Patrick Modiano, con il romanzo Dora Bruder (Guancia), è il vincitore della seconda edizione del Premio Bottari Lattes Grinzane per la sezione "La Quercia", dedi- cata a Mario Lattes (pittore, editore e scrittore, scomparso nel 2001) e riservata a un'opera di un autore affermato, dimostratasi nel corso del tempo meritevole di apprezzamento di critica e di pubblico. La cerimonia di premiazione si terrà Sabato 13 Ottobre 2012 alle ore 17 al Teatro Carignano di Torino (Piazza Carignano, 6). 66 © «te «te •te k e •te •te © oq © Sì © •te Sì £ k o Sì Oh Un nome, una storia, un'assenza di Giovanni Carpinelli Un nome rintracciabile su alcuni registri o in un elenco di deportati, qualche fotografia, un annun- cio su un quotidiano, poche parole nel ricordo di una cugina: è tutto ciò che di Dora Bruder sembra sia rima- sto. Tutto ciò che imo storico normalmente si sarebbe sentito di utilizzare. Come personaggio Dora Bruder quasi non esiste. Sappiamo molto poco di lei, della sua vicenda, che con la guerra è presa nel vortice della per- secuzione antisemita e può quindi apparire simile a quella di tante altre vittime, ma racchiude una sua sin- golarità irripetibile. Dora Bruder era nata a Parigi nel 1926 da genitori ebrei originari dell'Europa centrale, viennese il padre, di Budapest la madre: non sappiamo come ha vissuto la sua infanzia, dove è andata a scuola da piccola, chi erano le sue amiche, quali fossero i suoi pensieri, i suoi affetti. La trappola mortale comincia a stringersi intorno a lei nel 1940; il 9 maggio di quell'an- no entra in un collegio tenuto da suore; il giorno dopo, come è noto, la Germania nazista dà inizio alle opera- zioni militari contro il Belgio, l'Olanda e la Francia... Nel dicembre 1941, la ragazza quindicenne approfitta di un'uscita domenicale per darsi alla fuga; alla sera non torna dalle suore. Qualche tempo dopo, i genitori si ri- volgono alla polizia per tentare di ritrovarla; un giorna- le pubblica un annuncio con la richiesta di notizie. Nel marzo 1942, Ernest Bruder, suo padre, è arrestato e in- ternato nel campo di Drancy. In aprile, Dora torna ad abitare con la madre. Deve essere scappata di nuovo, perché a giugno viene fermata dalla polizia. Rivede la madre, ma non è detto che le sia stata riconsegnata, co- me appare invece da un documento. Forse Dora non ha neppure avuto la possibilità di tornare a casa; due giorni dopo è spedita al campo delle Tourelles; trasferi- ta a Drancy in agosto, ritrova il padre e, un mese dopo, fa parte con lui di uno stesso convoglio per Auschwitz. Un nome, dei dati anagrafici, un vago profilo: in tal mo- do sono identificabili molte tra le vittime delle tragedie che hanno segnato il nostro secolo, dallo sterminio de- gli ebrei alla pratica del terrore nei paesi comunisti. A volte, i dati anagrafici con l'aggiunta di alcuni elementi sia pure scarsi sembrano dare corpo a una presenza vi- va: si intravede un destino individuale, si indovinano propensioni o simpatie, si notano le scelte compiute dal soggetto, che si stacca così dalla folla innumerevole dei personaggi generici e delle comparse. Di fronte a casi del genere, lo storico si blocca, pensa di dover cedere il passo al romanziere: deve dire ciò che è stato, non può dare l'illusione del quadro definito quando dispone so- lo di pochi elementi. Patrick Modiano è un romanzie- re. Nelle sue opere, non punta in genere a una rico- struzione fedele dei fatti ai quali sembra riferirsi. Gli episodi e i personaggi immaginari abbondano; gli ele- menti verificabili, i dati corretti non hanno un ruolo de- terminante. Per Dora Bruder, Modiano si pone a quan- to pare su un terreno diverso. I personaggi principali della storia sono realmente esistiti; in parte il romanzo racconta proprio la storia dell'indagine compiuta dal- l'autore... La parte dell'invenzione libera, se esiste, è as- sai ridotta. Non sappiamo se Patrick Modiano da gio- vane ha davvero rubato del vestiario e delle scarpe per rivenderli a un rigattiere, come racconta a un certo punto. Se anche in Dora Bruder la tendenza all'auto- biografia romanzata, all'àutofiction, come è stata defini- ta, si manifestasse, non vi sarebbe nulla di strano. Il li- bro non si presenta come un'opera di carattere storio- grafico. Ha il carattere di una narrazione che intreccia tre linee di svolgimento. La prima, quella centrale, ha un fondamento documentario e per questo si apparen- ta a un resoconto storico: riguarda la vicenda di Dora Bruder. Sappiamo che Modiano