AAAA/WWV\A N-6 LIHHSE vn AA/VVVVV\AAA Nessuna colonizzazione, molto pragmatismo di Gianluca Argentin Piero Cipollone e Paolo Sestito IL CAPITALE UMANO Come far fruttare i talenti pp. 131, €9,80, Il Mulino, Bologna 2011 Il volume di Cipollone e Sesti- to ruota attorno al concetto di capitale umano e "parlare di capitale umano significa in ef- fetti parlare di sistema scolasti- co". Il testo, quindi, offre il punto di vista degli economisti sulla scuola e si occupa delle ri- cadute che hanno i sistemi sco- lastici, formativi e universitari sui mercati e sugli individui. Il primo capitolo presenta il con- cetto di capitale umano e il suo legame con competenze e pro- duttività dei lavoratori; in par- ticolare presta attenzione alla sua misurazione poiché oltre al titolo di studio esistono rileva- zioni internazionali standardiz- zate delle competenze: il lettore trova un box che sintetizza il quadro delle principali indagini sugli apprendimenti degli stu- denti (PISA, PIRLS, TIMMS) e le differenze di impostazione tra le stesse. PISA, ad esempio, è l'indagine che maggiormente si allontana dalla misurazione delle conoscenze curricolari scolastiche e si addentra invece nel territorio delle competenze. La rassegna delle indagini in- ternazionali si estende anche al- le rilevazioni sugli adulti (IALS e ALL). Il secondo capitolo è dedicato allo stato del capitale umano del nostro paese. Ab- biamo una popolazione caratte- rizzata da una forte presenza di titoli di studio bassi ma i pro- gressi compiuti sono stati note- voli, nonostante le criticità del- la riforma universitaria del "3+2", che gli autori trattano diffusamente. I ritardi sembra- no più preoccupanti nelle com- petenze degli adulti e degli stu- denti: gli scarti degli studenti italiani che hanno partecipato all'indagine PISA rispetto ai colleghi degli altri Paesi sono evidenti. In particolare i nostri studenti mostrano di avere una scarsa capacità di applicare a casi concreti le conoscenze ap- prese a scuola: ciò sembra una spia dell'autoreferenzialità del nostro sistema scolastico, più centrato sul "sapere" che sul "saper fare". Infine, gli autori sostengono che i più bassi risul- tati degli studenti italiani non siano ascrivibili a uno scarso impegno finanziario in tal sen- so: nella spesa media per stu- dente, l'Italia confrontata con le nazioni OCSE spende il 10% in più per ogni alunno della primaria e l'8,7% per ogni stu- dente della secondaria. La mag- giore spesa è dovuta in larga misura al diverso rapporto nu- mero di insegnanti/numero di studenti che è più alto in Italia soprattutto per la frammenta- zione del sistema (con una rete di scuole molto capillare) e per la presenza degli insegnanti di sostegno, mentre gli stipendi degli insegnanti risultano mo- desti. Il nostro Paese sta però contenendo la spesa per l'istru- zione e, nel periodo 2000-2005, la sua crescita è stata sensibil- mente più bassa di quella degli altri paesi OCSE. Viene da chiedersi, quindi, se il quadro tratteggiato non parli di un pas- sato oramai superato. Segue un approfondimento sui paradossi del sistema scolastico italiano, accentrato ma con differenze territoriali enormi, con un ri- tardo importante del Mezzo- giorno e con un'elevata etero- geneità nei risultati degli stu- denti tra diverse tipologie di scuole. Gli autori spiegano co- me il sistema di reclutamento degli insegnanti italiani porti a processi di selezione tra istituti scolastici preferiti dai docenti, dove gli studenti vanno meglio, e istituti scolastici dai quali in- vece i docenti tendono a fuggi- re. Si sottolinea inoltre come il sistema di istruzione e gli inse- gnanti siano ciechi rispetto alle differenze negli apprendimenti degli studenti, differenze di cui non si trova traccia nei voti as- segnati. Si tratta di un capitolo decisamente interessante, che mette assieme risultati prove- nienti da diverse ricerche di economisti dell'istruzione e mostra come siano dettagli re- golativi a produrre profonde differenze nei risultati del siste- ma scolastico