Letterature d'oltremare Figli senza amore di Anna Nadotti TahmimaAnam IL SUONO DEL RESPIRO E DELLA PREGHIERA ed. orig. 2011, trad. dall'inglese di Alba Mantovani, pp. 304, € 17,60, Garzanti, Milano 2011 Primi due volumi di una trilogia, I giorni dell'amore e della guerra (uscito nel 2007; tradotto da Barbara Bagliano, Garzanti, 2008) e 11 suono del respiro e della preghiera arrivano dal lontano paese che fu India fino al 1947, Pakistan Orientale dal 1947 al 1971, e da allora è Bangladesh. L'edizione italiana, opportunamente, correda il primo di una mappa, aiutando chi legge ad ambientarsi in uno spazio tutt'altro che esotico e a localizzare un paese di cui si parla quasi solo per le spaventose alluvioni che periodicamente lo sommergono moltiplicando i numeri dei "displaced peo-ple". Ma la prima causa di "displace-ment", di migrazione forzata, in Bangladesh, furono proprio le indipendenze: il plurale è d'obbligo per questo paese piatto e poverissimo originato dai bizantinismi dei trattati post-coloniali. Nato come orecchio orientale del Pakistan, il paese combatté nel 1970-71 una guerra tanto breve quanto cruenta per la propria indipendenza. Quel conflitto fratricida è al centro della narrazione di Tah-mima Anam. Se, nel primo romanzo, la guerra era il presente e i giorni venivano filtrati attraverso l'esperienza quotidiana della protagonista, Rehana Ha-que (una straordinaria interprete neorealista, la definirei, se il romanzo fosse un film), i protagonisti del secondo sono i suoi figli, allora giovanissimi militanti e ora adulti alle prese con il dopoguerra in un paese tutt'altro che pacificato. ATahmima Anam interessa narrare il complesso intreccio che vede donne e uomini qualunque risucchiati dapprima nel gorgo di violenze inaudite, sparizioni, torture, disprezzo; e poi costretti a fare i conti con ferite non rimarginabili e delusioni politiche e private tanto meno sopportabili quanto più contraddicono le speranze e gli ideali per i "quali si è lottato. Nel nuovo romanzo - che si apre con un traumatico episodio accaduto a uno dei protagonisti alla fine della guerra, e poi alterna fatti del presente, siamo negli anni ottanta, a lunghi flashback - gli studenti di allora, con le loro utopie laiche e la loro cultura, si ritrovano a fare i conti con la difficile ricostruzione del paese, stretto tra la morsa del fondamentalismo religioso e forme nuove di corruzione politica. Tahmima Anam, pur rischiando di farne dei simboli di una generazione ferita, ha il coraggio di caratterizzare con forza i tre protagonisti, Maya, Sohail e il loro amico Joy, investendoli di ruoli narrativi e so-cio-politici assai diversi, che testimoniano delle laceranti contraddizioni affrontate per riuscire a sopravvivere, e perfino ricominciare a vivere. Maya Haque è diventata un medico, un chirurgo "in un mondo pieno di donne disperate" perché sui loro corpi si è abbattuta con metodo l'arma più largamente usata in ogni conflitto, 10 stupro; Sohail Haque, un tempo brillante attivista che amava la poesia, ha bruciato tutti i suoi libri e predica i principi dell'islam "sul tetto di una baracca dove cresce un figlio senza amore"; Joy, amico e compagno di entrambi da sempre, è tornato a Dacca dopo cinque anni a New York "perché non era poi così fantastico" e perché, essendo sopravvissuto alla guerra, ha il profondo desiderio di "vedere come andrà a finire" nel suo paese. Prima della guerra, nei cortei studenteschi, Maya, Sohail e Joy cantavano insieme e con convinzione l'inno nazionale, Amar Sho-nar Bangla, mio Bengala dorato. Lo hanno cantato di nuovo dopo la vittoria, ma hanno opinioni e atteggiamenti molto diversi rispetto ai loro compiti nel presente: smascherare nuove forme di dittatura, rompere il silenzio sui collaborazionisti, sulle azioni criminali dei paramilitari nel conflitto del 1970-71; dare un nome agli scomparsi e restituire dignità alle innumerevoli donne violentate nei villaggi. Di nuovo, come nei Giorni dell'amore e della guerra, la storia si gioca sulla parola. Ma se là l'accento era posto sulla molteplicità salvifica delle lingue, qui l'autrice contrappone 11 Verbo, la parola del Libro, quella predicata del tormentato Sohail - fondamentalista in apparenza non riluttante - alla parola detta e scritta di Shera-zade Maya - questo non a caso il suo nome intero. Ma a Tha-mima Anam preme sottolineare, in Joy e in altri personaggi, anche la capacità di ascoltare, perché non ha peso la parola detta se nessuno