N. 12 Idei libri del mese 11 L'iPad: il culto della carta e l'incubo delle casse Tutte le sottolineature del mondo di Pier Giuseppe Monateri Che tipo di novità rappresenta l'iPad, o comun- que la diffusione dei lettori di libri elettronici, per uno studioso? Cioè per qualcuno che, essendo un accademico, legge e scrive per mestiere? Al di là di tutti gli articoli che ormai negli ultimi mesi sono usciti sulla "tavoletta", è chiaro, infatti, che essa conferisce un nuovo senso alla " documenta - lità". Cioè al come si costruisce l'archivio del pen- siero, l'insieme delle note, delle sottolineature, del- le "tracce" mediante cui si costruisce un testo su un altro testo. Proviamo, quindi, innanzitutto a ragionare alla Maurizio Ferraris, cioè in termini ontologici, ovvero sulle modifiche fisiche che l'iPad introduce nel mon- do dello studio, inteso pro- prio in quanto dispositivo in grado di ridisciplinare com- pletamente la quotidianità. Direi, prima di tutto, che nel lungo periodo rende qualsiasi tipo di trasloco, o di separazione, estremamente agevole. L'incubo di ogni ac- cademico è sempre stata la sua libreria, le casse di libri, la fatica, per non dire l'im- possibilità fisica di riconcen- trarli di nuovo, trasportarli, disporli una seconda, una terza volta, richiamare i fale- gnami, pagarli, vivere con le casse per lungo tempo. Fu proprio nel saggio Tolgo la mia biblioteca dalle casse che Walter Benjamin trovò un nuovo senso al motto latino "habent sua fata libelli", nel senso che, forse, lo scopo ul- timo dei libri è quello di rac- contare il collezionista, una volta che questi sia ormai an- nientato. In fondo questo è anche lo scopo ultimo di un computer: come il suo padro- ne aveva sistemato le cartelle, dove aveva messo i file, e nell'iPad ancora di più, vi si troveranno i libri, e gli intrattenimenti, quali ap- plicazioni aveva scaricato, le campane tibetane, le pendole inglesi, la posta, i giornali annotati, e anche i fumetti. Insomma, con la diffusione dei lettori di libri elettronici si diffonde un nuovo rapporto tra supporto e iscrizione: i libri cessano di essere ogget- ti ingombranti e duraturi - come avvenne dopo l'introduzione del codex rispetto al roto- lo - e divengono più che altro oggetti semplicemente "iscritti", che possono essere in gran copia contenuti e traspor- tati in oggetti agili. L'incubo delle casse di Benjamin ora scompare: l'intera libreria può essere contenuta in un oggetto zen. Un oggetto che ha pochissimo di americano, e mol- to di giapponese. Naturalmente, questo teoria poteva già avvenire con il Devo confessare di non sentire alcuna nostalgia per "la carta", anzi, di provare molto sollievo a non dover cercare la matita, gli occhiali, il danna- to segnalibro smarrito e così via. Ovviamente gli occhiali non servono più, si possono allargare di- rettamente i font, la matita è inutile, si sottolinea con il dito, e si sceglie il colore adeguato all'im- portanza della notazione, giallo, verde, rosa ecc. Si appiccicano sulle pagine dei post-it virtuali con le proprie annotazioni. Direi quasi che il contatto fi- sico con la tavoletta e le sue pagine animate è più intenso di quello con il libro. Dal punto di vista dello studioso l'aspetto essen- ziale è comunque questo: le note, i segnalibri, le •sii ^BBBb' ^wD i in computer, ma il fatto è che qui i libri si possono leggere davvero. Anzi, for- se, si possono leggere meglio. La principale diffe- renza rispetto al computer è, infatti, che ci si può addormentare. Per qualche ragione che mi sfugge, lo schermo del computer ravviva l'attenzione ma impedisce di prendere sonno. Personalmente ho constatato che invece leggendo un libro sull'iPad si può cadere addormentati, il che significa che questi schermi sono molto più rilassanti. Naturalmente ora non si fa che incontrare gente che improvvisamente si scopre amante della carta, pronunciando questa parola, "la carta", con enfasi fisica e sguardo sognante, evidentemente dimenti- ca di qualsiasi preoccupazione ambientalista per le foreste brasiliane o canadesi. E, d'altronde, siamo qui di fronte a un mutamento che sarà tanto irre- versibile quanto inevitabile, come già è avvenuto per la musica. Commenta sul sito www.hndiceonline.com sottolineature. Il libro, sia in Stanza, che in iBooks, che in Kindle for iPad, si può sfogliare sia median- te il suo indice, sia mediante le proprie annotazio- ni. Questo è ciò che uno aveva sempre desiderato, rivedere il quadro delle proprie note sul libro, e beccare direttamente la pagina che interessava. La manipolabilità fisica dell'oggetto libro è essenziale per un accademico. Nella misura in cui il libro non ha valore se non per gli altri libri che uno potrà scrivere, un libro