J N. 10 Editoria Editori via fax di Gian Carlo Ferretti Dieci, cento, mille di questi libri. Libri cioè che forniscano monografie complete sulle piccole case editrici più o meno affermate e interessanti. A questo vien fatto di pensare dinanzi al saggio di Gianfranco Tortorelli sulla storia della minimum fax, nata nel 1993 per iniziativa di Marco Cassini, Daniele Di Gennaro e altri amici come "minimum fax, la prima rivista di letteratura via fax". Saggio storico-critico-documenta-rio esaustivo e puntuale, con uno spiccato gusto della materialità del prodotto e della grafica, con scrupolose e corpose note e apparati bibliografici sulle edizioni e sulla loro fortuna critica, e con un catalogo storico della casa editrice che arriva fino al 2008. Ma a questo proposito va detto che un catalogo per collane, anziché per autori in ordine alfabetico anno per anno (come quello redatto da Tortorelli), sarebbe stato più utile al lettore e allo studioso, per un migliore orientamento nella ragnatela fittissima di nomi e di titoli intessuta da Gianfranco Tortorelli 0Contromano. Storia della minimum fax dal 1993 al 2008, pp. 156, € 15, Pendragon, Bologna 2010), e in generale per una consultazione veramente pratica e funzionale, tanto più trattandosi di una casa editrice per la quale le collane hanno ancora un ruolo e un significato. Dalla ricostruzione di Tortorelli emergono comunque assai bene, fin dalle origini della "rivista via fax", tre caratteristiche fondamentali della casa romana: una voluta povertà e semplicità del mezzo, una pluralità di generi e di formule (dalle poesie ai racconti, dagli articoli alle interviste, che resteranno un leitmotiv del catalogo) e l'invenzione di un prodotto editoriale e canale distributivo via fax o via posta, fuori dai canali istituzionali, indirizzato a lettori noti, abbonati, giornali, e capace di ottenere un'ampia visibilità. Tre caratteristiche motivate non soltanto dalle scarse e avventurose disponibilità finanziarie, dalla concorrenza oggettiva della grande editoria sul terreno del romanzo-romanzo come prodotto leader e dalle difficoltà della distribuzione e del mercato, ma anche e soprattutto dall'esigenza di sviluppare un discorso editorial-culturale articolato e ricco, con un'ottimizzazione delle spese e con abili iniziative promozionali, spesso collegate all'attività di circoli culturali, associazioni di volontariato, cooperative, riviste e librerie, internet, e potenziate dal passaparola soprattutto tra i lettori giovani. Sono tratti di fondo che la minimum fax manterrà con molte varianti, quando la sua struttura di casa editrice libraria si amplierà e consoliderà a livello disciplinare, produttivo e distributivo, con testi segnati spesso da una forte istanza sociale e civile. Tra le vere e proprie collane, infatti (preferibilmente indicate con l'iniziale minuscola, tra civetteria e umiltà), "i quaderni di minimum fax", "filigrana" e "macchine da scrivere" saranno caratterizzate largamente da formule e forme apparentemente ed editorialmente "minori", come l'intervista, la conferenza, la lezione, la testimonianza, attraverso alcuni dei nomi più significativi della letteratura italiana e straniera contemporanea, da Giorgio Caproni a Alberto Moravia, da Doris Lessing a Patricia Highsmith a tanti altri: scritti dedicati in gran parte a una riflessione (anche autobiografica) sulla scrittura. Delineando così tra l'altro un quadro efficacemente antitradizionale e antiaccademico. Un quadro nel quale spiccano inoltre una curiosa iniziativa di Racconti a quattro mani con..., che vede impegnati in un concorso e in un gioco lettori e scrittori italiani, e la originale collana "struffoli", che comprende celebri vignettisti militanti. Coerente con questa politica complessiva la presenza in catalogo di riviste come "La Porta aperta" del Teatro di Roma diretto da Mario Mattone, e "Lo Straniero" di Goffredo Fofi. Contestualmente e contemporaneamente andranno avanti i collegamenti estemi, dalle pagine culturali di "Unità", "Manifesto", "Avvenimenti", agli spettacoli di lettura e musica. Nella collana "sotterranei", di scrittori americani, tra beat generation, David Foster Wallace e altre voci della narrativa giovane, con riscoperte e scoperte e vendita di diritti a Penguin Books, viene avviata la famosa operazione Carver, dopo averne acquisito i diritti battendo un concorrente come Einaudi. Un'operazione che rientra perfettamente nella politica editoriale felicemente anomala della minimum fax. Vi si incontrano una personale predilezione degli editori, un rapporto diretto e collaborativo con la poetessa Tess Gallagher, vedova dello scrittore, il lavoro dello studioso e traduttore Riccardo Duranti, la collana "i libri di Carver", comprendente anche le sue opere minori di saggistica e di poesia oltre a racconti inediti, una promozione attraverso eventi, letture, incontri: insomma, un vero e proprio programma di rilancio e valorizzazione di uno dei maestri della short story e del minimalismo, fuori dalle consuete logiche di mercato. La successiva rivincita di una grande casa come Einaudi, se da un lato confermerà un suo interesse non provvisorio, dall'altro confermerà .altresì i rapporti di forza che alla fine dominano l'editoria libraria. La minimum fax si sviluppa ancora all'interno del catalogo, con libri su e di grandi autori di jazz, dieci interviste dei "Cahiers du ciné-ma" negli anni cinquanta-sessanta a grandi registi, la collana "minimum classics" di recuperi del Novecento angloamericano, una rinnovata attenzione per la nuova narrativa italiana nella collana "nichel", una saggistica politica di attualità e di inchiesta nella collana "indi", e al di fuori del catalogo stesso, con l'inaugurazione di una libreria a Roma, letture teatrali in concerto, partecipazione a mostre, e corsi di editoria, scrittura e lettura, per letteratura e cinema. Iniziative che, oltre a completare la fisionomia inconfondibile della minimum fax nell'editoria italiana, rafforzano anche il suo radicamento nella realtà sociale e culturale romana. La storia dell'agguerrita casa editrice naturalmente continua al di là del 2008 che chiude il libro di Tortorelli. Se si scorre il catalogo 2010 su carta o il sito online, si trovano titoli di Domenico Starnone e Tommaso Pincio e Giuseppe Genna ("nichel"), Alan Sillitoe e Bernard Malamud ("minimun classics"), saggi di denuncia e di proposta sulla televisione e sulla scuola, e inoltre un ulteriore sviluppo dei corsi e delle manifestazioni. Con una con- MERCI MATTICCHIO - Artisti per L'Indice 1-10 ottobre 2011 Palazzo Bertalazone di San Fermo Via San Francesco d'Assisi 14 - Torino 1 ottobre - INAUGURAZIONE ore 18.30 7 ottobre - ASTA ore 18.30 L'Indice di questo numero è interamente illustrato con i disegni di Franco Matticchio. Gli originali potranno essere ammirati a Palazzo Bertalazone di San Fermo dal primo al dieci ottobre e alcuni di essi saranno battuti all'asta venerdì 7 ottobre. Per informazioni ulteriori: www.lindiceonline.com elusiva hacklist di titoli durevoli già pubblicati dalla minimum fax negli anni duemila, e ora riproposti in programmatica controtendenza rispetto all'ossessione dominante della novità di stagione: una hacklist che corona idealmente gli anni e decenni "contromano" della piccola grande casa. ® gcferretti@tiscali. it g.c. Ferretti insegna letteratura italiana contemporaea e sistema editoriale all'Università di Parma Lettere Caro direttore, ho tra le mani e negli occhi la copia di settembre, ho letto l'ap-, pello e la campagna di rifinanziamento, penso che vi sosterrò come posso, cioè abbonandomi, a breve