AAAAAAAAAAA N-10 LMHSEVI1 AAAAAAAAAAA A cercar la vera gloria di Gianluca Argentin La scuola faticata di Gino Candreva 2° RAPPORTO SULLA QUALITA NELLA SCUOLA introd. di Giovanni Vinciguerra, pp. 191, € 15, "Tuttoscuola", Roma 2011 Negli ultimi anni, abbiamo assistito a una grande espansione del corpus di dati statistici esistenti sul sistema di istruzione italiano. Due sono i motori principali di questa produzione di informazioni: la partecipazione dell'Italia alle grandi indagini internazionali di misurazione delle competenze disciplinari degli studenti (Pisa, Timss, ecc.) e la più recente istituzione del Servizio nazionale di valutazione presso Invalsi. Le informazioni sull'apprendimento degli studenti si sono finalmente affiancate ai preesistenti dati amministrativi sul sistema scolastico, prodotti prima dall'I-stat e poi dal Miur, relativi al numero di classi, studenti, dotazioni di organico, ecc. Siamo ancora lontani da un quadro informativo esaustivo, perlomeno per tre ragioni: in primo luogo, perché fonti diverse possono essere messe in relazione tra loro solo con grande difficoltà; in secondo luogo, perchè permangono evidenti buchi informativi (ad esempio, sappiamo ancora molto poco sulla popolazione degli insegnanti, descritta da scarni dati amministrativi e da poche e circoscritte indagini campionarie); infine, perché la complessità insita nell'insieme di fattori e processi che costituiscono il sistema di istruzione di un paese può essere intercettata solo in parte con dati di tipo standardizzato (si pensi, ad esempio, alla funzione educativa della scuola e a quanto poco sappiamo su quanto stia avvenendo nella trasmissione di valori civici all'interno della scuola italiana; si veda, a tal proposito, l'indagine sugli insegnanti italiani condotta dalla rivista "Insegnare" promossa dal Cidi e dal Comitato Italia 150, recensita a p. II). A dispetto di queste mancanze, va però configurandosi una situazione nuova per l'Italia: viene messo a disposizione del pubblico e degli addetti ai lavori un ampio insieme di informazioni, che permettono di descrivere il sistema scolastico lungo una pluralità di dimensioni. Questa ricchezza informativa sembra però entrare ancora con fatica nella stampa italiana, caratterizzata spesso da ragionamenti lontani dall'evidenza empirica disponibile e da prese di posizione fortemente ideologiche. Una vistosa e positiva eccezione a questo situazione è il 2° Rapporto sulla qualità nella scuola prodotto dalla rivista "Tutto-scuola". Un vasto insieme di informazioni su base provinciale (96 indicatori), provenienti da diverse fonti statistiche, viene qui sistematizzato in poche dimensioni chiave (16 quadri tematici raccolti in 4 macro-aree). Si arriva così a quasi 200 pagine di grafici e tabelle, intervallati da alcuni brevi testi di commento, che cercano di tracciare uno stato del sistema di istruzione italiano guardando alla distribuzione geografica di: strutture e risorse, organizzazione e servizi, condizioni del personale e risultati scolastici. Arricchisce questo ricco quadro informativo una sezione in cui molti dati relativi al 2010 sono posti a confronto con quelli del 2007 (56 indicatori), raccolti in occasione del 1 ° Rapporto sulla qualità della scuola. Emerge così un quadro in cui il Nord-Ovest, e in particolare il Piemonte, mostrano un sistema di istruzione meglio funzionante che nel resto del paese, in particolare del Mezzogiorno. Quest'ultimo contesto registra però miglioramenti nel triennio qui considerato, che lo portano a ridurre la distanza dal Centro-Nord perlomeno rispetto all'insieme degli indicatori considerati nell'analisi. E però entrando in ciascuna macro-area tematica che si trovano i dati più interessanti e meno usuali: ad esempio, si ha la possibilità di guardare alla partecipazione degli enti locali ai bilanci scolastici o alla presenza di mense, alla distribuzione delle tecnologie dell'informazione e