N. 10 dei libri del mese | Editoria È raro che questa rivista componga numeri caratterizzati dalla dominanza di un tema. Si è discusso qualche volta in redazione se ciò convenisse (possiamo ora cogliere l'occasione per chie- ■ derlo anche ai lettori), ma si è concluso che tale scelta avrebbe dovuto restare eccezionale. La selezione di libri da recensi- -re dipende ovviamente da una parte dall'offerta, dall'altra dalle sollecitazioni dei tanti, davvero tanti, nostri autorevoli collaboratori. Ma capita in questo numero, senza che lo si sia programmato, che gran parte sia dedicata a una riflessione sull'Italia contemporanea. Nonostante il giro del secolo, la contemporaneità può essere pensata, nel nostro paese, come comprendente i 60 anni e più che ci separano dalla fine della guerra. È vero che entro questo periodo si contano almeno 3 generazioni: sia fra i lettori sia fra i compilatori della rivista, ce n'è una parte (gli anziani) la cui vita adulta coincide in toto con quel corso di anni, un'altra che era giovane e giovanissima nel '68 e infine una terza, come si ricorda nel commento al "Libro del mese", che nel '68 non poteva scegliere, per semplici ragioni anagrafiche. Ma la biografia di una nazione non è la biografia degli individui. Tutti noi, senza riguardo all'anagrafe, siamo in un paese che stenta a cambiare pagina. Alla profondità dei cambiamenti che sono occorsi nel suo corpo non corrispondono cambiamenti nella sua testa: non riusciamo ancora a comprendere con quali mete sapremo affrontare i grandi pericoli e le grandi opportunità del nuovo secolo. Nel discorso comune questa incertezza è rappresentata dall'idea che noi non si sia ancora pervenuti alla "seconda" repubblica e che ci si stia trascinando, da ben tre lustri, nella marcescente crisi della "prima" repubblica. Questa irresolutezza italiana, che certo ha parentele con le generali difficoltà sia internazionali sia del cosiddetto mondo occidentale, e che tuttavia ha una sua specifica gravità, dovrebbe essere indagata più di quanto normalmente si faccia. Da dove essa origina? Quali ne sono le principali ragioni? Come si è riusciti a rovinare la buone premesse del dopoguerra? Ovviamente un numero de "L'Indice dei libri" può raccogliere solo alcune analisi che tentino una risposta a questa domanda. Si può partire dall'antologia degli scritti di Di Vittorio e Trentin, poi ripercorrere le biografìe politiche di due protagonisti quali La Malfa e La Pira, il primo un generale con pochi soldati (nella recensione allo studio di Paolo Sod-du, Marco Scavino ricorda "con un poco di malignità" il giudizio che Gramsci diede del programma di Salvemini quale una ottima "ricetta per cucinare una lepre alla cacciatora senza avere la lepre"), il secondo impegnato in una lotta generosa e ambigua contro la modernità ìt^vY—Cg? (s' ve