[INDICE ■■dei libri del meseB VILLAGGIO GLOBALE da BUENOS AIRES Francesca Ambrogetti Uno scrittore molto noto, autore di un romanzo classico della letteratura argen- tina del secolo scorso, e un'autrice quasi sconosciuta, che ha pubblicato di recen- te le sue prime opere, saranno tradotti in italiano nell'ambito di un'iniziativa lega- ta alla partecipazione argentina come ospite d'onore alla prossima edizione della Fiera del libro di Francoforte. Il ministero degli Esteri ha deciso di finan- ziare la traduzione in varie lingue di qua- rantacinque libri di autori argentini per presentarli alla fiera. Per l'italiano la scelta è ricaduta su Adan Buenosayres di Leopoldo Martechal e Veladuras di Ma- ria Teresa Andruetto. Due proposte in- teressanti nella loro diversità. Il primo è romanzo di culto, un'opera importante di settecento pagine pubblicata nel 1948: racconta l'itinerario simbolico e metafisico del protagonista, che tre gior- ni prima di morire percorre Buenos Ai- res. Nei diversi scenari della città, incon- tra personaggi di ogni genere, molti di essi legati agli ambienti letterari dell'e- poca, con i quali intreccia un dialogo profondo e poetico, ma anche, a tratti, umoristico. Un viaggio ispirato a grandi testi della letteratura universale, dall'O- dissea di Omero all'Ulisse di James Joyce con qualche reminescenza dell'Inferno della Divina Commedia di Dante. Il se- condo libro racconta invece il percorso di una ragazza in cerca della storia dei genitori scomparsi e, in fondo, della pro- pria identità. Un leitmotiv della lettera- tura argentina, un paese fatto da emi- granti in eterna lotta fra la nostalgia e il bisogno di afferrarsi alle nuove radici. Una condizione che l'autrice di Velaiiu- ras, di origine piemontese, certo conosce bene. Nell'elenco delle opere che ver- ranno tradotte si parte da Borges per ar- rivare a giovani autori alle prime armi. La scelta è stata fatta da un comitato che ha lavorato a lungo nella selezione, che naturalmente è stata contestata da vari scrittori, i quali si sono considerati in- giustamente esclusi, e si prevede che gli echi delle polemiche continueranno sino a fiera avvenuta. Contenti comunque gli agenti letterari che, da quando l'Argenti- na è stata designata come ospite d'onore a Francoforte, hanno venduto in vari paesi circa duecento titoli. da PARIGI Marco Filoni Esattamente cinquant'anni fa Alain Resnais firmava il suo primo lungome- traggio destinato a entrare, a buon dirit- to, nella storia del cinema. Si trattava di Hiroshima mon amour. Il soggetto e la sceneggiatura erano affidati nientemeno che alla scrittrice Marguerite Duras, per la prima volta prestata al grande scher- mo. Circa un anno prima dell'uscita del film, il 28 luglio del 1958, il regista, gli attori e la troupe erano partiti alla volta del Giappone per filmare la parte am- bientata a Hiroshima. Fra loro, anche la bella Emmanuelle Riva, protagonista del tormentato amore raccontato dalla pelli- cola. Nelle lunghe pause fra una ripresa e l'altra, l'attrice inizia a girare per le strade di Hiroshima. Cammina a lungo, si avventura fra i quartieri, visita i mer- cati, osserva le persone di quella città dove, tredici anni prima, il 6 agosto 1945, era stata sganciata la prima bom- ba atomica. In una di queste sue passeg- giate, si ferma in un piccolo negozio e acquista una macchina fotografica, una Ricohflex 6x6. Inizia così a scattare fo- tografie e catturare la semplicità di ciò che vede. Tanto complicato era il film che stava interpretando, tanto semplici le apparivano le persone e i luoghi che vedeva. Queste foto, rimaste per mezzo secolo dentro un cassetto e fino a oggi inedite, appaiono per la prima volta in un bel libro che Gallimard pubblica co- me omaggio al mitico film di Resnais. Il titolo del volume fotografico è ripreso da una frase chiave del film: la perento- ria e lancinante affermazione che "lui" (il protagonista maschile Eiji