comunicazione negli istituti oppure alla stabilità occupa- zionale degli insegnanti e al loro profilo per genere ed età. Leggendo il rapporto con attenzione, emerge però anche la problematicità di alcuni degli indicatori considerati: emblematica in tal senso, come sottolineano gli stessi autori, è la preoccupante contraddizione esistente nelle graduatorie provinciali tra dati di apprendimento degli studenti secondo le misure dei test standardizzati e secondo i voti ottenuti dagli stessi nell'esame di stato (al tema viene dedicato un paragrafo dal ficcante titolo: La Calabria ai primi posti: fu vera gloria?). Più in generale, però, quel che risulta difficile per 0 lettore è giungere a un insieme di indicazioni di sintesi e a un quadro riassuntivo, che fungano da chiave di lettura del puntuale e dettagliato insieme di indicatori contenuti nel rapporto. Lo sforzo fatto da "Tuttoscuola" in questa direzione è parziale: si è infatti chiesto a un insieme di esperti di fornire indicazioni su come gerarchizzare e quindi pesare gli indicatori. Questo insieme di considerazioni raccolte dagli autori del rapporto ha fatto da base per la costruzione degli indici sintetici su cui si fondano le molte graduatorie provinciali presenti nelle duecento pagine del testo. Riteniamo apprezzabile la trasparenza con cui viene documentato l'intero processo seguito (sono addirittura presenti i nomi degli esperti consultati), ma crediamo che l'eccessiva enfasi per la costruzione di graduatorie abbia forse impedito agli autori di sfruttare pienamente il potenziale informativo che avevano a disposizione. In sintesi, il rapporto si configura quindi come un utilissimo compendio di dati provenienti da molte fonti usualmente tra loro non comunicanti e si rivela quindi uno strumento con informazioni interessanti sulla scuola italiana e sulla sua ineguale distribuzione territoriale. Proviamo infine a formulare due suggerimenti per migliorare l'auspicabile terza edizione del rapporto. In primo luogo, raccomandiamo il mantenimento della comparabilità nel tempo: questo obiettivo potrebbe essere reso difficoltoso dall'eventuale abolizione delle province, ma la continuità dell'informazione nel tempo è un bene davvero raro e prezioso nel contesto informativo italiano e come tale va tutelato. In secondo luogo, proponiamo una maggior partecipazione degli esperti che consulterà "Tuttoscuola" anche al processo di analisi dei dati: forse, in tal modo le molte informazioni raccolte nel rapporto potrebbero essere affiancate da un più ampio insieme di chiavi di lettura a disposizione del lettore. ■ gianluca.argentinSunimib.it G. Argentin è assegnista di ricerca in sociologia e ricerca sociale all'Università Bicocca di Milano DISPERSIONE SCOLASTICA E DISAGIO SOCIALE a cura di Roberta Fadda ed Eros Mangiaracina pp. 126, € 16, Carocci, Roma 2011 Attraverso dieci contributi di esperti, insegnanti, dirigenti scolastici, operatori dei servizi sociali, il volume, a cura di Roberta Fadda ed Eros Mangiaracina, rispettivamente psicologa e dirigente scolastico, entrambi docenti all'Università di Cagliari, indaga le condizioni della dispersione scolastica in un'area particolarmente critica della Sardegna centrale, il Medio Campidano, dove i livelli di abbandono sono tra i più alti d'Italia. Diversi sono gli approcci al fenomeno: Garau e Sedda, spécialiste del comune di Pabillonis, che si concentrano su famiglie assistite dai servizi sociali del Comune, richiamano l'attenzione sugli atteggiamenti educativi derivanti da particolari condizioni di disagio socio-culturale, utilizzando l'approccio sistemico che spiega l'abbandono scolastico come risultato dell'interazione di più cause e quindi le difficoltà scolastiche che conducono all'abbandono vengono concettualizzate come il risultato di un'interazione disadattativa tra l'individuo e l'ambiente e la conseguente specificità del contesto famigliare disagiato. Tuttavia, nell'indagare