; N. 11 37 Scienze La memoria pre-teoretica di Vincenzo Barone Enrico Giannetto UN FISICO DELLE ORIGINI Heidegger, la scienza e la natura pp. 543, € 36, Donzelli, Roma 2010 L'esame del corposo volume di Enrico Giannetto non può prescindere da un cenno alla ricca personalità del suo autore. Fisico teorico di formazione, storico della scienza di professione, ma anche cultore di storia del cristianesimo antico e appassionato esponente del movimento antispecista, Giannetto ha riversato in questo libro tutti i propri interessi culturali. La tesi che egli sviluppa nella prima parte del saggio può essere articolata nei seguenti punti: il pensiero di Heidegger rappresenta il tentativo più sofisticato di tornare a una fase di "pre-concettualizzazio-ne del mondo", cioè di elaborare una "filosofia che non sia schiava delle concettualizzazioni ma che ci liberi da esse, una filosofia che non sia legittimazione della violenza ma che c'induca a un ritorno all'esperienza effettiva, alla vita, alla Natura in un rapporto non violento"; comprendere il mondo non significa rappresentarlo concettualmente, o immaginarlo, come pretende di fare la fisica da Galileo in poi (questo tipo di conoscenza è una forma di "violenza" e di "predazione"), ma piuttosto stabilire una "relazione autentica" con esso, risalendo a una "rimossa memoria pre-teoreti-ca, pre-specifica e pre-biologi-ca"; dunque, e arriviamo così al titolo del libro, Heidegger si pope come "un fisico originario alla ricerca della fisica originaria: non un'indagine umana sulla Natura, ma l'ascolto e la visione del manifestarsi di un logos divino della physis". II vero foglio Non fidatevi delle cattive imitazioni. é^k il foglio è il «mensile e ibS» di alcuni cristiani torinesi», diretto da (J) Antonello Ronca. Q Tra i fondatori, g i,|Tr nel febbraio 1971, Enrico Peyretti, • mmm direttore fino al 2001, e Aldo Bodrato. Tra i sostenitori Norberto Bobbio. Esordì quando sotto la Mole era vescovo padre Pellegrino. Per info: www.ilfoglio.info Per riceverlo in saggio: abbonamentifoglio@gmail.com Un'analisi della validità e dell'originalità dei primi due punti esula dagli scopi di questa recensione. E d'altra parte, se l'uso che l'autore fa del termine "fisica" fosse esclusivamente metaforico, senza cioè alcuna pretesa di riferimento letterale alla disciplina scientifica storicamente determinata che siamo soliti chiamare con lo stesso nome, l'intera questione sarebbe di pertinenza degli storici della filosofia. Ma Giannetto propone davvero Heidegger come modello di una fisica nuova (quantunque "originaria"), convergente con quella che, a suo parere, emergerebbe dalle ceneri della "fisica moderna-classica", basata sul primato epistemologico della causa efficiente e associata a un'immagine dell'essere umano come "predatore carnivoro feroce". C'è allora da chiedersi se la fisica che ha in mente Giannetto - la scienza che realizzerebbe l'ideale heideggeriano di un ritorno alla physis come "esperienza poetico-pen-sante dell'essere" -sia reale, o se non sia piuttosto il risultato di un'interpretazione forzata, o addirittura distorta, della fisica contemporanea. Questo, purtroppo, sembra essere il caso. Consideriamo, ad esempio, la discussione della teoria della relatività. Giannetto ravvisa nella genesi della visione relativistica dello spazio-tempo "un intreccio molto forte tra teologia e scienza: la teologia della quarta dimensione di Paolo e [Henry] More". L'idea che il concetto di spa-zio-tempo (elaborato, ricordiamolo, da Hermann Minkow-ski) possa avere a che fare con i discorsi di More sulla penetrazione dello spirito nella materia è già di per sé abbastanza azzardata. Ma anche la genealogia storica che Giannetto propone (da More a Poincaré, passando per Hinton e Flam-marion) appare fantasiosa e incapace di giustificare l'origine "teologica" della teoria relativistica. E ancora: è priva di fondamento la contrapposizione tra una relatività "originaria" di Poincaré e Hilbert ("correlata a una teologia della Luce") e una relatività "volgare" di Einstein e Minkowski, che "vuole ridurre il mondo a un'essenza matematica atemporale", e si rimane perplessi, per non dire sconcertati, davanti ad affermazioni del tipo: "L'idea di uno spazio-tempo curvo (...) fu plausibile per Einstein (...) perché la rettitudine rettifican-te-giustificante del Dio della teologia della Riforma (...) non andava più contrapposta alla deviazione curvilinea della Na- » tura . Intendiamoci: non si vuole negare qui che la fisica possa essere usata metaforicamente per aprire nuove vie del pen- II caso Galileo di Mario Quaranta IL CASO GALILEO Una lettura storica, filosofica, teologica a cura di Massimo Bucciantini, Michele Camerota e Franco Giudice pp. XIV-521, con dvd, €48, Olschki, Firenze 2011 Nell'anno "galileiano" 2009, la Federazione Niels Stensen ha organizzato un convegno intemazionale di studi, i cui atti sono contenuti nel volume, centrato sulla condanna di Copernico del 1616, sul processo a Galileo del 1633 e sulle ripercussioni in Europa. Trascegliamo alcuni dei testi più interessanti fra i ventotto contributi di noti e apprezzati "galileisti". Maurice Clavelin rileva che le grandi scoperte galileiane hanno delegittimato definitivamente il geocentrismo. A partire dal 1613, gli avversari della rivoluzione galileiana