L'INDICE , ■■□el libri del mese^hi 7 Movimenti, beali, club, sottoscala e cantine La capitale delle novità di Luca Scarlini Iriots della scorsa estate e le Olimpiadi hanno ri- portato all'attenzione Londra, dopo anni di rela- tiva opacità, finiti i movimenti di avanguardia degli anni novanta e prima dei prossimi che prima o poi si manifesteranno. Come sempre, quando il mo- mento presente risulta meno stimolante, parte l'ef- fetto nostalgia, in tutto il suo splendore. Giungono in libreria molti volumi che riportano all'epica del- la Swinging London, quando la capitale dell'ex im- pero divenne la città-simbolo per gli avanguardisti di tutto il mondo. Barry Miles è noto sia come scrittore che come gestore della storica galleria Indica, che ha ospi- tato numerose figure importanti. Da tempo ha dato alla sua opera i connotati di un esercizio di memoria, come già dichiaravano altri suoi titoli pubblicati in Italia: Il Beat Hotel (Guanda, 2007), su Ginsberg, Cor- so e compagnia, e l'appas- sionata biografia di Frank Zappa (Feltrinelli, 2007), mentre nel 2001 aveva pubblicato un libro a quattro mani con sir Paul McCartney, dal titolo Many Years from Now (Rizzoli). Edt propone ora il suo esito maggiore, che ruba il titolo a Noel Coward e ai Clash per raccontare uno scenario articolato, multiforme e fascinoso. London Cal- ling. La controcultura a Londra dal '45 a oggi (nel- la vivace traduzione di Anna Lovisolo, pp. XXII- 518, € 23, Edt, Torino 2012) narra con grazia e finissima analisi dei movi- menti culturali di locali, club, sottoscala, cantine, spazi teatrali, cineclub. Di tutti quegli spazi insom- ma in cui la città ha pro- dotto segni e segnali di lunga durata. Miles, nato nel 1943, attinge spesso alle sue memorie persona- li, o altrimenti a quelle di persone che ha conosciu- to nel corso del tempo, una messe notevolissima di informazioni che ha raccolto negli anni in un notevolissimo archivio personale. Il gioco è quel- lo noto: una performance di nicchia in breve può di- ventare evento 1 main- stream. Lo ha dimostrato una volta per tutte l'itine- rario di David Bowie dal momento mod al successo mondiale della metamor- fosi in Ziggy Stardust (rac- contato con precisione nella strenna illustrata di Kevin Cann, Any Day Now. Gli anni londinesi: 1947-1974, ed. orig. 2010, trad. dall'inglese di Chia- ra Veltri e Daniele Cian- friglia, pp. 336, € 39,50,__ Arcana, Roma 2011). Dalle comparsate come mi- mo a fianco del grande Lindsay Kemp agli stadi e ai grandi teatri il passo è breve, brevissimo, sembra impercettibile. Lo stesso accade nella moda, quando personag- gi come l'eterea Twiggy vengono creati dal niente, perché un fotografo a caccia di nuovi volti la in- dividua sull'autobus. Il libro di Miles è in primo luogo un dedalo labirintico di nomi e occasioni che spesso si incrociano e si rincorrono. Il sipario si apre su Fitzrovia, il tumultuoso quartiere degli artisti tra anni venti e quaranta, che ospitava il ri- so contagioso della scultrice Nina Hamnett e per qualche tempo anche il tenebroso magistero del sacerdote di Satana Alastair Crowley. Muriel Bel- cher dopo la seconda guerra mondiale attirava i clienti (tra cui un affezionatissimo Francis Bacon, che la ritrasse molte volte) nella sua oscura Co- lony Room, dove si tolleravano molte cose vieta- te all'esterno. Nelle vicinanze si aggirava Quentin Crisp, ancora ben lontano dall'interpretare la re- gina Elisabetta I in Orlando di Sally Potter e de- cisamente intento a evitare l'ennesimo fermo del- la polizia per la sua passione per le vesti femmi- nili. L'establishment era ferreo, nessuna minoran- za era molto tollerata (l'omosessualità sarà depe- Reputazione immacolata di Matteo Pagliardi 4 4 To ho scritto sedici libri, ma come ti permetti? A Sei un cretino! ". Rosso in volto, un attempato ex attore morettiano e intellettuale nostrano, così ri- batteva con sdegno alle provocazioni di Alessandro Sortino, nel corso di un'intervista trasmessa anni fa dal programma televisivo Mediaset Le Iene. La