Editoria Le forme della scrittura Intervista a Vittorio di Giuro In un tempo nel quale con amarezza crescente - ma senza che questo comporti una flessione del nostro impegno, e delle nostre speranze - dobbiamo regi- strare la caduta di ogni principio etico, aver voluto proporre qui come "libro del mese" il volume con il quale Arrigo Levi racconta una parte della propria vi- ta è una scelta che riafferma la costanza d'un proget- to culturale teso a riaffermare - attraverso i libri - la difesa dei principi fondamentali di una società aperta: il valore del dibattito e del confronto delle idee, la for- za della libertà di espressione, il rispetto del- la diversità come elemento di arricchimento delle identità, una consapevole disponibilità alla tolleranza, l'orgoglio della solidarietà sempre e comunque. E infatti la (parziale) biografia di Levi non soltanto traccia il racconto di una storia personale, ma si propone anche come ri- tratto - in controluce - di un tempo di tensioni e con- flitti che hanno fatto della prima metà del secolo scor- so un terreno di violenze e di intolleranze di cui por- tiamo tuttora l'eredità. Ma sempre, sullo sfondo di questo racconto, c'è la linea guida di un pensiero eti- co, lo stesso che Levi ripropone, citando Giovanni Amendola, quando egli scrive di come abbia voluto interpretare il proprio lavoro di giornalista: "Nei pe- riodi più difficile della storia di un popolo, il giornali- smo è tribuna di idee, arma di lotta, presidio di li- bertà". Di questa tensione etica si trovano poi nuovi riflessi e nuove proposizioni in altre pagine della rivi- sta. Pensiamo alla ricostruzione del percorso letterario del recente premio Nobel per la letteratura, Herta Muller, e alla "forza etica della sua scrittura"; o all'af- fettuosa e dolente memoria che Nando dalla Chiesa ci dà di Giorgio Ambrosoli, attraverso la rilettura del li- bro che il figlio dell'avvocato milanese, Umberto, ha scritto sulle vicende che hanno portato all'as- sassinio politico d'un uomo che ha tentato di pA sbrogliare "l'intreccio mefitico tra partiti, P2, fC ^ e mafia"; o ancora all'interessante terreno di analisi, fornito da un saggio dei "Segnali", sui processi mentali che conducono alla definizione delle nostre scelte e dei nostri comportamenti in relazione ai valori di un sistema sociale. E in questa prospettiva, diventa allora obbligatorio sottolineare quanto viene offerto alla vostra lettura nelle pagine della Scienza, con una organica revisione storica del pensiero evolu- zionista (a Darwin abbiamo dedicato la copertina), e poi, nella pagina della Psicologia, con l'affascinante avventura nei percorsi nuovi delle neuroscienze, den- tro "le terre di confine tra psiche e cervello". Da quanti anni è attiva la Sylvestre Bonnard? Come è stata individuata l'area di inte- resse della casa editrice, consi- derato che i temi della bibliofilia e della storia materiale del libro sono così marginali in Italia? La Sylvestre Bonnard è nata nel 1995, dunque l'ormai prossi- mo 2010 dovrebbe festeggiare il suo quindicesimo anno di vita. Il nome è un omaggio al più famo- so tra i bibliofili che la fantasia di uno scrittore abbia concepito, il Sylvestre Bonnard protagonista di un romanzo di Anatole Fran- ce, best e longseller (noi stessi l'abbiamo ristampato e lo abbia- mo tuttora in catalogo). La scelta del nome è significativa del no- stro impegno, pubblicare "libri che parlano del libro", "books on books": storia del libro, opere sulla grafica, manuali illustrati, bibliografie, opere di riferimento e di consultazione, ma anche sag- gi di lettura "colta" che abbiano come