ama partire nelle sue fantasticherie romanzesche da elementi solidi, forti, di documentazione oggettiva. La storia di Dora Bruder, i dati anagrafici, le annotazioni nei registri scolastici o nelle carte di polizia, le foto, la testimonianza della cu- gina corrispondono al riferimento oggettivo che nelle opere di Modiano funge spesso da base di partenza: qui il peso dei fatti verificabili è anche maggiore; più che una base di partenza, la storia della giovane ebrea è il motivo centrale della narrazione. Per altri aspetti, Dora Bruder è un romanzo e, pur restando tale, non tradisce nell'insieme la verità storica, ma sa conferirle dimensio- ni nuove in termini di risonanza emotiva. Vediamo per- ciò quali sono le altre due linee che il racconto segue. Una seconda linea è rappresentata dai frequenti richia- mi all'esperienza personale dell'autore. Modiano è na- to nel 1945, sa bene di essere vissuto in tempi molto più tranquilli e normali. Racconta spesso episodi della sua vita che si prestano al confronto. Cerca di ritrovare il carattere dei luoghi che Dora Bruder o suo padre han- no conosciuto. Ricorda di essere stato in quei luoghi o riferisce di averli visitati. Parigi in particolare diventa una città che reca il segno di un'as- senza. Il romanziere esagera? Non proprio: raggiunge l'effetto di far sen- tire che la persecuzione degli ebrei è entrata nella vita di uomini come lui, come noi; si è snodata nelle strade che noi continuiamo a percorrere, in luoghi che si sono caricati per noi di altre memorie ben più familiari e ras- sicuranti. La vicenda di Dora Bruder è sottratta all'eccezionalità assoluta che essa sembrerebbe comportare per via dell'appartenenza al dominio sacro del genocidio. La terza linea di svolgimento narrativo è data dalla evocazione del contesto. Qui riscon- triamo nel romanziere una abitudine tipica degli storici. Modiano conosce bene il periodo dell'occupazione tedesca in Francia. Si è distinto in passato per posizioni che insistevano sul- l'ambiguità dei rapporti umani in quel tempo. Non è portato a contrapporre eroi positivi a figure diaboliche. Ancora una volta nel libro assume posizioni per lui nuove. Esalta Dora Bruder come una resistente: "A se- dici anni, lei aveva tutti contro, senza sapere perché. Altri ribelli; nella Parigi di quegli anni, e nella stessa so- litudine di Dora Bruder, lanciavano bombe sui tede- schi, sui loro convogli e i luoghi di riunione. Avevano la sua stessa età. I volti di alcuni di loro figurano sul- l'Affiche rouge e, nella mia mente, non posso fare a me- no di associarli a Dora". Straordinario omaggio: quel manifesto affisso sui muri di Parigi riproduceva le foto segnaletiche di resistenti ebrei o stranieri fucilati dai te- deschi come banditi. L'evocazione del clima e del con- testo permette a Modiano di riempire molti vuoti: il profilo esile della vicenda singolare che emerge dai documenti si trasfor- ma così in una traccia che suggerisce ima serie di notazioni giuste e perti- nenti, che dà luogo a parallelismi, che fa nascere il desiderio di ricordare al- tri casi, altre vittime travolte nelle stesse circostanze o in altri momenti da un analogo destino. Nella lettera- tura sull'esperienza dei campi, esiste un personaggio commovente che non ha neppure un nome certo. Veniva chiamato Hurbinek dagli altri prigio- nieri: "Era un nulla, un figlio della morte, un figlio di Auschwitz".Com- pare nella Tregua di Primo Levi: "Nulla resta di lui: egli testimonia at- traverso queste mie parole". Dora Bruder si è insinuata nella mente di Modiano per la so- la forza del suo nome, che figurava nella lista dei pri- gionieri partiti per Auschwitz con un convoglio e tor- nava in un ritaglio di giornale. Ora quel nome è asso- ciato a una storia. Un'impronta ora resta di lei, il sen- timento di un'assenza, la traccia di un sorriso perché no, come nell'ultima fotografia che le è stata scattata: un sorriso che dava al volto "un'espressione di mesta dolcezza e di sfida": e un mistero che Modiano ha sa- puto avvertire. Vaporizzare il reale per salvarlo dal nulla di Mariolina Bertini L9 opera di Patrick Modiano ha ormai attirato su di sé l'attenzione della critica, francese e anglosas- sone, ed è oggetto di un numero crescente di studi. Due imponenti raccolte di saggi, patrocinate l'una dal- l'università di Lione (Lectures de Modiano, a cura di Roger-Yves Roche, Cécile Defaut, Nantes 2009), l'al- tra dall'università di Nanterre (Modiano ou les Inter- mittences de la mémoire, a