IL CROLLO DELL'EST: SOLO UN ERRORE ANTROPOLOGICO? di Léo Moulin Clara Caselli ha perfettamente ragione quando dice che «l'errore fondamentale del socialismo — il titolo del suo articolo parla di comunismo ed ella ha fatto bene a metterli nello stesso sacco, o nelle stesse "pattumiere della Storia", per utilizzare il pittoresco linguaggio staliniano - è di carattere antropologico». Sia concesso a un uomo che ha molto riflettuto sui fondamenti culturali del marxismo, sorgente per eccellenza sia del socialismo che del comunismo (perlomeno così credono in molti), di spingere l'analisi più lontano. L'individualismo, di cui parla Giovanni Paolo II (l'uomo «molecola dell'organismo sociale»): vediamo oggi le conseguenze, mortali per l'individuo, di un simile paradosso mentale. Ma cosa c'era in partenza, nella fiducia nell'uomo degli Umanisti del Rinascimento («l'uomo, misura di tutte le cose»), nelle speranze insensate dei Lumi («l'uomo è nato libero», J.J. Rousseau), nella volontà del 1789 di «rigenerare il genere umano», se non la convinzione, la fede, per essere più esatti, nelle facoltà dell'uomo? «Senza peccato», affermerà Pelagio, il fiero avversario di Sant'Agostino; «naturalmente buono e naturalmente ragionevole», proclameranno i Filosofi; «libero di occuparsi delle scienze e delle arti», canterà Karl Kautsky, il "pontefice" della socialdemocrazia tedesca prima del 1914, che unirà in lui, secondo le parole di Khouchtev, «l'attaccamento ai nobili ideali, una grande istruzione, la purezza morale e la perfezione fisica». «L'uomo medio (socialista) - scrive ancora Troc-kij (1924) - si eleverà alla statura di un Aristotele, di un Goethe, di un Marx. E sopra questa vetta, nuovi picchi si innalzeranno». Condizione sine qua non per realizzare la Città del Sole dell'avvenire: la distruzione della società "borghese", dello Stato, delle Chiese. L'Uomo, finalmente "adulto" (S. Paolo), liberato dalle «leggi oscure della eredità e di una selezione sessuale cieca» (Troc-kij, 1924) regnerà da allora in una totale e splendida solitudine. Sarà capace, «gli occhi (finalmente) aperti», di «conoscere il bene e il male» (Gen. 3,5) - a fortiori, di "conoscere" quale debba essere il comportamento economico più conforme ai suoi interessi, i quali coincideranno, automaticamente, con gli interessi del gruppo di cui farà parte. È dunque la visione ottimista dell'uomo, dell'uomo in uno stato di impeccantia, che sfocia nell'individualismo economico, politico, sociale, etico del XIX secolo, che costituisce "l'errore fondamentale" del socialismo (comunismo). Il problema viene dal fatto che né la caduta del muro di Berlino, né la poveraperestroj-ka di Gorbacév sono esiti di una più giusta immagine dell'uomo. Temo fortemente, al contrario, che sia l'anarchia più primitiva a trionfare all'Est. All'Est e, ancora in modo molto meno drammatico, all'Ovest, compreso l'Ovest dell'Ovest che sono gli Stati Uniti. L'hybrispredatoria, di cui Clara Caselli parla così bene, non si manifesta solo nelle conquiste coloniali d'altri tempi, nello sfruttamento a opera delle multinazionali o nel saccheggio brutale di Los Angeles; essa è presente, in un modo attutito o meno, nei nostri comportamenti più quotidiani. Finché la persona non avrà ritrovato il posto che occupava un tempo, e spazzato via l'individuo, frutto della grande crisi dell'Occidente, l'economia di mercato sarà una giungla e l'economia pianificata, in salsa moscovita o meno, una minaccia. L'errore fondamentale del socialismo è quello di basarsi su una visione troppo ottimistica dell'uomo. Occorre, all'interno di qualsiasi sistema, ridare spazio alla persona. 77