oggetto la storia del libro, in senso lato, e i suoi protagoni- sti. E un argomento che ha un pubblico, ho creduto e credo, potenzialmente numeroso: mi è sembrato possibile e opportuno tentare di individuarlo e racco- glierlo intorno a una sigla esclusi- vamente dedicata a questi temi. Traducete molto? Proprio la presenza, nei catalo- ghi stranieri, di opere che valeva la pena di diffondere anche nella nostra lingua ha fatto e fa sì che nel nostro catalogo figurino pa- recchie traduzioni. Ma non chie- do di meglio che pubblicare, ac- canto alle opere di un Darnton, di uno Chartier, di un McKenzie, opere di autori italiani (come pe- raltro abbiamo fatto) capaci di parlare a un pubblico più vasto di quello degli specialisti. Chi sono i vostri principali consulenti e collaboratori? Sono molti gli studiosi che sin dai primi tempi del nostro lavo- ro ci hanno seguito con interesse e simpatia. Preferisco non fare nomi (ma sarebbero tutti rag- guardevoli), in quanto nessuno di loro ha una veste di consulen- te ufficiale: e citarne uno piutto- sto che un altro sarebbe arbitra- rio e ingiusto. Lo stesso può va- lere per i collaboratori, general- mente esterni alla casa editrice, che ha un minimo di dipendenti interni, per ovvi motivi di bilan- cio. Un nome tuttavia va fatto, ed è quello di Adriano Bon, che sin dalla fondazione ha operato all'interno della Bonnard e che oggi preferisce dedicarsi a tem- po pieno alla scrittura. Dopo aver pubblicato in Bonnard, con lo pseudonimo di Hans Tuzzi, quattro romanzi e diversi saggi di bibliofilia, è "passato" come romanziere alla Bollati Borin- ghieri; ma resta autore Bonnard per guanto riguarda la saggisti- ca. E appena uscito in libreria un suo delizioso Bestiario biblio- filo, sorta di censimento descrit- tivo di marche e stampatori di Antico Regime; suo è anche Col- lezionare libri, un prezioso ma- nualetto più volte ristampato. In quante collane è organizza- to il lavoro? "Il sapere del libro" offre "sag- gi che, con differenti metodologie di ricerca o da diverse prospettive disciplinari, trattano significativi momenti della storia del libro". Collana inaugurata con la pubbli- cazione di II Grande affare dei Lu- mi di Robert Darnton, ospita ope- re di Guglielmo Cavallo e Arman- do Petrucci, di Roger Chartier e Iain Fenlon, di Anthony Grafton (il suo La nota a pie di pagina ha ri- cevuto il Premio Balzan 2003) e Donald F. McKenzie. Dedicata a bibliografie è "L'Or- dine dei libri": vi compaiono, a ti- tolo di esempio, la Storia e biblio- grafia delle Edizioni nazionali di Mario Scotti e Flavia Cristiano e il fortunato repertorio delle Rarità bibliografiche del Novecento italia- no di Lucio Gambetti e Franco Vezzosi, appena ristampato. "I materiali e le tecniche" rac- coglie saggi sulle componenti del libro tipografico come oggetto: citerò Gli elementi dello stile tipo- grafico di Robert Bringhurst, alla sua quarta ristampa, i testi classici di Jan Tschichold e Eric Gill, i sontuosi manuali di due esponen- ti storici, tuttora militanti, della nostra grafica editoriale, La forma della scrittura di Salvatore Grego- rietti e Un oggetto chiamato Libro di Daniele Baroni. Accanto a queste collane por- tanti del nostro catalogo, e ad al- tre più specificamente indirizza- te agli studi scientifici superiori, "Il piacere di leggere" ospita te- sti di varia letteratura accostabili al tema principale della Bon- nard: ultimo, vi è apparso Una notte al Majestic, divertente rie- vocazione di una cena che rac- colse, nel 1922, geni della statu- ra di Proust, Joyce, Picasso, Stravinsky e Diaghilev. Nella collana "Grandi Opere" figurano