italiano. Dopo questa rassegna, i capitoli se- guenti sono centrati sull'indivi- duazione di possibili misure politiche a sostegno della pro- duzione del capitale umano e sulla valutazione del sistema scolastico. Infatti la trattazione si focalizza sui problemi relativi all'investimento in capitale umano: è cruciale che gli inter- venti di promozione si concen- trino su alcune fasi del corso di vita degli individui, soprattutto nei primissimi anni, anche al fi- ne di contrastare le disegua- glianze sociali. Fattore essen- ziale nei processi di apprendi- mento è comunque la qualità degli insegnanti: bisognerebbe non solo selezionare i laureati migliori per l'insegnamento, ma anche creare meccanismi di incentivazione del corpo inse- gnante. Le scuole, invece, non hanno leve per gestire le risorse economiche, gli insegnanti e la loro retribuzione. La racco- mandazione di policy degli au- tori è quindi sul potenziamento dell'autonomia scolastica, pur non nascondendo il fatto che questa scelta potrebbe portare a ulteriori disuguaglianze. Nel quinto capitolo gli autori am- pliano l'orizzonte ad ambiti in- dagati solo in anni più recenti dagli economisti, mostrando come l'istruzione abbia ricadu- te positive anche su comporta- menti virtuosi, quali ad esem- pio la cura della salute, il ri- spetto delle leggi, ecc. Si insiste in particolare sulla necessità di valorizzare i ritorni economici all'investimento in capitale umano, facendo in modo che si riduca la distanza tra sistema scolastico e sistema produttivo ed evitando che cresca la di- stanza tra il valore formale dei titoli di studio e quello attribui- to ad essi da parte delle azien- de. La proposta di intervento degli autori per fare fronte ai problemi sin qui illustrati si fa esplicita nel sesto capitolo, de- dicato alla valutazione del siste- ma scolastico, strumento con cui evitare che la scarsa atten- zione prestata alla qualità della scuola si traduca in scarsa valo- rizzazione del capitale umano: "nell'analisi delle cause della deludente e molto differenziata performance del sistema scola- stico il ruolo principale è stato attribuito non già alla scarsità di risorse [...] ma a una ridotta tensione alla qualità - conse- guenza della scarsa autonomia delle scuole, ingessate da una logica burocratica, e dall'assen- za di una valutazione uniforme e standardizzata dei loro risul- tati". Gli autori, due economi- sti di pregio, che non scivolano nel semplicistico slogan del "bisogna valutare gli insegnan- ti", argomentano qui diffusa- mente e in modo convincente a favore delle misurazioni del- l'apprendimento mediante test standardizzati, una questione controversa nel nostro Paese, dove siamo ancora lontani da una serena accettazione dell'u- so di tali test. Pur nella sua brevità il testo consente al lettore italiano di disporre di una chiara e utile sintesi circa le lenti con cui gli economisti guardano al sistema di istruzione, mostrando come le polemiche sulla "colonizza- zione della scuola da parte del- l'impresa" siano pretestuose e molto lontane dal caso italiano, dove invece il problema è l'as- soluta estraneità di questi due mondi. Più discutibile sembra invece l'interpretazione degli scarsi risultati del sistema italia- no in chiave di "ridotta tensio- ne alla qualità": la visione da economisti di Sestito e Cipollo- ne sembra eccessivamente foca- lizzata su autonomia, valutazio- ne e incentivi. Si tratta insomma di un'analisi ricca e convincente del sistema d'istruzione italiano e dei problemi che lo affliggo- no. Alcune interpretazioni pos- sono sembrare eccessivamente da economisti, ma proprio que- sto è invece il più grande pregio di questo libretto: mostrare co- me nell'ambito dell'istruzione il pensiero economico abbia mol- to da dire e come possa aiutare studiosi e cittadini a discutere con maggiore chiarezza e mino- re virulenza ideologica le solu- zioni da adottare per migliorare la scuola italiana. ■ gianluca.argentinomi imib.it G. Argentin è assegnista di ricerca in sociologia all'Univesrità di