; N. 11 20 Poesia Parole scheggiate di Cosma Siani Salvatore Di Marco CU RIMITA MENTI Poesie siciliane prefaz. di Enzo Papa, pp. 53, s.i.p. Quaderni del "Giornale di Poesia Siciliana", Palermo 2010 Marco Scalabrino LA CASA VIOLA prefaz. di Flora Restino, pp. 103, € 7, Edizioni del Calatino, Castel di Judica (Ct) 2010 Due volumi additano le vie nuove nel corso della poesia siciliana. Il retaggio di personalità come quella di But-titta ancor oggi rimanderebbero all'impegno di stampo sociale. E sembrerebbe che il primo dei due autori qui presentati, Di Marco, classe 1932, non rifugga da questo campo. Esordì nel 1956 pubblicando una poesia di marca neorealista, come fa intuire il solo titolo, Pani amaru, che riecheggia quello della raccolta buttittiana Lu pani si chiama pani-, e a Buttitta dedicò nel 1999 dei Saggi su Ignazio Buttitta. In realtà Di Marco imboccava ben presto una via diversa, così identificata dal prefatore di questa sua raccolta: "Affrancarsi dalle matrici regionali tradizionali e dai suoi schemi ormai stantii" e mettersi in "sincronia con la poesia in lingua: versi liberi ed esili compagini metriche, diario lirico e pudico scavo interiore, nuovi orizzonti di senso, valori fonosimbolici, parole scavate e scheggiate". Portare cioè nell'esercizio dialettale quelli che sono i modi più frequentati e accreditati della poesia in lingua: ciò che da tempo si designa con il termine neodialettalità. Di Marco lo fa con esiti convincenti, e questo volume non è che la conferma del suo ormai lungo percorso. Nella raccolta non si trova quasi composizione senza almeno un tratto che U'jQÀbu* [INDICE ■■dei libri del meseBI Un giornale che aiuta a scegliere Per abbonarsi Tariffe (11 numeri corrispondenti a tutti i mesi, tranne agosto): Italia: €55,00. Europa e Mediterraneo: € 75,00. Altri paesi extraeuropei: €100,00. 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Anche nei brani fortemente strutturati per via dell'anafora (la ripetizione in attacco di strofa è un suo espediente ripetuto), Di Marco dissipa il rischio di monotonia da cantilena con un modo tutto suo di .alleggerire il pensiero e la visione attraverso processi metaforici: "Dintra l'abissi di l'occhi / ti cantava / na pampi-na lucenti di sub / e unni calava la sira / mancu 'na gnuni / un pinzeri / na rama / o lu cambiari lentu pi la via" ("Negli abissi degli occhi / ti cantava / una foglia lucente di sole / e dove calava la sera / neppure un angolo / un pensiero /un ramo / o il camminare lento per la via"). Sembra naturale che l'altro autore, Scalabrino, con uno scarto generazionale di vent'anni, debba forzare i limiti anche di simile poesia siciliana rinnovata nei mezzi e negli intenti. Ma la sua quarta raccolta, La casa viola, si spinge oltre. Qui siamo ancora nel canale comunicativo normale: "A ta-liàrili // manzi accomora / ar-rassu ddocu / leggi // pari / ch'iddi avissiru buliu / putissi-ru tuttunzèmmula / pi li soi scarpi libiri / sduna-ri" ("A guardarli // fermi al momento / poco lì distanti / leggeri // parrebbe / dovessero avere volontà / potessero d'un tratto / per le loro libere scarpe / andare via"). Ed è questo il registro medio di Scalabrino: espressione disincantata, che fruga nei particolari e li proietta in figurazioni inattese. Ma poi abbiamo l'esperimento materiale e grafico, che spesso rimanda a modi e mezzi del computer: una poesia i cui versi sono tutti sbarrati, un'altra consistente in un verso, "Ha' cafuddari pidati nta un palluni" ("Debbo tirare calci a un pallone") che si ripete sette volte richiamando l'operazione del copia-incolla (titolo a sua volta di un'altra poesia); il