N. 12 Editoria Il libro non è un mercato Un manifesto dell'osservatorio dell'editorìa indipendente \ iamo un gruppo di 66 editori indipendenti, con dimensioni, cataloghi, fatturati, marchi, interessi diversi. Nessuno di noi fa parte di un gruppo editoriale. Nessuno di noi esercita sul mercato editoriale una posizione di monopolio, né all'interno della filiera distributiva né delle librerie. Nessuno di noi ha nella propria casa editrice partecipazioni societarie di soggetti che rivestono posizioni di monopolio. Nessuno di noi ha partecipazioni societarie di distributori o di catene librarie. Siamo editori "affini". Il che significa che non siamo uguali e proprio per questo teniamo alle reciproche differenze e singolarità. Le differenze e l'assoluta singolarità di ognuno dei nostri cataloghi sono per noi una ricchezza, e sono parte della ricchezza della proposta culturale oggi presente in questo paese. Lavoriamo nella precarietà, nell'autosfruttamento, nel debito. Spesso con poche risorse e quasi sempre senza alcun contributo pubblico, aiuti, fondi per la cultura, prestiti agevolati. Fatta eccezione per l'Iva sulla stampa, non godiamo di sgravi fiscali. Non rientriamo tra chi può beneficiare del "fondo statale per l'editoria". Nel nostro lavoro editoriale abbiamo investito risorse (umane ed economiche), abbiamo trovato autori e temi, proposto e reinventato generi e lingue, ciascuno arrischiando una propria proposta culturale. In questi anni la filiera del libro, della sua distribuzione e della sua vendita, è profondamente cambiata. Abbiamo assistito alla moria delle librerie indipendenti e l'espandersi delle librerie di catena, tutte di proprietà di gruppi editoriali, e un aumento dei punti vendita riforniti dalla grande distribuzione organizzata. Di fronte a questi fenomeni, che interpellano tanto il senso quanto la pratica del nostro lavoro di editori, crediamo legittimo formulare alcune domande: siamo di fronte a un mercato davvero così "libero", governato dalla mano invisibile delle ruvide leggi della domanda e dell'offerta? I diversi soggetti che abitano questo mercato si muovono tutti ad armi pari sottoposti al solo criterio del gusto del consumatore? Sul risultato finale della vendita del libro è del tutto irrilevante che un gruppo, o un singolo marchio editoriale, sia proprietario della distribuzione e di una parte consistente dei punti vendita? E, all'interno di queste stesse librerie di catena, qual è il criterio che assegna spazio e visibilità ad alcuni marchi editoriali, negando o limitando quello di molti altri? È questo probabilmente il momento di interrogarci su come agire e comportarci dentro una filiera del libro che non valorizza - né culturalmente né economicamente - il nostro lavoro e il cui sviluppo è forse destinato a portare alla nostra estinzione. E il momento di chiederci come provare a contenere e ad arrestare processi di concentrazione e di monopolizzazione del mercato che fanno del libro una merce tra altre. D libro bene comune Il libro non è solo un mercato. Nemmeno per noi che per mestiere produciamo e vendiamo libri. Come strumento di formazione, come risorsa individuale e collettiva, come forma di circolazione delle conoscenze, anche come svago e divertimento, il libro è un bene comune. I nostri libri, comunque, vogliamo che lo siano. E vogliamo immaginarne il futuro anzitutto a partire da questo. Che il libro sia "anche" un prodotto in vendita, non significa che il suo ecosistema sia riducibile al numero degli scontrini battuti. Come editori, e dunque come promotori di una proposta culturale, non possiamo ignorare e non sostenere quegli usi del libro che prescindono da un acquisto. Usi pubblici. Non possiamo non capire l'importanza di chi rivendica un uso senza preoccuparsi della proprietà, di chi chiede un diritto a un accesso. Siamo consapevoli che facilitare questo accesso, moltiplicare le forme non proprietarie di uso delle narrazioni e dei saperi, estendere capillarmente il numero dei luoghi ("luoghi" nel senso di reti, di rapporti compositi e di una molteplicità di luoghi differenti), in cui questo diritto può esercitarsi significa predisporre il terreno di una ricchezza culturale e sociale forse non misurabile ma della quale non saremo i soli a beneficiare. Strumento 1. Un ecosistema è un tutto, non la somma delle sue parti (o solo alcune di esse) Occorre