l'ascolta, né la parola scritta se nessuna la legge. Le parole hanno bisogno di interlocutori che ne riconoscano il significato e sappiano distinguerne il suono nel silenzio. Solo così i fatti possono trovare connessioni e spiegazioni. E il romanzo chiudersi con una sorta di conciliazione interiore della protagonista, che riesce dentro di sé a riannodare fili che il destino ha separato o strappato. Con ciò anche aprendo all'annunciato seguito della narrazione. ■ A. Nadotti è traduttrice e consulente editoriale Enzo Gagliardino, Esterno Missione libraio di Federica Zullo Anjali Banerjee LA LIBRERIA DEI NUOVI INIZI ed. orig. 2011, trad. dall'inglese di Roberta Cristofani e Valentina Zaffagnini, pp. 338, € 18,90 Rizzoli, Milano 2011 Si tratta di una narrazione tutta al femminile, non solo perché Jasmine, la protagonista, racconta in prima persona la sua burrascosa vita sentimentale e il suo "magico" soggiorno nella libreria che avrà effetti inaspettati su di lei, ma anche perché lo stesso negozio, gestito dall'eccentrica zia Ruma, sembra destinato, per volontà divina, a essere guidato solamente da donne, le uniche in grado di instaurare un rapporto speciale con i libri. E non a caso, uno degli aspetti migliori dell'opera risiede nella dichiarazione d'amore nei confronti dell'oggetto libro, un oggetto santificato, potente, capace di cambiare lo sguardo, il punto di vista, la visione del mondo. Inoltre, è la stessa professione del libraio a essere ugualmente celebrata, perché trattasi di una missione all'interno della sensibilità umana; in libreria le persone cercano qualcosa che prima la zia e poi Jasmine saranno sempre capaci di interpretare, soddisfare. È uno spazio in cui i romanzi e le poesie riposti negli scaffali hanno un ruolo attivo con il pubblico dei lettori e soprattutto con la libraia alle prime armi, la quale viene letteralmente aiutata dagli stessi volumi e dai loro autori nel consigliare al meglio i clienti e a svolgere le attività di lettura con i bambini. I libri ossessionano la protagonista, addirittura la spaventano all'inizio, e il titolo in ori- ginale del rortianzo, Haunting Jasmine, rende bene l'idea della condizione esistenziale in cui si trova la ragazza, ossessionata, a sua volta, dai fantasmi del passato. Così, l'elenco posto in appendice indica i libri che hanno letteralmente "assistito" Jasmine nell'avventura in libreria: si spazia dai classici di Shakespeare, Jane Austen, Emily Dickinson, ai racconti fantastici di Edgar Allan Poe, alle storie magiche delle Cronache di Narnia fino a Peter Coniglio e Winnie the Poo. Questo ricrea il mondo e le atmosfere della libreria stessa, un luogo per tutti i gusti e per tutte le età, una casa accogliente, piena di calore umano e di spiritualità, capace di attrarre chi crede nel potere terapeutico delle storie. Per fare questo, anche il librario deve esserne però convinto: Jasmine viene "rieducata" al mondo dell'immaginazione durante il periodo trascorso in libreria, passando dal lavoro di marketing e finanza a Seattle al piccolo mondo dell'isola fittizia al largo di Seattle. Assistiamo a un tipico downshifting, oggi assai di moda, ed è questa la parte meno interessante e talora banale del romanzo, assieme ai riferimenti alla famiglia di origine indiana emigrata in Canada, di cui Jasmine rappresenta la seconda generazione. Il quadro un po' stereotipato delle vicende familiari ci ricorda narrazioni senza dubbio più convincenti, basti pensare all'opera di Jhumpa Lahiri, ma il romanzo merita di essere letto perché riesce a comunicarci con piacevole efficacia quanto le storie possano ancora salvarci, come insegna da sempre Shahrazàd, a patto di affidarsi senza esitazioni al loro potere, talvolta rischioso e destabilizzante. ■ federica.zullo@unibo.it E Zullo è dottore di ricerca in letterature e culture dei paesi di lingua inglese all'Università di Bologna SMSE 77/1 (2011) Raffaele Pettazzoni e i suoi interlocutori e le religioni dei mondi lontani pp. 280, € 20,00 Mauro Pesce Da Gesù al cristianesimo pp. 272, € 20,00 Paolo Becchi Il testamento biologico pp. 120, €11,00 D. Menozzi M. Montacutelli (eds.) Storici e religione nel Novecento italiano pp. 448, € 28,00 E. Cassirer - L. Nelson Una controversia sul metodo critico a cura di Francesca Biagioli pp. 184, € 16,50 Mario Micheletti I platonici di Cambridge Il pensiero etico e religioso pp. 192, € 16,50 MORCELLIANA Via G. Rosa 71 - 25121 Brescia Tel. 03046451 - Fax 0302400605 www.morcelliana.com