Una militanza sommessa di Franco Marenco Ritualità alimentari Enzo Golino MADAME STORIA & LADY SCRITTURA Saggi Cronache Interviste pp. 1110, €48, Le Lettere, Firenze 2011 Io, lettore a vita si intitola l'ultimo capitolo di questo volume, sospendendo il senso fra l'ironia di una autoinflitta condanna e il legittimo vanto di un impegno, di un ruolo confermato in cinquant'anni di infaticabile attività: quello di Golino è stato ed è tuttora un punto di osservazione a 360 gradi, un panòpticon sulla produzione letteraria e sulla vita culturale del nostro paese, e ora prende forma definitiva nell'evidenza delle mille voci che hanno creato quella vita ("mille" è dir poco, più di duemila sono i nomi citati, alcuni naturalmente più volte) e dei mille nessi interni che l'hanno vivificata. Un imponente catalogo della contemporaneità, articolato in sette sezioni nutritissime e piuttosto elastiche (grosso modo: i problemi teorici, le iniziative editoriali, le opere che più hanno segnato un periodo, le figure rappresentative, i temi principali, la cultura napoletana, il mondo dei media) che ne mitigano la necessaria frammentarietà, lasciando scorgere un filo unitario della riflessione e degli interessi dell'autore. Golino si definisce "critico militante", ma la sua è una militanza sommessa, di pura osservazione mai invadente e mai perentoria, che al giudizio preferisce il circostanziato resoconto, e che riesce nel difficile equilibrio di insistere sul pensiero altrui tenendo il proprio nell'ombra, sempre obbedendo a un molto caratteristico registro personale. Filo unitario è dunque uno stile, ma è anche una, o una serie di posizioni concettuali e metodologiche che emergono a tratti lungo tutto il lavoro. Non a caso il titolo del volume riprende nel 2011 esattamente quello di un saggio pubblicato nel 1982-83 su II cavallo di Troia e qui collocato in apertura, quasi a indicare una strada. Storia e scrittura, ovvero storia e narrazione: nei due decenni precedenti era deflagrato in Francia e poi in America un nodo teorico a lungo preparato ma a oggi tut-t'altro che risolto, che metteva a confronto, con alterne ragioni, "storici" e "letterati": qual è il rapporto fra la realtà e il nostro modo di apprenderla? Nel documento scritto chi prevale fra il fatto, base della Storia, e l'immaginazione, l'ideologia, la retorica di chi lo racconta, e magari di chi lo leg- Mutlamt- Storia a l ady Scrittura Nofljit f.w»t'li- immiti* ge? E oggi, in particolare, possiamo continuare a distinguere le cose da come le rappresentiamo, o non ci troviamo piuttosto di fronte a un'interazione da cui è difficile districarsi? E parlando di "storia letteraria" non parliamo forse di una contraddizione in termini? Questi gli interrogativi sottintesi nella discussione del progetto significativamente intitolato Letteratura - e non "Storia della letteratura" - italiana, con cui Alberto Asor Rosa avviò nel 1982 un ripensamento di tutto il genere, e di cui Golino cita, approvando l'invito al "rispetto del testo" e dei suoi "aspetti segnico-for-mali", contro "la perdita d'identità del fenomeno letterario, la sua dissoluzione nel flusso indistinto ed eterogeneo degli avvenimenti storici" presente in tante opere affini. Sono le avvisaglie di una tensione che avrebbe sollecitato, insieme ai teorici, anche i praticanti dei generi letterari più disparati, sotto la spinta delle grandi novità invalse nel mondo dei media; e che in questi saggi continua un suo percorso carsico per affiorare in più punti, e per attestarsi fra due estremi, uno rappresentato dall'intervista in cui Edoardo Sanguineti (nel 2006) pone l'alternativa secca fra "storia" e "letteratura" ("Una volta frantumata, giustamente, la categoria di 'storia della letteratura', o si sceglie astoricamente la 'letteratura' o, se è vero -come insegnava il buon materialismo storico - che non c'è che storia, si sceglie la 'storia'"); l'altro rappresentato (nel 2000) dalla depressione di un romanziere, Franco Cor-delli, di fronte all'esaurimento della realtà ("La realtà, i fatti non esistono" dice un suo personaggio) aggirata dalla manipolazione mediatico-ideologi-ca (che nella letteratura ha la sua punta di diamante): "La letteratura non riflette la realtà ma - sembrando rifletterla - la crea". E in mezzo a questi termini il tumulto delle posizioni rilevate in figure maggiori e minori, dalla "sovrana costellazione" formata da Contini, Debenedetti e Pasolini, concordi nella convinzione che "la sollecitazione formale della letteratura contribuisce alla conoscenza della realtà", all'amara verifica storica di Cesare Gar-boli - "Il nostro secolo ha incontrato se stesso non nella giovinezza... ma nella putrefazione, nella lenta ma anche inaspettata corruzione del sogno antifascista"; dalla Letteratura come menzogna, ovvero l'"ad-dio alla verità" - e quindi alla verificabilità storica - di Giorgio Manganelli, alla "soggezione al demone storiografico" di Giulio Ferroni, ecc.: tutti modi per accampare, come succede di Luca Scarlini Piero Camporesi LA TERRA E LA LUNA Alimentazione, folklore e società pp. 368, €26, Garzanti, Milano 2011 Nel 2008 un bel numero di "Riga", curato da Marco Belpoliti, proponeva