AAAAAAAAAAA N-10 LMfiKE 11 AA/WNAAAAAA Divisioni manageriali di Giovanni Abbiati DIRIGERE LE SCUOLE OGGI a cura di Alessandro Cavalli e Lorenzo Fischer pp. 210, €19, il Mulino, Bologna 2012 Questo volume, curato da Alessandro Cavalli e Lo- renzo Fischer, rende pubblici i risultati della terza indagine condotta dall'istituto Iard-Swg sugli insegnanti italiani per la parte relativa ai dirigenti scola- stici. La recente indagine sugli insegnanti (Gli insegnanti italia- ni. Come cambia il modo di fare scuola, il Mulino, 2010, a cura dello stesso Alessandro Cavalli e di Gianluca Argentini prevede- va infatti anche un questionario per i dirigenti: hanno partecipa- to alla rilevazione in 519, arri- vando a costituire un campione abbastanza significativo per am- piezza e copertura geografica. Questo libro getta luce su una figura, quella del dirigente, par- ticolarmente trascurata all'inter- no del panorama delle ricerche condotte sulla scuola in Italia. È difficile spiegare una tale man- canza d'interesse: i dirigenti sco- lastici sono figure di primaria importanza per la comprensione delle dinamiche interne alle scuole e hanno subito, nel corso dell'ultimo decennio, una profonda trasformazione. Ci ri- feriamo in particolare a due eventi che hanno interessato la categoria: la riforma dell'auto- nomia scolastica, avviata nel 2000, e le tre tornate di concorsi che, dopo il 2004, hanno porta- to alla rapida assunzione di circa seimila dirigenti, rinnovando per oltre il 50 per cento la com- posizione della categoria. La riforma dell'autonomia scolasti- ca, in particolare, ha inciso for- temente sul ruolo del dirigente scolastico, in quanto ha segnato il passaggio da una funzione prevalentemente legale-burocra- tica a una che assegna anche re- sponsabilità decisionali in ambi- to educativo. Sono nuove e di- versificate, dunque, le compe- tenze richieste ai capi di istituto, che comprendono ora anche aspetti di natura manageriale. Il volume è articolato in due parti e risponde ad alcune do- mande che a dieci anni dalla riforma dell'autonomia sono an- cora largamente inevase: chi so- no i dirigenti scolastici post riforma? In che modo interpre- tano il loro ruolo? Come si coor- dinano con le altre figure della scuola? La prima parte è dedica- ta a tracciare un profilo dei diri- genti: fornisce una breve ma esauriente panoramica sull'evo- luzione storica della figura del dirigente in Italia, per poi trac- ciare un profilo degli intervistati e indagare le autorappresenta- zioni di ruolo. Nella seconda, in- vece, si entra più in dettaglio nel lavoro dei dirigenti scolastici, privilegiando, tra i vari temi pos- sibili, il rapporto con gli inse- gnanti: si esplorano le .valutazio- ni reciproche tra dirigenti e inse- gnanti, le aspettative e i motivi di conflitto. Dal punto di vista demografi- co, i risultati mostrano un grup- po rinnovato rispetto a quello nell'ultima indagine italiana (per chi volesse approfondire: Loren- zo Fischer, Maria Grazia Fischer e Marco Masuelli, I dirigenti nel- la scuola dell'autonomia, il Muli- no, 2002), con una più forte pre- senza femminile e un'età media più contenuta. Viene quindi proposta una tipologia di diri- genti in base al tipo di vision cir- ca la propria percezione di ruo- lo, ottenuta a partire da due va- riabili: il grado di accordo con una vision di tipo amministrati- vo (di stampo, quindi, più tradi- zionale) e quello con la nuova impostazione manageriale. Emergono in questo modo quat- tro gruppi di dirigenti. I risultati sono incoraggianti: i gruppi che individuano dirigenti poco im- pegnati su entrambi i fronti, de- finiti gli "assenti" e i "minimali- sti" a seconda del grado di lon- tananza da una delle due dimen- sioni, rappresentano circa un quarto del campione (gli "assen- ti" costituiscono addirittura una componente residuale). Il grup- po più numeroso, invece, che viene definito dei "leader garan- ti", è costituito dai dirigenti che attribuiscono un'alta importan- za a entrambe le dimensioni. La tipologia individuata sembra co- stituire una buona chiave di let- tura per le relazioni con gli inse- gnanti: nelle scuole dove si tro- vano i dirigenti poco impegnati è più alta la conflittualità con i docenti, che sembrano meno motivati al lavoro. La situazione contraria si trova invece nelle scuole dove i dirigenti fanno parte della categoria dei "leader garanti". Gli autori suggerisco- no che la spiegazione di questo fenomeno vada cercata nel clima organizzativo