Milano-Bicocca A A AA A A A AA A A A A A A A □ x ^ X d? X df X X X ^ X X X X ^ X X X ^ X X s X X d? X X df X X X df X L'anima e la carriera di Silvia Giorcelli UNIVERSITÀ FERTILE Una scommessa politica a cura di Anna Maria Piussi e Remei Arnaus pp. 156, € 18, Rosenberg & Sellier, Torino 2011 € x X □ Che cosa resta di umano nella nostra pro- fessione di docenti in questa nuova uni- versità dell 'impact factor e del Bologna Pro- cess, tra modernizzazione coatta e obsolescen- za dei modelli tradizionali? Poco: e il disagio è profondissimo e diffuso, soprattutto nelle facoltà umanistiche, specie tra le donne. L'o- biettivo dichiarato delle trasformazioni è quello di aziendalizza- re il sapere universita- rio per rendere l'Italia più competitiva; un orrendo linguaggio manageriale ha inve- stito i soggetti e le loro relazioni mentre le tecnologie informati- che, a cui siamo obbli- gati per qualunque procedura o scambio, ne rafforzano il pote- re; la valutazione, cen- trata sulla misurazione quantitativa e 'oggetti- va', costringe ad un'in- sensata produzione a cottimo. Studenti e studentesse sono sem- pre più disorientati/e da un sapere offerto in modo disarticolato perché non risponde a percorsi culturali ma a fredde partizioni disciplinari; sono stritolati da un sistema di crediti che impedisce l'ap- profondimento e lo studio libero; sono clien- ti seriali dell'azienda università, in genere di- stratti, superficiali, disincantati. Le donne, docenti e ricercatrici, autrici di questo libro hanno cercato le ragioni del malessere, par- tendo dal presupposto che esista un investi- mento più femminile che maschile nella rela- zione con le/gli studenti e che soltanto le don- ne siano in grado di portare nell'università quei valori di fertilità, di nutrimento, di soste- gno che potrebbero porsi alla base di una nuova universitas, formata finalmente di sape- ri, di individui, di valori. Il volume scaturisce da riflessioni e ricerche sul ruolo delle donne nell'università promosse dalla comunità filo- sofica Diotima (Università di Verona) e dal Centre de Recerca Duoda (Università di Bar- cellona): a Verona il pensiero femminile è molto attivo da almeno vent'anni e, nella di- dattica come nella ricerca, ha sempre privile- giato un taglio di pensiero della differenza, con risultati eccellenti; non meno noto è l'im- pegno, dal 1982, delle donne di Duoda che promuovono seminari, master, ricerche e danno vita a progetti internazionali. E eviden- te che l'entrata in forze di molte donne nel- l'università ha imposto un'inevitabile trasfor- mazione dei modi con i quali vivere all'inter- no delle aule e dei luo- ghi della ricerca: la maternità, ad esempio, ha introdotto non solo la dimensione fisica dell'evento generativo ma ha creato un'o- smosi tra vita e sapere, ha 'incarnato' la vita nel lavoro di ricerca, ha diffuso uno sguar- do nuovo, più libero dalle rappresentazioni dominanti apparente- mente neutre, in realtà maschili (e ancora condivise da non po- che donne). Le studio- se di Verona e di Duo- da sono partite da questa idea di fecon- dità, avendo alle spalle l'imponente riflessio- ne teorico-politica femminile elaborata nel corso di più di venti anni in Europa, ossia il pensiero e la pedagogia della differenza ses- suale: l'obiettivo era quello di articolare il punto di vista femminile in una nuova peda- gogia che fosse in qualche modo al "servizio della vita", in grado di recuperare la dimen- sione umana delle relazioni, di collegare il senso della ricerca partendo dalla singolarità della propria esperienza; un punto di vista ca- pace di rimuovere le logiche di potere, scardi- nare ruoli e consorterie, inventare nuovi lin- guaggi. Senza rinunciare alla carriera, certo, ma non a scapito dell'anima. Non so, franca- mente, se saranno le donne a salvare questa università. Non dimentichiamoci che una del- le più recenti e penose riforme porta la firma di una donna. Certo gli uomini che ancora la governano non sono più all'altezza. 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