immaginare una sede comune, un'unica sede, dentro la quale coinvolgere i viventi dell'ecosistema del libro. Tutti i viventi. Una sede comune per chi del fare o del vendere libri ha fatto un mestiere. Ma anche per chi i libri li usa, per chi li considera uno strumento a disposizione. Una sede comune per editori e librai, per bibliotecari e insegnanti, per studenti e circoli di lettori, per autori e traduttori. Per dirla in una parola: un'istituzione". La si chiami come si vuole: centro, agenzia, tavolo, coordinamento, banca... ma niente di ciò che esiste oggi corrisponde a questo luogo. Strumento 2. Un ecosistema è vivo, se è in movimento Occorre mobilità e permeabilità tra luoghi e istituzioni. Tra biblioteche, case editrici, università, scuole, librerie, centri studi. Favorire questa mobilità significa far circolare competenze, diffondere saperi tecnici e specifici, contribuire a creare conoscenze condivise che agevolano la comprensione delle esigenze di ciascun attore. La rigidità dei percorsi professionali e delle carriere, l'impermeabilità tra attori pubblici e attori privati contri- buiscono a produrre le crisi dell'ecosistema. Strumento 3. La monocultura non preserva l'ecosistema Se le differenze hanno un valore per l'ecosistema tutto significa che devono esserci luoghi che le fanno esistere. Lungi da noi immaginare una filiera dell'assistenza rivolta a editori o librerie, ma ciò non significa non poter pensare a strumenti che consentano di poter scegliere quale lavoro culturale svolgere. Canoni di locazione agevolati per le piccole librerie, per quelle di periferia o di quartiere, per quelle in aree disagiate; risorse per l'acquisto di fondi-catalogo o grandi opere; aiuti alla creazione di cataloghi tematici; fondi per la creazione di piattaforme distributive di libri digitali e per l'uniformizzazione delle banche dati delle librerie sono, a titolo di esempio, misure di prassi per un centro del libro come quello francese. Sostegno, agevolazioni, aiuti, percorsi di valorizzazione, un fondo di garanzia che faciliti l'accesso al credito a condizioni vantaggiose sia per le case editrici che per le librerie indipendenti: tutto questo non è assistenzialismo da Cassa del Mezzogiorno, ma sono semmai le coordinate per pensare la preservazione e l'evoluzione dell'ecosistema. Strumento 4. Contenere la voracità di una specie Vogliamo un ecosistema del libro che metta in condizione chi vuole coltivare la diversità di non subire la prevaricazione di una singola specie. Favorire la "bibliodiversità" significa immaginare strumenti che limitino lo squilibro tra chi può dettare prezzi e condizioni, in virtù di un "potere" di concentrazione, e chi non ha altra scelta se non accettarli. E questo vale per le condizioni che il distributore detta all'editore, per le condizioni che le librerie (di catena) chiedono all'editore (non di un gruppo), per le condizioni che un gruppo può imporre a una libreria. Occorre vigilare sulle concentrazioni nella filiera attraverso l'istituzione di una vera "authority" che possa esprimere pareri vincolanti su operazioni di acquisizioni che possano determinare palesi conflitti d'interesse che minano di fatto la libera concorrenza fra case editrici. La concentrazione della filiera crea squilibri nell'ecosistema e favorisce la voracità di alcune specie. Strumento 5. Favorire l'espansione dell'ecosistema Tutte le ricerche concordano sul fatto che la lettura è anzitutto un'abitudine. Sostenere e dare visibilità a quei luoghi che predispongono a fare proprio questo habitus (siano essi caffè o circoli di lettura, teatri o associazioni culturali) significa consolidare e ampliare il bacino dei lettori. Di tutti i lettori. In questo ambito la creazione di librerie o biblioteche estemporanee, di Ztl, "zone temporaneamente librarie", può favorire la diffusione di questa pratica anche al di fuori degli ambiti deputati a promuoverla. Tutte le ricerche dicono poi che chi si abitua alla lettura tende a non smettere più: i lettori forti sono buona parte del nostro bacino di lettori. Tra questi soprattutto chi con i libri "lavora": perché insegnante, ri- Dalla copertina, come si 'noterà, è scomparso l'indirizzo del blog: dal primo dicembre è infatti "migrato" nel nuovo sito dell'Indice, rinnovato nella grafica e nei contenuti. L'integrazione di sito e blog elimina gli svantaggi di due spazi distinti, favorendo