Editoria La carta resistente di Lodovica Braida Al futuro del libro e alla rivoluzione in corso che sta portando al trasferimento del patrimonio scritto dal supporto cartaceo a quello elettronico è dedicato il recente volume di Darnton, uno degli storici che più profondamente ha rinnovato la storia socioculturale con studi fondamentali sulla circolazione dei libri proibiti nella Francia del Settecento, così come sulla storia dell'editoria e della lettura d'Antico Regime. Al centro della nuova riflessione ci sono problemi del presente e del futuro che coinvolgono l'autore non solo come studioso ma ora anche come direttore della biblioteca di Harvard, una delle più prestigiose del mondo, e come motore del progetto Digital Public Library of America, che si prefigge di creare una biblioteca pubblica digitale degli Stati Uniti. Intorno a questo grande sogno di costruire una "biblioteca universale" accessibile a tutti, in alternativa a quella a cui da anni lavora Google, Darnton scrive un appassionato appello a "una nuova ecologia, basata sul bene pubblico invece che sul guadagno privato". Nel libro. Il futuro del libro (ed. orig. 2010, trad. dall'inglese di Adriana Bottini, pp. 273, € 24, Adelphi, Milano 2011) confluiscono alcuni degli articoli già pubblicati sulla "New York Review of Books". Essi testimoniano l'impegno dell'autore in una battaglia ci- Refusario Sul numero delT'Indice" di ottobre 1 a p. 3 (Sommario) e a p. 39 (Tut-tititoli) a Charles Augustin Saint Beuve è stato inserito per errore un de che non gli appartiene ' a p. 10 abbiamo sbagliato la grafia del nome del recensore. Roberto Bordo è in realtà Roberto Biorcio ' a p. 20 il titolo della recensione di Federica Rovati avrebbe dovuto essere "Le meraviglie della filologia" e non della filosofia > a p. 31 ci sono molte cose da rettificare: il nome degli autori Laura e Giulio Lepschy è stato erroneamente arricchito di una k e trasformato in Lepschky. L'errore viene ripetuto in testa e in calce all'articolo, negli indirizzi di posta elettronica, nel sommario e in copertina; il nome del traduttore franceese di Meneghello è Christophe Mileschi e non Cristophe con l'errata omissione dell'h iniziale; il nome corretto dell'editore francese è Editions de l'éclat; nell'occhiello, il titolo del libro di Meneghello Libera nos a malo è stato scritto in modo sbagliato con la M di malo maiuscola; nel testo, nella traduzione inglese di Vibra l'anima compare dapprima erroneamente "the souls throbs", e poco dopo, correttamente "the soul throbs". Ce ne scusiamo con lettori, autori e recensori. vile di fondamentale importanza: il libero accesso al sapere. Con un'ampia documentazione, Darnton affronta problemi diversi, ma tutti collegati. Sottolinea come le biblioteche abbiano subito, negli ultimi anni, un aumento vertiginoso del prezzo degli abbonamenti delle riviste accademiche: paradossalmente, gli studiosi pubblicano i propri saggi su queste stesse riviste, distribuite da società che hanno imposto un rincaro che arriva a volte fino al 400 per cento. Per far fronte a tale situazione, numerosi istituti di ricerca americani hanno chiesto agli studiosi di sottoporre i propri articoli unicamente a periodici open access (accessibili cioè a titolo gratuito). Ma il problema più scottante è legato ai motori di ricerca basati sul rele-vance ranking come Google Book Search (gbs), già in grado di fornire l'accesso a milioni di volumi, molti dei quali protetti da copyright. E sono proprio queste le pagine più appassionate del libro, che lo rendono, per molti aspetti, un pamphlet. Perché mai il progetto di Google Book Search sarebbe incompatibile con la missione delle biblioteche pubbliche che è quella di procurare libri ai lettori gratuitamente? C'è un modo per trovare un dialogo con l'intraprendente azienda californiana? Secondo Darnton, "la fondamentale incompatibilità tra gli scopi delle biblioteche e quelli di gbs potrebbe essere attenuata se Google offrisse alle biblioteche l'accesso ai propri database a condizioni ragionevoli". Ma la causa contro Google, intentata da autori ed editori con l'accusa di violazione del copyright, ha prodotto un accordo tra le parti (del 28 ottobre 2008), noto come Google Settle-ment, che ancora una volta taglia fuori le biblioteche: prevede infatti la spartizione dei profitti tra gbs, autori ed editori. La conseguenza sarà che alle biblioteche, molte delle quali hanno fornito, gratuitamente, i libri che Google ha digitalizzato, verrà paradossalmente inflitta la sottoscrizione di abbonamenti i cui prezzi potrebbero salire come quelli delle riviste. Una risposta a tale ingiustizia può venire dal progetto, che vede coinvolte fondazioni private e biblioteche pubbliche, in cui Darnton sta investendo grandi energie: la creazione di "una biblioteca digitale