brano Sapone n. 5 è fatto di "un perpendicolo di numeri", come dice il primo verso, dal 1939 al 1945; un'altra ancora gioca sui punti fermi: ".Punto, .nero. / .a. .centro. / .di. .pagina.". Esperimenti allusivi al mezzo della scrittura a cui si aggiungono - esperimenti anch'essi? - le traduzioni di ogni brano in lingue diverse (brasiliano, corso, francese, inglese, scozzese, spagnolo, italiano). Queste prove servono a Scalabrino per assecondare il suo atteggiamento antilirico. Ma il meglio è nella ricerca dei dettagli inaspettati, come nella poesia che richiama il titolo della raccolta: " Staiu / na casa / cu li naschi viola. // Stulani / a con-za / di collamitina. //E lampi / e trona / pi viviruni" (Abito / una casa / con le narici viola. // Inquilini / a prova / di colla d'amido. //E lampi / e tuoni / in terrazza). ■ csiani@tiscali.it C. Siani insegna inglese all'Università di Roma Tor Vergata Senza passaporto di Chiara Conterno Hilde Domin CON L'AVALLO DELLE NUVOLE ed. orig. 1987, a cura di Paola del Zoppo e Ondina Granato, trad. dal tedesco di Ondina Granato, pp. 321, € 13, Del Vecchio, Roma 2011 Nata a Colonia nel 1909, Hilde Lòwenstein, scrittrice e saggista tedesca di famiglia ebraica, lascia la Germania nel 1932 a causa della drammatica degenerazione sociopolitica. Conclusa una breve permanenza in Italia e, successivamente in Inghilterra, nel 1940 approda nella Repubblica Dominicana, da cui si spiega l'origine del suo nom de piume, Hilde Domin: "E oltre l'orizzonte (...) / c'è una terra / dove mi si deve accettare, / senza passaporto, / con l'avabo debe nuvole". Costituita da una scelta oculata di poesie, tratte da Gesammel-te Gedichte (1952-1987),. la raccolta fornisce un'ampia panoramica della lirica deba "poetessa del ritorno": così definita da Hans Georg Gadamer poiché, a differenza di altri autori tedeschi, Hilde Domin rientra in Germania nel 1961. NeU'edizio- ne italiana trovano spazio i temi principah della sua poesia: la riflessione sub'esibo, l'emigrazione e lo sradicamento (si veda la poesia di apertura, Paesaggio in movimento), così come sul ruolo e il valore della parola e del linguaggio (Parole), nella fattispecie del tedesco, lingua madre posseduta, persa e ritrovata, o meglio riscelta. Non mancano testi poeto-logici, tra cui spiccano Lirica e Tre modi di scrivere poesie, celebre per il concetto del "Den-noch", reso in italiano con "il loro sempre e comunque", nonché componimenti impegnati socialmente, uno fra tutti Tempi bui. L'eleganza essenziale dei versi tedeschi, caratterizzati da un linguaggio antimetaforico, quotidiano e colloquiale, ritorna nella versione di Ondina Granato. Se in alcuni punti la traduttrice inciampa (ad esempio a p. 23 "an der Seite der Hausfrau", ossia "accanto alla padrona di casa" si legge invece "al posto della padrona di casa"), in altri casi è abile nel suggerire il senso poetico: "Nicht mude werden" diventa, ad esempio, "Non scorag- giarsi", soluzione che rende contemporaneamente l'invito a non lasciarsi sopraffare dalla stanchezza interiore, dalla "Entmuti-gung", e l'incoraggiamento a reagire allo scoramento. A conferire una nota originale a Con l'avallo delle nuvole è la presenza di tredici riprodu- Ferruccio Musio, Omaggio a Torino zioni di tele di Janet Brook Gerloff, ispirate a poesie di Domin, rintracciate da Pietro Del Vecchio grazie a una mostra presso la Casa di Goethe di Roma. Oltre a rappresentare un vero e proprio commento per immagini, esemplificato su alcune liriche, esse confermano la suggestione delle poesie di Domin, capaci di trasformarsi assumendo forme espressive diverse dalla parola, quasi