LA VALORIZZAZIONE DELLA RISORSA UMANA intervista a Adriano Colombo a cura di Giacomo Manara Ljer aprire l'intervista, può descrivere J. qual è stata l'idea imprenditoriale di base e com'è nata l'impresa? La prima parte della mia storia professionale, iniziata presto, non si differenzia da quella di tante altre persone che hanno fatto carriera all'interno di un'impresa. Dopo la frequenza delle scuole serali, ho percorso i gradini da impiegato a caporeparto in un'azienda di ampie dimensioni, proprio nel periodo a cavallo tra gli anni 1968-69, anni che presentavano grossi problemi sindacali. Successivamente sono diventato caporeparto in una multinazionale americana e poi dirigente in un altro colosso industriale. Mi ritenevo ormai "arrivato", poiché il ruolo che occupavo era a un livello molto alto. Le soddisfazioni all'interno dell'azienda non mancavano: ero apprezzato e non avevo nulla di che lamentarmi. C'era però in me il desiderio di creare qualcosa di mio, qualcosa di personale, dove potessi esprimere sia un modo di vivere che di impostare un rapporto "più umano" col personale. Anche in un'azienda dove si hanno spazi di autonomia operativa non è possibile avere totale libertà in decisioni che coinvolgono particolari scelte di investimenti o rapporti col personale. L'opportunità di mettermi in proprio nacque all'interno di una ristrutturazione aziendale: l'impresa voleva cedere tutto il reparto logistico a grosse società già presenti sul mercato. Con un altro dirigente della società feci allora la proposta di rilevare tutto il settore logistico e di fondare una società autonoma proponendoci come gestori di tutto il settore. Era un'idea molto impegnativa perché ri- chiedeva di rilevare una struttura già esistente, comprare le attrezzature e soprattutto mantenere il personale. La direzione dell'azienda chiaramente si sentì sconcertata perché la richiesta veniva non da investitori abituali ma da dipendenti, anche se dirigenti. Comunque ci imbattemmo in persone aperte nei nostri confronti a valutare la proposta come possibile. La trattativa durò due anni alla fine dei quali stipulammo un contratto pluriennale con questa società e rilevammo il lavoro. Partimmo di punto in bianco con 27 dipendenti. All'inizio fu abbastanza faticoso perché l'obiettivo era quello di introdurci nel mercato come società di servizi e pertanto potevamo, secondo alcuni, seguire soltanto due strategie: o ridurre il personale (che dai giornali sembra essere adesso l'unica strada che le aziende percorrono per risolvere i problemi economici) oppure sviluppare una politica aggressiva nei confronti del mercato e presentarci come azienda di servizi. Per come vivevamo noi l'azienda non ci furono dubbi: scegliemmo la seconda strada. La scelta fu premiata perché in dieci anni (l'azienda nacque nell'82, lo scorso anno era il decennale) siamo passati da 27 persone a 85, abbiamo quintuplicato il fatturato e i nostri spazi di magazzino sono passati dai 6000 metri quadri iniziali agli attuali 30000. Data anche l'attuale ricchezza di prospettiva, pur in una congiuntura di mercato non favorevole, ritengo che quella scelta iniziale sia stata decisamente positiva. Quale modello di attività avete impostato, verso quale idea di impresa avete condotto i vostri collaboratori? Il modello che proponevamo al mercato era