vit- tima, in quel caso, era Giampiero Mughini, preso di mira con l'intento, riuscito, di svelare l'ipocrisia di un uomo che ha deciso in coscienza di smettere i panni del letterato per vestire quelli dell'opinionista da salotto tv. Lo spunto di questo episodio è non fuori luogo se decidiamo, ispirati dal gioco carna- scialesco dei travestimenti proprio del mondo dello spettacolo, di indossare a nostra volta i panni del predatore della savana: si potrebbe infatti doman- dare a Christopher Andersen, autore del volume Mick Jagger. Gli eccessi, la pazzia, il genio (titolo già ridondante e vicino al rotocalco scandalistico, ed. orig. 2012, trad. dall'inglese di Giovanni Ballarin pp. 374, € 18,90, Sperling & Kupfer, Milano 2012) se l'aver scritto trentadue libri sia un viatico neces- sario e sufficiente per potersi occupare di qualsiasi argomento con la giusta cognizione di causa. In effetti Andersen è artefice di numerosi artico- li in stile tabloid pubblicati sulle riviste "People Magazine", "Life" e "Vanitiy Fair", dai titoli accat- tivanti, tra cui, tanto per fare un esempio, Citizen Jane: The Turbulent Life ofjane Tonda, nonché au- tore di saggi quali II giorno in cui Diana morì, op- pure Madonna Unauthorized, biografia della can- tante dalla quale è stato tratto un documentario di successo, o ancora Barack e Michelle. Ritratto di un matrimonio, gustosa summa di tutti i pettegolezzi sulla coppia presidenziale americana. Con Mick Jagger, Andersen ci aveva già provato nel 1993, pubblicando Jagger Unauthorized, volume ricco di approfondimenti da cultori della materia quali l'elenco completo delle vere o presunte rela- zioni gay del cantante, e di aneddoti succosi come quello sul passato da groupie degli Stones, della pop star Madonna pre-celebrità. Informazioni che ritro- viamo identiche nella biografìa del 2012, senza alcun aggiornamento. In merito all'ultimo lavoro di An- dersen, il lettore può venire inizialmente ingannato dall'assenza, in copertina, della parola "non autoriz- zata", e ritenere che quest'ennesima biografia sia fi- nalmente stata scritta con l'ausilio di fonti docu- mentate e verificate, onde impedire all'autore di at- tirare su di sé l'attenzione degli studi legali della "lin- guaccia del rock". Niente di più falso: pur avendo goduto di una campagna pubblicitaria all'altezza di quella che ha promosso "Life", la biografia, questa sì, autorizzata e scritta a quattro mani, di Keith Ri- chards uscita nel 2010, il libro di Andersen è a con- ti fatti la medesima "patacca" intrisa di scandali, ses- so e droga, già scritta nel '93, riesumata per non la- sciar smorzare l'entusiasmo, in termini di vendite, suscitato fin dal primo apparire sugli scaffali delle li- brerie mondiali della biografia del chitarrista dei Rolling Stones. Troppo complicato e laborioso è il dover confrontare e verificare notizie, pettegolezzi e aneddoti di cinquantanni di vita da rockstar; anco- ra più difficile è ottenere il dovuto rispetto e l'inte- resse della persona della quale si parla, come avven- ne con il più umile giornalista James Fox, alle prese con la vita di Keith Richards. È lo stesso Andersen a confessare il proprio metodo di lavoro, al fondo del libro, nei ringraziamenti: "Quando gli è stato chiesto un parere sulla mia biografia del 1993 (...), Mick ha dichiarato: 'Penso che la mia reputazione ne sia usci- ta immacolata'. Non ho dubbi, perciò, che dirà lo stesso di questo libro, che conferma ulteriormente la fama di una vita passata al limite (un limite a volte superato ampiamente e con disinvoltura)". Entrando nel merito dei temi trattati in questa biografia è doveroso segnalare l'assenza più grave di tutte: la musica. Se si esclude una felice de- scrizione da reportage giornalistico, ricca di infor- mazioni e punti di vista inediti e ricavata dalle me- morie dirette dell'autore, del concerto degli Stones di Altamont del 1969 (esperienza che sancì, a detta di Andersen, l'inizio dell'ossessione dello scrittore per Mick Jagger), e informazioni