Parole vive, mancate e dannate Linguistica di Margherita Quaglino Vittorio Coletti ECCESSI DI PAROLE Sovrabbondanza e intemperanza lessicale in italiano dal medioevo a oggi pp. 212, €30, Cesati, Firenze 2012 Il volume descrive da diversi punti di vista una proprietà tra le più affascinanti dell'istituto lin- gua, semplice al punto da stare sotto gli occhi di tutti e allo stes- so tempo così complessa da as- sorbire vite intere di provetti stu- diosi: anche quando tradizional- mente conservativa come l'italia- no, la lingua vive di un continuo movimento, di "incessanti fusio- ni, di impasti e dissoluzioni nel li- mo della storia", ha scritto Gian Luigi Beccaria in Tra le pieghe delle parole, avvicinando questo assiduo avvicendarsi di continui- tà e trasmutazione alla suggestiva leggenda della fabbricazione dei primi violini, per i quali sembra che venisse impiegato il legno di vecchi remi dismessi dalla flotta veneziana e trasportati lungo il Po fino a Cre- mona. Il fiume che scorre, l'albero che perde le foglie in au- tunno per poi rinverdi- re in primavera, le età della vita umana come le fasi del corso solare sono solo alcune delle tante immagini elabo- rate nel corso dei seco- li per descrivere l'inar- restabile vitalità dell'organismo linguistico. La crescita "naturale" del siste- ma lingua è esaminata da Coletti nei suoi meccanismi principali: la nascita e il battesimo di parole nuove per sopperire alle carenze del vocabolario; i casi di produ- zione sovrabbondante di termini e forme per una stessa cosa o fun- zione; la "selezione naturale" che colpisce le voci che non servono più. In una prospettiva che tiene conto tanto del divenire storico quanto dei risvolti sociali, ci rac- contano dei "nuovi nati" del si- stema lingua il primo capitolo, 0 quarto e il settimo, dedicati ri- spettivamente al grande laborato- rio del volgare duecentesco ("L'officina di una lingua che sta aprendosi alla cultura, ricavando- la dai vecchi domini e competen- ze e immettendola dentro un nuovo linguaggio e tra nuovi pro- tagonisti"); al rapporto burrasco- so, almeno nei secoli passati, tra neologia e lessicografia italiane (soltanto "spintonando" a esem- pio entrarono nel Vocabolario della Crusca del 1691 termini di recente introduzione come busso- la, parrucca, protestante, telesco- pio); alla trasformazione dei nomi di marchi in nomi comuni: aspiri- na, cellofan, eternit, nylon, yoyo, solo per fare qualche esempio di marchionimi diffusi nelle princi- pali lingue europee. Non mancano infatti nel volu- me - altro pregio, non così scon- tato negli studi di linguistica ita- liana - frequenti note di confron- to fra i meccanismi produttivi dell'italiano e quelli di francese, spagnolo, tedesco, inglese: i mol- Eccessi jQSPj^ e finto temi mslwt • là Nl§ ijf v è II * Prodotti in vitro teplici e reciproci prestiti tra pa- trimoni linguistici di nazioni di- verse costituiscono forse il più potente motore di creatività e crescita di una lingua, che si mi- sura anche sulla base del serba- toio di "parole mancate" che essa va accumulando nel corso dei se- coli. Proseguendo la metafora or- ganicista l'autore le dichiara voci "abortite", "nate morte" o "baby pensionate", illustrandone il ca- talogo bizzarro e divertente: da huonsensaio a nullivendolo, pas- sando per i tantissimi agglomera- ti destinati a vivere un giorno sul- le pagine dei quotidiani (a esem- pio i composti con acchiappa, am- mazza, salva-, acchiappavoti, am- mazzacode, salvaprocessi) e per l'altrettanto ricco campo di neo- formazioni e neosemie stretta- mente connesse a una fase stori- ca, a un problema sociale, a un movimento politico (girotondi- smo, malpancista, manipulitismo, rapallizzazione nel significato di "devastazione del paesaggio do- vuta a edilizia selvaggia"; e tutti conosciamo la produttività, spe- cie in questi ultimi anni, di un suffisso come -poli nel senso di "corruzione diffusa": calciopoli, val- lettopoli ecc.). Il filo doppio che le- ga lingua, società e po- litica non solo è esami- nato nell'originale ca- pitolo che descrive le "parole condannate" da sentenze di tribuna- le, ma è indagato a fon- do nell'ultima parte del volume, dedicata