietari. Fra le prime imprese della vostra casa editrice è stato un ricchissimo Manuale enciclopedico della bibliofilia. Si potrebbe dire che il vostro catalogo, che ormai conta più di sessanta titoli divisi in varie collane, si sia sviluppato da quello stupendo volume? Non esattamente. Sin dall'inizio il progetto prevedeva un duplice indirizzo editoriale: quello della bibliofilia in sensa stretto, a uso dei collezionisti o aspiranti tali, e quello invece rivolto alla storia e alle arti del libro. Di qui la collana "Il sapere del libro", in cui si trattano i molteplici aspetti del rapporto tra cultura scritta e società occidentale nel corso dei secoli; "L'ordine dei libri", riservato alle bibliografie; "I materiali e le tecniche", sulle componenti materiali del libro tipografico come oggetto, per chi si occupa di editoria a livello professionale o per semplice interesse personale. Ci sono altre collane ancora, come "Il piacere di leggere", che ospita testi di narrativa in cui il libro è protagonista, o memorie e testimonianze di personaggi che hanno fatto, in qualche misura, la storia del libro, come i ricordi di Sylvia Beach, Shakespeare & Company. E vorrei anche ricordare "Bibliotheca", una rivista semestrale di studi bibliografici diretta da Attilio Mauro Caproni e Alfredo Serrai, importante per il prestigio degli studiosi che la dirigono e vi collaborano. Vuole parlarci della più recente delle vostre "grandi opere", il Dizionario biografico dei miniatori italiani? E un'opera importante, alla quale ha lavorato per anni un gruppo di studiosi italiani e stranieri, coordinato dalla curatrice Milvia Bollati. Prende il posto di un'opera analoga di D'Ancona e Aeschlimann, ormai introvabile e peraltro superata, e dovrebbe costituire uno strumento indispensabile per ogni studioso della storia della miniatura, e non solo. Esiste una netta demarcazione tra bibliofilia e "bibliomania"? Direi di sì, come esiste in generale tra amore e cieca passione possessiva, a chiunque si rivolga, oggetto materiale o essere umano. In più, però, per i motivi che ho cercato di illustrare, la bibliofilia dovrebbe essere espressione di un interesse che va ben oltre quello puramente collezionistico. Un noto libro americano dedicato alla passione dei libri s'intitola A Gentle Madness. Ma è davvero sempre "gentile", "soave" e, a conti fatti, innocua, questa passione? o - come lascia sospettare la presenza di diversi libri gialli, o piuttosto noir, nel vostro catalogo - può avere il suo "lato oscuro"? Non c'è dubbio. Si può uccidere e compiere malefatte per il possesso di un libro come per il possesso di un diamante o di una persona amata. Il vostro catalogo è composto quasi esclusivamente di titoli originali, ma spiccano anche alcune riedizioni di libri celebri, come l'impareggiabile Luoghi letterari di Giampaolo Dossena. Avete in programma altri repèchages del genere? Sì: nel prossimo autunno-inverno, per esempio, pubblicheremo La coltura e le relazioni letterarie di Isabella d'Este, una serie di saggi di Alessandro Luzio e Rodolfo Renier pubblicati tra il 1899 e il 1903 in più numeri del "Giornale Storico della Letteratura Italiana" e mai apparsi in volume: inaugureranno una nuova collana diretta da Simone Albonico, che insegna all'Università di Pavia. Nell'agile guida di Hans Tuzzi, Collezionare libri, si sostiene, cifre alla mano, che l'acquisto di un libro è quasi sempre un buon investimento; e che collezioni di tutto rispetto possono essere messe insieme anche con budget molto limitati. Crede che le "regole" del mercato della bibliofilia cambieranno, ora che la ricerca del libro costa assai meno "sforzo fisico" - meno viaggi e spostamenti - e avviene sempre più spesso on line? Mi permetto di rimandare a un libro che abbiamo pubblicato qualche mese fa, Una libbra di carta di John Baxter, dove l'autore racconta come è riuscito a mettere insieme una collezione miliardaria di prime edizioni di autori contemporanei acquistate a poco prezzo. Ma non è certo una ricerca che possa dare frutti facendola on line, salvo qualche improbabile caso fortunato: oltre a cultura e occhio acuto richiede ancora molto, molto "sforzo fisico". ■ a cura di Francesco Rognoni Errata corrige Luca Munaron insegna fisiologia e non psicologia, come erroneamente indicato a p. 5 del numero scorso. Ci scusiamo con lui e con i lettori. Tutto in copertina Si chiama Isbn la nuova casa editrice diretta da Massimo Coppola (redattore di Rai due e Mtv) e Giacomo Papi (giornalista di "Diario") nata all'interno del gruppo II Saggiatore. Il nome e il progetto grafico sono assai eloquenti: niente marketing, niente packaging; un lancio pubblicitario che insiste su un unico messaggio. Che le copertine parlino del libro, un calcio a Genette e a tutti i suoi apparati metatestuali, il lettore deve conoscere come si è giunti all'oggetto che ha in mano. Spazio e visibilità dunque ai traduttori, revisori, segnalatori, lettori, consulenti, correttori di bozze, comitati, a tutti coloro che, a vario titolo, entrano nell'operazione editoriale. Tanti nomi campeggiano nel bianco neutro della copertina insieme a quello dell'autore. Può apparire un'ingenuità, un escamotage degno di Baricco ma, se si passa al catalogo, i titoli sorprendono. Un romanzo russo d'esordio, il kit per la guerriglia post no-global, racconti dalla Corea del Nord, un saggio che intreccia la storia del calcio con quella della deportazione, e un romanzo "di culto" per i giovani lituani. E inoltre, di qualche mese fa, la traduzione della raccolta dei racconti di Pancake Breece D'J, intitolata Trilobiti: suicidatosi a ventisei anni nel 1979, in America è considerato un classico.