le cause della dispersione e dell'abbandono, altre ricerche focalizzano l'attenzione sul contesto scolastico in sé, come il saggio di Fadda e Lai, che ha per oggetto efficacia autoeducativa tra insegnanti della scuola primaria, e in particolare le attese delle insegnanti del risultato della loro opera pedagogica, gli autori analizzano i fattori di età, anni di servizio e di ruolo, evidenziando che l'attesa di risultati positivi è inversamente proporzionale alla percezione della propria competenza educativa. O come il saggio di Caterina Fiorilli, che individua nel benessere e nella qualità dalla vita scolastica gli anticorpi al fenomeno della dispersione. In particolare Fiorilli concentra l'attenzione sul benessere degli insegnanti come veicolo del benessere degli allievi e chiama a supporto ricerche che testimoniano per gli allievi l'importanza del contesto classe, piuttosto che dell'ambiente familiare. Uno dei paragrafi del suo contributo è significativamente titolato: Sostenere gli insegnanti per aiutare gli alunni. L'assunto di Fiorilli è che il benessere degli insegnanti aumenta la qualità dei risultati che si intendono raggiungere e quindi le organizzazioni scolastiche dovrebbero evitare in particolare la sindrome di bur-nout, alla quale gli insegnanti sono soggetti, come del resto ogni professione di cura. Le ricerche prodotte nell'analisi delle varie scuole del Medio Campidano, e presentate nel volume, si concentrano su un'area di alta criticità socio-culturale, in un contesto economico centrato sull'agricoltura e l'allevamento con un modesto sviluppo del settore terziario. E un contesto che svalorizza l'esperienza scolastica nella vita dell'allievo e, nello stesso tempo, non considera la scuola uno strumento di emancipazione economica. Alla prospettiva di lungo periodo, offerta da un'efficace carriera scolastica, viene opposta la prospettiva del breve periodo del successo (o almeno del risultato) economico immediato. Gli insuccessi scolastici (oltre il 20 per cento degli allievi della scuola media indagata da Marras e Piras non sono stati ammessi alla classe successiva, contro un 4 per cento circa a livello nazionale), gli abbandoni e la dispersione, che colpiscono soprattutto gli istituti professionali e tecnici, mentre risparmiano praticamente del tutto i licei, costituiscono il frutto di questa situazione. Quando la scuola è in grado di attuare pratiche virtuose che contrastino nel vissuto degli allievi questi fenomeni, si ottengono risultati incoraggianti al di là di ogni luogo comune. Annarosa Corda e Barbara Pinna espongono la loro esperienza di contrasto della dispersione scolastica in una scuola superiore e le strategie poste in atto: tra i vari progetti, in modo efficace si è perseguita una pratica di alternanza scuola-lavoro che ha permesso di mettere in pratica in contesti extrascolastici le competenze acquisite a scuola. Lo scopo è di ridare senso a un'esperienza scolastica che spesso si avverte come pas-sivizzante. Ma anche nell'educazione interculturale la scuola riesce spesso a superare pregiudizi che hanno origini extrascolastiche. E il caso della convivenza tra rom e gagé osservata in una delle sezioni della scuola primaria di Pabillonis, che ha condotto all'attenuazione e in alcuni casi alla rinuncia dei pregiudizi razziali, oggetto della ricerca di Mangiaracina e Melis. Il volume, attraverso l'analisi del microcosmo di Pabillonis e pur con qualche contributo non del tutto convincente, ci offre delle chiavi di lettura multidisciplinari, con solide basi teoriche di riferimento, del disagio e della dispersione scolastici, importante e utile per chiunque voglia interessarsi del problema, insegnanti, dirigenti, operatori scolastici. ■ gino001@gmail.com G. Candreva insegna al Conservatorio di Milano Dispersione scolastica e disagio sociale «tur» ti frulliti ti Ir®» MjnfumliM CriUttU iti (Mirilo «*w*t«v9 t Umt patti pmttOtt Carocci