cura di Anne-Yvonne Ju- lien, Hermann, Paris 2010), analizzano sotto i più di- versi profili i testi di questo romanziere dalla forma- zione eccentrica di autodidatta, che alle biblioteche universitarie ha sempre preferito gli scaffali di famiglia fitti di opuscoli dimenticati, di annuari scaduti, di rivi- ste dedicate ai fasti di qualche sovrano degli anni cin- quanta o a drammi della cronaca ormai sepolti negli archivi giudiziari. Certo, sotto il peso esorbitante del commento accademico, che tutto si propone di espli- citare e catalogare, l'opera di Modiano rischia di per- dere qualche cosa del suo indefinibile fascino; d'al- tronde, è un fatto positivo che studi approfonditi va- dano liquidando il mito di un Modiano romanziere "facile", che continua a riscrivere sempre lo stesso li- bro e a modulare la stessa "musichetta" ben riconosci- bile e di effetto sicuro. Altri due testi, di critica non universitaria, si stanno rivelando ancora più efficaci nel dissipare i luoghi co- muni che imprigionano Modiano in un'immagine semplificata che non gli somiglia: Dans la peau de Pa- trick Modiano di Denis Cosnard (Fayard, Paris 2010) e il "Cahier de l'Herne" diretto da Maryline Heck e Raphaélle Guidée (Éditions de l'Herne, Paris 2012). Denis Cosnard, che ha creato il sito più completo su Modiano (reseau-modiano.pagesperso-orange.fr/), ci accompagna in un itinerario che attraversa le epoche diverse della vita dello scrittore: dall'infanzia segnata dalla simbiosi con il fratellino Rudy, che morirà nel 1957, all'adolescenza ribelle e spaesata, sulla quale pe- sa la lontananza dei genitori; dalle prime esperienze di scrittura - le canzoni per Fran^oise Hardy - alla sco- perta della vocazione letteraria, legata in un primo tempo al fascino e all'orrore del periodo dell'occupa- zione tedesca, e in seguito a un bisogno compulsivo di rievocare gli anni cinquanta e sessanta intrecciando inestricabilmente memoria e finzione. Le informazio- ni, spesso inedite, di cui è ricco il testo di Cosnard, ci aiutano a comprendere meglio il metodo di lavoro del romanziere. Dietro la finzione, ne additano le fonti, che però Modiano non segue mai alla lettera, ma in- cessantemente rielabora; è questa rielaborazione il ve- ro oggetto di Dans la peau de Patrick Modiano, affron- tato dall'autore con una chiara consapevolezza degli aspetti problematici di una simile ricerca e un grande senso della delicatezza e della misura. Lo splendido "Cahier de l'Herne" dedicato a Modia- no risulta in un certo senso complementare al volume di Cosnard. Fa parte di una prestigiosa collana di mono- grafie di grande formato che dagli anni sessanta a oggi ha dedicato volumi collettanei a filosofi e scrittori non soltanto francesi, soprattutto del Novecento. Particolar- mente ricco sotto il profilo iconografico, fa sfilare sotto i nostri occhi immagini sinora inedite della vita di Mo- diano, riproduce documenti interessantissimi (una car- tolina di Queneau, la lista manoscritta dei nomi di per- sonaggi reali che Modiano ha introdotto nei suoi ro- manzi, gli appunti del futuro romanziere quindicenne sulla Lulu di Pabst) e ci presenta una suggestiva galleria fotografica dei luoghi parigini più spesso evocati dallo scrittore. Tra le varie sezioni nelle quali è articolato, che ripercorrono la fortuna dell'opera modianesca e pro- pongono nuovi interventi critici, una delle più interes- santi è certamente quella dedicata a Dora Bruder. La ge- nesi del romanzo è ricostruita con grande chiarezza. Emerge dai documenti il ruolo dell'avvocato Serge Klarsfeld, autore con la moglie del monumentale Me- moriale della deportazione degli ebrei di Francia, che non solo aiuta Modiano a ritrovare le tracce perdute di Do- ra ma che, con la sua opera, gli ha fatto preliminarmen- te comprendere la possibilità di tentare una ricostruzio- ne non arbitraria del destino della ragazza e della sua fa- miglia. Se il nome di Klarsfeld, cui Modiano rende omaggio in un articolo importante, riprodotto nel "Cahier", non compare nel romanzo, è perché il dove- re di memoria, da Klarsfeld in qualche modo imperso- nato, deve diventare per il romanziere lo scopo e l'es- senza della scrittura, nella scrittura deve fondersi e bru- ciarsi senza residui. La genesi di Dora Bruder viene così a illuminare la poetica intera di Modiano, che trasforma e "vaporizza" il reale per salvarlo dal nulla, incorporan- dolo in un romanzo che ne esalta la precarietà, la fragi- lità, la caducità irrimediabile e struggente.