delle sinestesie artistiche. ■ chiaraconterno@libero.it C. Contemo è assegnista di ricerca in letteratura tedesca all'Università di Verona L'uomo e il cammello di Massimo Bacigalupo Mark Strand L'UOMO CHE CAMMINA UN PASSO AVANTI AL BUIO Poesie 1964-2006 trad. dall'inglese di Damiano Abeni, introd. di Rosanna VJarren, pp. XL-392, € 15, Mondadori, Milano 2011 Mark Strand, uno dei maestri della poesia americana d'oggi con i suoi settantasette anni e le sue principali dieci raccolte e numerose altre plaquette e pubblicazioni fra letteratura, poesia e arte, non è nuovo per i lettori italiani poiché da anni Damiano Abeni lo traduce e pubblica fedelmente in tutti i sensi. Ma ora c'è l'occasione principe di conoscerlo grazie a questa generosa silloge di tutta l'opera (119 poesie) dal divertente titolo: impresa benemerita, giacché la poesia al suo culmine stenta pur sempre di trovare gli sbocchi che merita, e ora basta scendere in libreria per portarsi in casa un poeta che rappresenta il meglio della sua generazione (e della nostra). E un figlio di Roussel, ma forse ancor più di De Chirico (cui dedica due "villanelle"), potrebbe essere un oulipista data la sua flemma e leggerezza e il suo comporre poesie come quadri realisti eppure astratti. I titoli delle raccolte: Dormendo con un occhio aperto, Più buio, La storia delle nostre vite, L'ora tarda, La vita ininterrotta, Porto oscuro (uno scanzonato poema di 35 pagine), Tormenta al singolare, Uomo e cammello, sono già un programma, dal sonno-sogno cosciente, al fascino della penombra, all'autobiografia di tutti e nessuno, al sentimento "tardo", epigonico, che pure non dissuade Strand da continuare a comporre poesie smaglianti, alla stravaganza: "La vigilia del mio 40mo compleanno / stavo in veranda a fumare / quando di punto un bianco un uomo e un cammello / apparvero...". Questi due personaggi producono poi un canto e interrogazioni nel tranquillo spettatore, per nulla sorpreso ovviamente. Strand ammette un debole per Kafka, e infatti se scorriamo i Quaderni del praghese ci sembra di leggere a volte Strand ante litteram. Dunque: perfezione formale non esibita, derivazione da Wallace Stevens ma anche dai surrealisti del Vecchio e Nuovo mondo, assoluta trasparenza del dettato, concentrazione sul paesaggio mentale in fondo indistinguibile da quello naturale. Ci sono molti pini e laghi del Canada (dove è nato) e monti dello Utah (dove ha vissuto prima di approdare alla Columbia University), ma sono desublimati, come in uno specchio. Quello che è descritto è percepito subito come oggetto di descrizione. Un corto circuito percettivo ottenuto a carte scoperte. E una poesia che non chiede altro che di essere letta, e che pure se non è letta non di adonterà. Strand non ha un messaggio urgente. Siamo noi che abbiamo bisogno urgente di apprendere la sua posizione disincantata eppure tutto sommato istruttiva. Informazioni su come non perdersi, magari assentandosi (un tema di fondo). Per il lettore navigare attraverso queste pagine è ritrovare tutte le risorse della parola quando si spoglia di ogni orpello e si accontenta di comunicare direttamente eppure proprio allora si rivolta su se stessa, appare luminosa e misteriosa. Sicché Strand, che spesso ha scritto d'arte, si rivela artista figurativo iperrealista e in quanto tale inquietante (unheimlich), ma in fondo nella sua maestria rassicurante. Il nostro capolavoro è la vita privata è uno dei titoli di questa imperdibile antologia. Ma Strand, che è stato addirittura poeta laureato degli Stati Uniti, in realtà parla sempre la "lingua franca et jocundissi-ma" celebrata dal grande Stevens. LJ