vere e proprie enciclope- die del libro. Il primo ad apparire fu il Manuale enciclopedico della Bibliofilia, definito - uno per tut- ti - da Umberto Eco "un lexicon della civiltà del libro (...) Manca- va nei nostri scaffali un'opera di questo peso e di questa bellezza tipografica". Vennero poi il Dizio- nario illustrato della legatura, di Federico e Livio Macchi, 1000 voci e centinaia di immagini in bianco e nero e a colori, e il Di- zionario biografico dei miniatori italiani, frutto del lavoro di decine e decine di storici dell'arte coor- dinati da Milvia Bollati. Qual è il pubblico al quale pen- sate, in particolare, di rivolgervi? L'aspirazione sarebbe quella di raggiungere tutto il pubblico ge- nericamente interessato alla sto- ria della cultura, anche se non al- la storia del libro in particolare, in quanto crediamo che questa sia parte integrante e non trascu- rabile di quella; e di raggiungere gli studenti delle facoltà umani- stiche e dei non pochi corsi e ma- ster dedicati all'editoria, gli stu- denti delle scuole di grafica e co- sì via. Finché ce ne saranno. Ci sono prospettive di espan- sione o di contrazione? Con i sistemi attuali di promo- zione e distribuzione e con la si- tuazione delle librerie-super- mercato, nessuna speranza di espansione e tutti i timori di contrazione. Nei momenti peg- giori, penso che la nostra "nic- chia" assumerà fatalmente le di- mensioni di un loculo. ■ {a cura di Camilla Valletti) Lettere Gentile Redazione, sono rimasto veramente di sasso nel leggere la schèda relativa a Sorella, mio unico amore di J.C.Oates a firma C.V. (Camilla Valletti?), a pag. 32 dell"'Indi- ce" di settembre. A me non sembra corretto, nei riguardi del lettore, riassu- mere praticamente tutto il ro- manzo, svelandone anche ciò che l'autore riteneva dovesse svelarsi solo a un certo punto della lettura. E questo senza che nemmeno ciò venga giustificato dalle argomentazioni di una re- censione che, per molti versi, può dirsi inesistente. Sarebbe troppo chiedere di adottare il buon costume anglo- sassone per cui se un recensore, per argomentare il proprio giu- dizio, è costretto a rivelare o an- ticipare elementi rilevanti dello sviluppo del romanzo, ne avver- ta preventivamente il lettore? Con l'occasione, vorrei muo- vere un appunto più generale al- le recensioni sulla narrativa. A parte quelle ottime e interessan- ti, succede troppo spesso che al- cune recensioni siano poco più di una parafrasi della "storia" narrata mentre, viceversa, altre consistano in una serie di rifles- sioni, opinioni, talora persino "messaggi" del recensore, relati- vi a questo o quell'aspetto dell'o- pera esaminata ma senza che di questa venga fornita al lettore un quadro abbastanza completo. Senza richiederne una piatta standardizzazione, non sarebbe opportuno che - proprio suB'" L'Indice" - tutte le recen- sioni rispettassero però alcuni requisiti base standard (anche qui, ancora una volta, secondo un costume assai diffuso nel mondo anglosassone e modelli ivi facilmente accessibili)? Spero di leggervi, in proposito. Per fintanto invio i migliori saluti. Carlo Turco Non mi pare di dare molti trat- ti di un racconto che è molto più articolato e complesso Mi attengo sempre alla regola di Cases che re- cita "in principio era il riassunto" perché è un servizio che i recenso- ri non hanno più voglia di rende- re, considerato che leggere davve- ro i libri è faticoso. C.V. Ringraziamo il nostro lettore per i suoi suggerimenti sulla nar- rativa. Ci aiuterà meglio se le sue segnalazioni si sottrarranno a una genericità di indicazioni. Il Direttore Appunti di