lo scambio di opinioni e la comunicazione con i lettori. Ma la vera novità legata al nuovo sito è il formato digitale della rivista: a partire da questo mese è possibile leggere L'Indice direttamente dal monitor del proprio computer in formato testo o pdf, acquistando i singoli numeri o abbonandosi alla versione elettronica, più ecologica e tempestiva (sarà on- line il primo di ogni mese). Il tradizionale abbonamento cartaceo include anche la versione elettronica: invitiamo, pertanto, gli abbonati che non abbiano ancora ricevuto comunicazioni in tal senso a contattare la redazione per ricevere le credenziali per l'accesso. Speriamo che quest'innovazione sia gradita ai nostri lettori e possa essere considerata un piccolo regalo natalizio, unitamente all'offerta (si veda il box in questa stessa pagina) di uno sconto sull'abbonamento annuale valido fino al 31 dicembre. Un buon 2013 a tutti i nostri lettori, ai recensori e agli amici della rivista. cercatore, studioso o studente. Aiutare questa pratica significa anche immaginare canali del libro che seguano percorsi "dedicati" a queste categorie, alle quali possono essere destinate misure specifiche di "detraibilità" o persino "bonus" per l'acquisto. Strumento 6. L'ecosistema va all'estero La piccola e media impresa italiana è incapace di innovazione, pare. La piccola e media editoria italiana non farebbe eccezione. Allora mandateci all'estero. Occorre immaginare programmi di scambio con l'estero per operatori del settore librario: editor, librai, bibliotecari. Favorire la mobilità internazionale degli operatori culturali dell'ecosistema libro significa implementare le conoscenze per farlo vivere. Strumento 7. L'ecosistema si esprime anche in forme diverse L'ecosistema libro ha molte forme espressive. Alcune sono in via di estinzione: la poesia, o le riviste culturali, ad esempio. Qualcuno ha calcolato il tempo necessario per veder finire tra le specie estinte, oltre che molti editori, anche il teatro, la critica letteraria, la filosofia...? E possibile immaginare luoghi, anche diversi dalle stesse librerie, in grado di far esistere, magari rinnovandole, queste diverse forme espressive? Strumento 8. L'economia dell'ecosistema L'ecosistema del libro è anche un sistema economico, con un fatturato, degli impiegati, degli imprenditori che fanno profitti e altri che fanno debiti. Ma l'impatto sociale e culturale della produzione libraria non è lo stesso di qualunque altro settore. Sono davvero inimmaginabili, in tempi di fiscal compact e spending review, forme di dedu-cibilità per chi compra libri? Una fiscalità agevolata per chi li fa? Una deducibilità per chi sovvenziona? Strumento 9. Un ecosistema deve essere trasparente L'ecosistema editoriale ha forse più rivoli di finanziamento di quanto non sembri a prima vista. Variegati sono i contributi diretti alla pubblicazione provenienti da comuni, province, regioni, dipartimenti universitari e fondazioni pubbliche. Si tratta di risorse spesso preziose, indispensabili, anche per garantire "bibliodiversità". Ma che siano gli editori, dunque in primis chi beneficia di tali risorse, a chiedere trasparenza sul loro uso e sulla loro destinazione sarebbe un segnale di forte controtendenza in un paese che dell'opacità nell'uso di fondi pubblici ha fatto un metodo, anche di governo, consolidato. Nota della redazione: l'elenco completo degli editori firmatari del manifesto è riportato sul sito, in calce a una versione più ampia del documento. J Abbonamento annuale alla versione cartacea (questo tipo di abbonamento include anche il pieno accesso alla versione elettronica): Italia: € 50 anziché € 55 (offerta valida solo fino al 31 dicembre 2012) Europa: € 75 Resto del mondo: € 100 J Abbonamento annuale solo elettronico (in tutto il mondo): Consente di leggere la rivista direttamente dal sito e di scaricare copia del giornale in formato pdf. € 40 anziché € 45 (offerta valida solo fino al 31 dicembre 2012) □ Abbonamento annuale alla versione per ipad: € 44,99 Per abbonarsi o avere ulteriori informazioni è possibile contattare il nostro ufficio abbonamenti: tel. 011-6689823 - abbonamenti@lindire net Per il pagamento: Carta di credito, conto corrente postale N. 37827102 intestato a "L'Indice dei Libri del Mese" o Bonifico bancario a favore de L'Indice scarl. presso UniCredit Banca (IT 13 P 02008 01048 000002158762)