costituita da tutti i libri delle più grandi biblioteche di ricerca, accessibile gratuitamente all'intera cittadinanza, anzi, a tutto il mondo". La digitalizzazione può diventare uno strumento per democratizzare l'accesso alla conoscenza. Il saggio di Darnton non è soltanto una riflessione sulle trasformazioni cui stiamo assistendo, ma anche un invito a guardare ai passaggi che hanno segnato la trasmissione della cultura scritta da Gutenberg a oggi, con uno sguardo di lungo periodo. L'ultima parte del volume, con un percorso a ritroso, riguarda infatti i temi che più hanno caratterizzato gli studi del grande storico americano: il lavoro nelle tipografie d'antico regime, la rete di persone che consente che i testi si trasformino in libri, le varie figure sociali che contribuiscono a farli arrivare ai lettori, dai "poveri diavoli" che rischiano la pelle nel commercio clandestino ai grandi librai delle città, tematiche che sono sintetizzate in un saggio del 1982, qui riproposto con il titolo Che cos'è la storia del libro. E proprio da tale saggio affiora che la proposta di Darnton applicata al passato può essere valida, mutatis mutandis, ancora oggi: guardare all'editoria con uno sguardo ampio che tenga conto di quel "circuito della comunicazione" che coinvolge l'autore, l'editore, il tipografo, il distributore, il libraio e infine il lettore, senza trascurare nessun anello del circuito. All'analisi degli attori sociali che muovono tale circuito, Darnton aggiunge altri due aspetti fondamentali: l'attenzione al supporto attraverso cui il testo è trasmesso e l'attenzione alle modalità in cui la lettura è avvenuta e sta avvenendo. Nel saggio Inno alla carta, l'autore riflette sul pericolo per la conservazione degli originali che l'introduzione di nuove tecnologie comporta. A partire dagli anni ottanta nelle biblioteche americane e nella British Library si diffuse "la febbre del microfilm": per recuperare spazio e per reagire al temuto sbriciolamento della carta, intere collezioni di giornali furono mandate al macero o svendute per essere sostituite da chilometri di pellicola di microfilm. Allora nessuno aveva previsto che il microfilm "è un sostituto infedele, incompleto, difettoso e sovente illeggibile". Solo dopo qualche anno si scoprì che quel massacro era costato moltissimo e che non sarebbe stato necessario, dal momento che la carta dei giornali, nelle condizioni ambientali adeguate, sarebbe resistita molto più a lungo del nuovo supporto. E proprio a partire da questo esempio, Darnton invita a non trascurare i pericoli di conservazione che corrono i testi nati digitali e quelli convertiti in formato digitale proprio da Google Book Search. In un saggio dedicato alla bibliografia, si richiama all'insegnamento del bibliografo neozelandese Donald F. McKenzie, che ha posto l'accento su come le forme attraverso cui un testo è trasmesso non siano neutre ma condizionino profondamente il processo di costruzione dei significati. Leggere un testo sulle pagine di carta o su quelle scorrevoli di un e-book non è la stessa cosa: la tecnologia trasforma non solo il supporto ma anche la modalità di lettura e dunque la ricezione del te-sto. Per capire le mutazioni del presente è necessario non perdere il raccordo con il passato. Solo così si possono cogliere analogie e differenze, e capire, ad esempio, che "l'esplosione delle modalità di comunicazione elettroniche è altrettanto rivoluzionaria dell'invenzione della stampa a caratteri mobili, e noi abbiamo altrettante difficoltà ad assimilarla di quante ne ebbero i lettori nel Quattrocento, quando si trovarono di fronte ai testi a stampa". Nello stesso tempo, però, le nuove tecnologie non 'sostituiscono di colpo quelle vecchie: come il manoscritto e il libro a stampa convissero per un lungo periodo così sta accadendo per la trasformazione in corso, che vede la coesistenza di libri a stampa e libri digitali. Siamo ancora lontani dalla temuta e da anni annunciata "morte del libro": a livello mondiale si stampano circa un milione di nuovi titoli all'anno. ■ lodovica. braida@uni.mi. it L. Braida insegna storia della stampa e dell'editoria all'Università di Milano Siamo a un mese dalla decisione se continuare o, come ci ha suggerito, in maniera amichevole ma fredda, un grande uomo di finanza, "procedere ad una liquidazione ordinata" della nostra rivista. Mancano 70.000 euro, una somma ridicola per lui e per altri del suo calibro, quello che costa in manutenzione annua un piccolo yacht, somma che, per un'impresa come la nostra, anche se in gran parte fondata sul volontariato (coloro che ci scrivono e la dirigono lo fanno per passione e convinzione) fa la differenza tra una vita stentata (che escludiamo) e il rafforzamento del rilancio già iniziato: il blog, le partnership, la promozione