Okada) ri- pete a "lei" (Emmanuelle Riva, appun- to): Tu n'as rien vu à Hiroshima. Il risul- tato è straordinario: nonostante non sia una fotografa, l'attrice riesce a cogliere immagini in grado di restituire un nuo- vo sguardo sul contesto del film e sulla ricostruzione della città giapponese martoriata dalla tragedia atomica. I principali protagonisti delle fotografie sono bambini. Come racconta l'attrice in una conversazione che accompagna il volume: "I bambini erano molto attirati dal fatto che facessi foto, che mi fermas- si, che m'interessassi a tutto quello che vedevo, e quindi si raggruppavano in- torno a me (...) non sono una fotografa, non ho mai chiesto loro di mettersi in posa: semplicemente fotografavo quello che succedeva e mi piaceva enormemen- te. Era il mio modo di comunicare con loro". Ai ricordi di Emmanuelle Riva, che dà sfoggio di un'ottima memoria nel raccontare tutte le circostanze di quel- l'esperienza, si aggiungono altri testi di Chihiro Minato, Marie-Christine de Na- vacelle e Dominique Noguez, i quali ar- ricchiscono notevolmente il libro. E fra queste pagine anche una piccola rarità: le lettere inedite che, dal Giappone, Re- snais inviò a Marguerite Duras durante tutta la lavorazione del film. In un solo volume coesistono, per nulla accidental- mente, immagini e considerazioni sul film e sulla città simbolo di uno dei mo- menti più tragici e importanti della sto- ria del Novecento. E se il titolo dice che non si è visto nulla di Hiroshima, dopo averlo sfogliato e letto torna alla mente un altro passaggio della sceneggiatura del film: "Lui: 'E perché volevi vedere tutto a Hiroshima?'". "Lei: 'M'interes- sava. Ho un'idea in merito. E cioè che s'impara a osservare davvero'". da LONDRA Pierpaolo Antonello L'inatteso successo di The White Tiger (2008) di Aravind Adiga, vincitore del Booker Prize dello scorso anno, e tra- dotto in Italia da Einaudi con il titolo La tigre bianca, ha ovviamente preparato il terreno per un'immediata seconda prova letteraria del giovane autore indiano. Si tratta di una raccolta di racconti, Between the Assassinations (Atlantic), pubblicata in India lo scorso novembre, e ora in Gran Bretagna e negli Stati Uni- ti, ma scritta contestualmente a The White Tiger e che ne continua il percor- so di esplorazione delle ingiustizie socia- li dell'India contemporanea, attraverso una serie di ritratti di personaggi che hanno tutti una straordinaria vividezza e una convincente complessità esistenzia- le, in bilico fra slum degradati e la posi- zione autoriflessiva e meta-letteraria di un giovane reporter di sinistra, Murali, chiamato appunto a scrivere racconti di persone espropriate di qualsiasi speran- za di emancipazione e di salvezza. Il tito- lo si riferisce al periodo intercorso tra i due delitti politici che hanno scosso la storia indiana recente: quello di Indirà Gandhi, avvenuto nel 1984, e quello del figlio Rajiv, succedutole nella carica di primo ministro e assassinato nel 1991. In realtà, come afferma uno dei personaggi del libro, "niente è cambiato" in questi due decenni e "niente mai cambierà". Ovviamente il libro ha soprattutto in mente un lettore occidentale, dal mo- mento che ogni racconto viene introdot- to da una breve descrizione di carattere turistico della città di Kittur (luogo fitti- zio, fra Goa e Calicut), dove si svolgono le vicende del libro, unita a considera- zioni antropologiche generali che com- pongono parodicamente lo sguardo eso- tizzante con cui molti occidentali conti- nuano a guardare all'India contempora- nea, alla ricerca di forme essenzialmente narcisistiche e del tutto consumabili di "autenticità" umana e sociale. Adiga im- piega una prosa asciutta e nient'affatto sentimentale, e l'elemento di istrionismo ironico che era presente in The White Tiger è qui temperato, lasciando alla vi- sione del lettore solo l'umanità margina- le, frustrata e alienata, di un'India che sta