da FRANCOFORTE Anna Castelli Un centro dell'Europa: Francoforte sull'Oder. Per meglio dire, un centro in periferia. E in Brandeburgo, al confine con la Polonia, a un centinaio di chilo- metri dalla Berlno che ha voluto impor- si come cuore della nuova Germania. Le altre città, saldamente distribuite sul territorio della Repubblica federale, so- no lontane: Amburgo, Monaco, Colo- nia, la Francoforte (sul Meno) della grandeur finanziaria. Di questa Franco- forte brandeburghese non si sa un gran- ché: poco appariscente, attaccata pigra- mente a uno di quei confini che il pen- narello dei regimi dell'Est disegnava con tanto zelo. Gli studiosi di letteratura la ricordano doverosamente come città na- tale di Heinrich von Kleist, ma la cono- scono meglio i camionisti, che dall'altra parte del fiume Oder, a sud di Slubice, sostano per ore in attesa di varcare il confine. Ancora più a est di Francoforte sull'Oder, oltre la Polonia, nei pressi dell'autostrada che collega Vilnius al Mar Baltico, troviamo un'altra traccia di questa Europa multicentrica: Marijam- polé, cittadina lituana che, una volta a settimana, si trasforma in un grande mercato di automobili usate. Qui, veico- li con un passato di fiero transito sulle carreggiate dell'Ovest vengono scarica- ti, senza troppi rimpianti, agli acquiren- ti dell'Est europeo. Pochi automobilisti occidentali conoscono Marijampolé, che invece dovrebbe essere celebrata nei li- bretti di circolazione come luogo di una nuova nascita, l'immissione in uno spa- zio che sta ridisegnando le sue arterie. La storia di Marijampolé ci è raccontata da Karl Schlògel, docente di storia del- l'Europa orientale all'Università di Francoforte sull'Oder, che in Arcipelago Europa. Viaggio nello spirito delle città (Bruno Mondadori, 2011), percorre in lungo e in largo il nostro Oriente dome- stico. Raccolti in tre grandi sezioni, i saggi del libro esplorano le modalità combinatorie di spazio e tempo, e le vi- VILLAGGIO GLOBALE cende degli individui che li plasmano. Troviamo, accanto a Màrai e Lukàcs, benzinai, corrieri, esperti di logistica: costoro, ci dice Schlògel, non prendono parte ai discorsi sull'Europa, ma ne so- no i pionieri, sono i narratori di nuove trame urbane. L'Europa non vede però soltanto la fioritura di centri come Mari- jampolé; talvolta subisce anche "urbici- di": distruzioni di persone e case, spari- zioni che segnano discontinuità nelle nostre memorie storiche e geografiche. I conflitti bellici ne sono le cause più usuali; ma anche la fine della guerra fredda ha svuotato alcune città. Franco- forte sull'Oder, che pure dal 1989 perde abitanti al ritmo inesorabile di un mi- gliaio l'anno, non fa tuttavia parte di questo elenco listato a lutto. La fonda- zione dell'Europa-Universitàt Viadrina, nel 1991, ha impresso altri tratti sul suo volto, trasformandola, da semplice po- sto di frontiera, in un polo di attrazione per studenti di ogni nazionalità. I suoi nuovi cittadini sono questi studenti, che È in libreria rnazionale Donne in movimento An/aldua Bourdieu Braidorti Caftmi Wm T' 1 ombroso Marijuane Mastrodonato Mazzarella Moro Fiuti» TìnsUmova Zanai» Zoppcllari 3 * t S" ft> ^ ss ft> "I s p o B ss 5T padroneggiano le lingue, per i quali Francoforte è il punto di partenza verso altri snodi del continente. Anche loro, osserva Schlògel, fanno l'Europa. da BUENOS AIRES Francesca Ambrogetti L'emigrazione, la guerra, il traffico di stupefacenti: tre argomenti dolorosi e drammatici che si intrecciano nella storia di un emigrante argentino negli Stati Uni- ti che cerca di sapere la verità sulla morte del figlio in una base aerea americana in Afganistàn. La racconta il romanzo El car- tel de Bagram dello scrittore e giornalista argentino Gustavo Sierra, che ha coperto per il quotidiano "Garin" di Buenos Ai- res i più recenti conflitti bellici. L' autore sostiene che è una storia vera nella quale ha cambiato solo i nomi dei protagonisti e modificato alcune circostanze per non renderli riconoscibili. Il padre di John Torres, quando l'esercito americano gli restituisce la salma del figlio senza troppe spiegazioni sulle circostanze della morte, organizza manifestazioni di protesta e