J N. 10 | dei libri delmesel www. lindiceonline. blogspot. com Il blog dell'Indice di Mario Cedrini Mimmo Candito e Mario Cedrini Il blog dell'Indice Franco Pezzini La falsa morale delle piccole donne Franco Marenco Una feconda stagione di studi shakespeariani Walter Giuliano Parchi italiani: l'impegno editoriale contro il disinteresse generale Darwin Pastorin Come si deve scrivere un 'autobiografia: Andre Agassi Roberto Biorcio La Lega studiata antropologicamente Vittorio Mete Davvero il Nord s'è fatto Mezzogiorno? Giovanni Borgognone La missione logora del Tea Party Movement Difficile spiegare perché si tenga un diario, difficile dire perché nasca un blog. Tanto più quando il blog in questione è quello di un'autorevole rivista cartacea, "L'Indice", e in un momento nel quale la rivista stessa, come noto, affronta una crisi di liquidità. È un po' come per il vecchio marinaio di Coleridge, circondato da water, water everywhe-re, il mare di internet, nel quale si aggiunge una goccia - il blog di una rivista che attraversa un momento difficile (and ali the boards did shrink) -, una goccia che però non si fa bere (nor any drop to drink)-, non sarà certo un blog a risollevare le finanze dell'"Indice". E in tempi di austerity, si tagliano i rami secchi, le spese improduttive; e ci si astiene dall'assumere nuovi impegni. Ma allora perché dar vita a qualcosa che non serve? La risposta è nel disegno di Matticchio che compare in questa pagina. Un uomo al computer, e un computer dal quale si dipartono, simbolicamente, fili che conducono a oggetti di varia natura (i libri bene in evidenza, naturalmente), quasi reificati dalla potenza comunicativa dei collegamenti internettiani. Ma l'uomo è seduto su un ramo, e il ramo è tutt'altro che secco: non solo non va tagliato, ma sarebbe un peccato rinunciarvi. E ciò perché sono proprio i collegamenti a essere fecondi, a creare ciò che prima non c'era. Se dovessimo riprendere (tanto per cominciare con uno dei mille collegamenti che affolleranno il blog) e adattare il messaggio centrale di uno splendido saggio di Lewis Hyde sul dono e sull'opera d'arte come dono (Il dono, 1983; Bollati Boringhieri, 2005), diremmo che anche il libro deve circolare, deve continuare a muoversi e passare di mano in mano, perché lo spirito creativo da cui discende possa sprigionare la sua fecondità. Di più, perché possa creare comunità interpersonali, e cioè legami, sui quali innestarne altri, quelli che collegano libri con altri libri, e altri ancora: dai libri alle persone, and back again, and back again. È del primo back again che un blog come il nostro si può, e si deve, occupare. Un blog leggero, che affianchi la rivista cartacea restandole fedele, e che però punti decisamente, come detto, sui collegamenti: nello spirito dei "Segnali", che dieci anni orsono comparvero per la prima volta sulla rivista e che ancora oggi ne aprono ogni numero; con l'autorevolezza dei tanti collaboratori impegnati proprio a stabilire legami in quell'insieme di "troppi libri" di cui ha scritto Gabriel Zaid (I troppi libri, Jaca Book, 2005). Il blog segnerà in questo cammino una tappa ulteriore, che la tecnologia non disponibile per una rivista cartacea consente invece di raggiungere a un Nei miei molti anni in giro per il mondo, tra paesi in guerra o comunque coinvolti in forti dinamiche politiche e sociali, ho imparato a considerare la condizione di "crisi" non come uno stato di negatività, l'irriversibile degrado da un passato felice, ma piuttosto come la fase - delicata ma straordinariamente affascinante - d'un passaggio, di una transizione verso "altro", le cui potenzialità vengono naturalmente consegnate al sapere e al volere di quanti dalla crisi sono coinvolti, istituzioni, soggetti collettivi, ma anche uomini, individui, e - perché no? - riviste. Nella mutazione che vive questo nostro tempo d'oggi, quando Bauman vede d'attorno non