scendendo a patti con le contraddi- zioni della modernizzazione e con la propria realtà storica e culturale. La fret- ta di produrre un secondo libro non ha giovato comunque all'unitarietà del pro- getto, visto che alcuni dei racconti sono un po' affrettati e non del tutto convin- centi dal punto di vista narrativo, dove la voce del giornalista (Adiga ha lavorato al "Financial Times") è ancora preponde- rante rispetto a quella dello scrittore. Appunti di Federico Novaro Con un gesto fiducioso nel ruo- lo autoriale della casa editrice quanto nel suo ruolo pedagogico, Donzelli lancia una nuova collana che tenta una strada che è stata consueta, ma che in questi ultimi anni è sembrata inutile, la strada cioè che prevede la casa editri- ce anche come luogo d'invenzione di forme e strutture dei testi. L'esempio più noto è dato dai "Libri in tasca", di- retti da Tullio de Mauro per Editori Riuniti fra il 1980 e il 1989, o dalle tan- tissime collane di manualistica che han- no accompagnato, lungo l'alfabetizza- zione prima e il boom economico poi, la crescita culturale in Italia, collane dove non si temeva di porre mano ai testi, di sezionarli, riassumerli, commissionarli, fornirli di apparati, di note, di glossari, di illustrazioni, confidando anche nel- l'investimento che questo comportava nella creazione di nuovi lettori. Di pro- getto e cura interni alla casa editrice, "Gli essenziali" sono piccoli volumetti (16,5 x 10,5 cm), di un'ottantina di pa- gine, a prezzo basso (5-7 euro), che si vogliono strumento di divulgazione di nodi cogenti della contemporaneità nel pensiero di figure fondamentali: "Biso- gna capire sulle spalle di quali giganti dobbiamo salire, per provare a gettare lo sguardo sul futuro che ci attende (...) scegliere un nucleo di pagine di un'ope- ra, un blocco di testi (...) dai quali emerga una questione su cui il nostro presente ci interroga". I volumi, pensati per un pubblico digiuno degli argomen- ti trattati, presentano apparati esplicati- vi, note bio-bibliografiche, proposte di letture ulteriori, e tentano di rendere esplicite le ragioni della scelta. Si co- mincia con un testo totem della casa edi- trice, L'essenziale di "Destra e sinistra" di Norberto Bobbio, per le cure di Na- dia Urbinati; seguono La nuova frontiera di John F. Kennedy, Le f origini dell'uomo di Charles Darwin, Le passioni di Giacomo Leopardi. Dal 2006 la romana Biancoenero Edizioni pubblica una collana, "Leggimi", dedicata a chi abbia difficoltà di lettura, e specificamente a chi sia affetto da dislessia, che presenta traduzioni di testi della Barrington Stoke, casa editrice di Edimburgo spe- cializzata in "short books for children who are dyslexic, struggling to read, or simply reluctant to sit down with a book". Ora vi si affianca la collana "Raccontami", che al medesimo pubbli- co vuole presentare i classici della lette- ratura per ragazzi. Forse un po' deboli dal punto di vista grafico-illustrativo, debolezza che li rende poco attraenti in un panorama molto più aggressivo e at- tento a ciò che può o meno essere trendy, i volumi di "Raccontami" sono molto studiati: pur essendo riduzioni (pratica di antica scuola e poco studia- ta), programmaticamente tentano di non tradire l'originale, traducendolo in forme sintattiche, lessicali e tipografiche studiate per "una fascia di pubblico gio- vane che per diverse ragioni tende ad abbandonare la lettura, [presentano] Periodi di lunghezza contenuta, soggetti dell'azione espliciti", forme composte con un font che tende al massimo della distinguibilità delle lettere, e così è per il layout della pagina, per la scelta della carta; un'equipe scientifica affianca nel- la cura la redazione dei testi. Al testo è affiancato un ed audio. Primi due titoli, entrambi a cura di Fabrizio Casa: Ro- binson Crusoe di Daniel Defoe (con ed letto da Fabrizio Parenti) e II richiamo della foresta di Jack London (con ed let- to da Giulio Scarpati).