all'estero, l'attenzione continua della stampa. In un momento come questo ci si pone l'interrogativo di fondo: che differenza fa l'esistenza de "L'Indice dei libri del mese"? Purtroppo o per fortuna, a seconda dei punti di vista, una maledetta differenza la fa, soprattutto nell'Italia di oggi. Un giornale su cui puoi scrivere ciò che vuoi senza adeguarti ad alcuna ortodossia o appartenenza. Un giornale che seleziona, in maniera soggettiva ma competente, ciò che ritiene destinato a durare. Un giornale che non scambia attenzione con favori né accademici né pubblicitari. Un giornale che non promuove chi lo scrive, consiglia, dirige. Se 70.000 euro vi sembran pochi per rinunciare a tutto questo diventate soci della nostra cooperativa, partecipando al rifinanziamento in atto, regalate abbonamenti ai vostri amici, o acquistate on line le stampe di Matticchio, o le opere d'arte offerte da amici pittori (vedi sotto). E, dulcis in fundo, se foste editori, decidetevi a pubblicizzare i libri, anche se avete la ragionevole certezza che "L'Indice" vi presterà comunque attenzione. Ci siamo quasi, siete stati tutti generosi e soprattutto partecipi, ma serve ancora uno sforzo. Questo numero del giornale è interamente illustrato con le opere della mostra merci matticchio -Artisti per L'Indice (le didascalie sono in calce ad ogni illustrazione). In questo numero troverete le opere della sezione dipinti cui seguiranno, nei prossimi numeri, le altre sezioni: fotografia, tecniche miste e illustrazioni. Dopo il successo della mostra e dell'asta e in seguito alle numerose richieste pervenuteci, abbiamo deciso di proseguire con l'esposizione anche delle nuove opere donate, ma in ritardo, e di quanto non venduto. Prosegue anche la vendita diretta delle opere con offerte libere, a partire dalla base d'asta. Opere, tra gli altri, di Piero Gifardi, Maura Banfo, Paolo Leonardo, Turi Rapisarda, Bartolomeo Migliore, Domenico Purificato, oltre all'interessante raccolta di disegni di Franco Matticchio e altri artisti ed illustratori. Dall'8 novembre l'intera collezione si trasferisce presso ARTEGIOVANE in via Crescentino 25 a Torino Orario di visita martedì- venerdì 15-19; sabato 10-13 Per ulteriori informazioni 0112876485. Stiamo anche approntando un catalogo completo che sarà messo in rete al più presto perché da ogni dove si possa contribuire alla nobile impresa di garantire il futuro di questo giornale. Vi terremo aggiornati sul sito www.lindiceonline.com e sul blog www.lindiceonline.blogspot.com Lettere Caro direttore, credo che il peggior incubo per un traduttore di Poe e affini - come è il caso di Algernon Blackwood, suo naturale erede - sia finire dentro un loro racconto. Ebbene quello che segue potrebbe benissimo essere un racconto di Blackwood. A scanso di equivoci dichiaro subito il fallo: è successo che nell'introduzione al volume da me curato e tradotto John Silence e altri incubi (Torino, UTET, 2010) siano rimaste alcune frasi ed espressioni di un bell'articolo on line di Franco Pezzini, Alle spalle di Dylan Dog: gli indagatori della Twilight Zone tra letteratura e cinema (www.autunnonero.com/ main/index.php?action=viewArticl e&idArticle=87 ). Come si spiega il mistero? È accaduto che in una primissima fase di raccolta del materiale quel notevole articolo (tra i più esaustivi sull'argomento) fosse finito nel mio file relativo all'introduzione, smembrato. Quindi ero passato alla traduzione dei racconti per i successivi quattro, cinque mesi, senza mai toccare il file dell'introduzione, e quando vi ho rimesso mano ero convinto che - come di solito avviene - il materiale fosse tutto mio. Mi ero dimenticato di quell'inserimento fatale! Tant e che tutto il resto del materiale era stato fotocopiato, dunque a mia disposizione a livello cartaceo - come sempre faccio, proprio per evitare trappole del genere. La cosa è ancora più spiacevole perché sono anni che vado dicendo ai miei studenti di scrittura all'università: attenti a Internet, se usate fonti da Internet citatele sempre, basta un attimo e... Se mi fossi accorto in tempo del funesto "copia e incolla", avrei prontamente inserito come firmatario dell'introduzione anche Pezzini. Anzi, il lettore consideri l'Introduzione idealmente a firma di entrambi. A me non resta che esprimere il mio profondo dispiacere per il "diabolico" equivoco. Flavio Santi Oltre che narratore di spessore (anche di storie gotiche, come il delizioso L'eterna notte dei Bosco-nero, 2006 per i tipi Rizzoli), Santi è persona perbene e lo ringrazio della precisazione. Ma anche dell'eccellente cura a una raccolta che rimedia a un incomprensibile oblio editoriale di decenni, su quelle indagini paranormali di John Silence che - al di là della brillantissima fantasia -rappresentano altrettanti gioiellini letterari. Franco Pezzini