che il dirigente rie- sce a creare: dove l'impegno del- la dirigenza è chiaro e visibile, anche i docenti ne saranno coin- volti e agiranno di conseguenza. Il risultato più rilevante che emerge dalla lettura dei dati - e il più inaspettato - è il basso li- vello di conflittualità e l'alto li- vello di stima reciproca e colla- borazione che si registra all'in- terno delle scuole tra dirigenti e insegnanti. Questo risultato con- traddice il luogo comune che ve- de le scuole come luoghi carichi di tensioni tra docenti e dirigen- za e fornisce un'ulteriore prova, se ce ne fosse bisogno, della di- stanza che esiste tra la situazione che vivono le scuole ogni giorno e le deformazioni che ne danno i mezzi di informazione. Uno dei maggiori pregi del li- bro è proprio questo: l'aver por- tato evidenza empirica su una parte importante della nostra scuola che finora era rimasta nel- l'ombra, nonostante la sua rile- vanza e i cambiamenti che l'ave- vano investita. Un secondo ele- mento di interesse del volume deriva dal disegno della ricerca, che ha reso possibile il confron- to di docenti e dirigenti della stessa scuola. Inoltre risulta par- ticolarmente utile la ricostruzio- ne storica dell'evoluzione del ruolo del dirigente scolastico in Italia dall'Unità a oggi. Accanto a questi punti di for- za, però, la ricerca mostra anche due elementi di debolezza. Qual- che dubbio riguarda la rappre- sentatività del campione utilizza- to: il campionamento dell'indagi- ne Iard, infatti, fu realizzato per essere rappresentativo dei do- centi italiani, non necessariamen- te dei dirigenti scolastici. Detto altrimenti, i risultati ottenuti dal campione di dirigenti intervista- to potrebbero non rispecchiare fedelmente la situazione del pae- se. Il secondo, più che una debo- lézza, è un elemento mancante: il libro fa riferimento esclusivamente alla si- tuazione italiana, for- nendo poco più che va- ghi accenni sulla ricer- ca internazionale sui di- rigenti, che pure è co- spicua. Sarebbe stato interessante capire qua- li siano i problemi e le risorse che devono ge- stire i dirigenti scolasti- ci di altre realtà nazio- nali, i quali operano in regimi di autonomia scolastica ben più am- pia da decenni. Questo discorso vale soprattut- to per i problemi di ge- stione della leadership scolastica, su cui i ricer- catori americani si sono concentrati fin dagli anni sessanta. Nel complesso, tutta- via, il merito di tenere viva l'at- tenzione su un pezzo importan- te della scuola italiana supera a nostro avviso le debolezze ri- scontrate, e i risultati raggiunti invitano a cercare ulteriori ap- profondimenti. A differenza di questa indagine, inoltre, even- tuali ricerche future potranno avvalersi della possibilità di le- garsi ai dati Invalsi sugli ap- prendimenti degli alunni di ogni ordine e grado, in modo da arricchire la nostra cono- scenza della scuola italiana e dialogare con il nutrito filone di studi internazionali sul tema. Quando questa eventualità avesse luogo, come auspichia- mo, i numerosi spunti di rifles- sione contenuti in questo volu- me costituirebbero la base ne- cessaria da cui partire. ■ giovarmi.abbiati@unimi.it G. Abbiati è dottorando in Labour Studies all'Università di Milano Potere educare di Rossella Sannino Augusto Cavadi PRESIDI DA BOCCIARE? pp. 134, € 12,50, Di Girolamo, Trapani 2012 4 6 T e delusioni, umane e pro- JL/fessionali, sono state ripe- tute e crescenti. Dopo diversi an- ni sono stanco (...) Non sono co- sì ingenuo da illudermi di trovare altrove situazioni paradisiache, ma penso di avere diritto di vive- re in un ambiente dove la corret- tezza umana, la sensibilità cultu- rale e le reali competenze profes- sionali vengano - se non apprez- zate - almeno non mortificate". Si coglie, in queste righe, lo spirito che anima il testo di Augusto Ca- vadi, Presidi da bocciare?