a lingua e stile dei quotidiani schierati con la de- stra politica e all'istruttiva storia delle voci solidarietà e invidia so- ciale. Se la parola è sempre veico- lo di valori, la parola politica lo è in modo concentrato e rivelatore: la logica del rovesciamento che, secondo l'autore, dirige - o diri- geva - la narrazione costruita dai giornali di destra sull'operato del passato governo si è giocata sul radicale capovolgimento del si- gnificato e del valore di termini quali stato, popolo, cultura, demo- crazia, legalità, giustizia. Una ri- voluzione di parole, ma con un potenziale così dirompente da se- gnare in profondità atteggiamen- ti e posizioni a tutti i livelli del vi- vere sociale. ■ geset@yahoo.it M. Quaglino è assegnista di ricerca presso l'Università per stranieri di Siena di Raffaella Scarpa Luca Serianni ITALIANO IN PROSA pp. 300, €30, Cesati, Firenze 2012 Tematizzato sin dal titolo, Italiano in prosa di Luca Serianni segue, da punti prospettici differenti, svolgimenti e mutamenti della lingua nella prosa italiana. I contributi di cui si compo- ne il volume si organizzano seguendo quattro differenti direttici: lo svolgimento attraverso i secoli (nel saggio Profilo della prosa letteraria del Due al primo Novecento); la "monografia lingui- stica" (in Pietro Giordani scrittore classicista); il rapporto tra latino e italiano (Aspetti sintattici dei volgarizzamenti tacitiani cinque-secenteschi); la dialettica tra lingua e dialetto (Pasolini tra ro- manesco e modelli letterari). Il lettore si troverà quindi al cospetto di quattro modi di guardare alla lingua letteraria italiana, accomunati però da uno stesso impianto metodologico che fa di questo volume, come in genere degli studi di Se- rianni, un paradigma per chi si occupa, da frui- tore o da studioso, di storia della lingua italiana. Il criterio che associa i contributi è quello di far parlare i dati quantitativi - i cataloghi dei fenome- ni linguistici: lessicali, morfologici, sintattici, te- stuali, variantistici - sottraendoli al loro mutismo inerte. Questa operazione viene condotta non at- traverso l'interpretazione dei tratti schedati (pro- cedura più consueta nella stilistica letteraria), ma storicizzandoli attraverso una rete di relazioni, rapporti e confronti critici con la realtà linguistica antecedente e coeva in modo da fissare la ragione ultima dell'occorrenza di tali fenomeni nel testo sottoposto a indagine (emblematici in questo sen- so gli esiti dei raffronti sinottici fra traduzioni cin- quecentesche di Tacito, la micrologica analisi del- l'ipotassi nella prosa di Pietro Giordani e lo studio dei tratti dialettali e "parlati" della narrativa paso- liniana, che sottraggono, una volta per tutte, la lin- gua di Pasolini alla vulgata di autore-antropologo che mima il parlato delle borgate: "La novità non consiste davvero (...) in un presunto mimetismo documentario, 'da magnetofono'. I dati reali, al contrario, vengono disarticolati e rivissuti in dire- zione allusiva ed evocativa. In questo senso per Serianni lo studio dalla prosa italiana sembrerebbe un mezzo, più che un fine, per far progredire la composizione di una storia della lingua italiana totalizzante, che tassello dopo tassello mira alla compiutezza. C'è dell'altro. Da più di un trentennio le disci- pline linguistico-letterarie metodologicamente hanno seguito vie eterogenee, producendo: sistemi teorici a tenuta stagna e prodotti "in vitro", di fat- to totalmente scissi dal testo letterario; criteri d'a- nalisi di tipo quantitativo, in cui l'adesione al testo è così pressante da impedire una visione prospet- tica, tanto da destoricizzare e livellare i fenomeni riducendoli alle loro semplici occorrenze; iperin- terpretazioni del fatto letterario per cui il testo è campo proiettivo e occasione per liberare le fanta- sie associative dell'interprete. Queste tendenze - che possiamo leggere come derive dell'ideologia di stampo marxista, dello strutturalismo e dell'erme- neutica - mostrano un fattore comune: la negazio- ne del testo come realtà, come documento storico e linguistico. Italiano in prosa di Serianni, oltre che presentare una rigorosissima e illuminante