non, o poco, manipolabile non ha poi un grande senso. Il libro elettronico molto più di quello cartaceo consente invece di lasciare tracce, di iscrivervi pensieri, oltre a poter consentire ciò che un accade- mico, a differenza di un lettore nor- male, fa sempre, e cioè passare di pa- lo in frasca, ovvero mollare una pagina a metà e con un dito aprire dalla li- breria virtuale (ma disegnata proprio bene con gli scaffali in legno, o in me- tallo a seconda dell'umore della giornata) un altro libro che in quel momento gli interessa, ed esatta- mente alla pagina in cui lo aveva lasciato. Ciò che poi rasenta il paradiso accademico è quello di potersi inviare via mail il resoconto delle proprie annotazioni in un file su cui poter co- minciare a scrivere direttamente. In un mondo in cui si producono scritti a mezzo di scritti questo rappresenta proprio il passaggio dal mulino ad ac- qua alla macchina a vapore. In tutto ciò vi è un lato piuttosto inquietante: il li- bro elettronico, così come reca più facilmente trac- ce, apre anche varchi e corridoi nascosti. Non inten- do solo dire che cliccando una parola si apre il di- zionario con la sua definizione, o che cliccando un autore si può aprire direttamente la voce Wikipedia che lo riguarda, intendo anche dire che il libro stes- so ti segnala che altri sei, altri nove, altri 250 lettori hanno già sottolineato quel passo. Questo proprio non me lo aspettavo. Il libro sa che cosa fanno i suoi lettori, e c'è da supporre che sappia anche che cosa hanno scritto a lato delle pagine. Insomma c'è l'oc- chio onniveggente di Amazon che controlla tutte le sottolineature del mondo. Se vivessimo ancora in una situazione storica caratterizzata dalla presenza del "politico", naturalmente una schedatura mon- diale delle annotazioni sarebbe molto al di là degli incubi di Orwell, ma oggi la cosa comporta soltanto che la prossima volta che ci collegheremo al negozio dei libri riceveremo indicazioni più precise su quel- lo che ci piace, e devo confes- sare che ormai Amazon cono- sce i miei gusti, e i miei per- corsi di ricerca, meglio di me. Questo di nuovo è un fat- to "ontologico" su cui medi- tare. Il libro elettronico ci mette immediatamente in comunicazione con gli altri lettori dello stesso libro. L'i- dea di una "comunità inter- pretativa" non è mai stata così operante come ora, ed è la cosa stessa, l'oggetto, che costituisce e lega in modo possibilmente più stringente tale comunità di soggetti. In questo senso, poi, la "cosa libro" cessa, come sappiamo, di avere un peso, un corpo solido esteso (la quantità di memoria elettro- nica occupata fisicamente da un libro è spaventosamente piccola), ma ciò significa an- che che essa si disloca varia- mente nello spazio. Se legge- te un libro sull'iPad, quando aprite lo stesso libro sul- l'iPhone troverete già le sot- tolineature che avete fatto e il vostro telefono ricorderà meglio di voi dove era- vate arrivati, vi aggiungete ancora una nota, e quando aprirete il computer troverete tutte le no- te fatte sia con l'iPad che con l'iPhone, e in più po- trete sapere quelle che intanto altri lettori hanno fatto, da quando avete lasciato lo studio all'univer- sità a quando siete arrivati a casa. Ovviamente siamo ben lontani dalla perfezione, ma i maggiori difetti, esattamente come una volta, sono dovuti alle persone che si occupano di questo commercio. Infatti, si può forse accettare che Hob- bes sia classificato in iBooks nella "fiction e lettera- tura", ed è abbastanza strano che i Commentaries on the Laws ofEngland di Blackstone siano sotto "sto- ria" e non sotto "diritto", ma quando ci si imbatte negli Analetti di Confucio classificati come "viaggi e avventure" l'effetto comico è assicurato. Rimane infatti decisamente imperfetto il sistema di classificazione dei propri libri tra le varie libre- rie virtuali, tutte molto carine, ma alla fine per ora uno deve mantenere uno schedario: Kipling in Kindle sull'iPad; Gillespie si trova in iBooks sul- l'iPhone; Pirandello è in Stanza, e così via. Ovve- ro, il disordine dal mondo fisico si riproduce an- che nel mondo virtuale, come una volta i libri era- no un po' in campagna, un po' in città, un po' in studio: e naturalmente ciò dipende dal fatto che non esiste un lettore universale, e un formato uni- co. Però questo, credo, è un fatto transitorio. Nella sua tesi di dottorato Thomas Eliot scrisse: "To' sono uno stato dei miei oggetti". Alla fine, forse, seguendo sino in fondo il discorso di Mauri- zio Ferraris sull'Ontologia del telefonino, il sogget- to potrebbe proprio diventare uno "stato" del suo iPad... ed esserne contento. ■ monateripg@gmail.com P.G. Monateri insegna legge e letterature all'Università di Torino