cercano una nuova via per riaffermare la cosmologia tradizionale utilizzando alcuni testi biblici. A sostegno del sistema tolemaico fu richiamata anche l'idea dell'onnipotenza divina fornita dal papa Urbano Vili, con il risultato che in questo modo la verità del geocentrismo dipendeva esclusivamente dalla dottrina teologica. Sui processi intervengono Michele Camerota, Pietro Redondi, Annibale Fantoli. Camerota sostiene che alla base della posizione di Galileo c'è una distinzione molto netta fra linguaggio comune e linguaggio scientifico: il primo è convenzionale, il secondo è univoco perchè corrisponde alla struttura della natura che è regolata da leggi immutabili e necessarie; conseguentemente sostiene la superiorità dell'indagine scientifica sul "referto scritturale". Redondi avanza una tesi diversa, ossia che "Galileo ha bisogno di Dio come garante della razionalità na- turale e delle leggi matematiche dei fenomeni"; così, alla tradizionale immagine di Galileo "costretto" a impegnarsi nell'interpretazione delle Sacre Scritture, Redondi contrappone un Galileo che difende il copernicanesimo alla luce dell'ortodossia cattolica. Fantoli ricostruisce in modo molto circostanziato E processo a Galileo del 1633; dove Galileo rifiutò, anche di fronte all'esplicita minaccia della tortura, di confessare che era un copernicano. Dai documenti emerge che la decisione di condannare Galileo fu oggetto di dibattiti accesi e venne decisa soltanto negli ultimi giorni per diretto intervento di Urbano Vili, sulla base di "un veemente sospetto di eresia", un'accusa che "implicava un errore nella fede e richiedeva l'abiura". Alcuni interventi presenti nel volume si occupano invece di tracciare il quadro degli echi e delle reazioni al processo di Galileo. Isabelle Pantin ha rilevato che in Francia la condanna non ha "turbato profondamente lo sviluppo della 'nuova filosofia', e "l'Inghilterra del XVII secolo", afferma Franco Giudice, "rappresentò un terreno fertile per la penetrazione • e la diffusione delle opere e delle idee di Galileo"; Durante il Risorgimento, sostiene Massimo Bucciantini, Galileo ha esercitato un fascino e un molo fondamentali per molti intellettuali-patrioti. Solo dopo che si accertò che non fu sottoposto a tortura, si avverte una progressiva emarginazione della sua figura nell'immaginario simbolico e, invece, un'esaltazione di Giordano Bruno visto come "eroe del libero pensiero". Dopo le audaci aperture storiche e filosofiche di papa Wojtyla su Galileo e la pubblicazione di tutti i materiali del processo da parte del Vaticano, questo convegno costituisce il più valido tentativo di stabilire un fecondo confronto fra gli storici laici e cattolici. siero, né che suggestioni extrascientifiche possano talvolta influenzare la scoperta scientifica (ma non è il caso della teologia di More e della relatività). Queste operazioni, però, svolgono un ruolo esclusivamente euristico e non hanno alcuna forza probante nel contesto della giustificazione di una teoria (filosofica e scientifica). Insomma, può anche darsi che una personalissima interpretazione della fisica relativistica abbia fatto balenare nella mente di Heidegger L'esperienza autentica del tempo cristiano", ma ciò non vuol dire che la relatività comporti veramente un ritorno alla "vita fattizia del cristianesimo originario". Secondo Giannetto, la prospettiva quantistico-relativisti-ca non è stata compresa e apprezzata nei suoi esiti più radicali, neanche dagli stessi fisici. Questi, anzi, avrebbero operato per normalizzare la fisica contemporanea, riportandola nell'alveo della tradizione meccanicistica. Quali sarebbero dunque le conseguenze più rivoluzionarie della fisica del Novecento? Eccone alcune: "il crollo di qualsiasi rappresentazione possibile del mondo", "l'assenza di un significato fisico universale per i principi di conservazione", l'impossibilità di definire la Natura attraverso il calcolo e le misure sperimentali, l'indistin-guibilità tra stato di vuoto e sta- to di particella. In mezzo a queste rovine resta la "Luce", che è "logos divino", "Natura della Natura", "l'Eterno che si fa carne nel tempo-spazio". E francamente difficile che un fisico possa riconoscersi in una simile concezione del mondo e nella deriva mistica che ne consegue. Per sostenere epistemologica-mente la propria analisi, Giannetto si appoggia a quella corrente di pensiero (per la verità ormai un po' in disarmo) che propone una visione ermeneutica della scienza. Dal suo punto di vista, fa bene: perché, se la scienza è fatta di interpretazioni libere e soggettive di teorie e risultati, anche le speculazioni su Heidegger, il cristianesimo e la fisica contenute in questo saggio sono legittime. Ma è probabile che le cose non stiano così e che, semplicemente, non si possa far dire alla scienza ciò che essa non dice. ■ baronetto.infn.it V. Barone insegna fisica teorica all'Università del Piemonte Orientale Carlo Ceccarelli Il Nido della Tigre UN ROMANZO INATTESO "Il tempo passava e una forza sconosciuta si accumulava e nel profondo fremeva, come la macina del mulino, frenata dal mugnaio, vibra nella corrente che la spinge, impaziente di riprendere la corsa" UN PONTE SOTTILE TRA ORIENTE E OCCIDENTE www.memorandaedizioni.it Distribuzione NdA - www.ndanet.it E-mail: carlo.ceccarelli@gmail.com