disami- na stratigrafica della lingua della prosa italiana, istiga a una riflessione sui metodi delle discipline storico-letterarie nella stretta attualità. Suggestioni neodarwiniane di Silvia Demartini Lorenzo Renzi COME CAMBIA LA LINGUA L'italiano in movimento pp. 225, €13, il Mulino, Bologna 2012 Questo volume è dedicato al cambiamento linguistico. In particolare, è indagato quello del- l'italiano contemporaneo (ma con frequenti riferimenti alle altre lin- gue), del quale è difficile avere consapevolezza perché in esso siamo tutti quotidianamente im- mersi. Autore di opere miliari co- me la Grande Grammatica italia- na di consultazione (a cura di Lo- renzo Renzi, Giampaolo Salvi e Anna Cardinaletti, il Mulino, 1991) e la Grammatica dell'italia- no antico (a cura di Giampaolo Salvi e Lorenzo Renzi, il Mulino, 2010), Renzi riflette qui non sui tratti (relativamente) stabili di una fase della lingua, ma su quelli in lotta per l'affermazione. Come dichiara il filologo nella Nota al testo, l'opera "prende origine dal- l'insegnamento" e da una rifles- sione pluriennale. L'introduzione presenta una prospettiva affascinante: alcune "suggestioni neodarwiniane" che, con le dovute distinzioni, permet- tono di elaborare considerazioni più accorte sui meccanismi del cambiamento linguistico. Infatti, nonostante l'origine diversa, c'è una somiglianza cruciale tra mu- tazioni biologiche e cambiamento della lingua: l'idoneità all'ambien- te come requisito per l'afferma- zione, che per un elemento nuovo della lingua significa occupare un buon posto rispetto al sistema (per esempio uno spazio vuoto). L'azione culturale persegue poi "con altri mezzi gli stessi fini" del- l'evoluzione naturale. La trattazione si sviluppa in sette capitoli. Nel primo (Il cam- biamento nella lingua) sono illu- strati alcuni concetti chiave del cambiamento nel tempo, tanto più arduo da cogliere quanto più il periodo è breve e vicino. Nel secondo (I cambiamenti nell'ita- liano contemporaneo), invece, è offerto un ricco repertorio di fe- nomeni "in atto" a vari livelli del- la lingua: strutture in ascesa (per esempio le frasi scisse del tipo È Carlo che legge) o nuove forme (come il saluto Buona giornata o l'espressione non esiste per "è as- surdo"); l'autore esamina, inol- tre, gli anglismi, e i rapporti del- l'italiano attuale con il fiorentino e con la varietà romana. Nel ter- zo capitolo (Due tipi di cambia- mento linguistico), poi, sono di- stinti ed esemplificati i cambia- menti percepiti come errori (per esempio io ciò, tu rial) da quelli avvertiti come snobismi (un caso: il piuttosto che non disgiuntivo). Ma un'innovazione può anche non sopravvivere, com'è mostra- to nel quarto capitolo (Regressio- ne nella lingua), che tratta le "in- novazioni sconfitte": plurali co- me nessuni e ciascuni (attestati nel Trecento) o regressioni rico- struite come quella che all'analo- gico avavamo ha indotto comun- que alla resistenza di avevamo. Il quinto capitolo (Parlare l'ita- liano ieri, oggi e domani) si con- centra sulla diffusione dell'italiano in Italia dall'Unità in poi e sui pos- sibili sviluppi di una lingua relati- vamente stabilizzata in una società in rapida trasformazione, in cui la presenza degli immigrati sarà sem- pre più significativa anche a livel- lo di cambiamento linguistico. Al "cuore della tematica di questo libro", però, si trova il mutamento ravvisabile tra le parlate dei giovani e quelle degli anziani, da confrontare con la do- vuta attenzione (com'è spiegato nel sesto capitolo: Giovani, vecchi e cambiamento linguistico). Infi- ne, nel settimo capitolo (Norma e registri della lingua. Ortografia. Corpora informatici) l'autore illu- stra come sia poco ragionevole ri- ferirsi a una norma immutabile o contrastare il naturale movimento della lingua imponendo usi e so- stituzioni. Invece, l'ortografia chiara dell'italiano merita di esse- re difesa. Gli ultimi paragrafi am- pliano la prospettiva ai corpora in- formatici e alla rete, autentiche miniere per molteplici ricerche sulla lingua in movimento. ■ silvia.demartiniglett.unipmn.it S. Demartiiii è dottoranda in storia della lingua all'Università del Piemonte Orientale