Federico Novaro Ponte alle Grazie: "Inchieste", nuova col- lana, rispetta la tendenza a fare copertine solo giocate sulle campiture e sui caratteri tipografici, che caratterizza ora le collane di tipo giornalistico, scegliendo qui un'evoca zione pop degli anni settanta, nei caratteri e nei sottotitoli in copertina: "Dal Cinque- cento a oggi, venti vite di assassini e sico fanti al servizio di Dio" (Le spie dei papi, a cura di Eric Frattini), "Come e perché la criminalità orga- nizzata ha conquistato la capitale morale d'Italia" (A Milano comanda la 'Ndrangheta, a cura di Davi- de Carlucci e Giuseppe Caruso). Laterza: "Il nocciolo", pressoché immutata dalla prima uscita nel 1994, si è ora inventata un titolo tutto sghimbescio, che sembra fluttuare, con auto- re e sottotitolo, su un fondo monocromo, per ora nero o bianco, sbordando oltre i margini, visiva- mente ancoratovi dal nome della collana in vertica- le, ripetuto in basso e in alto, e dal piccolo logo del- la casa editrice; in formato 20 x 10, la carta è pati- nata; grafica (di jmprlnt) per ora limitata a questa collana; primi titoli: Thomas Nagel: È possibile una giustizia globale?-, Gian Enrico Rusconi: Berlino. Da Bompiani: "faq Books™", progettata da Ser- gio Claudio Perroni; tralasciando l'assonanza un po' puerile fra faq (Frequently Asked Questions) e fuck, è meritevole di attenzione come esempio d'i- dea di collana non solo coni e t coerente insieme di ti- toli (idea, nella pratica, quasi ormai svuotata di sen- so), ma come progetto di testi: autori diversi si ci- mentano intorno a un argomento strutturando il di- scorso su una lunga serie di domande e risposte; pri- mo titolo: FAQItalia di Francesco Merlo. La casa editrice Barbès ha affidato quasi tutte le copertine ai disegni della stessa persona, Roberto Mastai, una scelta che poteva rappresentare un rischio si è rivelata felice: unita alla grafica 7 pulita, alla carta ben scelta, e, certamente, alla coerenza del catalogo, ha contribuito non po- co a metterla in evidenza; ora che velocemente si è affermata e fatta conoscere, Barbès tenta un azzardo nell'azzardo: apre una collana di "Classici illustrati", dal formato fuori stan- dard (24 x 16), e presenta in nuove traduzioni testi il- lustrati, una tipologia pressoché scomparsa, sempre per la mano di Roberto Mastai. Ha aperto Lo strano caso del dottor Jeckyll e di Mr. Hyde di Robert Ste- venson, nella traduzione di Sara Donegà. Nuova casa editrice, con un nome arditamente snob: 66theand2nd. La spiegazione del nome, un indirizzo, è affettiva, deriva da un viaggio a New York e dall'idea di un progetto editoriale pensato come all'apertura di una casa. Molto curata grafi- camente e nei materiali, esordisce con due collane di narrativa contemporanea internazionale, aperta in prospettiva ad accogliere inediti italiani. "Atte- se", ospita "romanzi che hanno lo sport come de- tonatore", un taglio che potrà rivelarsi interessante; primo titolo Litania di un arbitro di Thomas Brus- sig, grande illustrazione quadrata su fondo bianco a occupare tre quarti della copertina in alto, titolo composto in caratteri sottili, logo in basso a sini- stra, un'aria primi anni sessanta americani nello sti- le dei disegni, qui quasi dei pattern. "Bazar" tenta di attraversare il tema dell'identità, culturale, etni- ca, migrante, radicata nei luoghi; primo titolo II profeta diZongo Street di Mohammed Naseehu Ali, qui, sempre su fondo bianco, l'illustrazione, ancora un disegno, si parcellizza, mescolandosi ai testi di presentazione, titolo e autore sono evidenziati su una piccola campitura colorata, come strappata.