per lo più già no- te agli appassionati della band inglese come ad esempio le origini segrete del talento compositivo del duo Jagger/Richards: "Il loro manager era in- fatti convinto che Jagger e Richards avessero un ta- lento latente come cantautori (...) Oldham fu irre- movibile e arrivò a chiuderli in una stanza minac- ciando di non lasciarli uscire finché non avessero scritto qualche cosa", l'opera si trascina stanca- mente con stile piatto e ripetitivo tra incursioni, mai documentate o confermate dagH interessati, nelle scappatelle o nelle avventure etero e omoses- suali del cantante. Del resto non è necessario com- prare e leggere questo libro per capire il grado di superficialità: basta sfogliare le fotografie al suo in- terno. Accanto alla didascalia della foto di "Mi- chael Philip Jagger a due anni", vi è sì l'immagine di un bimbo di due anni... peccato che sia quella di Charlie Watts, batterista della band di Mick! nalizzata solo nel 1969, i primi immigrati, che fos- sero indiani o caraibici, avranno spesso una fred- da accoglienza, come racconta Andrea Levy nel brillante Un'isola di stranieri o anche la notevole romanziera in versi Bernardine Evaristo nel suo bel Lara, malauguratamente mai tradotto in ita- liano), ma la notte era un'altra storia. I Sohoiti, discepoli di un mondo di alcol e trasgressioni che avevano come proprio centro la vitalissima Soho, non rispettavano le regole e erano sempre ben contenti di mettere tutto in discussione. Lenta- mente gli ambiti scivolano e collassano gli uni ne- gli altri: a fine anni sessanta arriva l'Ica, Institute for Contemporary Art, in cui i performer estremi, William Burroughs e i gruppi rock vanno di pari passo. Pagine di grande divertimento sono quelle dedicate ai primi esperimenti provocatori di Mal- colm McLaren, insieme alla sua dolce metà Vi- vian Westwood. La celeberrima boutique Sex si staglia sullo sfondo: era in realtà l'epicentro di una nuova sensibilità camaleontica, sempre lega- taci bisogno di scioccare. I vestiti di latex, le ma- gliette con la svastica celeberrimi nella scena punk venivano dopo il periodo in cui il negozio, tra jukebox e pin-up, era stato l'improbabile cen- tro di una nuova dimensione rockabilly. Sulle note dissonanti e magnifiche del punk si chiude il viaggio, che ha il proprio momento mag- giore (e un corrisponden- te spazio nel volume) al tempo della Swinging London. Quel momento degli anni sessanta tra scandalo Profumo, mini- gonna, Beatles e Rolling Stones, Joseph Losey e Michael Powell, Harold Pinter e Samuel Beckett, in cui tutto sembrava po- ter accadere. Quel mo- mento, al di fuori dell'ef- fetto nostalgia o della di- mensione onirica che su- scita (come quello, peri- coloso, praticato dal pro- tagonista di Midnight in Paris di Woody Alien, in cui il protagonista tanto immagina di essere da Gertrude Stein che alla fine ci si ritrova), è stato uno dei nodi capitali del- la cultura postbellica. Di questo mito narra anche Valentina Agostinis nel recente Swinging City (sottotitolo: Londra cen- tro del mondo, pp. 234, € 18, Feltrinelli, Milano 2012), che nei ringrazia- menti cita estesamente proprio Barry Miles, co- me "testimone diretto di storie e leggende, per for- tuna sopravvissute grazie a un'instancabile attività di scrittura (...) e di fatto lo storico di un'era il cui archivio, senza il suo atti- vismo, sarebbe perduto per sempre". L'autrice parte dal celebre film di Michelangelo Antonioni Blow up (1968), che fissa un momento storico nello sguardo di un fotografo e nell' immagine fantasma- tica che emerge di fronte al suo obiettivo. Barry Miles sigla un omaggio appassionato a una cultu- ra che ha avuto i suoi epicentri in pubblicazioni come "Oz", spesso sotto accusa da parte delle au- torità, "International Times" e nella sua galleria Indica, in una moltiplicazione di storie, che si leg- gono come altrettanti microromanzi possibili, in attesa del loro scrittore. B info@lucascarlini.it L. Scarlini è traduttore e saggista s o e e SP 73