riceverete on line il pagamento. Vi ho letto per anni, dall'inizio da quel numero zero, dedicato a Michel Foucault, poi ho smesso, vi trovavo troppo intellettualoidi, troppo autoreferenziali, o forse ero io che ero cambiato, non avevo più la voglia, la pazienza e non volevo sobbarcarmi il duro sacrificio che occorre fare per apprendere e leggervi, in un mondo dove quasi tutto andava a sgretolarsi... Scorrendo il giornale, ho scoperto che siete sempre tra il meglio che c'è rimasto oggi in Italia! Mi auguro che la vostra campagna abbia un esito fecondo e felice. A presto e un cordiale saluto. Vittorio Stagnitta Gentile Carlo Turco, desidero rispondere alla sua lettera, pubblicata sul numero di settembre dell"Tndice", essendo stata estesamente chiamata in causa. Innanzitutto, nel lamentare che le recensioni non sono più quelle di un tempo, lei mette in evidenza che la tendenza dominate oggi è quella di: 1) limitarsi a una estesa riproduzione della "fabula" (badi però che fabula e intreccio dal punto di vista narra-tologico non sono la stessa cosa), aggiungendo spesso osservazioni "assolutamente soggettive"; 2) non prendere sufficientemente in considerazione i "modi della narrazione" e i dettagli capaci di dare "un assaggio di stile". Per essere più concreto, poi, e mostrare un clamoroso esempio di tale tendenza, prende in esame la recensione del romanzo Nemesi di Philip Roth, dove la sottoscritta sarebbe stata così banalmente attenta alla "fabula" da rivelare ai poveri lettori il "colpo di scena" finale. Forse che la letteratura "di genere" (?) - obietta lei - "e specificamente di gialli e thriller" - merita più discrezione di un romanzo di Roth? Ebbene, io le rispondo subito di sì. Gialli e thriller (almeno un certo tipo di cinema o quei romanzi cosiddetti "di consumo" o "commerciali") meritano senz'altro più discrezione di un romanzo di Roth. E proprio perché l'interesse consiste quasi interamente in ciò da cui lei. stesso prende le distanze: nella trama e nelle sue capacità di illusione. Citandomi, lei ha astutamente espunto la prima frase della mia recensione che tuttora sottoscrivo: "Non si legge un romanzo di Roth per sapere come va a finire". L'interesse per la trama in sé, appunto, conta poco. Rivelare o non rive- lare che il protagonista si sarebbe ammalato non toglie alcun significato alla profondità di Roth, né al suo pensiero né ai suoi modi di trattare la vita, la malattia, la morte. Il rapporto con il romanzo di Camus La peste - che lei definisce forzato, ma al quale si riferiscono sia lo stesso Roth in un'intervista (che trova anche su internet) sia il premio Nobel John M. Coetzee nella recensione di Nemesis pubblicata sulla "New York Review of Books" (dove viene altresì rivelato, inevitabilmente, il contagio!) - sottolinea la dimensione simbolica ed esistenziale del romanzo, che prescinde ampiamente dall'intreccio e dai suoi colpi di scena. Mi perdoni, ma mi fa sorridere pensare che qualcuno legga avidamente questo libro con la curiosità di sapere se il protagonista si ammalerà o no, se contagerà o no. Il contagio c'è da sempre: nel male, nella storia, nell'uomo, nella sorte. Nell'Edipo re, ad esempio, la tragedia si apre con le parole di Tersite dove viene già detto tutto. Eppure tutto deve ancora venire, nelle reazioni di Edipo e nelle attese del suo spettatore/lettore, nelle continue riconfigurazioni dell'intreccio. Altrimenti di tragedia non si tratterebbe, ma di giallo televisivo o robe simili. In quanto al consiglio di trattare "l'ultima narrativa" di Roth, le faccio presente che a questa mi sono riferita in più di una recensione sull"Tndice" (da II professore di desiderio e La controvita a Il fantasma esce di scena e Indignazione), dove ho anche umilmente cercato di dare qualche "assaggio di stile". Chiara Lombardi