N. 2 | dei libri del mese '.WS «• biografia intima e reticente di Tony Blair Bill, Dick, George e la scelta dei sanitari di Tana de Zulueta Tana de Zulueta La biografia intima e reticente di Tony Blair Andrea Pagliardi Paradossi politici nei fumetti di Alan Moore Jan Kregel La scuola anglo-italiana di Cambridge Gabriele Fichera li ultimo Volponi e lo scandalo del capitalismo Mimmo Franzinelli La costruzione del falso Mussolini dei diari Gian Franco Gianotti L'irresistibile tentazione del Satyricon di Petronio Valentino Cecchetti La riscoperta delle buone maniere Giuliana Olivero Le pecore nere di Alda Merini e Ascanio Celestini Enzo Ferrara Il caso letterario di Stanislaw Lem Paola Brusasco Racconti di bambini soldato Per sua stessa ammissione, Tony Blair (Un viaggio, ed. orig. 2010, trad. dal- l'inglese di Chiara Dehò, Stefano Galli, Ilaria Katerinov e Roberta Zuppet, pp. XV-823, € 24, Rizzoli, Milano 2010), l'uomo che più di ogni altro ha plasmato la politica attuale del proprio paese, oggi passa più tempo fuori patria che a casa. L'ex primo ministro inglese sembra prefe- rire l'adulazione, e il sostanzioso ritorno economico, delle sue attività da conferen- ziere internazionale alla vita politica na- zionale. Figura ancora più controversa in patria che Margaret Thatcher, più di tre anni dopo avere lasciato il mandato, Blair affascina tuttora, ma divide. Tacciato di bugiardo per avere portato il suo paese in guerra contro l'Iraq sulla falsa pretesa delle armi di distruzione di massa, rimane l'epigono di uno stile politico tuttora do- minante. In questo suo libro di me- morie, e dall'alto delle sue tre vitto- rie elettorali, Blair, il maestro del giovanilismo esibito, l'inventore dello spin, la narrazione personali- stica e continua dell'esercizio del potere, impartisce le proprie lezio- ni ai nuovi arrivati. Quello che colpisce, dall'inizio, è la natura apartitica di questi con- sigli. Già nell'introduzione Blair scrive che "la mia politica ha in- tenzionalmente e consapevolmen- te oltrepassato i concetti tradizio- nali di destra e di sinistra". Cita il Partito laburista, nel quale ha mi- litato, e a nome del quale ha go- vernato dal 1997 al 2007, come se parlasse di una vecchia zia un po' démodée che non vede più da an- ni, scusandosi pure con i militanti. Più avanti Blair si congratulerà con il governo del conservatore David Cameron per la sua riforma della scuola, una riforma che ha suscitato l'ira degli studenti bri- tannici e le critiche durissime dei laburisti, oggi all'opposizione. Prima dell'uscita del libro, Blair promise "un racconto franco della mia vita politica", ed è stato, in qualche misura, di parola. Più di ogni suo predecessore, con metodi presi in prestito dagli Stati Uniti, Blair ha montato lo spettacolo pubblico della sua vita privata, coinvolgendo la sua malcapi- tata famiglia nella gestione della sua im- magine pubblica. Il libro resta fedele a questo stile, intercalando dettagli intimi (sulle sue esigenze in materia di sanitari o sulla propria vita di coppia) al racconto di grandi questioni di stato, con effetti sul lettore non dissimili, temo, al "vago di- sgusto" che riferisce di avere provocato tra i suoi figli maggiori quando scopriro- no che i loro genitori erano ancora ses- sualmente attivi. Malgrado tanta franchezza, Un viaggio lascia molti enigmi irrisolti, mentre quello che ci rivela, riguardo alla personalità del- l'autore, non è, probabilmente, quello che intendeva farci sapere. Tra i misteri irrisol- ti citerei il rapporto con Silvio Berlusconi, politico che dice di stimare perché "man- tiene le promesse". L'avvocato Mills, ma- rito della sua beniamina, la ministra Tessa Jowles, ora testimone a suo carico in un processo per corruzione, non viene mai ci- tato. Blair non ci spiega nemmeno perché, prima delle elezioni del 2001, ricevette a Downing Street il candidato Berlusconi, allora all'opposizione, ma non quello di centrosinistra, Rutelli. Molte pagine di queste memorie-fiume (oltre 800 nella traduzione italiana) sono dedicate alle battaglie per la conquista del Partito laburista, agli intrighi mai sopiti e, in particolare, al rapporto tormentato con il suo successore, Gordon Brown, dipinto come "un tipo strano", privo di "intelli- genza emotiva". I dettagli di queste batta- glie interne potrebbero lasciare i lettori non inglesi indifferenti; tanto più che Blair ha scelto di usare solo nomi propri nel suo racconto; il che, finché si tratta di George (Bush), Bill (Clinton), Dick (Cheney), Ko- fi (Annan) o Chérie (la moglie), può anco- ra andare bene, ma diventa decisamente arduo quando spuntano Robin (Cook, mi- nistro degli Esteri, deceduto), poi Ed, Ali- ce, Bertie, Gerry, Martin... il tutto in as- senza di un indice nominativo: un'omis- sione deprecabile dell'editore italiano. Blair sostiene di avere scritto lui il te- sto, a mano. Magari in viaggio. A parte lo stile, a essere generosi, colloquiale (la tra- duzione italiana è, per questo aspetto, più levigata dell'originale), il libro certa- mente non è del calibro delle grandi au- tobiografie politiche inglesi. Le citazioni sono rare. Ci informa molto poco su quello che Bill, Dick o George hanno detto, e ancora meno sui motivi e sulle valutazioni precise che portarono alle scelte più impegnative, e devastanti nelle loro conseguenze, come la guerra in Iraq. Una delle rare citazioni a offrire uno squarcio divertente, ma anche illu- minante, della vita politica inglese si rife- risce agli inizi della carriera politica di Blair. La citazione è ripresa da un suo compagno di partito, Dennis Skinner, il quale, dopo la prima elezione del giova- ne Blair nel seggio operaio di Sedgfield, non esitò a irridere, con feroce ironia, il presuntuoso neodeputato con l'accento di Oxford in un discorso agli iscritti del- la zona. Va detto che il rapporto di Blair con il suo partito, mai compiutamente analizzato nel libro, è la chiave di volta per capire il difficile dialogo con Gordon Brown e il tormento lungo dieci anni che ne seguì. Blair si è probabilmente tenuto il suo recalcitrante ministro del Tesoro non tanto per le sue indubbie doti in po- litica economica, ma perché riteneva che solo Brown poteva garantirgli il sostegno di un partito con il quale ha sempre avu- to un rapporto contraddittorio. Si racconta che il titolo iniziale del li- bro era un messianico "Il viaggio", poi prudentemente cambiato dall'editore nel più generico Un viaggio. Il titolo fu scelto da Blair per descrivere la sua tra- sformazione, politica e personale, nei dieci anni in cui è stato al potere. Per mi- surare la distanza tra le due date, aprile 1997, ingresso trionfale a Downing Street, e giugno 2007, dimissioni e mesto passaggio del testimone al suo successo- re, non occorre tornare al (mai citato) primo discorso del neofita Blair in Parla- mento, quando proclamò la sua fede incrollabile nel socialismo, parola sostituita da Blair con un sostantivo dal significato più in- certo: "progressismo". Per misu- rare la distanza tra il primo Blair e l'inquieto oratore a pagamento di oggi, è sufficiente leggere l'e- lenco delle riforme messe in atto dal governo Blair nei suoi primi cento giorni: abolizione dei fi- nanziamenti statali alle scuole private per destinare i fondi al- l'infanzia, creazione del ministe- ro per lo Sviluppo internazionale, annuncio dell'indipendenza della Banca d'Inghilterra, riforma della lotteria nazionale per devolvere i proventi alla sanità e all'istruzio- ne, divieto della pubblicità al ta- bacco, ripristino dei diritti sinda- cali per i dipendenti dei sevizi di intelligence inglesi, presentazione del referendum sulla devolution in Scozia e Galles, proibizione delle vendite delle mine antiuo- mo, introduzione del salario mi- nimo, firma della Carta sociale europea, ratifica della Conven- zione europea dei diritti umani e presentazione di una proposta di legge per l'elezione di un sindaco a Londra. A me sembra un bell'elenco, ma nel li- bro Blair arriva quasi a dire di avere sprecato i suoi primi anni al governo, at- tribuendo eventuali ingenuità alla sua inesperienza (incredibilmente, quello di primo ministro fu il suo primo e unico incarico di governo). A mo' di viatico, Blair pronunciò una serie di discorsi a fi- ne mandato che riassume nell'ultimo ca- pitolo. Il più inquietante è il primo, do- ve parla di terrorismo: "Capisco la visio- ne tradizionale: dimostrare la colpevo- lezza attenendosi ai procedimenti giudi- ziari classici. Però, mi spiace, con questa gente non funziona. Se li vuoi sconfigge- re sono necessari poteri draconiani da esercitare già a livello amministrativo e dotati di effetto immediato. Di qui le leg- gi contro il comportamento antisociale, il database del Dna...". Per ripristinare la centralità del diritto nella lotta al terrorismo in Gran Breta- gna e istituire una commissione di inda- gine su Guantanamo c'è voluto un gio- vane primo ministro conservatore (af- fiancato da un liberale). Paradossi della storia. . ■ tanadezuluetaggmail.com T. de Zulueta è giornalista