-, la ne- cessità di reagire a un'incompati- bilità ambientale che la scuola nel suo complesso, però, sembra non condividere del tutto (si veda, qui accanto, la recensione di Giovan- ni Abbiati). Una scrit- tura a più mani: oltre al- l'autore di copertina, intervengono con pro- pri contributi due inse- gnanti, Alberto Biuso e Dario Generali, due di- rigenti scolastici, Gior- gio Cavadi e Domenico di Fatta, e il giornalista Antonio Mazzeo. Iden- tificata la tipologia dei "Promessi Presidi" con una scherzosa classificazione (vi ritroviamo i tipi del preside don- rodrigo, del preside donchisciot- te, della preside velista, e via via altre tipologie, facilmente imple- mentabili), lo stato dell'arte del guidare una scuola è considerato sia dalla parte degli insegnanti che dalla parte dei presidi. I problemi che devono affrontare questi ulti- mi sono delicati e complessi, non riducibili a facili definizioni ("Manager Toyota o preside allo Zen?" si chiede Giorgio Cavadi, ispirandosi ai quesiti per la sele- zione degli aspiranti presidi nel recente concorso). Tra le molte incombenze, ai presidi tocca far fronte al contenzioso che sempre più spesso sollevano le famiglie, sempre in agguato per rivendica- re, protestare, sindacare. "Anello debole di una società a legami de- boli, la famiglia è oramai total- mente incapace di educare e per la scuola è quasi impossibile 'compensare le gravi carenze edu- cative della famiglia'. Il familismo amorale, solo superficialmente at- tribuibile alle società meridionali, domina la società italiana (...). Appare di nobile natura la te- stimonianza di Domenico di Fat- ta, preside della scuola del quar- tiere Zen di Palermo, siciliano dell'anno nel 2010: "In realtà - e ne sono fermamente convinto - il Dirigente, da solo, non può far nulla, ma è suo compito di pro- muovere il cambiamento perché è comunque lui il promotore del- le iniziative. E impossibile star dietro a tutto e occorre fidarsi delle persone che ci stanno più vicine, concedendo loro ampi spazi di manovra (si dice Leader- ship condivisa o diffusa o parte- cipata...)". La figura del preside di Fatta resta singolare, per luci- dità e generosità; di natura del tutto opposta, e forse più comu- ne, è il preside di cui ci racconta Alberto Biuso, all'epoca dei fatti narrati docente di storia e filoso- fia in un liceo milanese e, grazie all'ottuso comportamento del di- rigente, passato senza rimpianti all'insegnamento universitario. Biuso documenta con ricchezza di materiali l'assurda battaglia da cui dovette difendersi. "Lei è un problema per il corso H. Un ra- gazzo si è ritirato e ha perso la maturità": così inizia una sorta di mobbing, da parte del preside, che ha una prima smentita a di- stanza di un anno, quando lo stu- dente in questione scrive al do- cente: "Mi sono iscritto alla fa- coltà di filosofia della Cattolica e, ripensandoci attentamente, è sta- to proprio lei a fare nascere in me questo interesse, un interesse che si sta rivelando sempre più profondo e legato da profonda meraviglia per la più sublime for- ma di sapere". Il conflitto con la dirigenza giunge alle aule giudi- ziarie; gli imputati - il docente e due genitori - saranno assolti dal reato di presunta offesa della re- putazione perché defi- nivano il preside "per- sonaggio professional- mente discutibile e co- munque non prepara- to a servire un servizio pubblico". Dalla ricca antologia di testimo- nianze che offre que- sto libretto, si coglie, nel ruolo dei presidi, l'ingombrante peso che ha il loro compia- cimento per il posto di potere, insieme all'esiguità dello spazio a disposizione - qualora ne abbia- no le competenze - per sovrin- tendere all'attività didattica. L'interesse del testo è tuttavia di- scontinuo: sollecita ricordi dolo- rosi o scenari già visti a chi nella scuola ci vive e magari, nonostan- te tutto, crede ancora che, come spiega Dario Generali, "la fun- zione docente dovrebbe essere un'attività nobilissima e di gran- de soddisfazione, attraverso la quale degli intellettuali possano impegnarsi nella formazione cul- turale dei giovani, trasmettendo la passione scientifica e i conte- nuti specifici delle discipline dei quali dovrebbero essere cultori". Degli esempi riportati prevale la cronistoria, non priva di un tipico lessico un po' didatti- chese, di fatti troppo simili a quel- li che già si conoscono. Il rischio è che i lettori-docenti rivivano, rat- tristandosi, il clima di vacuità quotidiana che spesso regola la comunicazione fra dirigenza e in- segnanti; e che il lettore-preside non si senta illuminato da nuove o stimolanti prospettive di rilancio del proprio ruolo. A questo pamphlet di denuncia manca un'ancora di salvezza, una possi- bile speranza, un lieto fine, Il sug- gerimento di strategie di soprav- vivenza praticabili. Meglio sareb- be forse il titolo "Presidi da evita- re": curatori della propria imma- gine, del proprio potere, soprat- tutto inclini a circondarsi di inse- gnanti come loro, poveri di spiri- to e di cultura. ■ rossella.sannino® fastwebnet.it R. Sannino insegna latino e greco al liceo Berchet di Milano