de- cide di indagare per conto proprio sfi- dando il potere militare. Il sottotitolo del libro è infatti La storia dell'argentino che ha sconfitto il Pentagono. Perché il prota- gonista, che aveva saputo dal figlio che nella base aerea di Bagram si trafficava eroina che arrivava negli Stati Uniti nelle bare dei soldati caduti, riesce alla fine ad avvicinarsi alla verità. Il ritmo è serrato e vertiginoso: in alcuni capitoli sembra di leggere un copione cinematografico, in al- tri un romanzo giallo. Con il sottofondo della guerra e del problema degli emi- granti. L'autore li reprende nell'ultimo ca- pitolo quando porta la storia in Messico, dove la situazione delle incessanti corren- ti emigratorie verso il nord è sempre più difficile e la narcoguerra sta dilagando a tal punto che un intervento degli Stati Uniti sembra a molti inevitabile. Un nuo- vo e pericoloso scenario. Gustavo Sierra ha scritto altri libri sulla sua esperienza come corrispondente di guerra in Afgani- stàn e in Irak ed è stato premiato per i suoi articoli dal fronte. da NEW YORK Alfredo Dardi Cosa possono avere in comune Jacqueline Bouvier, futura moglie del Presidente J.F.Kennedy, Susan Sontag, una delle in- tellettuali americane più poliedriche e provocatrici degli anni '60 e Angela Da- vis, l'attivista radicale, militante delle "Pantere nere", protagonista di un famo- so caso giudiziario che la vedrà accusata e scagionata per il rapimento e omicidio di un giudice californiano nell'estate 1970? A prima vista, nulla. Eppure. Ed è da questo "eppure" che si dipana il filo del racconto di Alice Kaplan, Dreaming in French, The University of Chicago Press, che ha come sottotitolo chiarificatore The Paris Years of Jacqueline Bouvier, Susan Sontag, and Angela Davis. E soggiorno al- l'estero di tre studentesse americane di vent'anni che come molte altre prima e dopo di loro hanno scelto e sceglieranno di perfezionare la propria educazione a Parigi è l'avvenimento che lega i destini di tre personaggi destinati a diventare famo- si e a non incontrarsi mai. In un'atmosfe- ra sognante, da filmato in bianco e nero, rivivono tre diverse Parigi tra la fine degli anni '50 e i primi anni '60. La Parigi del- la futura "First Lady" è quella dei quar- tieri residenziali, dell'aristocrazia e del- l'alta borghesia, dei caffé alla moda e del- la vita sociale, nell'aurea di un'opinabile ascendenza francese. Quella della Sontag è autenticamente bohémien; incontra Al- ien Ginsberg, divora film e letteratura francese, s'iscrive alla Sorbona, costruisce il proprio futuro d'intellettuale americana e vi ritorna nel 2004 per esservi sepolta. Angela Davis arriva a Parigi con il peso di un'infanzia di segregazione razziale a Bir- mingham, Alabama. In quest'ottica, come nota la Kaplan, il suo intenso rapporto con la cultura francese, affinato nella re- dazione parigina del New York Herald Tribune, va inteso come una scelta libera- toria. E durante la sua detenzione nel 1970 gli intellettuali francesi si ricorde- ranno di lei e si mobiliteranno in suo fa- vore. A lettura conclusa, al di là dell'inte- resse storico per le testimonianze che questo libro raccoglie e che anticipano il futuro diversamente emblematico delle protagoniste, ciò che permane è il ritratto solare di tre giovani donne, nel pieno del- la propria giovinezza consapevoli di vive- re un momento irripetibile della propria esistenza. Refusano Sul numero deO'"Indice" di aprile 1 a p.37, il nome del recensore è diventato per sbaglio Piero Crestodina anziché Pie- ro Cresto-Dina. L'errore si è ripetuto sul numero di maggio ■ a p. 2, nella rubrica dei "Fatti in casa", in cui anche il cognome di un altro autore, Zucchello, è erroneamente diventato Zucchero. Nel sommario dello stesso numero ' p. 3, si è verificata una contaminazione fra i titoli di due rubriche diverse dei "Quaderni", dando luogo ad un singola- re quanto inesistente "Camminar cantan- do" al posto del corretto "Recitar can- tando". Sul numero di giugno • a p. 32, ci sono delle imprecisioni nella biografia di Gabriele Lolli che insegna in realtà filosofia della matematica alla Scuola Normale di Pisa. Ce ne scusiamo con lettori, autori e recensori.