la presenza di Piero Camporesi come "maestro segreto" della cultura italiana. Lo studioso romagnolo (1928-1997) ha senz'altro l'allure di una figura importante per il rigore radicale delle sue ricerche e la capacità di reinventarle in una prosa ricca, ritmata, sorprendente, che si alimentava sempre di antichi testi, ricercati negli archivi meno prevedibili del sapere. Egli fa parte, quindi, di quella notevolissima schiera di saggisti che ha contribuito non poco all'immaginario della letteratura italiana (da Mario Praz a Elemire Zolla) e che il canone, per solito concentrato su romanzo e poesia, stenta talvolta a collocare. Il tema principale dello scrittore era il cibo e il suo impatto e influsso sul corpo, declinato da ogni possibile punto di vista. Garzanti, casa editrice di riferimento per il suo lavoro, ha da poco rimandato in libreria la notevole raccolta La terra e la luna. Alimentazione, folklore e società, in precedenza pubblicata, nel 2005, a partire da ben due precedenti versioni, presso Pratiche del 1983 e II Saggiatore nel 1989. Al centro del volume sta una spartizione netta in due territori di ricerca: il primo è quello delle scomparse ritualità agrarie e l'altro porta all'identificazione tra cucina e storia, a margine dello straordinario lavoro di edizione critica dell 'opus magnum di Pellegrino Artusi, curata da Camporesi per Einaudi nel 1970 e più volte riproposta. Il pane e la morte analizza, a partire da un osservatorio di fonti soprattutto emiliano-romagnole, la relazione tra i riti funebri e la panificazione, ripercorrendo i meccanismi di elaborazione del lutto per tramite di un'immagine di rinascita. Certosini e marzolini indaga invece l'opera del rinascimentale Pantalone da Confienza (in provincia di Pavia), il quale ebbe l'idea di raccontare l'Italia per tramite del formaggio e delle sue infinite metamorfosi, definendo esattamente usi, costumi e possibilità di un mondo in cui la carestia era all'ordine del giorno. Il paese della fame (1978) è il titolo, d'altra parte, più famoso dello scrittore e svelava dalla polvere di antichi volumi memorie che spiegavano una penisola marcata dall'inedia per secoli. Il pane selvaggio (1980), poi, uno dei suoi lavori maggiori e più felici per intuizioni e distesa intuizione di scrittura, a lungo indugiava su una terra in cui l'inopia era la regola e il cibo più amato e basilare in ogni esistenza era spesso solo un sogno, o altrimenti veniva realizzato con ingredienti impossibili e impensabili. Il papavero veniva spesso a trovare un ruolo capitale di ingrediente nell'impasto, nell'idea da molti teorici gradita, di un nutrimento drogato, che infine potesse smorzare l'appetito delle masse, per secoli insaziato. In queste opere si dà un viaggio avventuroso nel ventre dell'immaginario italico, riscoprendo rituali del corpo in cui elementi per solito tralasciati in una cultura apollinea e idealistica (il sangue, le feci) ritrovano il loro giusto posto, proponendo una lettura aguzza del tema alimentare, nel momento storico in cui la gastronomia è oggetto di un vero e proprio culto. in Attilio Bertolucci, "il tempo della poesia" contro "il tempo della storia", e non importa a chi andrà la vittoria finale. Una conclusione è comunque intravista da Golino, già all'inizio, nel "connubio che s'ha da fare" tra i due contendenti. A noi compete precisare che non si tratta di raggiungere un compromesso purchessia: come già avvertiva Manzoni (nel 1829!), "assentimento poetico" e "assentimento storico" stentano ad accordarsi. Oggi non si è più soggetti al "massiccio pregiudizio realistico" (e storicistico) che Golino denunciava negli anni ottanta; oggi la scoperta dell'opacità e polisemia della parola ha rotto definitivamente il rapporto fiducioso fra testo e contesto, ha messo in crisi il realismo e con esso le forme tradizionali della storia letteraria. Quel connubio è diventato difficile, come dimostrano molti romanzi del nostro tempo in cui la storia si configura come un incubo, una successione di tragedie impossibile da ricomporre nelle forme razionali del passato. I neostorici americani hanno cercato di uscire dallo stallo sostituendo al connubio una separazione consensuale e binaria: "Testualità della storia e storicità dei testi", dicono loro; ma non è altro che una riproposizione del problema. Un'ultima notazione appare qui necessaria: tutti questi saggi, salvo rare eccezioni, sono apparsi sul giornale e il settimanale del gruppo Espresso: all'omaggio all'autore vogliamo dunque aggiungere l'omaggio all'editore. Di fronte al continuo depauperamento degli strumenti di riflessione e di critica che la carta stampata sta subendo, questi restano esempi di resistenza nel senso più comprensivo e più nobile. ■ marenco@tin.it F. Marenco è professore emerito di letterature comparate dell'Università di Torino È in librerìa internazionale sr Crocevia Adriatico Rotta, Cassano, Farinelli Garriti, Ckxleiii, Guagitini .lanfar, KiS, Pressburger Sciatta tico Geopolitica delle emozioni Alitine, Rat ear Fiori, Matvcjevié, Palior Roic. Scrino. Tomi/za i Sguardi tra le sponde | Bazzocchi, Bruno, Culi. Gjurriuova | Heinielien, Martino, Romano, Rotti