soltanto le condizioni (critiche?) di una società liquida ma anche il ripensamento necessario delle relazioni tra natura e cultura, tra l'esistente e l'ipotetico, pure un giornale può trovarsi costretto a rileggere la propria storia, e a impegnarsi nell'obbligo di proiettarla in una dimensione nuova. Una dimensione nella quale l'avventura della ricerca non è soltanto un problema di metodo, o di riorganizzazione della esperienza, ma anche e soprattutto l'acquisizione di forme culturali apparentemente eterodosse (eterodosse rispetto alla tradizione), e da questo anche il progetto di immaginare la costruzione di un nuovo canone. Non è che con un blog si voglia da noi presumere chissà quale novismo calato dentro la realtà che siamo soliti analizzare con lo strumento della rivista, ma piuttosto si vuol lanciare un segnale che renda evidente come ci stiamo attrezzando a non subire la "crisi" e, anzi, a farne occasione per una consapevole continuità nella dimensione della rete. Questo progetto è affidato - più che a noi - ai nostri lettori. Saranno essi i soggetti attivi delle nostre aperture di senso, saranno essi che diranno quali percorsi scegliere per ritrovare nella prateria aperta del web le ragioni d'una storia che non vuole rinunciare a proporsi come occasione concreta di dibattito, di confronto, di sollecitazione dialettica; o comunque, saranno essi che nel dialogo del blog svilupperanno le ragioni - che noi fortemente riteniamo di avere - per volere conservare l'identità de "L'Indice" quale strumento di costruzione d'un sapere critico. diario di bordo quale il blog. Dei "Segnali" riprenderà la voglia di accostare, sempre più necessaria nell'era dell'accumulo dei saperi e dei loro veicoli; e quella di ricercare narrazioni, sia pure postmoderne, che raccontino il viaggio. Sarà il lettore a poterlo fare, spronato dalla forma della rubrica - tematica o dai tratti quasi, e volutamente, indistinti, quelli appunto di un diario - che contraddistinguerà gli interventi dei collaboratori del blog, e dalla possibilità di offrire proprie riflessioni. Naturalmente anche "L'Indice" è di fronte alla sferzata simbolica della rivoluzione internettiana, e avverte l'urgenza di rivedere i propri paradigmi. E indubbiamente la rivoluzione di internet apre una crisi delle altre forme di comunicazione. Ma il termine richiama anzitutto l'idea di un'apertura a prospettive diverse: un'ottica di aumento vertiginoso di opportunità anziché di contrazione sofferta, di integrazione di linguaggi, e non di riduzioni forzate a un unico modello, sia pure di successo. In questa situazione, riviste cartacee orgogliose del proprio progetto possono e devono mirare (non semplicemente a sopravvivere, ma) a riprenderlo con efficacia rafforzata, facendo tesoro delle novità. Se il confronto con la realtà impone comunque di reinventarsi continuamente, ciò passa anche attraverso un dialogo aperto e diretto con le nuove forme di comunicazione. E questo lo sforzo che, nel momento più difficile della sua storia, "L'Indice" sta portando avanti. Nella fedeltà a un proprio stile e nella convinzione dell'importanza di un'evoluzione che investe contenitori e contenuti. Coinvolgendo la stessa forma della rivista cartacea, dalla struttura generale ai singoli aspetti; e ovviamente e sempre più il fronte del web, sia attraverso il sito e i social network, sia con il blog appena varato. Dove sarà possibile trovare, sparigliati tra le diverse rubriche, materiali piuttosto vari: testi tutti nuovi e altri tratti dal nostro archivio, che però è bello riproporre (con qualche aggiornamento dove utile); contributi sul mondo dei libri, come ci piacerebbe che fosse, e riflessioni su ciò che invece proprio non ci piace. Un altro modo, insomma, di continuare a scegliere insieme. mario.cedrinigeco.unipmn.it M. Cedrini è assegnista di ricerca in economia politica all'Università del Piemonte Orientale